28 Dicembre 2010
Maria Martello "Sanare i conflitti" e rimarginare le ferite dell'anima In "Sanare i conflitti" il giudice onorario Maria Martello aiuta a percorrere un viaggio interiore per superare le difficoltà di relazione tra marito e moglie, genitori e figli, amici “Lo sa che anche i volti parlano? Gli effetti della mente sul corpo sono visibili sulle persone. Ho un’amica di 86 anni che ha un viso bellissimo, nonostante le tante esperienze le avventure di una vita autenticamente vissuta. Mentre vedo ragazze di 30 anni dal viso già devastato”. Maria Martello è giudice onorario della sezione minorenni della Corte d’Appello di Milano, che si occupa tra l’altro di separazioni, di adozioni e di affido. Vanta anche una vastissima esperienza, ultradecennale, al Tribunale dei minori. Da sempre si occupa di conflitti interrelazionali e con ottimi risultati (“con me i fascicoli si chiudevano per sempre. Significava che i problemi venivano risolti e chi ne era coinvolto se li lasciava alle spalle”). La sua esperienza è stata distillata in un volume molto utile a tutti. Si intitola “Sanare i conflitti” (Guerini editore) ed è un viaggio all’interno della propria persona per diventare adulti. Un libro che insegna a fare i conti con sé stessi, perché sanare un conflitto è come sanare una ferita dell’anima. Un lungo viaggio attraverso la propria vita, i propri sogni, la grammatica delle proprie relazioni, l’umorismo, la cura di sé (che non è solo quella fisica ma significa soprattutto nutrire il proprio spirito), la fiducia, la paura, la rabbia (dietro la qual c’è sempre la paura), il silenzio, perfino il respiro. Un’avventura interiore che passa dalla creazione della propria autobiografia perché, come spiega il grande psicologo americano Pennebaker, la scrittura autobiografica aiuta a organizzare e capire, per poi superarli, i propri disagi. Con una stella polare: “Alla fine non bisogna cambiare la propria persona o le persone con cui si è in contatto, ma il proprio modello di relazione. Ho conosciuto persone che pensavano di sfuggire ai loro problemi cambiando la seconda o la terza moglie, senza capire che il loro problema stava dentro di sé, nel proprio modello di relazione”. - Dottoressa Martello, i conflitti tra moglie e marito, tra genitori e figli sono aumentati negli anni? Ce lo dica dal suo osservatorio privilegiato. “C’è senza dubbio un imbarbarimento delle relazioni interpersonali. La gente è più fragile, più spaventata e per questo più aggressiva. Non posseggo dati precisi per descrivere la dimensione del fenomeno. Ma le posso dire che quando passo dall’ufficio del presidente di sezione, dove sono in attesa i coniugi in attesa di separazione o di divorzi, provo quasi un senso di angoscia per la folla di gente che staziona intorno alla sua porta”. - Da cosa nasce l’idea di questo libro? “Questo saggio è frutto della mia esperienza di insegnamento ai corsi di formazione per la prevenzione generale del disagio. Diventa un percorso di “autoformazione”. Gli studenti potrebbero averne molti vantaggi, ma non solo loro, anche i padri e le madri. Gli individui a tutto si preparano tranne che a diventare adulti”. - Quali sono le cause di questo imbarbarimento, come lo chiama lei, nelle relazioni interpersonali? “Il problema è che si vanno disgregando gli impegni sociali e i valori etici, laici e religiosi. Il contesto culturale in cui siamo immersi non aiuta”. - Si riferisce alla Tv, la cattiva maestra, come diceva Popper? “Non solo cattiva maestra. Ma anche devastatrice. La Tv fa un grosso danno in tema di conflitti, perché tende a teatralizzarli, a metterli sulla scena, senza la delicatezza e il pudore che esigerebbero certe vicende personali. I conflitti non si risolvono barbaramente l’uni contro gli altri armati. Ma gli autori dei programmi devono bucare lo schermo. Provocando danni simili a quelli dell’intervento dell’avvocato nelle crisi. L’avvocato, tende ovviamente a sposare la tesi del suo cliente e per vincere la causa tende a radicalizzare i conflitti anziché mediare”. - Dove avvengono i maggiori conflitti? “Prevalentemente in famiglia”. - Il suo lavoro la costringe a navigare spesso in un mare di dolori e lacerazioni…non sembra un mestiere piacevole. “Al contrario, risolvere i conflitti è motivo di grandi soddisfazioni. Ne ho avute tante. La situazione più bella è quando due persone che si sono amate e poi sono divenute nemiche fino a desiderarne la distruzione, tornano a riconoscere il valore dell’uno e dell’altro individuando un modo per vivere il loro passato con serenità. E soprattutto tornano a essere genitori, regalando ai figli una delle cose che serve maggiormente: il fatto che loro possono essere unici e diversi. Per me ogni conflitto risolto è come un diamante conservato in un scrigno prezioso, come un valore aggiunto regalato alla mia vita”. [Francesco Anfossi, Famiglia Cristiana del Dicembre 2010] Fermate il mobbing - Io voglio scendere!
di Luisa Ciuni Il personaggio La professoressa Maria Martello illustra con uno studio un nuovo strumento utile anche fra le mura domestiche | In un mondo sempre più agitato da guerre e conflitti, c’è anche chi studia le modalità per uscire dalle piccole lotte quotidiane che si scatenano nelle case, negli uffici, in tutti i luoghi. In nome dell’intelligenza emotiva e di uno strumento nuovo - di cui spiega anche l’uso legale — chiamato l’istituto della mediazione. Questa persona che nella materia è una pioniera nel nostro paese si chiama Maria Martello, splendida 52enne, docente a contratto presso l’università Ca’ Foscari di Venezia per l’insegnamento di Psicologia dei rapporti interpersonali (ma svolge lo stesso ruolo in molti corsi di formazione), è giudice onorario del tribunale dei minorenni di Milano e ha creato l’Istituto Deva che offre servizi di mediazione dei conflitti, di formazione e di progettazione. Di recente Maria Martello ha sintetizzato la propria visione giuridica della mediazione, che si accompagna in maniera stretta con una sua particolare visione del reale, nel testo «Intelligenza emotiva e mediazione, una proposta di formazione» (Giuffrè editore) in cui spiega l’importanza della conoscenza emotiva, l’importanza del suo impiego «preventivo» volto cioè a non fare sorgere conflitti o a mantenerli in un ambito fisiologico. E poi, se questi insorgono perchè non si riesce ad evitarli, dice come usare lo strumento della mediazione per risolverli evitando il lungo ed estenuante ricorso all’azione penale, per altro non sempre soddisfacente. La funzione della mediazione è stata riconosciuta importante soprattutto all’interno delle separazioni e dei conflitti familiari dove ha già dato i suoi frutti aiutando a risolvere quei rapporti fra genitori e figli messi in serio pericolo dal fallimento della coppia e dai problemi dell’affidamento. Ed ecco, secondo la teoria enunziata dalla professoressa Martello, la definizione della «mediazione» così come viene enunziata nel suo studio e - secondo gli studi della docente - la sua funzione nella società contemporanea. «La mediazione è una modalità di soluzione dei conflitti di diversa origine che, in tempi recenti, si è andata affermando in maniera crescente come modalità alternativa ai metodi della giustizia retribuita». «Serve – così prosegue il testo - a dirimere i conflitti fra gruppi giovanili, di vicinato, quelli intergenerazionali all’interno della famiglia, i dissidi fra gruppi di aeree geografiche diverse, i conflitti sulla proprietà pubblica». Proprio di questa nuova possibilità al servizio del cittadino, parliamo con la docente di psicologia del diritto. Dottoressa, è semplice ma corretto spiegare che l’arma della mediazione nella forma spiegata da lei serve, ad esempio, ad evitare che si arrivi a forme di mobbing? «Si, all’interno di una buona mediazione il mobbing non si sviluppa, al massimo resta nell’ambito del conflitto e della concorrenza reciproca; non dimentichiamo, del resto, che il conflitto fa parte della nostra vita. E’ la gestione sbagliata che ne facciamo a farlo degenerare e a renderlo un dramma. Nella mediazione comunemente intesa, la parte debole ha le stesse possibilità di espressione di quella forte, la quale spesso paga un prezzo analogo nel mobbing in termini di tensione e di angoscia». | | | Alcune foto (di New Press), tratte da "Il Giorno" del 17 gennaio, con una serie di belle espressioni di Maria Martello, 52 anni, esperta di psicologia, giudice onorario dei minori al Tribunale di Milano e docente universitaria. Nella foto a destra in basso, Maria Martello, 52 anni, al tavolo dove lavora e da cui ha lanciato in Italia il mezzo della «mediazione» | | Una che odia i conflitti inutili Specialista nell’utilizzazione dell’intelligenza emotiva i cui principi ha introdotto nella cultura italiana fondendoli con la nostra tradizione culturale legata all’Umanesimo, Maria Martello ha partecipato all’elaborazione del Progetto per l’istituzione dell’Ufficio di mediazione penale di Milano. Ha scritto «Percorsi di civiltà», un’enucleazione dei suoi interessi, seguito da «Nuovi percorsi di civiltà» e da «Oltre il conflitto», uscito nel 2003. «Intelligenza emotiva e mediazione» (Editore Giuffrè) rappresenta, quindi, il compimento di un iter di pensiero cominciato molti anni fa. |
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| Questo poi... E perché? «Perché ha la consapevolezza nella logica vincitore-vinto che la sua vittoria sia solo l’anticipo di una possibile controffensiva. Violenza chiama violenza». Invece la mediazione... «Stiamo introducendo piano piano il concetto di mediazione Adr (acronimo di Alternative Resolution Dispute, ndr) nella quale ci proponiamo di mediare fra i contendenti con una logica diversa da quella usata, fin qui, ad esempio dai magistrati. Cosa fa il giudice? Decide al posto delle due parti, sulla base delle sue conoscenze, tratte dal materiale fornito dalle parti stesse. Nella mediazione, invece, si comincia dalle due persone in conflitto e si tirano fuori tutti i motivi, anche quelli più profondi, che hanno causato il problema facendolo degenerare in scontro. E sulla base di tutto ciò che si viene a sapere si cerca di metterle d’accordo. Funziona. Basti dire, e lo si sa, che le sentenze spesso danno origine solo ad altri guai giudiziari o ad altri problemi di mobbing». Come può funzionare se il problema di mobbing è dovuto, che ne so... alla volontà di scalzare una persona per metterci la propria amante o per giochi interni di potere? «No, in questi casi nessuno può mediare, non serve. Ma nei casi in cui c’è uno spazio per agire funziona ed è più veloce di un processo e più efficace di una sentenza». La mediazione, quindi, al di là della casistica provocatoria che le ho sottoposto, in certi casi sarebbe preferibile alla sentenza del magistrato? «Direi di sì, dato che rappresenta una terza strada che cerca di contentare sia A sia B e non di dare più ragione ad uno rispetto che all’altro. Lo ripeto: certe sentenze non servono che ad alimentare altre cause. Qui invece si cerca una soluzione tenendo conto dei problemi di entrambi. In realtà la mediazione fa parte di una nuova filosofia del diritto ed è una prospettiva nuova che va inserita ancora nella mentalità corrente. Funziona perchè è innovativa, indica una strada diversa, anche se va molto ben insegnata e spiegata attraverso specifici corsi di formazione». Può indicarci un ambito entro il quale la funzione di questo mezzo è chiara agli occhi di tutti, non solo degli specialisti? «Certamente: solo da poco tempo, la Commissione Giustizia della Camera ha approvato l’obbligatorietà della mediazione prima del ricorso al giudice nel caso dei processi di separazione fra i coniugi, per quanto riguarda l’affidamento dei minori. Poi serve nei conflitti commerciali e questi non sono che esempi». A seguito della diffusione di questa nuovo istituto si formeranno nuove figure professionali con il compito non tanto di «mettere d’accordo » un po’ alla carlona ma di trovare una soluzione dei conflitti, che soddisfacendo le parti non finisca, per causare altri guai. Ecco come definisce la professoressa Martello questo nuovo lavoro nel suo saggio. «Oggi c’è bisogno del mediatore professionale ma c’è estrema urgenza del professionista mediatore di chi, cioè, usa i principi della mediazione nello svolgimento normale, quotidiano della sua professione». E così prosegue: «Il modello da me proposto, cioè quello dell’intelligenza emotiva, dalla mediazione del conflitto alla relazione non conflittuale, nasce dalla scoperta delle grandi possibilità offerte dal modello umanistico di mediazione per la risoluzione pacifica dei conflitti, dal diffuso e pressante bisogno di mediazione riscontrato nella mia prevalente professione di formatrice». Per spiegare a tutti: bisogna partire dal tentativo di evitare il conflitto e, solo se insorge, rivolgersi ad un professionista del problema. L’importante sta nel formare situazioni, sia familiari sia lavorative, in cui questo malessere non si sviluppi. E affinché questo avvenga è necessario che vi sia in servizio gente preparata «che non li faccia nascere». E se la diffusione nell’ambito lavorativo di questo strumento è ancora un buon proposito o un progetto che si svilupperà negli anni a venire, nell’ambito scolastico e familiare la mediazione, adattata all’Italia ma comune nella mentalità anglosassone, sta dando i suoi frutti nel lavoro coi minori e nell’ambito scolastico. Ed è sicuramente importante l’analisi della dottoressa Martello del ruolo di questa figura nei problemi che sorgono fra coniugi in via di separazione e della necessità che una persona esterna al problema della coppia e capace di sciogliere i nodi causati e causa dal fallimento coniugale. «In certi casi - sono parole del testo - la normalità viene messa duramente alla prova fino a diventare disagio, malessere e devianza, violazione della dignità del minore». La funzione di un operatore ben preparato serve, in questi casi, a fare si che non sia il bambino in oggetto a doversi fare carico dei problemi dei genitori rinunziando - è solo un esempio - a vederne uno per non dispiacere all’altro. In questi casi la figura del mediatore rappresenta quella di una persona esterna ai guai casalinghi nelle cui mani il giovane si mette per evitare di subire il malessere dei genitori che se lo contendono, oltre al proprio. Sicuramente una buona cosa. [Tratto dal quotidiano di Lunedì 17 gennaio 2005, che ha dedicato un'intera pagina della rubrica “La cultura” alla nostra concittadina Mariolina Martello] |
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