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23 Marzo 2012

Incontro culturale all'Ursino Recupero

Presentato il nuovo libro di Gino Schiliro'

La storia della cucina di Sicilia

Spigolature storiche sulla cucina di Sicilia tra leggende, curiosità e tradizioni

Storia della cucina di Sicilia, di G. Schiliro'Oggi alle 17 al refettorio piccolo delle biblioteche riunite “Civica e Ursino Recupero” (via Biblioteca 13, Catania) è stato presen­tato il libro «Storia della cucina di Sicilia tra leggende, curiosità e tradizioni» del prof. Gino Schilirò. Sono intervenuti il sen. Salvo Fleres, la dott.ssa Rita Angela Carbonaro, il dott. Piero Butera ed il barone Mario Ursino. Ha coordinato i lavori l’ing. Giambattista Condorelli, ha concluso l’autore.
Gino Schilirò non è nuovo a queste imprese. Un suo precedente libro, sempre dedicato all'arte culinaria del passato, I sapori lontani della cucina siciliana, era stato pubblicato nel 2010 (edito da Lancillotto e Ginevra di Leonforte). Di seguito vi presentiamo in anteprima la parte introduttiva del nuovo volume.

Introduzione

«L'accesso a un luogo si dà attraverso tutti i sensi. Esserci, tornarci, visitarlo, è un'esperienza che si nutre di una percezione sensoriale. Un luogo si vede nei suoi paesaggi e nelle sue architetture, si odora nei suoi fiori, si ascolta nelle sue voci e nelle sue musiche, si tocca nel suolo che alcuni vogliono sacro, si gusta nei suoi cibi. Quei paesaggi, quei profumi, quelle voci, quei cibi, per chi ha aperto i sensi la prima volta su di essi, sono la sua identità.
Così è accaduto anche a me. Ho mangiato la Sicilia per decenni. Se non avessi mangiato la caponata o gli arancini non sarei siciliano. Scrivere di questi piatti è come scrivere la mia biografia di abitante di quest'Isola. Accade adesso che questi cibi si estinguano, o si contaminino, o peggio che l'universale sciatteria contemporanea li riduca a bocconi insipidi, senza memoria del gusto e della fragranza che il palato e il naso si compiacevano di trovarvi. Certe pietanze sono ormai perdute alÌa mia percezione, altre stento a distinguerle dai sapori plastificati dei fast food e delle confezioni surgelate, altre forse qualcuno da qualche parte le prepara ancora come io le ricordo e voglio trovarle.

Nessuno, certo, accenderà più il braciere per cuocermi la salsiccia muscia. Però so che in quel paese, soprattutto in un paese che so io, i cosi duci hanno lo stesso aroma che i miei sensi percepirono una lontana Pasqua di tanti anni fa. So che quell'oste cucina ancora quel pesce con quell'erba aromatica: basta andarci ed ecco una piccola parte d'infanzia rinascere in quel boccone sotto il mio palato.
Mi è capitato di recuperare l'antica Sicilia gastronomica dove non pensavo: proprio lì, nel regno dell'hamburger. Infinite sono le vie della gastronomia e della memoria. Come emigrano gli uomini, così espatriano i cibi. Anche se qualcosa, in quegli ingredienti che non sono maturati sotto il loro sole e le loro nuvole, non è più lo stesso. Alla ricerca di questa cucina perduta, in questa memoria del gusto o archeologia gastronomica che qui ho voluto tentare, ho scoperto una cosa: la cucina è un vocabolario della memoria. Il cibo è il nome. Non sarebbero quei piatti se io non li chiamassi nella loro lingua. E nella lingua poi si fondono le radici e le storie: il nome arabo di quella preparazione di pasticceria, il nome latino di quella torta salata sono la memoria di quel cibo. Anche certe stranezze del lessico sono inseparabili dal gusto di quel cibo.
Per me a tunnina non è u tunnu, il tonno: per un siciliano, come per un antico greco, il tonno da mangiare è femmina. E se poi, come ho detto, quel che ho mangiato è la mia identità, quei nomi dicono che la mia identità è più antica della mia nascita. Nelle pagine che seguono, ho gustato i nomi come i cibi.» [Gino Schilirò]
 

Con rigore scientifico e passione Gino Schiliro' ci mostra come la creatività dei siciliani sia riuscita ad armonizzare ingredienti diversi e sparsi nel territorio, facendo di essi un tutt’uno quasi insostituibile

«Liriche d’amore» per la Sicilia

Gino SchiliròIl pediatra Gino Schilirò, ematologo e clinico, coniugando rigore scientifico e passione, ha contribuito alla lotta contro i tumori del bambino. Nell’esercizio della professione la sua naturale e cordiale umanità è stata sempre un motivo di fiducia e speranza per i piccoli pazienti e le loro famiglie. Giunto all’età della quiescenza, non l’ha sfiorato nemmeno l’idea di mettere a riposo pure la mente, e, dando voce ad un’antica passione mai sopita, ha scritto la Storia della cucina di Sicilia (tra leggende, curiosità e tradizioni), nella quale, coerente con se stesso, ancora una volta ha coniugato rigore scientifico (questa volta da storico) con passione, regalandoci pure, non raramente, brevi e pudichi squarci lirici d’amore per la Sicilia, il suo paese natale (Bronte), la sua famiglia, la sua infanzia.

Il libro avrebbe potuto anche intitolarsi Storia della Sicilia attraverso lo studio della sua cucina. Infatti, chi credesse d’avere a che fare con un libro di ricette, sarebbe completamente fuori strada, mostrando, tra l’altro, di non aver prestato attenzione alla premura con cui ci mette sull’avviso l’autore stesso nella prefazione: “… nella memoria del gusto o archeologia gastronomica che qui ho voluto tentare, ho scoperto una cosa: la cucina è un vocabolario della memoria. Il cibo è il nome. Non sarebbero quei piatti se io non li chiamassi nella loro lingua. E nella lingua poi si fondono le radici e le storie: il nome arabo di quella preparazione di pasticceria; il nome latino di quella torta salata sono la memoria di quel cibo …”. Di un cibo la cui nascita e sviluppo si collocano nella storia e sono storia.

Gino Schilirò, infatti, inizia il suo lavoro con notizie sulla formazione geologica del Mediterraneo, e sulle etnie – a partire da quelle più antiche – di tutta la sua area, in particolare di quella siciliana, dove molte si sono incontrate e nel tempo fuse. Intreccia così storia etnica e storia politica: il tutto raccontato con quella rapidità di sintesi, ch’è propria dei ricercatori, i quali, mentre evitano quanto non sia necessario all’economia dell’opera, non si lasciano sfuggire nulla dell’essenziale.

La cosa che Schilirò evidenzia, prima d’entrare nel cuore del tema, è la varietà che caratterizza sia l’ambiente fisico della Sicilia, sia quello umano: il secondo, soprattutto, fino a quando sono durate invasioni e stanziamenti di massa provenienti dai quattro punti cardinali.

Tuttavia la sua analisi lo porta a dissentire da quanto affermato da Tomasi e da altri scrittori, che negano che ancor oggi si possa parlare di popolo siciliano, credendo d’individuare nella nostra terra soltanto civiltà giustapposte venute tutte da fuori. Per lui, invece, la popolazione siciliana, pur varia nelle tradizioni e – parzialmente – nei costumi, ha saputo trovare una sua originale sintesi che la caratterizza e distingue nel mondo.

Di questa capacità di portare ad unità il molteplice, e rendere armonioso l’accostamento del diverso, nel campo dell’arte è grandiosa testimonianza il duomo di Monreale, che ha una struttura architettonica a croce latina, l’interno quasi interamente ricoperto di pittura musiva di chiaro stampo bizantino, le absidi esterne decorate con arabeschi: tre culture e tre stili diversi, però non puramente accostati, anzi così ben armonizzati da creare un capolavoro unico al mondo nel suo genere. La stessa origine eterogenea hanno molti cibi siciliani, alcuni antichissimi altri più recenti, ma tutti (o quasi) con una loro storia di adattamenti e di trasformazioni, dovuti alla loro origine, alla reperibilità delle materie prime, alle diverse possibilità economiche dei vari ceti sociali, agli influssi venuti da fuori, alla fantasia delle varie comunità locali, o anche, infine, all’estro di un cuoco, di una monaca, di una massaia.

E’ veramente singolare vedere come la creatività dei siciliani sia riuscita ad armonizzare ingredienti diversi e sparsi nel territorio, facendo di essi un tutt’uno quasi insostituibile, che Schilirò descrive con perizia puntuale. Di questa capacità di felice sincretismo è un chiaro esempio la pasta alla norma. Come la Sicilia è stata terra d’immigrazione, allo stesso modo, soprattutto nell’ultimo secolo per motivi di lavoro, è diventata pure terra d’emigranti, che hanno portato altrove coi loro valori anche la cucina coi suoi sapori e i suoi aromi, che è possibile trovare con qualche variante (che, talvolta, purtroppo la mortifica, ma … de gustibus non est disputandum!), in tutte le regioni d’Europa e d’America.

Un altro pregio del libro di Gino Schilirò è la ricchezza delle citazioni prese da scritti anche antichissimi di storia della cucina, risalenti ai greci e ai romani, ai bizantini e agli arabi, ai normanni e agli aragonesi, e così via fino a tempi più recenti. Sarebbe, infine, veramente manchevole il mio apprezzamento dell’opera, se tralasciassi le innumerevoli immagini, antiche e moderne, che la corredano: l’una più bella e significativa dell’altra. Le loro didascalie offrono, anche ad un distratto lettore, un accattivante approccio con la storia e la cultura della Sicilia.

Nino Russo

24 Maggio 2012

CUCINA E CULTURA

Gino Schilirò indaga nel suo libro sulle novità portate da Greci, Arabi, Ebrei e Normanni. Procopio de’Coltelli e Lenzi «ambasciatori»

Gelati e arancini
il gusto dei siciliani diffuso nel mondo

Ci sono di quelli che vogliono dividere la «bassa cucina» dalle spirituali attività umane, dimenticando che persino Platone dispose le sue concezioni più sublimi attorno ad un banchetto e che proprio nel corso di una Cena il Salvatore volle sancire il Nuovo Testamento. Ma parecchi secoli di sospetto contro la prima delle arti umane (primum vivere, deinde philosophari…) ancora lasciano i loro effetti e sono rari gli studi, seri, sulla cucina, salvo antologie di ricette che non riescono a distinguere una età dall’altra e non provano neanche ad analizzare il divenire della civiltà.

Gino Schilirò (chiarissimo direttore dipartimentale dell’Università di Catania) colma dunque una lacuna: il suo agile volume «Storia della cucina di Sicilia» contiene parecchie ricette fondamentali (rintracciate nelle fonti storiche più sicure), ma soprattutto indaga nel variare del gusto, distinguendo il contributo dei Greci, degli Arabi, degli Ebrei, dei Normanni… e, tratto ancora più interessante e per diversi aspetti unico, rintracciando la diaspora della cucina italiana nel mondo: come un Procopio de’ Cutelli creò nella Parigi illuministica la celebre gelateria (poi divenuta ritrovo di intellettuali); ci racconta di come Filippo Lenzi (nel 1770) sbarcò a Manhattan creando i gelati di cui andavano ghiotti George Washington e Thomas Jefferson.

E veniamo a sapere della servetta siciliana che voleva stupire i signori milanesi (nel XVI secolo) servendo gli arancini che sono uno dei blasoni della nostra cultura (anche letteraria da quando Camilleri li ha posti a titolo di un suo classico romanzo): ma il riso milanese non reggeva la prevista forma di frutto per cui l’ingegnosa cuciniera spianò sui piatti quella prelibatezza creando il blasone lombardo: il risotto che discendeva dalla tradizione siciliana, che a sua volta derivava dagli Arabi…

In questo libro c’è una storia da gustare immediatamente: imparando che l’uso dell’olio (al posto del lardo) come condimento in cucina fu insegnato in Sicilia dalla numerosa presenza di Ebrei; che il sapiente accostamento dei sapori nelle sarde a beccafico discende dai Greci, cioè dai Siciliani parlanti greco, che in Archestrato di Gela, nel V sec. a.C., ebbero il poeta delle delizie gastronomiche, volte in elegante traduzione, ottocentesca, dal dottissimo Domenico Scinà, protomedico dell’Università palermitana. Ce ne sarebbe da dire su quella sinfonia di sapori che è la caponata siciliana (la cui denominazione risalirebbe agli antichi Romani per i quali il caupo era l’oste e la cauponata doveva essere la "specialità della casa": ma è impossibile render conto di tutte le storie, di tutti i rimandi, di tutti gli inviti a consultare, immediatamente, ristoranti e chioschi per attingervi quella gioia di vivere che ancora sussiste dalle nostre parti.

Che significa quell’affollarsi davanti alle bottiglie dai colori scintillanti, fino a tarda ora, per gustare sapori inediti (generalmente non alcolici) che proseguono i simposi antichi che proseguivano - teste Socrate - fino alle prime luci dell’alba? E quell’affollarsi davanti al bancone del venditore di sfingioni, o di crispelle, cos’è se non un bisogno di sancire attorno a un desco quel senso dell’incontro che nessun desktop riesce a surrogare?

Il libro è illustrato da moltissime foto policrome accompagnate da scrupolose didascalie. Servono a rimandare alla realtà pulsante. Il tempio greco, la cucina dei Benedettini, l’arcaico pigiatoio del vino: li abbiamo attorno, quei chioschi dal nome turchesco sono all’angolo della piazza dove passiamo. Quella che appare nelle immagini è la nostra civiltà. Il libro si fa leggere come il diario della nostra famiglia, della nostra appartenenza e ci induce ad esserne - finalmente - orgogliosi. Anche dove non immagineremmo: una terracotta del VI sec.a.C ci fa vedere come allora le donne impastassero il pane mentre una flautista modulava la nenia sacra che faceva intendere la spiritualità della civiltà umana alla quale il Cielo concede di sollevarsi da terra.

Il canto in onore di Demetra e della sua Kore non si è conservato, ma Gino Schilirò riporta una cantilena siciliana che accompagnava fino al secolo scorso il panificio domestico: «Trasi pani o furnu | Gesù Cristu veni o mundu | Santu Raimundu crisciti u pani… Sant’Aita si è stortu vui u cunzati… ». Ho sufficiente memoria per ricordare i primi anni di infanzia quando le donne del casolare iniziavano la settimanale lenta, laboriosa e benedetta attività di panificazione con analoghe preci, molto più brevi: quello era il nostro spirito devoto che dava sapore alla vita siciliana e in anni assai più bui dei presenti, dette la forza per costruire quello che poi abbiamo scialacquato. In un libro di cucina si scoprono le radici di fenomeni culturali che altrimenti non sapremmo spiegare.
Sergio Sciacca (da La Sicilia del 24.5.2012)

Marzo 2012

Storia della Cucina di Sicilia

Un compendio di arte culinaria del passato

Un libro coinvolgente che con gusto si assapora e divora

Il libro, “Storia della cucina di Sicilia” di recente presentato presso la Biblioteca Ursino–Recupero di Catania, autore il brontese prof. Gino Schilirò, non è una raccolta di ricette finalizzata alla preparazione di antipasti, primi piatti, contorni, pizzette o quant’altro.
E’ bensì, un vero e proprio compendio di arte culinaria del passato che riassume millenni di storia; pagine che l’Autore, voce narrante, da profondo e provetto conoscitore della materia ci presenta.
Sfogliandole, ai nostri occhi, appaiono antiche popolazioni provenienti da terre lontane che, oltre ad esercitare il loro dominio sulla nostra Isola, ci partecipano momenti della loro vita quotidiana attraverso il modo di cuocere i cibi, manipolarli e personalizzarli aggiungendovi erbe aromatiche, spezie, salse per insaporirli; nel contempo ci fanno conoscere la loro cultura, il grado di civiltà raggiunto, l’arte, le tradizioni, la religiosità e le loro credenze.
Quindi, profumi del passato ed equilibri di antichi sapori che ritroviamo attraverso la preparazione di cibi popolari o nei pranzi più elaborati e ricchi di portate quali erano le tavole imbandite di aristocratici, benestanti o monasteri.
Leggendo, fra le righe, conosciamo anche i loro riti religiosi, le cerimonie sacrali-propiziatorie, le festività in onore di dei prima e divinità dopo, mutevoli col mutare delle varie credenze, tempi, stagioni e provenienze delle varie popolazioni stanziatisi nell’Isola.
Nel contempo, l’Autore evoca alla propria mente anche immagini sbiadite del passato che, per virtù magiche, gli riaffiorano al presente. Egli, ricorda la propria madre, amorevolmente intenta nella preparazione di pasta cu maccu, ‘u ragù”, ’a sozizza muscia rustuta ‘nda cìnniri, i cosza ruci”, ’a pasta ‘ncasciata” e quant’altro.
Sempre il Nostro, oltre ai sapori elaborati, in casa dalla propria madre da bambino ricorda che scendendo per andare a scuola passava davanti ad una vetrinette dove, esposti, c’erano cuori di pasta di mandorle, fillette e biscotti che, a Suo dire, inebriavano la vista ma lasciavano ’a panza vacanti. Anch’io, lasciandomi coinvolgere dalla lettura del libro ho fatti dietrologia mentale e, frugando fra i miei ricordi scolpiti nella memoria è riemerso l’Amacord felliniano che mi ha riportato, col pensiero, indietro nel tempo. Ho ripensato alla mia infanzia, al ricordo indelebile di nonni, genitori che mi hanno preceduto e per sempre lasciato.
Sono riemersi così i c’era una volta, incipit delle favole raccontatemi d’inverno attorno alla conca o alla stufa elettrica. Ho rivisto l’ambiente di casa in cui vivevo, la cucina nella quale mia madre preparava i pasti quotidiani. E, a proposito di cucina, c’è da dire che era formata da più fornelli in muratura alimentati a legna o carbone dai quali esalava un fumo denso e acre che fuoriusciva da una grande finestra. Ricordo per contro l’odore gradevole, carezzevole che si spandeva nell’attigua sala da pranzo dopo la cottura tanto da far venire l’acquolina in bocca alla vista della tavola apparecchiata. Ricordo, il profumo del pane appena sfornato che prontamente veniva posto a riposare sotto le coperte per non ‘ntustiri (indurire), la tanto attesa calda minnitta appena sfornata che sbocconcellavo lentamente con un pezzetto di tumazzu.
Ricordo, sempre nella stessa stanza, la preparazione di dolciumi di cui mamma era insuperabile maestra, spesso aiutata dalla sorella, nella quale preparavano ravioli con ricotta, cannoli, paste di mandorle e pan di spagna. Ricordo, a proposito del pan di spagna, che mia madre, dopo aver sistemato l’impasto nel forno, gratificava la mia golosità di bambino e mi dava la pentola (con residui di uova, zucchero, lievito) dicendomi: “te, llìccati ‘a pignata”. Operazione che io prontamente eseguivo immergendovi e leccandomi il dito.
Mettendo da parte le mie divagazioni di pensiero, concludo scrivendo che, l’Autore condisce le varie pagine del libro inserendovi incisioni, disegni, foto di antiche ricette, di terrecotte, di prodotti locali e di prelibate portate ed insaporendole con frasi gergali della nostra Bronte. Quindi, un libro molto coinvolgente, molto interessante in tutte le sue pagine, di facile e scorrevole lettura che con gusto si assapora e divora.
Franco Cimbali  

La Storia della Cucina di Sicilia

Il commento di Nicola Lupo

Il caro Prof. Gino Schilirò ha avuto la cortese premura di inviarmi in omaggio il suo libro che mi è piaciuto a prima vista per la sua copertina semplice di un grigio gradevole in cui spicca la riproduzione di un mappamondo del XII sec. Dai colori verde e giallo ed evidenzia la Sicilia a forma di cuore al centro del Mediterraneo.

Certamente l’Autore, illustre clinico pediatrico, intraprendendo il suo lavoro, avrà pensato al capolavoro letterario del primo novecento di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto” e spontaneamente avrà immaginato di poter intitolare il suo libro “Alla ricerca della cucina siciliana”, ma, da par suo, ha subito scartato l’idea che gli sarà sembrata troppo pacchiana. Però, se ha scartato il titolo, ne ha seguito la filosofia che ha ispirato la monumentale opera del narratore francese: infatti nella stringata presentazione che ne fa dice, fra l’altro, “alla ricerca di questa cucina perduta, in questa memoria del gusto o archeologia gastronomica che qui ho voluto tentare, ho scoperto una cosa: la cucina è il vocabolario della memoria”.

La certosina ricerca del Nostro si dipana per 17 capitoli ricchi di documenti archeologici, letterari, pittorici e delle tradizioni, e inizia dal Gattopardo per premettere che in Sicilia “si cambia tutto per non cambiare niente”, e seguendo dal Mediterraneo, di cui la Sicilia è il cuore, con i greci e romani, ebrei e bizantini, arabi e svevi, angioini, aragonesi e spagnoli. Illustra quindi la cucina del clero e dell’aristocrazia, quella del popolo e quella da strada, degli immigrati e, dulcis in fundo, dei dolci e della loro diffusione nel Mediterraneo di cui la Sicilia è stata il crogiuolo, come dimostrano tante testimonianze di illustri viaggiatori, come Goethe. In fondo alle 200 pagine viene confermata la ipotesi della traccia della “Ricerca” di Proust; infatti, come lo scrittore francese, Gino Schilirò perviene alla “Cucina siciliana ritrovata” per merito suo.

Grazie, Prof. Schilirò, e “ad multos annos!”

Bari, Pasqua 2012
Nicola Lupo



12 Marzo 2012

Leggende e devozione nel territorio di Bronte

«’A Cunnicella» al Circolo di Cultura

Alle ore 18,00 di Domenica 18 Marzo al “Circolo di Cultura Enrico Cimbali” si parlerà ancora una volta di Bronte e della sua storia. O meglio, questa volta, sono le tradizioni e gli usi locali ad essere oggetto nello storico Circolo di una particolare breve conferenza.

Si parlerà, infatti, di “leggende e devozione nel territorio di Bronte” prendendo spunto dalla tesi di Diploma Accademico che Signorino Daniele Russo ha voluto dedicare alle numerose Edicole votive brontesi.

«’A cunnicella» (così la chiamiamo noi brontesi) è un elemento caratterizzante i vicoli e le stradine di Bronte e Signorino Daniele Russo ha voluto farne l’oggetto della sua tesi di laurea e ne parlerà appunto domenica. Presenterà l’evento Aldo Russo, presidente del Circolo, con un’introduzione di Giuseppina Radice, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Catania.

Le edicole votive brontesi, sempre oggetto di venerazione testimoniata dagli abitanti con fiori e lumini perenni, rappresentano un patrimonio iconografico unico e spesso dimenticato, disperso o per niente valorizzato. Ben venga, quindi, qualsiasi iniziativa che possa metterle al centro dell'attenzione e porti se non ad una loro valorizzazione quanto meno alla loro salvaguardia.

Un grazie quindi al dott. Signorino Daniele Russo per averle fatto oggetto dei suoi studi.



6 Marzo 2012

AL CLUB "DONNE INSIEME"

«La storia dell'arte e il tiro con l'arco»

Alle ore 17.30 di Mercoledì 7 Marzo, presso i locali del Club "Donne Insieme" di via Scafiti 20, la prof. Giuseppina Radice presenterà il suo libro "La storia dell'arte e il tiro con l'arco". L'ingresso è libero.



22 Febbraio 2012

SABATO 25 ALLA PINACOTECA SCIAVARRELLO

Diagnosi e trattamento della patologia tiroidea

La Sezione Fidapa di Bronte organizza per sabato 25 febbraio una conferenza sul tema “Patologia tiroidea, dalla diagnosi al trattamento”. Relazioneranno Romilda Masucci e Massimo Buscema. L’evento si svolgerà alle ore 17.30 nella Pinacoteca Nunzio Sciavarrello. L’ingresso è aperto a tutti.



8 Febbraio 2012

RIFLESSIONI DI UN SINDACO SICILIANO

Lettera aperta di Firrarello a Vittorio Sgarbi

«Mi dispiace che tu abbia fallito, Vittorio, ma mi rendo conto che non potevi vincere»

Il sindaco Firrarello, a seguito delle dimissioni di Vittorio Sgarbi da sindaco di Salemi, ha inviato al critico d’arte una lettera aperta con considerazioni particolarmente interessanti.

«Apprendo con rammarico la notizia delle dimissioni di Vittorio Sgarbi, da Sindaco di Salemi. Io non so come e perché a Sgarbi sia capitato di candidarsi ed essere eletto Sindaco di un Comune della provincia di Trapani, ma posso pensare che il personaggio, quale indubbiamente egli è, sia stato solleticato dall’idea di cimentarsi in un’impresa complessa; forse per misurare la propria forza interiore, per coltivare la passione di realizzare un modello amministrativo nuovo in una terra difficile. È questa la lettura che io ho dato alle sue tante iniziative, che spesso sono state delle provocazioni per affermare un concetto: “possiamo e dobbiamo cambiare”. Probabilmente il limite di quest’impo­stazione è stato quello di non valutare appieno le difficoltà dell’operare in una terra dove è difficile riuscire a non calpestare le mine sparse sul territorio.

Condivido l’odierna scelta di Sgarbi, perché il coraggio non deve essere confuso con l’incoscienza. Immagino e conosco le difficoltà che egli ogni giorno avrà incontrato nel suo percorso di Sindaco di un medio comune siciliano: impossibilità di spesa, personale in eccesso di cui non ci si può liberare, professionalità necessarie che non si possono assumere, vincoli urbanistici imposti per imbalsamare il territorio, finanzia­menti mai arrivati per la tutela dell’incolumità dei cittadini, finanziamenti che per essere appaltati necessitano di anni di burocrazia, etc. etc. etc.

17 Febbraio 2012

DURO ATTO D’ACCUSA DEL CRITICO D’ARTE
Sgarbi lascia ufficialmente la carica di sindaco

Mercoledì sera Vittorio Sgarbi ha ufficialmente consegnato le dimissioni dalla carica di sindaco di Salemi (Tp) nelle mani del segretario Vin­cenzo Barone nel corso di una seduta straor­dinaria del Consiglio Comunale.

Il critico d’arte è stato eletto sindaco nel giugno 2008 a capo di un’ampia coalizione riconducibile al centro­destra, ma nella quale non sono man­cate le adesioni trasversali. Il sindaco va dunque via ma lo fa con un duro atto di accusa contro il Prefetto di Trapani, Mari­lisa Magno, il Maresciallo dei Carabinieri della locale stazione, Giovanni Teri e gli inve­stigatori della Questura di Trapani, guidati dal capo della divisione Anticrimine Giuseppe Lina­res, che «per dare forza alle loro indagini su Giamma­rinaro - ha detto Sgarbi - attra­verso quelle che sono solo ipotesi, suggestioni, rico­struzioni infondate e veri e propri falsi, hanno pro­spettato un condi­zionamento di Giamma­rinaro sull’am­mini­strazione, per consentire poi al Prefetto di chiedere la Commissione di accesso agli atti». (...) [La Sicilia]

Quanto basta per disgustare anche i più determinati, che si ritrovano ad affrontare ogni problematica da soli, senza mai riuscire a venirne a capo. Forse Sgarbi non aveva messo in conto tutto questo, forse si era illuso che la sua volontà di fare, di vincere una scommessa, di realizzare una vittoria personale, di poter essere sprone per altri, di metterci tutta la sua energia, gli avrebbero consentito di realizzare un sogno. Il suo sogno si è infranto contro una realtà più grande di lui. Si è perduto in un mondo vischioso, melmoso, dove ognuno ritiene di essere unico, indispensabile.
Forse Sgarbi si illudeva di attuare una rivoluzione culturale a 360 gradi, cosa di cui ci sarebbe immenso bisogno. Ma purtroppo non ha fatto i conti con le incrostazioni profonde, “rugginose”, che permeano la società siciliana, di cui tutti possiamo essere responsabili, direttamente o no, e credere di potersi tirare fuori, per chiunque abbia svolto ruoli pubblici in questa difficilissima quanto bellissima Sicilia, è un tentativo vano. Mi dispiace che tu abbia fallito, Vittorio, ma mi rendo conto che non potevi vincere, pertanto non considerarti perdente perché hai fatto del tuo meglio. Sappi che se un giorno il tuo sogno svanito dovesse diventare realtà, quel giorno questa terra di Sicilia sarebbe la più bella che esiste al mondo. I giovani forse realizzeranno il sogno, noi abbiamo il dovere di incoraggiarli.»
Pino Firrarello



14 Gennaio 2012

La seconda edizione comprende poesia, racconto breve e saggio storico

Ritorna il Premio Themis

I temi di quest'anno “Io e l’altro” e “Recessione e mercato del lavoro”

L’Associazione Culturale “Orizzonti Liberi”, con il patrocinio della Provincia, dei Comuni di Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo e dell’Università degli Studi di Catania, organizza la II edizione del Premio “Themis” che si presenta quest'anno con una formula nuova e comprende poesia, racconto breve (aventi per tema “Io e l’altro”) e saggio storico (con tema “recessione e mercato del lavoro”) inediti.

L'edizione dello scorso anno, la prima, aveva come tema il “Il mio specchio tra le righe” ed ebbe numerose e qualificate adesioni. Quest'anno la partecipazione è totalmente gratuita e aperta a tutto il territorio nazionale, con due categorie riservate alle Scuole Medie Inferiori e Superiori dei Comuni di Bronte Maletto, Maniace e Randazzo.

Premi in denaro (da 250,00 a 400,00 euro), pubblicazione dell’opera in antologie, targhe, attestati, pernottamenti gratuiti la sera della cerimonia di premiazione. I partecipanti potranno concorrere in più sezioni, nelle categorie a cui decideranno di partecipare, presentando per ciascuna sezione una sola opera. Presentazione delle opere entro il 24 marzo e cerimonia di premiazione che avrà luogo a Bronte nell’Auditorium del Real Collegio Capizzi, a metà giugno 2012.

I nomi dei giurati, esponenti del mondo accademico, editoriale, giornalistico e letterario, saranno ufficializzati sul sito del Premio (www.premiothemis.it) dove verranno pubblicate anche tutte le comunicazioni ufficiali. Responsabile dell'organizzazione di questa seconda edizione del premio è Barbara Prestianni, presidente dell'Associazione Culturale Orizzonti Liberi.

16 Aprile 2012

Le giurie del Premio Themis

Ufficializzati i nomi dei membri delle giurie di qualità della seconda edizione del Premio Themis, il concorso di poesia, racconto breve e saggio storico organizzato dall’Associazione culturale Orizzonti Liberi con il patrocinio dei Comuni di Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo, della Provincia Regionale di Catania e della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Catania.
Tredici nomi che, come dichiara Barbara Prestianni, presidente dell’Associazione, “è un onore poter annoverare nella giuria del Premio sicura che i concorrenti saranno gratificati dal sapere che le proprie opere verranno valutate da tali esponenti del mondo culturale”.
Il Premio prevede, in particolare, due giurie di qualità: una per le categorie Scuole Medie Inferiori e Scuole Medie Superiori ed una per la categoria Nazionale.
Ogni giuria di qualità è a propria volta composta da giurie dedicate così composte:
- Sezione Poesia (Scuole Medie Inferiori e Superiori di Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo): dott. Alfio Grasso (scrittore), dott. Sebastiano Italia (Università degli Studi di Catania).
- Sezione Racconto breve (Scuole Medie Inferiori e Superiori di Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo): dott.ssa Laura Marullo (Università degli Studi di Catania), prof. Marco Pappalardo (giornalista, scrittore).
- Sezione Poesia (categoria Nazionale): prof. Rosario Castelli (Università degli Studi di Catania), prof.ssa Rosalba Galvagno (Università degli Studi di Catania), prof.ssa Gisella Padovani (Università degli Studi di Catania).
- Sezione Racconto breve (categoria Nazionale): dott. Mauro Bonanno (amministratore unico della Bonanno Editore), prof.ssa Anita Tania Giuga (critico d’arte, giornalista culturale), Luigi Putrino (giornalista).
- Sezione Saggio storico (categoria Nazionale): prof. Enrico Iachello (preside della Facoltà di Lettere e Filosofia), prof.ssa Silvana Raffaele (Università degli Studi di Catania), prof.ssa Pina Travagliante (Università degli Studi di Catania).
Mancano solo i nomi dei vincitori, ma per scoprirli bisognerà aspettare fine maggio per la categoria nazionale, mentre per le categorie scolastiche l’attesa cerimonia di premiazione che è stata già fissata per sabato 16 giugno 2012, alle ore 17:30, nell’Auditorium del Real Collegio Capizzi a Bronte.

I VINCITORI DEL 2011, 2012



14 Gennaio 2012

1943: Dopo quello del capitano medico Giulio Sconzo un altro diario sulla guerra a Bronte

Il diario dello scrittore avolese Giuseppe Schirinà

Il bombardamento del 1943, Bronte e Avola

Nino Russo, Angelo Fortuna e Corrado ApolloniA conclusione delle celebrazioni nella città di Avola del 150° anniversario dell’unità d’Italia, l’associazione culturale Gli avolesi nel mondo ha indetto il 29 dicembre u. s. un convegno su Giuseppe Schirinà e l’inedito brontese, presentando presso il salone Maria Ausiliatrice il volume Audi quo rem deducam, nel quale lo scritto fondamentale è proprio L’inedito brontese, un minuzioso diario sui bombardamenti di Bronte del 1943, scritto dal compianto poeta e scrittore avolese Giuseppe Schirinà che, per motivi familiari, s’era venuto a trovare nella cittadina etnea proprio nei mesi dei bombardamenti e dell’occupazione del territorio etneo da parte degli Alleati.

Il convegno ha voluto accomunare Avola e Bronte nella rievocazione delle vicende drammatiche dello sbarco, e quindi dell’avanzata degli Alleati verso Messina, che l’autore soffrì trovandosi fisicamente a Bronte, ma col pensiero e il cuore costantemente rivolti al suo paese lontano.

In rappresentanza della città di Bronte sono stati graditi ospiti alcuni membri dell’associazione culturale Bronte Insieme, nelle persone del presidente, Nino Liuzzo, del segretario Franco Cimbali e dei soci Nunzio Longhitano e Nino Russo. Ai saluti agli astanti che gremivano la sala da parte della presidente dell’associazione avolese, prof.ssa Grazia Maria Schirinà, e di Nino Liuzzo, è seguita la proiezione del filmato Sicilia 1943. Lo sbarco alleato.

Quindi, moderatore il prof. Giuseppe Genovesi, si sono succeduti la prof.ssa Schirinà che ha parlato sul tema L’associazionismo e la riscoperta della storia locale; il prof. Sebastiano Burgaretta che ha illustrato il volume Audi quo rem deducam; il prof. Nino Russo che ha brevemente illustrato le varie fasi della campagna di Sicilia, con particolare attenzione alla Battaglia di Bronte e il prof. Corrado Apolloni che ha ricordato lo sbarco degli alleati ad Avola. Infine, il prof. Angelo Fortuna ha rivissuto lo sbarco alleato attraverso i suoi ricordi di bambino.

Finiti gli interventi, i presenti hanno potuto godere della magistrale esecuzione da parte della corale polifonica Abola Chorus, diretta dalla maestra Maria Piccione, di brani musicali scelti in sintonia col clima natalizio e con lo spirito patriottico che aveva animato la serata. L’inno di Mameli, intonato dalla corale e dal pubblico, ha chiuso il convegno. (N. R.)




12 Gennaio 2012

«Piccolo grande coro» a Bronte

A Bronte ormai è diventato una tradizione da ripetere ogni anno a tutti i costi. Applausi a scena aperta per i piccoli coristi del complesso di voci "Parvum magnum chorus", il "Piccolo grande coro" che il maestro Marilena Lanzafame di Bronte segue con cura e passione e che nel periodo dell’Epifania ha effettuato 2 concerti: uno all’interno del Cine teatro comunale e uno nella Chiesa di San Giovanni. In entrambe le occasioni il coro, formato da 45 piccoli elementi da 4 a 22 anni, ha dato il meglio, esibendosi in brani delle tradizioni natalizie di diversi Paesi del mondo e in brani di musica Gospel. "Come sempre - ha affermato il maestro Marilena Lanzafame - lo spirito è quello di far apprezzare ai piccoli coristi la musica ed il canto. I bambini devono divertirsi cantando. Solo così potranno decidere di coltivare la passione per l’arte musicale". Il sindaco di Bronte, Pino Firrarello, che si è complimentato con i coristi e con il loro maestro. Le serate sono servite anche per raccogliere fondi da destinare ai bambini di Bronte in difficoltà. (La Sicilia)



5 Gennaio 2012

Inaugurato il primo centro di ascolto e orientamento del Telefono rosa della Sicilia

Il «Telefono rosa» apre a Bronte

Adesso si che Bronte è la capitale della solidarietà e dell’aiuto

E’ stato inaugurato, infatti, il primo centro di ascolto ed orientamento siciliano del “Telefono rosa”, l’associazione nazionale nata per far emergere, attraverso la voce diretta delle donne, la violenza spesso sommersa. E’ stato inaugurato grazie alla caparbietà del consigliere comunale Angelica Prestianni, che in poco tempo, chiedendo aiuto e contributo a numerose aziende brontesi, ha ristrutturato una parte dei locali del Convento dei Cappuccini di via Umberto 354 e ottenuto il numero verde 800912000 e lo 095/7723703, già da subito a disposizione di quelle donne che hanno bisogno di aiuto.

L’istituzione del Telefono rosa rappresenta un momento epocale non solo per Bronte. Le donne che telefoneranno tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, ad eccezione del sabato e della domenica, troveranno un piccolo esercito rosa in grado di ascoltare e di fornire gratuitamente consulenza legale, psicologica e medica, oltre all’assistenza sui diritti della famiglia, mantenendo l’assoluto anonimato. Per questo all’inaugurazione, oltre al sindaco Firrarello, alla Giunta e numerosi consiglieri comunali, hanno partecipato il presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, i sindaci di Randazzo, di Maletto e di Troina. Con loro l’on. Pippo Limoli, il dott. Nino Lo Dico dirigente del Corpo forestale di Catania, il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Catania, Margherita Poselli, le Forze dell’Ordine che operano nel territorio e frate Luigi Saladino, felice di aver potuto mettere a disposizione i locali del Convento per una iniziativa così meritevole.

Alla valenza ed importanza di questo nuovo “centro” ci crede fortemente tutta l’associazione nazionale “Telefono rosa”, come dimostra la presenza a Bronte del presidente nazionale Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, giunta alle falde dell’Etna con la psichiatra, Paola Meucci e l’avvocato Antonella Faietta, disponibili anche ad effettuare la prima lezione del corso ad una parte delle oltre 200 donne che hanno chiesto contribuire nelle vesti di telefoniste.

“Dove non arrivano le istituzioni – ha sottolineato il sindaco Firrarello – fortunatamente arriva il volontariato”. Sentiti tutti gli interventi durante il convengo inaugurale, moderato da Carmelita Bonfiglio: “La Provincia – ha affermato Castiglione – plaude questa iniziativa e conferma di già il suo sostegno”. Emozionata il consigliere Angelica Prestianni: “La violenza sulle donne – ha affermato - è uno scandalo per i diritti umani. In molte società questo problema si scontra con la mancanza d’interesse, il silenzio e l’apatia dei Governi”.

Ma citiamole tutte le protagoniste brontesi di questo piccolo miracolo di solidarietà tutto rosa, riunite nell’associazione “Volontarie del telefono rosa di Bronte”. Il presidente è Antonella Caltabiano che sarà collaborata da un direttivo costituito da Fabiana Attinà (vice presidente), Erika Grasso (segretaria), Tiziana Tardo (vice segretaria), Roberta Daquino (tesoriere), Giusy Caltabiano (vice tesoriere) e Lucia Pecorino (consigliere).

Tutti all’unisono hanno nominato il consigliere Angelica Prestianni presidente onorario. Insieme con il direttivo opera una nutrita equipe di professioniste che gratuitamente afferiranno la loro competenza. Sono gli avvocati Giovanna Caruso, Iolanda Cordaro, Pia Grassia e Samantha Lazzaro; le commercialiste Pina Meli e Ada Biuso; le assistenti sociali Rosa Saitta e Rossella Spitaleri; le psicologhe Alice Attinà e Patrizia Portale. Con loro il tecnico della riabilitazione Ivana Saitta ed il neuropsichiatra infantile Alfina Ruggeri. La sfida alla violenza sulle donne è stata lanciata, tutti adesso tifiamo affinché venga anche vinta. 

3 Gennaio 2012

Si inaugura il «Telefono rosa»

Bronte, grazie allo spirito volontaristico di donne riunite nell’"Associazione volontarie Telefono rosa Bronte" e guidate dal consigliere comunale Angelica Prestianni, si arricchisce di un importante servizio a favore dei diritti della donna. Questa sera alle ore 16 s’inaugura la sede del "Centro di ascolto e di orientamento del Telefono rosa", siti nel Convento dei Cappuccini al n. 354 del Corso Umberto.

Così da domani 4 Gennaio, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 fino alle 19, le donne che telefoneranno al numero verde 800912000, troveranno personale qualificato a fornire assistenza. Testimonal Anna Tatangelo che, come ha precisato lo stesso consigliere Prestianni, a differenza di quanto scritto sugli inviti, non ha mai dato la propria adesione a essere presente in qualità di madrina della manifestazione essendo impegnata nelle prove di "Ballando con le stelle". Subito dopo l’inaugurazione, alle 17, nella Pinacoteca, conferenza "Più forti - insieme". Oltre al consigliere Prestianni che è anche presidente onorario dell’associazione che sta organizzando l’evento, e al primo presidente, Antonella Caltabiano, parteciperanno il sindaco Pino Firrarello, il presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, il presidente nazionale "Telefono rosa" Paola Lattes, con la psichiatra, Paola Meucci e l’avv. Antonella Faietta.

Come recita il volantino dell'Associazione «il call center di Telefono rosa risponde a richieste di aiuto da parte di donne, adolescenti ed anziane che subiscono violenza fisica, psicologica, economica, sessuale, mobbing e stalking. Le operatrici del call center sono volontarie dell'Associazione che, avendo seguito uno specifico corso di formazione, valuteranno i casi di disagio per poi elaborare un progetto di aiuto - intervento gestito e supportato da professionisti del settore».

10 Gennaio 2012

Un telefono rosa contro le violenze

Centraliniste abilitate danno i primi consigli alle vittime indirizzandole verso medici e legali

Dopo l’inaugurazione del primo centro di ascolto e orientamento siciliano del «Telefono rosa», tutti ad ascoltare le lezioni tenute, nella sala conferenza di Palazzo Virzi a Bronte, dal presidente nazionale Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, della psichiatra, Paola Meucci e dell’avvocato Antonella Faietta, giunte da Roma per inaugurare sia il nuovo servizio siciliano, sia il corso per le operatrici di call center, che gratuitamente ogni giorno dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, a eccezione del sabato e della domenica, risponderanno al numero verde 800912000 o allo 095/7723703, per accogliere le richieste di aiuto e smistarle alla equipe di professionisti che, gratuitamente, metteranno a disposizione la propria esperienza.
«Non riusciremo mai a ringraziare abbastanza - ha affermato il consigliere comunale Angelica Prestianni, nelle vesti di presidente onorario del telefono rosa di Bronte - il nostro presidente nazionale e la sua equipe per il sostegno e il contributo. Il corso di formazione continuerà e sarà tenuto dal nostro direttivo guidato dalla presidente dell’associazione “Volontarie del telefono rosa di Bronte” Antonella Caltabiano. Ci saranno anche corsi serali per permettere di partecipare a tutte le donne che hanno deciso di mettere a disposizione il proprio tempo libero per questa lodevole causa».
Ma su cosa verte il corso di formazione? Cosa imparano le telefoniste? «Le relatrici - ci spiega – forniscono indicazioni sul concetto di violenza, distinguendo i vari tipi di violenza che si possono verificare e quali conseguenze possono provocare. Chi subisce violenza, infatti, va incontro a problemi di natura psicologica oltre che fisica. Ma dopo la teoria si passa alle simulazioni pratiche che permettono alle volontarie di acquisire le dinamiche che si instaurano tra l’operatrice del call center e la vittima».
Il telefono rosa è comunque già attivo e si attendono a questo punto le prime chiamate e ovviamente i primi interventi.



29 Dicembre 2011

BORSA DI STUDIO CONSEGNATA DAL SINDACO AGLI STUDENTI CHE ALLA MATURITA' HANNO CONSEGUITO 100

Bronte premia gli studenti meritevoli

Il Comune, come da tradizione, ha premiato gli studenti brontesi che, con merito, hanno conseguito la maturità con il massimo dei voti. Il sindaco Firrarello, infatti, ha voluto consegnare una borsa di studio a tutti gli studenti degli anni scolastici 2009/2010 e 2010/2011, che all’esame hanno ottenuto 100. Cosi all’interno del Cine Teatro comunale sono stati consegnati gli attestati di merito alla presenza di numerose autorità. “La mia Amministrazione, ma ritengo l’intera cittadina – ha affermato il sindaco – è grata a questi ragazzi che, con impegno e dedizione, si sono distinti nello studio, concludendo brillantemente una tappa del loro percorso formativo. Se lo scorso anno non abbiamo consegnato le borse di studio era ovvio recuperare quest’anno. Riteniamo necessario, infatti, riconoscere e premiare l’impegno nello studio che è in grado di aprire ogni tipo di strada nella vita”.

“Mi farebbe piacere – ha aggiunto l’assessore Enzo Bonina – vedere questi ragazzi affermarsi. Speriamo che non debbano emigrare per trovare il giusto lavoro”. Ai premiati anche i complimenti del presidente della Provincia Castiglione. Ma eccolo l’elenco dei centisti: Simone Batticani, Mario Biondi, Elisa Bonaventura, Andrea Bonina, Sonia Castiglione, Simona Cirami, Federica Galvagno, Martina Gulino, Francesca Indriolo, Silvia Leanza, Emanuele Longhitano, Francesca Longhitano, Luca Longhitano, Maria Luca, Simone Meli, Vera Pecorino, Enrica Saitta, Francesca Saitta, Serena Sanfilippo, Antonio Schilirò, Maria Grazia Triscari, Antonino Valenti Pettino. La premiazione ha fatto da corollario ad concerto di brani vocali organizzato dalla Fidapa di Bronte, presieduta dall’avvocato Francesca Longhitano. La manifestazione canora ha visto esibirsi il soprano Rosaria Distefano ed il tenore Pietro Leanza, accompagnati dal chitarrista Salvo Calà.



10 Dicembre 2011

ENNESIMA EDIZIONE DEL SAGGIO DI BENEDETTO RADICE

Si presenta Nino Bixio a Bronte

L’inedito “Uomini e cose del mio tempo” sarà forse finalmente pubblicato

Alle 17.30 di giovedì 15 Dicembre nei locali del “Circolo di Cultura Enrico Cimbali” verrà presentata una nuova edizione del libro “Nino Bixio a Bronte” dello storico brontese Benedetto Radice (Ed. Prova d’Autore, Catania, Novembre 2011, € 15). Introdurrà i lavori la nipote dell’Autore, prof.ssa Giuseppina Radice, che ha curato e voluto la ristampa; relatrice la prof. Silvana Raffaele che ne ha scritto la prefazione.

Questo saggio del Radice, il più conosciuto in ambito nazionale, ha avuto nel corso di cento anni numerose ristampe: fu pubblicato per la prima volta nel 1910 nell’Archivio Storico della Sicilia Orientale (anno VII, fasc. III , Catania, Edizione Giannotta) e successivamente ne “Il Risorgimento in Sicilia" ( rivista trimestrale di studi storici, anno IV, n. 4); incluso nel secondo volume delle Memorie storiche di Bronte pubblicato nel 1936 e successivamente, nel 1963, ristampato dalle Edizioni Salvatore Sciascia (Caltanissetta - Roma), con l’introduzione di Leonardo Sciascia, (ma il libro ormai è introvabile). Citiamo anche una ristampa anastatica (Palermo, 1984) ed un Nino Bixio a Bronte a cura di G. Falzone (Palermo, 1969). Un’edizione digitale del libro è anche liberamente scaricabile dal nostro sito web.

Benedetto Radice si distinse particolarmente sul piano storiografico per aver ricostruito e messo in luce gli avvenimenti e i fatti che hanno interessato Bronte ma, in particolare, è noto agli studiosi ed agli storici per aver sollecitato l’attenzione politica sul grave episodio della dura repressione del 1860 fatta da Bixio a Bronte dove era stato inviato da Garibaldi per sedare la rivolta. Leonardo Sciascia nella presentazione della ristampa delle Memorie storiche di Bronte (Marzo 1983) scriveva che “Bronte gli deve molto. E anche la cultura italiana, per una più esatta visione e giudizio dei fatti risorgimentali, gli deve riconoscenza. Non ha detto male di Garibaldi, ma ha detto male di Nino Bixio. Che è già qualcosa.” Oggi l’episodio della venuta di Bixio a Bronte, oggetto del saggio di Benedetto Radice su un momento un tempo sconosciuto dell’epopea garibaldina, è ripubblicato dalla nipote Giuseppina ad 80 anni dalla morte del nonno ed in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Numerosi sono gli scritti di Benedetto Radice: iniziò giovane ventiquattrenne con “Su due tombe” (Catania, Tipografia Bellini,1878), continuò con innumerevoli altre opere, saggi storici, racconti, commemorazioni ed anche articoli di vario genere scritti dal 1881 al 1924 su numerosi giornali e riviste italiani (quest’ultimi raccolti nel volume “Il Radice sconosciuto” edito nel 2008 e distribuito gratuitamente dalla Associazione Bronte Insieme Onlus) per culminare nell’opera più importante e più congeniale, Memorie storiche di Bronte che, nel campo della storia patria, costituisce una base di notizie fondamentali e assolutamente indispensabili.

Un’opera sola non ha mai visto la luce rimanendo per oltre 80 anni inedita e sconosciuta a tutti, ben conservata nel cassetto della scrivania di Don Benedetto: “Uomini e cose del mio tempo”. Nel 1936 l’avv. Renato Radice, figlio dello storico Benedetto, nel pubblicare il secondo volume delle Memorie storiche di Bronte, contenente le ultime 6 monografie scritte dal padre (compreso il saggio su Bixio, oggi ristampato), scriveva nella Avvertenza che avrebbe dovuto far parte del secondo volume anche la memoria Uomini e cose del mio tempo ma che preferiva non pubblicarla «almeno per ora, per motivi che può intendere chi conosceva l’integrità e la rigidità morale di mio padre e soprattutto il suo profondo disprezzo per le beghe che hanno sempre tormentato Bronte, disprezzo che lo portava a giudizi molto duri su uomini e cose che sono ancora del nostro tempo».

Questo nel 1936 ma fa notare Nicola Lupo - del quale nelle nostre pagine pubblichiamo un florilegio delle Memorie storiche del Radice – che «la memoria “Uomini e cose del mio tempo” di cui parlava l’avv. Renato, non è stata pubblicata neppure nell’edizione unificata del 1984. Come mai? Sussistevano, forse, ancora i “motivi” di cui parlava nella predetta Avvertenza? Si potrà scoprire la verità nell’archivio di casa Radice?» «Speriamo!», si augurava. Oggi uno spiraglio si è aperto, ed è certamente una buona notizia per gli studiosi e gli appassionati di storia patria. Scrive, infatti, Silvana Raffaele in una nota (cfr. nota 4) della Prefazione che: «Con le dovute precauzioni nel rispetto delle personalità brontesi cui si fa riferimento, dell’integrità morale del nonno cui, aggiunge quella del padre Renato, la nipote Giuseppina Radice mi comunica il suo intento di avviare uno studio su questo manoscritto. A suo parere il testo, a quasi un secolo di distanza, dovrebbe ormai avere soltanto un valore documentario lungi dal potere essere considerato oggetto generatore di conflitto, offese o risentimenti.»

Aspettiamo, dunque, fiduciosi una prossima, anche se non imminente, presentazione di “Uomini e cose del mio tempo” che non potrà avvenire se non al Circolo di Cultura, del quale Don Benedetto fu anche per alcuni anni Presidente, con la nipote Giuseppina che – come scrive Silvana Raffaele - «cercherà di mantenere ininterrotto il filo della tradizione familiare e della memoria storica».



9 Dicembre 2011

Lezione di ambiente alla scuola media Castiglione

Infondere fra gli studenti il rispetto per l’ambiente e l’amore per la natura attraverso il teatro. Questo l’obiettivo del progetto scolastico che le professoresse Maria Tomasello e Pina Spitaleri hanno realizzato nella scuola media Castiglione di Bronte, dove la compagnia "Sciara Progetti Teatro Ragazzi" ha messo in scena una divertente "lezione - spettacolo", ideata appositamente per essere rivolta ad un pubblico di studenti.



Bronte, 28 Ottobre 2011

Due esperti tedeschi di importanti aree protette e silvicoltura sostenibile visitano il Nord-Est della Sicilia

“L'Etna deve diventare un Parco Nazionale!”

Sul Monte Egitto hanno visto le più vecchie e grosse querce della loro vita. "Qui si possono portare turisti"

Michael Succov e Rainer KöpsellIl Prof. Michael Succov (a sinistra nella foto), più volte premiato (tra l'altro con il Premio Nobeln Alternativo), e Rainer Köpsell (a destra nella foto), ex-Direttore dell'Azienda Forestale della Germania settentrionale, sono stati invitati dalle Giacche Verdi Bronte e dalla Fondazione tedesca Manfred Hermsen, e hanno visitato la Sicilia per cinque giorni a Ottobre.

Il punto di partenza della visita è stato Bronte, dove il 13 Ottobre ha anche avuto luogo una Conferenza con interventi di altri esperti del settore e con il Sindaco di Maletto. Gli obbiettivi della visita sono stati i Parchi naturali dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonie, i visitatori sono stati guidati da competenti collaboratori dei rispettivi Parchi. Un'improvvisata visita del Parco dell'Alcantara ha offerto altre impressioni sul paesaggio.

Motivo del viaggio in Sicilia è stato il progetto per una Riserva della Biosfera nel Nord-Est della Sicilia. Tale Riserva dovrebbe unificare gli habitat del Gatto Selvatico e mostrare all'uomo alternative innovative e rispettose della natura per il sistema economico(*).

Le Riserve della Biosfera vengono riconosciute dal così chiamato programma MAB (Uomo e Biosfera) dell'Unesco. Il Prof. Michael Succow è membro del comitato MAB tedesco ed ha finora collaborato al riconoscimento di più di 20 grosse aree protette (Riserve della Biosfera e altre) in tutto il mondo, per un totale di oltre 20 Milioni di ha. Rainer Köpsell ha dato consulenze ad Aziende Forestali tedesche ed estere e a privati sulla gestione delle foreste rispettosa della natura e per la riduzione degli incendi.

I due esperti si sono appassionati per i tesori naturali siciliani in ogni luogo in cui essi sono stati. Fermarsi, fotografare, meravigliarsi, informarsi meglio, prendere nota e discutere - cosi gli ospiti hanno scandito il tempo del viaggio. Loro hanno lasciato, con il loro punto di vista esterno, importanti stimoli alla riflessione. Particolare attenzione ha ricevuto sin dall'inizio l'Etna, che nella sua bellezza, diversità e potenza ha affascinato gli ospiti.
Su richiesta dell'Ufficio Federale Tedesco per la conservazione della natura, hanno esaminato le Faggete dell'Etna, che sono quelle più a sud ed all'altitudine più alta di tutta l'Europa, qui sull'Etna esse costituiscono il limite naturale di diffusione del Faggio.

Quercia millenaria di Monte EgittoSul Monte Egitto i due, viaggiatori venuti da lontano, hanno visto le più vecchie e grosse querce della loro vita, minacciate di morte da una pianta­gione di Pini: “Questi alberi oltre millenari – hanno dichiarato - sono monumenti naturali, che l'uomo deve conservare! Qui si possono portare turisti”. Con ciò veniva rappresentata anche l'opinione unanime dei due collaboratori del Parco dell'Etna Dr. Rosa Spampinato e della guida Orazio di Stefano. È stata consigliata un'immediata liberazione degli alberi dai suoi competitori.

In generale, la costante pulitura del sottobosco praticata nelle foreste siciliane degli operai forestali è stato visto dai due esperti come un aspetto critico. “Un bosco è stabile e meno minacciato dal fuoco se viene lasciato stare naturalmente ed a se stesso”, cosi si esprime Köpsell, che negli anni '70, in Germania, dopo disastrosi incendi boschivi impose la riconversione delle foreste allo stato naturale. Alla fine dell'escursione sull'Etna era chiaro il pensiero dei due: “Questo Vulcano si merita lo status di Parco Nazionale!”

La riqualificazione dell'attuale Parco Regionale in un Parco Nazionale è per Succow già in ritardo e ha senso anche per l'incentivazione del turismo. “Se, come ho sentito dire, i Siciliani vogliono governare la loro isola autonomamente, vi posso tranquillizzare: da noi in Germania i Parchi Nazionali sono ammi­nistrati dagli stati federati (regioni)” affermava Succow durante la sua presentazione a Bronte. “La Sicilia ha bisogno di un Parco Nazionale, e questo è l'Etna”.

La valutazione sul progetto di Riserva della Biosfera “I Boschi del Gatto Selvatico” si rivela invece complicata. I nostri visitatori immaginano che sia le estese foreste decidue dei Nebrodi che quelle delle Madonie, con la loro tradizionale ed esemplare utilizzazione dei boschi per la produzione della manna e del sughero, possano essere Riserve della Biosfera. «Certo è che per arrivarci c’è da fare ancora un lungo percorso», dice Succow. Prima di tutto dovrebbe esserci un progetto di sviluppo a lungo termine, sopratutto riguardo la limitazione delle superfici dove è permesso il pascolo degli animali domestici che al momento si estende anche nelle zone centrali dei Parchi. “Questi piccoli arbusti sarebbero in realtà imponenti Faggi”, cosi si esprime Succow, e Köpsell prosegue affermando che l'utilizzo della legna porta soldi, non il pascolo estensivo. Troppi animali provocano danni al suolo ed alla produttività, e ostacolano la ricarica delle falde acquifere.

I boschi naturali nella loro funzione fondamentale diventano in tutto il mondo sempre più importanti. Köpsell rimanda alla Germania, dove durante il Medioevo una tale gestione delle foreste ridusse sempre più la loro produttività, fino a quando un programma del governo proibì il pascolo nei boschi garantendo un risarcimento agli agricoltori interessati.

“Un programma del genere deve essere pianificato in modo molto prudente, e bisogna arrivare ad un accordo con gli individui interessati dal provvedimento”, aggiunge Succow totalmente coerente con l'idea della Riserva della Biosfera, e dopo aver gustato un picnic di prodotti tipici siciliani aggiunge, “Pero, zone caratterizzate dal Suino Nero dei Nebrodi devono essere conservate sia per motivi storici che per il meraviglioso salame”.
Sulle Madonie, visti i pochi esemplari di Abete dei Nebrodi (Abies Nebrodensis) rimasti e gli enormi investimenti spesi in ricerca, Succow si permette di dare il profano consiglio “Piantare alberi è più importante che fare ricerca! Giovani esemplari potrebbero per esempio, essere regalati a tutti i visitatori del Parco, in modo che possano sopravvivere nei giardini privati, magari di tutto il mondo”.

Con sua grande sorpresa, ha visto la sua tesi subito confermata a pranzo a Polizzi Generosa, dove il pensionato lavoratore forestale e musicista Moffo Schimmenti ha presentato orgoglioso un vigoroso esemplare dell'albero presente nel suo giardino. “Con gente lungimirante e consapevole del genere, una riserva della Biosfera in Sicilia potrebbe riuscire” ha affermato Succow.

Una passeggiata serale nella golena prosciugata del Fiume Flascio, il Lago Gurrida, andando verso l'Etna tinta di rosso dal tramonto, ha riservato al nostro visitatore una ulteriore, e per la Sicilia, rara impressione del paesaggio accompagnata dal canto dell'Upupa e dell'Usignolo di fiume . “Se qui ci fosse l'acqua e i Bufali d'acqua pascolassero…” immaginava Succow. “Questa zona, dove l'Etna e i Nebrodi sono più vicini, potrebbe essere un corridoio ecologico per il Gatto Selvatico.”
Un pomeriggio il gruppo si è separato. L'esperto forestale Rainer Köpsell, che ora, alla fine della sua carriera, dirige un programma di educazione ambientale nella Germania settentrionale, ha visitato con Gino Montagno, responsabile delle Giacche Verdi Bronte, e con la volontaria Britta Dingeldein l'ex-discarica comunale di “Brignolo” nella periferia di Bronte. Sito che l’Associazione intende riforestare con la collaborazione dei bambini della Città. «Una zona addirittura ideale ed un progetto sensato!» così ha giudicato l'esperto che ha dato consigli pratici per la realizzazione.

Stefanie Hermsen (Fondazione tedesca Manfred Hermsen)Nel frattempo, Michael Succow percorreva in auto il corso del Fiume Alcantara insieme a Stefanie Hermsen della Fondazione tedesca Manfred Hermsen e alla guida naturalistica Fabio Bonaccorsi. E qui è stata trovata la Riserva della Biosfera! “Che valle fertile, che fenomeni naturali lungo questo Fiume e anche cultura!” In sintesi: Qui dovrebbe crearsi una Riserva della Biosfera come una cinta attorno alla parte settentrionale del “Parco Nazionale” dell'Etna, che includa le pendici più basse del Vulcano.

Entrambi gli esperti hanno ringraziato gli organizzatori e anche i rappresentanti dei Parchi per l'interessante viaggio.

“L'umanità si trova davanti a una grande sfida: il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Non è rimasto molto tempo, dobbiamo cambiare direzione. Noi dobbiamo rispettare le regole della Natura e da lei imparare senza dominarla. Il progetto Natura va avanti, come va il progetto Uomo invece non lo sappiamo.” ha affermato Michael Succow durante la sua presentazione a Bronte, davanti ai numerosi studenti delle scuole superiori.
Stefanie Hermsen (Fondazione tedesca Manfred Hermsen)

(*) Una Riserva della Biosfera non è una tipica area protetta, ma una zona di sviluppo, in cui si sperimentano modelli esemplari di coesistenza sostenibile tra uomo e natura. Quindi l'uomo si trova in primo piano e deve essere un esempio per il mondo attraverso la buona pratica nella gestione in coesistenza con la Natura.


Domenica 6 Novembre 2011

AMBIENTE. Michael Succow dell’Unesco, considerato il padre dei parchi nazionali, ha visitato il lato Nordest del vulcano

Etna, Nebrodi e Madonie: una mega-riserva biosfera

Ma si è detto ostile alle contaminazioni: il bosco sia bosco il pascolo sia pascolo

È stato ospite delle Giacche verdi insieme all’ex diret­tore dell’Azienda forestale tedesca. «Questo patri­monio può diventare un attrattore turistico».
«L’Etna deve diventare un parco nazionale!», lo sostiene Michael Succow, ambientalista di fama internazionale, considerato il padre dei parchi nazionali. Michael Succow fa parte del comitato Unesco, titolare del premio Nobel alternativo della Right Livelihood Award Foundation. L’insigne ambientalista è stato ospite in questi giorni della sezione di Bronte dell’associazione Giacche verdi Sicilia e della Fondazione Man­fred Hermsen, insieme a Rainer Kopsell, ex-direttore dell’Azienda fore­stale della Germania settentrionale e consulente di silvicoltura sostenibile.

I due illustri ospiti hanno visitato il Nordest della Sicilia, per una consulenza legata al progetto di riserva della biosfera che interessi l’Etna, i Nebrodi e le Madonie. I due esperti, entusiasti alla visione degli ambienti naturali visitati, hanno comunque valutato l’idea. L’Etna, i Nebrodi e le Madonie sono proscenio naturale entusia­smante, dove la bellezza rivela la sua intrinseca espressività.

Michael Succow e Rainer Kopsell hanno apprezzato in particolare le estese Fag­gete dell’Etna e dei Nebrodi, ed anche l’uso tradizionale del bosco per la produ­zione di sughero sulle Madonie. Vecchissimi alberi, Querce ultramillenarie, veri monumenti naturali, presenti in tutti e tre Parchi, hanno suscitato ammira­zione e profondo rispetto. «Monumenti naturali, come le querce di Monte Egitto - dicono Succow e Kopsell - che possono divenire grande attrattore turistico e che andreb­bero tutelati dalla presenza di alberi di pino non autoctoni». E ancora Michael Succow: «La Sicilia deve essere orgogliosa dei suoi tesori naturali! Qui sì che si possono portare turisti!».
Gli esperti hanno inoltre espresso un loro dissenso in merito al pascolo praticato nell’area boschiva. «Questa attività - dicono - non è ecologica, nè economica. Il bosco deve essere bosco ed il pascolo deve essere pascolo». (Gaia Montagna, Giornale di Sicilia)




27 Ottobre 2011

Premio al cantautore Enzo Salvia

Premio speciale della giuria alla sua canzone “Vivimi”

Enzo Salvia premiato a Giardini per la canzone VivimiSabato 23 ottobre a Giardini Naxos, presso la sala convegni dell’Hotel Assinos, si è tenuta l’undicesima edizione dei premi internazionali di “Poesia, prosa ed arti figurative” e del premio teatrale “Angelo Musco” organizzati dall’Accademia Culturale Internazionale “Il Convivio”. Le adesioni, a questa edizione del premio, la undicesima, sono state in totale 915, di cui 123 di provenienza straniera e 792 da tutta l’Italia; 1378 invece le opere presentate.

Per la sezione “opera musicata” è stato consegnato il premio speciale della giuria al cantautore brontese Enzo Salvia, che ha partecipato con la canzone “Vivimi”, di cui è autore delle parole e compositore della musica e degli arrangiamenti. Nella splendida atmosfera della sala convegni dell’Hotel Assinos, Salvia ha eseguito il brano premiato, riscuotendo un grande apprezzamento e l’applauso generale del pubblico.

Enzo Salvia, messinese di adozione, è nato a Bronte in provincia di Catania. La passione per la composizione gli è stata sicuramente trasmessa dal padre Giuseppe, autore di poesie, romanzi, commedie e grande appassionato di opere liriche e di canto. L’interesse e l’entusiasmo per la musica degli anni Sessanta-Settanta ha spinto Enzo Salvia a far parte di vari gruppi musicali del catanese, maturando esperienze dense di significato sul piano umano e artistico.

Il suo primo CD, “Spiagge d’ amore”, ha visto la luce nel mese di gennaio 2006, seguito da “I giorni che ci restano”; nel 2008 è stato pubblicato l’album “Viva la vita, viva l’amore” e nel 2011 “Brivido d’ amore” in cui è contenuta la canzone “Vivimi”. Nello stesso CD è presente anche il brano «Bronte», un allegro motivetto dedicato alla sua città natale.[Angelo Villa]



24 Ottobre 2011

Scambio culturale fra Bronte e Librino

Antonio Presti porta la «bellezza» a Bronte

Rilanciata l'idea di far realizzare alle scuole opere d’arte da collocare in alcune zone della città

ANTONIO PRESTI NELLE SCUOLE BRONTESIAnche a Bronte si parla di “bellezza”. E’ stato istituito un vero e proprio ponte fra l’associazione Fiumara d’Arte presieduta da Antonio Presti e la città del pistacchio, grazie al sindaco Firrarello ed all’impegno delle consulenti del Comune Ada Biuso e Maria Pia Castiglione. E’ iniziato, infatti, il progetto voluto dal primo cittadino, per abbellire Bronte, coinvolgendo la città e soprattutto i giovani. Ispirandosi a “La grande madre - La porta della bellezza”, che ha trasformato Librino da periferia a centro dell’arte contemporanea, i ragazzi delle scuole di Bronte, infatti, con l’aiuto di artisti realizzeranno opere d’arte in terracotta che poi saranno collocate in alcune zone della cittadina, conferendole identità e valore artistico.

Il progetto è iniziato con uno scambio culturale fra Bronte e Librino, con i ragazzi del quartiere catanese che sono venuti a Bronte per fotografare il versante nord ovest dell’Etna a coronamento del corso di fotografia tenuto dal fotoreporter iraniano Deghati Reza. Insieme con gli esperti del territorio dell’Ufficio di Protezione civile, Angelo Spitaleri e Gaetano Puglisi, hanno raggiunto Monte Ruvolo sull’Etna, immortalando gli scorci più belli di natura che può offrire il Parco dell’Etna.

E mentre i ragazzi di Librino scoprivano le meraviglie dei boschi etnei, presso l’Istituto delle Scuole Medie “Castiglione” di Bronte, Antonio Presti, alla presenza del dirigente Antonino Pulvirenti e delle insegnanti d’arte dell’istituto, oltre che della dirigente del secondo Circolo didattico Prof.ssa Tiziana D’Anna e dell’Assessore Enzo Bonina, ha illustrato il progetto che si realizzerà. “L’arte - ha affermato Bonina - è sinonimo di cultura. E permettendo ai giovani di rendere belli angoli della nostra città si raggiungerà il duplice scopo di abbellirla e far amare loro l’arte e la loro cittadina”.



21 Ottobre 2011

IMPORTANTE LEZIONE DI VITA AI RAGAZZI DELLE SCUOLE

Lucia Frisone, «Mamma Ciclone», incontra le scuole

Lucia Colletta Frisone e la preside Grazia EmanueleOspite della dirigente dell’Istituto superiore Capizzi Grazia Emanuele, Lucia Colletta Frisone, mamma di Fulvio Frisone, il fisico italiano affetto da tetra paresi spastica distonica, ha raccontato ai ragazzi la forza, la tenacia e la determinazione che ha dovuto mettere in campo per far conquistare al figlio i traguardi che la sua grande mente voleva raggiungere a dispetto della disabilità fisica.

«E’ iniziato tutto per colpa di un caso di malasanità. – ci dice – Se i medici non mi avessero costretto ad un lungo travaglio, mio figlio oggi non sarebbe sulla sedia a rotelle. Dobbiamo far capire al mondo che la disabilità fisica non esiste. Sono gli altri che hanno quella mentale. Incontro i giovani – ha concluso - per far loro capire di non sprecare le proprie energie e di valorizzare le proprie risorse.»

Mamma ciclone ha incontrato prima i ragazzi dello Scientifico e poi, al cine teatro comunale, le quarte e le quinte dell’intero Capizzi insieme con una delegazione dell’Istituto Benedetto Radice.

All’incontro ha partecipato anche l’assessore alle politiche scolastiche del Comune, Enzo Bonina che ha portato i saluti del sindaco Pino Firrarello, ringraziato dalla signora Frisone per le leggi a favore dei diversamente abili che nelle vesti di senatore ha sostenuto.

«Fulvio – ha affermato l’assessore Bonina – dimostra come le disabilità fisiche siano marginali rispetto all’intelligenza umana, in grado, quella sì, di superare ogni barriera e farci raggiungere ogni tipo di traguardo.

La signora Lucia poi è l’esempio più significativo dell’amore che una mamma nutre verso i figli.» «I ragazzi - ha concluso la professoressa Emmanuele – ascoltando Lucia hanno capito dove può arrivare il coraggio di una madre, ma soprattutto hanno avuto l’occasione per riflettere e vedere la diversità con occhi diversi.»



11 Ottobre 2011

CONVEGNO ALLA PINACOTECA

La crisi dell’ambiente ed il nostro futuro

Prof. Michael SuccowLa Riserva della Biosfera come soluzione

Michael Succow: «La protezione della natura non è un lusso, ma uno dei più importanti contributi sociali per la sopravvivenza della società umana»

Alle 10.00 di Giovedì 13 Ottobre, nei locali della “Pinacoteca N. Sciavarrello”, si terrà il convegno “La Crisi dell’Ambiente e il nostro futuro – La Riserva della Biosfera come soluzione”. Interverrà il Prof. Michael Succow (vedi foto), ambientalista riconosciuto a livello internazionale, considerato il padre dei parchi nazionali. Nato il 21 aprile 1941 in Germania Michael Succow è membro del comitato Unesco, titolare del Premio Nobel Alternativo della Right Livelihood Award Foundation e della Fondazione Michael Succow per la protezione della natura, che segue il motto “conservare ed economizzare”.

Ambientalista di fama internazionale ed esperto di paludi è considerato il padre dei parchi nazionali. Destinatario di numerosi riconoscimenti per il suo contributo nella costituzione di molte aree naturali protette nella Germania Est, nell'Europa dell'Est e nell'Asia, Succow trova nell'ambiente naturale, non solo la sua professione, ma anche un posto per sostare e soffermarsi. Dopo la lectio magistralis di Succow seguirà un dibattito con tema Riserva della Biosfera Sicilia Nord Orientale “I Boschi del Gatto Selvatico”.

L’evento è promosso dall’Associazione Giacche Verdi Sicilia con la partecipazione del Comune di Bronte e del Dipartimento di Scienze Biologiche ed Ambientali dell’Università degli Studi di Catania unitamente al suo direttore Prof. Pietro Pavone che nel corso dell’incontro relazionerà su “Il ruolo delle banche del germoplasma per la conservazione della biodiversità”.

Prendono parte al convegno anche le scolaresche del Territorio. L’incontro è rivolto a tutti gli interessati ed alla cittadinanza.

Potenziale della Biosfera Sicilia Nord Orientale “I Boschi del Gatto Selvatico”L'idea principale – scrivono gli organizzatori - su cui si basa una Riserva della Biosfera è il sostegno per uno sviluppo sostenibile e la valorizzazione del territorio senza trascurare la protezione della natura e della biodiversità. Considerando le enormi sfide di creare un equilibrio tra protezione ambientale e sviluppo umano e di raggiungere armonia tra uomo e natura, le Riserve della Biosfera inserite nella o della Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera si prefiggono di essere dei modelli per il mondo».

Il progetto, ambizioso, si propone di studiare nell’ambito della ricerca e delineare altresì un’area considerevole che include Parchi e Riserve di ben quattro province: Catania, Messina, Enna, Palermo. L’elemento unificante prescelto è di natura faunistica e si identifica nel gatto selvatico che si ritrova nei territori individuati all’interno di questo confine ideale tracciato.

La Riserva della Biosfera già sperimentata altrove con successo, prevede di ascrivere nel suo progetto quattro obiettivi:
- salvaguardia della biodiversità;
- sviluppo sostenibile nei settori economico, ecologico, culturale e sociale;
- supporto logistico: educazione alla sostenibilità, comunicazione, ricerche e monitoraggio;
- realizzazione di soluzioni innovative verso il cambiamento climatico.

Questo il programma del convegno

10.00 - Saluti Istituzionali del sindaco sen. Giuseppe Firrarello);
10.20 - Presentazione “Riserva della Biosfera in Sicilia - I Boschi del Gatto Selvatico” (Gigi Saitta, President Etna World Trade);
10.40 - Lectio magistralis: “La crisi dell`ambiente e il nostro futuro – La Riserva della Biosfera come soluzione” (Prof. Michael Succow – Ambientalista di fama internazionale);
11.30 - Relazione “Il ruolo delle banche del germoplasma per la conservazione della biodiversità” (Prof. Pietro Pavone – Università degli Studi di Catania);
12.00 - Interventi programmati;
- Dott. Nunzio Caruso (dirigente tecnico forestale del Dipartimento Aziende Foreste Demaniali della Regione Siciliana);
12.15 - Dibattito: Riserva della Biosfera Sicilia Nord Orientale “I Boschi del Gatto Selvatico”;
12.45 - Fine dei lavori.
Introduce e modera la dott.ssa Luisa Trovato.




10 Ottobre 2011

Sagra del Pistacchio 2011 - Un serpentone di 75 torte: la folla ha rotto i blocchi delle transenne e si è servita da sola senza aspettare il programma cerimoniale

Conclusa sotto gli ombrelli la Sagra 2011

La festa del pistacchio «rovinata» solo dalla pioggia e da un freddo pungente

SAGRA DEL PISTACCHIO 2011. LA PIOGGIAUna Sagra sotto il segno del freddo e della pioggia, ma - secondo gli organizzatori - riuscita ugualmente. L'assessore Salvia: «Gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti».

«Ogni anno la Sagra del pistacchio ha battuto un record, ma mai ci saremmo immaginati di battere quello del freddo stagionale». Lo ha affermato il sindaco Firrarello alla fine di una sagra caratterizzata oggi da un freddo pungente e da una pioggia che a sprazzi ha bagnato la folla che comunque, nonostante fosse infreddolita e sotto gli ombrelli, non ha rinunciato alle bontà al pistacchio in vendita negli stand. «Non mi ricordo a memoria – ha continuato il sindaco – una Sagra con così tanto freddo e con i monti attorno Bronte coperti di neve». Ed in effetti il clima ha un pò condizionato, se pensate che lo spettacolo di “Insieme” con Salvo La Rosa e Toti e Totino, dopo essere stato rinviato per la pioggia, ieri per lo stesso motivo è stato annullato.

Le stime che ieri circolavano facevano comunque intendere che nell'intero weekend a Bronte sono arrivate più o meno 100 mila persone, provocando, soprattutto ieri, code sulla Ss 284 Adrano-Bronte, che in alcuni momenti hanno raggiunto anche i 10 chilometri. Il pistacchio, insomma, ha vinto ancora una volta ed è stato più forte del freddo e della pioggia. Pioggia che non ha impedito ai visitatori di assaggiare la grande torta al pistacchio offerta ieri sera in piazza Castiglione. Semmai, al contrario, è stata la voglia di torta dei turisti che ha impedito al sindaco ed alle autorità presenti di effettuare il tradizionale primo taglio. La folla, infatti, forse a causa della pioggia o a seguito della trepidante attesa, ha rotto i blocchi delle transenne e si è servita da sola senza aspettare il programma cerimoniale.

SAGRA DEL PISTACCHIO 2011, LE TORTE«Beh pioveva, – hanno affermato sia il sindaco, sia l’assessore Salvia che questa sagra ha organizzato nei piccoli dettagli collaborato ottimamente da Patrizia Orefice e Nino Minio – non era più il momento delle cerimonie».

«Non ci aspettavamo questo clima – ha continuato Salvia – ma tutto sommato è andato tutto bene ugualmente. La gente è venuta ed ha anche visitato i monumenti che abbiamo aperto appositamente per loro. Gli obiettivi prefissati – conclude – sono stati raggiunti». Buona parte di tutto quello che era esposto negli stand, infatti, è stato venduto rispettando le attese previste alla vigilia di una manifestazione che anche ieri ha registrato la presenza di numerose autorità, fra cui il presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, dell’assessore provinciale, Filippo Gagliano, e del consigliere di palazzo Minoriti Aldo Catania.

 
0 Ottobre 2011

Nonostante il freddo un serpentone di 75 torte al pistacchio

Ben 75 torte, una accanto all'altra, a formare un serpentone di bontà. Rigorosamente al pistacchio, una delle delizie della tradizionale sagra svoltasi ieri a Bronte e che il maltempo non ha comunque rovinato, considerato il buon numero di visitatori nonostante la pioggia e la temperatura rigida di una domenica più che autunnale. L’«oro verde» di Bronte, quindi, ha vinto ancora una volta, a conferma della bontà di un prodotto conosciutissimo in tutto il mondo. «Siamo la sagra dei record - ha detto il sindaco Firrarello - ma non ci saremmo mai immaginati di battere quello del freddo stagionale». (Fonte a Sicilia)

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