Aspetti storici e culturali del territorio

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Il patrimonio culturale ed ambientale nel versante Nord-ovest dell'Etna

Aspetti storici e culturali del territorio

di Giorgio M. Luca

Relazione tenuta da Giorgio M. Luca al Convegno “Il patrimonio culturale ed ambientale nel versante Nord-ovest dell’Etna”, svoltosi a Maletto il 23 Settembre 2006 ed organizzato dalla Sede di Bronte e Maletto di Sicilia Antica, con la partecipazione della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania.

Il convegno - interessantissimo - ha visto la partecipazione della Soprintendenza, di nume­rosi docenti universitari, studiosi, ricercatori ed appassionati, ed è stato anche l’occasione per presentare i primi risultati di una ricerca che un gruppo di archeologi del dipartimento di archeologia dell’Università inglese di Durham (guidati da Anna Leone e Robert Witcher) sta svolgendo nel territorio di Bronte, Maniace e Maletto, setacciando a piedi il territorio e prelevando un'innumerevole quantità di reperti dell'età greca e romana ed individuando mura risalenti alla preistoria.

 

 

 

 

 

GIORGIO MICHELE LUCA
è nato a Genova il 14 settembre 1949. Ritornato con i suoi geni­tori a Ma­letto, qui ha frequen­tato le scuo­le elementari, continuando gli studi a Bronte nelle scuole medie e nel­l’Istituto Tecnico Commer­cia­le, al­lora sezione staccata del “Gem­mellaro” di Catania, ove si è di­plo­mato nel 1969.

Ha frequen­tato i primi due anni della Facoltà di Scienze Politi­che a Catania, soste­nendo quasi tutti gli esami previsti.

Fino al 1973 ha lavorato a Cata­nia, ragioniere in una strut­tu­ra asso­ciativa di Cooperative e come consulente privato.

Dal 1973 è ritornato a Maletto esple­tando mansioni di concetto in tutti i rami e servizi ammi­nistrativi del Comune dove, dal 2001, è responsabile gestionale dell’Area Ammi­ni­strativa.

Appassionato cultore di storia e tradizioni locali, è autore di diver­se pubblicazioni, articoli e scritti su Bronte, Maletto e il compren­sorio Nord-Ovest dell’Etna, collaborando volon­taria­mente con Enti e Istituzioni nella ricerca e nello studio del territorio.

Fa parte di Associazioni di volontariato per la conoscenza, tute­la e fruizione dei beni culturali ed ambientali, partecipando in prima fila alle numerose iniziative per la salva­guardia, la promozione e lo sviluppo culturale e turi­stico della zona.

SETTEMBRE 2006

Cenni storici
 - I primi insediamenti
 - Origine dei centri abitati
 - Principali avvenimenti

Il patrimonio archeologico

 - Periodo preistorico e greco/romano
    . Le cellette sepolcrali
    . Le Grotte della Saracena
    . La Città di Maniace
    . Ritrovamenti archeologici
    . Il sito di Tartaraci
    . Casitta, Gurrida ed Edera
    . Campagne di scavo
    . Un Museo a Maletto

    . Altri siti archeologici
    . Le grotte a scorrimento lavico

  - Periodo greco-romano
    . Bolo e Tissa
    . Ultimi ritrovamenti

  - Medioevo
    . Abbazia di Maniace
    . Bolo, Torremuzza e Maletto
    . Altri monumenti

Ambiente

 - L'Etna
 - Fiumi e torrenti
 - I parchi


Cenni Storici

Il versante Nord Ovest dell’Etna e, più specificatamente la zona compresa tra Bronte, Maniace, Maletto e Randazzo, sicuramente è stata conosciuta ed abitata fin dai tempi molto antichi.
La presenza dell’Etna, delle grandi foreste circostanti, dei fiumi, ha alimentato anche la mitologia, con le figure dei Ciclopi, che alimentano la fucina di Efesto dentro il vulcano, ove si fabbricavano i fulmini di Zeus.


I primi insediamenti

L'ampia vallata del SimetoLa presenza umana nella zona riflette in gran parte la preistoria e la storia della Sicilia e, quindi, si può sicuramente far risalire già alla preistoria, al Neolitico e via via alle età del Rame, del Bronzo, fino al periodo classico Greco – Romano, Bizantino, Arabo, Normanno, Svevo, Aragonese e fino ai nostri giorni, senza soluzione di continuità.

Numerosi avanzi e presenze di siti e materiali archeologici, torri, castelli, chiese, edifici, testimoniano come la zona sia stata sempre intensamente popolata e le recenti scoperte confermano sempre più questa realtà.

La penetrazione umana in questa alta, e per certi aspetti recondita, terra dell’Etna, è sempre avvenuta attraverso le vie fluviali del Simeto e dell’Alcantara, configurando le future strade del Medioevo che, convergendo su Randazzo, avrebbero reso, nei tempi posteriori, questa città importante e strategica. E’ stato un importante punto di incontro e di scambio di varie civiltà e culture nelle diverse epoche, dal neolitico in poi senza soluzione di continuità.

Le tracce di ciò sono consistenti e note da tempo lungo i rispettivi percorsi, però, fino a tempi non molto lontani, queste si fermavano ad Adrano, da un lato e fino alla zona a nord di Randazzo, dall’altro. Solo di recente si sta scoprendo che diversi popoli sono giunti anche in questo comprensorio sin dai tempi preistorici lasciandovi consistenti tracce: sepolture di vario tipo ed estensione, insediamenti con abitazioni singole o raggruppate, fortificazioni e una vasta gamma di ceramica dalla quale si possono leggere le varie epoche.

Intensa deve essere stata la presenza dei Siculi, a partire dal XII secolo a.C. che provenienti dalla costa ionica, risalirono lungo i fianchi dell’Etna, fondando la città del Mendolito e spingendosi fin quassù, ricacciando o fondendosi con gli altri popoli già presenti. Tale presenza è attestata dalle numerose tombe a forno e altre escavazioni nella roccia arenaria.

A sua volta i Greci provenienti da Naxos e quelli provenienti da Catania, nel 600, 700, a.C. si insediarono nella zona di Randazzo e ad Adrano e, quindi, si spinsero nella zona assorbendo i Siculi e lasciando a loro volta consistenti testimonianze ceramiche e di costruzioni, in parte visibili nei Musei di Randazzo e di Adrano ed altre, non ancora visibili, presso il deposito a Maletto.
E’ particolarmente presente il periodo ellenistico, con vari insediamenti, strade e ceramica.
Questo susseguirsi di popoli e civiltà certamente non avveniva sempre in modo pacifico, per cui è prevedibile che vi siano stati scontri e guerre nella zona.

Suggestiva è l’opinione di Casagrande sulla presenza nella zona fra Maletto e Maniace dell’Alesa Mediterranea.

Le prime notizie storiche si hanno con Diodoro Siculo, ripreso poi da Casagrande, che descrive la campagna militare dei Mamertini contro Gerone II di Siracusa nel 271 a.C. e che successivamente, da questo territorio, Pirro, avrebbe iniziato la campagna contro gli stessi Mamertini.
Lo storico brontese Benedetto Radice, nella sua fondamentale storia su Bronte, è puntuale e preciso nel riprendere queste citazioni ed avvenimenti. In proposito le ricerche e i saggi di scavo dell’illustro archeologo Paolo Orsi, agli inizi del secolo scorso, consentirono l’individuazione di numerosi siti, tra i quali un edificio termale romano, nei pressi di Maniace e la stessa città sicula del Mendolito tra Bronte e Adrano.
Con la conquista romana e la riduzione della Sicilia a provincia, nel 212 a.C., si manifesta in modo marcato la presenza degli insediamenti romani nella zona che è anche teatro di scontro tra Cesare Ottaviano e Sesto Pompeo.

Però è nel periodo imperiale, III – IV secolo d.C., che i romani si insediano più stabilmente nel territorio, lasciando significative ed estese tracce, in corso di studio e di nuove indagini, specie nella zone di Maniace, ove scoperte antiche e recenti confermano tali insediamenti.

Anche i Bizantini sono presenti con le Cube di Randazzo e Castiglione e con i casali e i sepolcreti lungo il Simeto, il probabile riutilizzo di strutture romane precedenti presso Maniace, nonché forse con il riutilizzo delle antiche tombe a grotticella. Anche l’originaria torre del Castello di Torremuzza è, probabilmente, di origine bizantina.

La presenza araba nella zona deve essere stata consistente. A partire dalla denominazione dell’antico casale di Maniace, che viene chia­ma­to dal geografo Edrisi nel 1154 “Ghiran ed Dequiq”, (Grotte della Farina, secondo la traduzione di M. Amari), forse con riferimento anche alla Grotte della Saracena che si trovano nelle vicinanze, nonché dell’omonimo fiume che vi scorre nei pressi e che costituisce il tratto iniziale del Simeto fino alla cartiera sotto Bronte, a diversi toponimi riferiti a contrade e manufatti militari, come la torre del Fano a Maletto e una ricca gamma di parole ancora in uso specie nel settore dell’utilizzo delle acque in agricoltura, nonché alla probabile introduzione della coltura del pistacchio a Bronte.
I vari tentativi di riconquista della Sicilia da parte dei bizantini, portarono nel 1040 alla spedizione del protospatario Giorgio Maniace, che sbarcato vicino Messina, spingendosi all’interno, si scontrò con gli arabi proprio in questa zona, riportando una grande vittoria, grazie anche alla presenza di una prima compagnia di normanni, con grande strage di mori.

Dal nome del vincitore, il casale preesistente, fu chiamato Maniace.

I normanni estendono le loro conquiste anche nella zona che viene continuamente attraversata da eserciti e dal passaggio, con la presen­za anche del Guiscardo e del Conte Ruggero per accedere a Troina e, nel 1089, del Papa Urbano II, che recandosi a trovare il condottiero normanno nella sua , prima capitale, sostò a Randazzo e, quindi alla Gurrida.

Il nuovo popolamento di Maniace con elementi lombardi, venuti in Sicilia al seguito della Contessa Adelasia, terza moglie del Conte Ruggero, diedero origine alle numerose colonie gallo – italiche che in diversi comuni conservano il peculiare dialetto, riconosciuta come minoranza linguistica.

Origine dei centri abitati

L’origine dei vari casali e centri abitati oggi esistenti o conosciuti nel circondario, risale in buona parte a questo periodo.

Randazzo, derivante da cinque antiche città, delle quali Tissa, citata da Cicerone non è stata mai localizzata con certezza e potrebbe essere qualche consistente insediamento esistente nella zona tra Maniace, Maletto e Randazzo, in corso di indagine archeologica.

Casale di Placa Bajana (Bronte)Bronte, citata per la prima volta in un documento del 1094, col termine greco di Brontimene. Bolo, Cattaino, Placa Baiana (foto a destra), S. Venera, Cutò, Rapiti, Carbone, solo per citarne alcuni, nati nel periodo bizantino o normanno/svevo, altri sorti su precedenti insediamenti del periodo siculo, greco e romano.

Le diverse battaglie combattute nella piana tra Maletto e Randazzo nei secoli XIII e XIV, nelle contese tra normanni, svevi, angioini e aragonesi:

nel 1160 da Stefano di Retrou, Cancelliere di Gugliemo il Malo che guidando la lega delle città fedeli al re, tra cui Randazzo e Maniace, sconfisse i baroni ribelli;

le razzie del Marchese di Monferrato, Bonifacio, generale dell’imperatore Enrico VI , lo svevo, nel 1197, che personalmente sostò in quell’anno a Maniace ove venne colto da febbri malariche e morì quindi a Messina;

la sconfitta, l’anno dopo, del Siniscalco imperiale Marcovaldo di Anweiler, lungo il fiume Flascio, nella contrada Sconfitta, da cui prende il nome. Secondo il Radice, invece, tale denominazione deriva dalla sconfitta araba da parte di Giorgio Maniace.

La strage di angioini alla Gurrida, nel 1282.

La partecipazione di queste popolazioni alla guerra del Vespro, reclutate dal Re Pietro D’Aragona che, venuto a Randazzo, mosse in soccorso di Messina.

La fallita congiura di Maniace istigata dal Papa Martino IV per riportare gli angioini al potere. Risale anche, a questo scorcio di tempo, nel 1263, la costruzione del Castello di Maletto, ad opera del Conte Manfredi Maletta, camerlengo regio e zio materno del Re Manfredi, sulla probabile preesistente torre di origine arabo – normanna.

E via via altri avvenimenti dei secoli successivi: la fondazione nel 1173 dell’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Maniace e la scomparsa per cause imprecisate dell’antico omonimo Casale agli inizi del 1400. La costituzione del centro storico di Maletto, a metà del XV secolo.

La presenza di insediamenti era abbastanza diffusa e numerosi erano i casali sottoposti al mero e misto imperio di Randazzo. La dispersione territoriale rendeva alquanto difficile l’esercizio della giurisdizione e, pertanto, nel 1535, l’imperatore Carlo V, reduce da Tunisi, passando per Randazzo, ordinò la fusione degli stessi in un unico agglomerato che era Bronte, che da quel momento divenne un centro importante e popolato della zona.

Il numero dei casali unificati è tradizionalmente di 24, benché dati e fatti portano a concludere che la fusione avvenne in tempi diversi e con diversi esiti: Bronte, Dàgali, Cisterna, Piano del Palo, Ròtolo e Santa Vènera, Rapìti, Maniàce (che aveva già iniziato il suo trasferimento fin dal 1408, a causa di avversità cui era esposto), Piana, Cuntarati, Fitèni, Bolo, Carbone, Cattaìno, Placa Baìana (si trasferì dal 1692 al 1730), Scalavecchia, Barrìli, Spanò, Cutò, Càrcaci, Castellàci, Ricchìsgia, Marotta, Cardà e Barbaro.

Principali avvenimenti storici

Particolareggiate notizie sullo stato di questi paesi e chiese sono state pubblicate da T. Fazello nel 1537, R. Pirri nel 1630 e V. Amico nel 1757. Ricordiamo infine sommariamente i principali fatti ed avvenimenti che hanno caratterizzato queste zone:

Le calamità naturali, carestie, terremoti e le rivolte popolari del secolo XVII.

L’elevazione a Principato degli Spadafora del feudo di Maletto nel 1619.

Real Collegio Capizzi Le intense ed articolate vicende storiche di Randazzo, data la sua importante e centrale funzione in tutto il medio evo, sede reale e della corte, il suo ruolo e la sua classe nobiliare.

La fondazione del Collegio Capizzi nel 1778 e la concessione ad Orazio Nelson dell’abbazia di Maniace nel 1799, con l’anacronistica istituzione di uno dei più grandi latifondi feudali della Sicilia.

L’abolizione del feudalesimo e dei connessi istituti del Maggiorasco e Fidecommesso del 1812 e il successivo scioglimento dei diritti promiscui che sconvolse il secolare equilibrio socio – economico e le riforme del 1817 con l’istituzione dei Comuni.

Le grandi e secolari lotte del popolo brontese per la libertà e la concessione delle terre: contro l’Ospedale Grande e Nuovo di Palermo, contro Randazzo per l’affrancazione dai vincoli feudali e contro la Ducea per la concessione delle terre; durante tutto l’800, con i moti del 1820/21, schieratosi con Palermo e l’occupazione di Maletto per la costituzione siciliana del 1812; del 1848 per l’indipendenza dai Borboni e del 1860 con i famosi fatti di Bronte che videro l’intervento di Bixio e la feroce repressione che portarono il paese alla ribalta nazionale.

Il faticoso cammino dell’unità nazionale con i suoi nuovi pesi e le sue contraddizioni che in questa zona interna e povera si fecero maggiormente sentire.

La costruzione della Ferrovia Circumetnea, nel 1895, che tolse la zona dal millenario isolamento, consentendo l’accesso diretto alla costa ionica e al porto di Catania. Prima per raggiungere Maletto da Catania il viaggiatore in carrozza impiegava 10 ore con il fucile sempre pronto a sparare per difendersi dagli attacchi dei briganti.

Il fenomeno dell’emigrazione dell’inizio del ‘900; l’alto contributo di sangue dato da queste popolazioni nella prima guerra mondiale. L’energia elettrica degli anni ’20 e ’30 che illuminò anche fisicamente i luogo, traendola dall’oscurità.

Gli scontri cruenti e i bombardamenti dell’agosto 1943, che videro la zona teatro di eventi tragici eventi bellici, con molte vittime ed immensi danni, specie a Randazzo il cui centro storico che era un gioiello medioevale venne distrutto per l’86%.

Le lotte dei contadini di Bronte, Maletto e Maniace, per l’assegnazione delle terre della Ducea di Bronte degli anni ’40 e ’50, che sfociarono nella riforma agraria, descritte e documentate con rare fotografie da Franco Pezzino, nel suo libro sul lavoro del 1984 e dal Sac. Nunzio Galati che fu anche un testimone dei fatti. Carlo Levi, dopo aver soggiornato a Maniace, pubblicò nel 1955 il libro Le parole sono pietre evidenziando l’assurdo anacronismo storico della persistenza di un perduto modo feudale.

La ricostruzione di questi paesi che si sono trasformati radicalmente, da antichi borghi medioevali in moderne cittadine dotate di nuove infrastrutture e servizi.

La ricostituzione di Maniace con gli abitanti provenienti da Tortorici, nel corso del primo ‘900, arricchendo di nuova cultura e tradizioni il comprensorio e la susseguente nascita del comune autonomo nel 1981, nella bella e fertile valle attraversata dal Simeto, già sede di floridi ed antichi insediamenti.

Un lungo percorso di fatti e avvenimenti che svolgendosi per diversi millenni, danno la dimensione dell’intesa presenza umana in questo versante dell’Etna e che ha lasciato un consistente patrimonio culturale, formato da siti archeologici, monumenti, castelli, chiese, palazzi, centri storici, lingua, cultura, tradizioni.

Giorgio M. Luca

23 Settembre 2006
 

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