Cenni storici sulla Città di Bronte L'Associazionismo a Bronte Il Circolo degli Onesti Operai Gli anni 1890-1894 furono anni difficili, contrassegnati da sfruttamento dei lavoratori, stentato sviluppo economico, povertà e miseria, sovente sfocianti in veri e propri conflitti sociali o lotte per conquiste civili. Anni segnati dal tema della violenza, da leggi speciali, cariche di polizia, morti e arresti (eccellente quello dell’on. De Felice Giuffrida Giuseppe durante lo stato d’assedio proclamato dal Ministro degli Interni Francesco Crispi, suo conterraneo), domicili coatti, perquisizioni e disarmo, soppressioni di giornali e censura. Anni di lotte sociali specie fra i lavoratori, nelle miniere, e tra i bracciati, in agricoltura, contro i padroni (Pirandello, I vecchi e i giovani). In questo periodo in buona parte della Sicilia ed anche nelle zone etnee andavano sorgendo leghe, federazioni e fratellanze con un associazionismo operaio, a tinte democratico-sociale o repubblicano-sociale. A Bronte, anticipando i tempi, già dal 1885 si era costituita un’Associazione di Operai avente titolo "Società degli Onesti Operai di Bronte". Tendeva al miglioramento delle condizioni sociali delle classi lavoratrici. | Nel periodo, di estremo disagio per la maggior parte della popolazione, v'era tutto un proliferare di idee e di iniziative finalizzate a scopi sociali, al mutuo soccorso e all'aiuto ai bisognosi. Dieci anni dopo avrebbe portato anche alla nascita di ben quattro Istituzioni a carattere creditizio, fra le quali la Cassa Agraria di Mutuo, caratterizzate anch'esse, più che dal prestito in denaro, dallo scopo di migliorare le condizioni economiche, civili e religiose dei soci. A favore dei povere, quarant'anni prima, nel 1846, era stato istituito anche un Monte agrario in frumento. Padre Gesualdo De Luca nel 1883 scriveva che «secondo le leggi ed i costumi di quel tempo, andò soggetto al capo della Provincia denominato Intendente. Questi sceglieva ogni due anni due deputati; e la distribuzione delle derrate si faceva da una commissione composta dal Sindaco, dal Parroco e dai Deputati del Monte, a proporzione delle terre che ogni colono povero coltivava. Pochi anni andò bene questa istituzione utilissima, poiché il frumento non fu dato a chicchesia, ma soltanto a coloni poveri...». Successivamente con una distribuzione allargata ad altri il Monte agrario fu causa di liti e chiuse i battenti. Le finalità associative del Circolo degli Onesti Operai, come da art. 2 dello Statuto, erano: l’amore fraterno, il miglioramento morale e materiale sia individuale che collettivo, grazie all’istruzione intesa come completamento della civilizzazione della classe operaia; il mutuo soccorso per sollevare nelle afflizioni e nei bisogni i soci. Anticipatrici e socialmente importanti gli articoli 20 e 28. Il primo recita: "Se un socio dopo aver pagato 10 anni consecutivi, per vecchiaia o malattia si renderà invalido al lavoro, dopo attestato medico, si avrà diritto al sussidio vitalizio di cent. 50 al giorno, salvo dal Consiglio poterlo aumentare." Il secondo dice: "Pel perfezionamento delle arti ed industrie, il Circolo manterrà un giovine operaio, figlio di un Socio, in una città del Regno per perfezionarsi nell’arte sua coll’assegno non maggiore di lire 1,70 al giorno. Il giovine figlio del Socio dovrà conoscere bene un’arte qualunque e dovrà essere in età da 17 a 21 anni. Nelle disposizioni generali è interessante l’art. 95 che riportiamo qui di seguito: "La bandiera del Circolo è la nazionale, da una parte essa porta nel mezzo due mani che si stringono, emblema dell’unione e fratellanza, ed intorno, per corona ad essi, alquanti strumenti di ogni arte con lo scritto: Coalizione, Mutua Soccorso, Istruzione". Il numero totale degli articoli dello Statuto-Regolamento è di 103. Dopo un’attenta lettura dell'antico Statuto-Regolamento sorge spontaneo domandarsi come mai nello stesso, nonostante l'estrema miseria dei ceti meno abbienti, non si accenna né a lotte né a rivendicazioni. La risposta potrebbe essere che le ferite dei fatti del 1860 non erano del tutto rimarginate e che l’ammonimento lasciato da Bixio ai popolani di Bronte sia stato pungolo per una svolta in campo civile. Naturalmente è la nostra personale opinione. Nel gennaio 1887 visitò la Società Operaia di Bronte il quinto discendente di Horatio Nelson, il duca Alexander Nelson Hood. Nel corso del suo discorso invitò gli operai all’unità ed alla compattezza per conseguire il giusto progresso e “l’incivilimento” ed a istituire fra loro una Cassa di Risparmio, per la quale lasciò un generoso contributo. Il V duca fu acclamato presidente onorario della Società. |
| | L'associazionismo socio-operaio, iniziato a Bronte nel lontano 1887, continuò successivamente sotto forma di Circoli e Associazioni aventi anche carattere ricreativo-culturale. Nei primi anni del 1900 oltre al noto Casino di Conversazione dei civili (Oggi Circolo di Cultura Enrico Cimbali) figuravano a Bronte la Società Unione Popolare, la Società di M. S. Annunziata, la Società Agraria, la Lega Democratica Cristiana e la Lega dei Contadini. Nella foto sopra, la sede del "Dopolavoro Operaio" (in seguito trasformato in "Pubblico Impiego" e poi scomparso), posta sul Corso Umberto (di fronte al Real Collegio Capizzi) negli anni 1950. Molti i circoli e le associazioni che ancor oggi a Bronte danno un notevole impulso ad iniziative sociali, culturali e ricreative: ricordiamo il "Circolo Operaio", il "Circolo Lavoro e Cultura Antonino Grassia" e il secolare "Circolo di Cultura Enrico Cimbali" (l'antico "Casino di compagnia dei Civili" messo a fuoco dai rivoltosi del 1860). Probabilmente uno dei più antichi sodalizi della Sicilia. |
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Il Circolo degli onesti operai Il Fascio de' lavoratori Nicola Spedalieri Il Casino di compagnia dei Civili La Cassa Agraria di Mutuo Il Partito d'Azione
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Società operaia “Fascio de’ lavoratori Nicola Spedalieri”
Istruzione e Mutuo soccorso Un’altra “Società” che, similmente al Circolo degli Onesti Operai, mirava al miglioramento morale e materiale dell’individuo e della collettività, all’istruzione della classe operaia ed al mutuo soccorso fu fondata a Bronte nel 1892. Prese il nome dal primo promotore dei diritti dell’uomo, dal nostro filosofo Nicola Spedalieri, ed in suo onore fu infatti denominata Società operaia “Fascio de’ lavoratori Nicola Spedalieri”. Seguendo le idee ed i dettami del filosofo nacque con lo scopo di «coltivare la mente e l’animo de’ soci con letture e conferenze istruttive e morali sui diritti e doveri dell’uomo e del cittadino, sulle (…) leggi fondamentali e sulle istituzioni civili». Si prefiggeva, inoltre, «l’istituzione ed il funzionamento di una scuola per insegnare a leggere e scrivere a quegli operai, che sono privi di ogni rudimento di istruzione» ed a tale scopo il sodalizio aveva anche una biblioteca sociale. Seguendo poi la tendenza dell’epoca il “Fascio de’ lavoratori”, oltre al miglioramento culturale dei soci, aveva anche scopi mutualistici «pel miglioramento della condizione de’ soci». Lo Statuto - 28 articoli di poche righe ciascuno - prevedeva che ogni socio maggiorenne (anche all’ora considerato al raggiungimento dei 21 anni di età) pagasse cinquanta centesimi al mese e che dal Capitale sociale fosse prelevato un sussidio giornaliero (non superiore ad una lira al giorno e non oltre i sei mesi) a favore del «socio ammalato, che si trovi in assoluto bisogno». Non sappiamo quanto è durata la Società operaia né dove avesse la propria sede sociale. Lo Statuto fu approvato dall’assemblea dei soci il 12 Novembre 1892 e sicuramente fino ad Agosto del 1895 il Fascio de’ lavoratori Nicola Spedalieri” continuava ad operare. Lo sappiamo perché sul Certificato di ammissione e sulla copia di Statuto che abbiamo visionati, figurano i versamenti mensili dei 50 centesimi fino a tale data. Il Certificato era stato emesso a nome del «socio Isola Gaetano di Antonino, di anni 30 da Bronte, di mestiere negoziante, ammesso nella Società lì 12 Novembre 1892» e firmato dal Presidente S. Dandrea e dal Segretario A. Castiglione. Al “Fascio de’ lavoratori Nicola Spedalieri” potevano iscriversi oltre agli operai anche altri “ceti sociali”, anche se con notevoli limitazioni e solo come soci onorari. Stranamente lo Statuto prevedeva anche che per le cariche onorarie si doveva ricorrere «al ceto dei professionisti» e che per le cariche più importanti (quelle di direttore, vice direttore, segretario, cassiere ed economo) dovevano essere scelte persone «del ceto, detto in Bronte dei Civili». Il presidente ed il vice-presidente onorari, il direttore ed il vice-direttore, il segretario, il cassiere e l’economo non avevano diritto di voto, potevano «però assistere alle sedute per dare i loro lumi». Compiti precipui poi del Direttore, o per lui del Vice-Direttore della Società Operaia, avere «cura di coltivare la mente e l’animo de’ soci con letture e conferenze istruttive e morali sui diritti e doveri dell’uomo e del cittadino, sulle nostre leggi fondamentali e sulle nostre istituzioni civili», con conferenze tenute, secondo il bisogno, una o due volte la settimana. Inoltre era loro compito curare «l’istituzione ed il funzionamento di una scuola per insegnare a leggere e scrivere a quegli operai, che sono privi di ogni rudimento di istruzione». Insomma compiti non da poco e forse proprio per questo, venivano scelti «nel ceto, detto in Bronte dei Civili». E niente sconti sulla legalità. Sulla questione morale lo Statuto non ammetteva deroghe: non consentiva l’iscrizione a socio agli «operai ammoniti, nè a quelli che fossero stati condannati a pene infamanti» «per reati contro la proprietà e contro il pudore». E qualora l’operaio ammonito o condannato faceva già parte del sodalizio doveva essere «radiato dall’albo dei soci» (oggi personaggi simili vengono eletti senza particolari scandali al nostro Parlamento come nostri rappresentanti). Dovevano essere trascorsi almeno tre anni dall’espiazione della pena per poter essere ammessi a socio della Società operaia e chi fosse stato ammonito o condannato doveva «aver dato prove di buona condotta». Un esempio per i nostri tempi nei quali si continua a parlare a vanvera della “questione morale” ma non si riesce ad avere un Parlamento o un Consiglio senza più condannati o liste elettorali “pulite”. Ciascun socio, poi, «nel suo interesse, e pel decoro della società e del paese, deve tenere una condotta irreprensibile» pena «dopo tre avvertenze dalla Commissione di vigilanza» l’espulsione dalla Società. E niente cariche a vita nel “Fascio de’ lavoratori Nicola Spedalieri”: «Tutte le cariche, recitava lo statuto, sia effettive, sia onorarie, comprese quelle del Direttore e del Vice-Direttore, del Segretario e del Vice-Segretario, del Cassiere e dell’Economo durano un anno. La prima domenica di Dicembre si procederà al rinnovamento delle Cariche e si prenderà possesso di esse il 1° Gennaio». Un’ultima annotazione: oltre al mutuo soccorso lo Statuto prevedeva anche che «in caso di morte, i soci dovessero accompagnare il confratello al camposanto preceduti dalla bandiera sociale». (nL, Ottobre 2012)
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| Movimenti associativi a Bronte […] Anche nella provincia di Catania esisteva un movimento associativo, ma era piuttosto debole e disgregato e in realtà poco contribuì allo sviluppo dei fasci. A Bronte per esempio, per tornare nel nostro piccolo, esisteva un debolissimo movimento associativo, che nel 1877 si concretizzò nella fondazione della “Società Operaia” un’associazione nata all’ombra della monarchia costituzionale i cui soci effettivi erano solo 26 e il cui presidente, il falegname Filippo Isola poco poté fare per attuare lo scopo del mutuo soccorso. Qualche anno più tardi, precisamente il 5 febbraio 1885 venne fondata un’altra associazione, “Società dei Muratori Nicola Spedalieri”, anch’essa era di ispirazione monarchico costituzionale e perseguiva lo scopo del mutuo soccorso. La società però non ebbe lunga vita, infatti il 1° maggio 1892 fu costretta a sciogliersi “per non avere mezzi sufficienti a poter pagare almeno l’affitto del locale”. Da questi brevi flash sulla situazione del movimento associativo a Bronte si può facilmente pervenire alla conclusione che nel paese i tempi non erano ancora maturi e che una vera coscienza di classe non si era ancora formata. […] Dall’elenco delle società operaie e politiche del mandamento di Bronte fornito dalla Questura, sappiamo dell’esistenza del “Circolo Annunziata” società a sfondo cattolico, così almeno dichiarava, fondata nel 1885. La presidenza della stessa era stata affidata a Nunzio Pace Saitta, un noto possidente del paese mentre del consiglio di amministrazione facevano parte: Fallico Francesco, Zappia Luigi, Aidala Giuseppe, Isola Nunzio, Saitta Francesco. La società non fece stampare alcun statuto e dichiarava di avere lo scopo di riunire i cattolici. Dalle osservazioni fatte dalla Questura si evince invece che: “sotto finzione della riunione di cattolici si mantiene vivo il fuoco di propugnare le esigenze del partito Saitta, che sacrificava le esigenze del paese e quelle della Ducea di Bronte, usurpatrice dei terreni comunali, ma il cui proprietario inglese dà appoggio al partito. Si nota inoltre che fra i soci ed i frequentatori c’é qualcuno perfettamente ateo”. Come si può facilmente notare lo spirito corporativo e la coscienza di classe, sono veramente lontani dalla menti dei fondatori di tale società. Non molto diverse le condizioni dell’altra associazione, denominata: “Fascio dei lavoratori Nicolò Spedalieri” fondata, non a caso, il 13 ottobre 1892, cioè meno di un mese prima delle elezioni generali politiche del 6 novembre 1892. Anche qui infatti, dietr o il paravento del mutuo soccorso e della difesa degli interessi della categoria, peraltro molto eterogenea, si perseguiva lo scopo di rafforzare il partito Cimbali in occasione appunto delle prossime elezioni del 6 novembre. Dopo la elezione comunque la società continuò ad esistere, e pare, secondo le osservazioni del Questore di Catania, “che voglia perseguire lo scopo del mutuo soccorso, ma non senza essere estranea al partito amministrativo locale per appoggiare quello dell’on. Cimbali”. (Franca Spadafora, “Notabili e lotte politiche a Bronte 1860-1914”, TdL, Università di Catania, Facoltà di scienze politiche, Anno accademico 1991/92) | IL PRESIDENTE GIUSEPPE DI MULO RACCONTA LA STORIA DI UNO DEI PIÙ ANTICHI SODALIZI DI BRONTE
Le lotte del Circolo Operaio Si è distinto per le battaglie “in difesa del benessere della collettività” Dagli anni Cinquanta in poi il Circolo Operaio di Bronte è stato artefice di una lunga serie di lotte per “migliorare le condizioni di vita dei propri concittadini”. E se oggi, a distanza di tanti anni, la storia viene vista sotto una certa ottica, a quel tempo, in pieno “boom edilizio”, quando si scese in piazza per sollecitare più cemento dalle “Cementerie Augusta”, o quando si sensibilizzarono le istituzioni per estrarre il gas e il metano da questo territorio, la storia veniva vista sotto un’ottica diversa. Per i motivi che sappiamo, non ultimo la situazione economica. Del resto, anche un uomo lungimirante e colto come Enrico Mattei, negli anni Sessanta, coltivò il sogno di affrancare l’Italia dalle devastazioni della guerra attraverso l’estrazione degli idrocarburi. A Bronte lo stesso sogno lo coltivarono, anni dopo, molti cittadini. “Fu il sodalizio degli operai”, dice l’attuale presidente del Circolo Giuseppe Di Mulo, “a lottare perché l’Agip aprisse quattro pozzi in contrada Càntera e in contrada Pomaro. Due di questi operano ancor oggi e danno lavoro a diverse famiglie”. Ma quella fu una delle tante battaglie, dice ancora Di Mulo. A svettare per l’impegno sociale profuso nel dopoguerra fu Nunzio Pinzone, presidente del sodalizio dal 1946 al 1960. Basta leggere il “Manifesto storico del Circolo Operaio di Bronte” affisso in sede e vergato a mano negli anni della presidenza di Arcangelo Gorgone, per comprendere come, da questi personaggi dotati di senso di umiltà e di giustizia sociale, nascano le piccole e grandi conquiste: “Fra i soci fondatori risalta intenzionalmente in prima posizione il nome di Nunzio Pinzone che, per parecchi mandati, ha ricoperto la carica di presidente, funzione nella quale si è distinto per impegno, operosità ed efficaci interventi per la crescita del sodalizio i cui soci, riconoscenti, gli hanno rinnovato all’unanimità la loro fiducia elettiva. Altri presidenti sono stati Giuseppe Russo, Nunzio Pappalardo, Giuseppe Mazzaglia, Giuseppe Zappalà, Giuseppe Leanza, Saverio Lazzaro, Nunziato Saitta. Ma l’origine di questa “libera associazione apolitica di cittadini brontesi” risale al 1887, quando fu fondata la “Società degli Onesti Operai”, successivamente denominata “Dopolavoro Operaio”. Da allora le finalità del Circolo sono state quelle di “affratellare, unire, promuovere, difendere, curare e tutelare gli interessi di tutti i lavoratori e dell’intera collettività brontese”. Di quel periodo, poco o nulla resta negli archivi del sodalizio. “È dopo la Seconda guerra mondiale”, seguita il presidente, “che l’associazione acquisisce la denominazione di ‘Circolo Operaio’ e si intesta diverse battaglie per il bene comune”. L’1 luglio 1946 “per opera di una cinquantina di artigiani locali” il circolo riprende la sua attività. Particolarmente significative le foto di quegli anni che ritraggono la folla in piazza. Diverse le sedi dove il sodalizio è stato ospitato: da quella di via Umberto occupata negli anni della ricostruzione post bellica a quella di via Cardinale De Luca (dall’1 maggio 1958 al 24 marzo 2001) che resta “l’indimenticabile sede storica per la classe operaia brontese dove si svolsero serrati dibattiti, lotte e manifestazioni”. Il 25 marzo del 2001 un’altra svolta. “Sotto la presidenza di Vincenzo Spedalieri, la sede del Circolo si è trasferita nei locali di corso Umberto 226 e di via Saitta 6, la cui proprietà, per Statuto, appartiene a tutti i soci”. Attualmente i soci sono 350. “Da tempo”, prosegue il presidente, “il sodalizio viene frequentato da una gamma eterogenea di classi sociali che si confrontano soprattutto sulla vita e sul futuro della comunità locale”. [Luciano Mirone, L’Informazione, Ottobre 2011] |
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