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L'educatore Pietro Graziano Calanna

Personaggi illustri di Bronte, insieme

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Istitutore delle pubbliche scuole delle donzelle di Bronte

Pietro Graziano Calanna

Uomo di santa vita, di talento, devoto, formato in tutti gli studi

Calanna Pietro GrazianoFino al 1778 (anno di apertura delle scuole del Collegio Capizzi) l’analfabetismo dominava incontrastato tra il popolo di Bronte, privo, come tutti i piccoli comuni, di scuole; agli studi potevano accedere solo il clero ed i figli dei nobili (i "civili").

Per secoli il Comune etneo aveva attraversato periodi di gravi strettezze: posse­deva ben poco, essendo stato espropriato di tutto nel 1494 (quando Papa Inno­cenzo VIII donava l'Abbazia di Maniace e i sui possedimenti all’Ospedale Grande e Nuovo di Palermo) e ancora una volta nel 1798 (con il sovrano borbonico del momento, re Ferdinando I, che conce­deva in perpetuo a Horatio Nelson le terre e la città di Bronte).

Priva di mezzi, ben poco riusciva a realizzare l'"Universitas" brontese nel campo della for­ma­zione dei giovani; la scuola era il meno che interessava allora.

Fortunatamente, quello che non poteva fare il Comune lo facevano i preti. La beata ignoranza nella quale viveva la popolazione era alleviata solo da quel pochino di leggere e scrivere che insegnavano i parroci.

In quei secoli, d'altra parte, l'istruzione elementare e secondaria era quasi tutta in mano alle corporazioni religiose: Filippini, Teatini, Minoriti, Scolopi e sopratutto Gesuiti che, fin dal 1548,  avevano fondato numerosi collegi in Sicilia. Anche a Bronte era così: riuscivano a darsi un'istruzione scolastica solo il clero e i figli dei "civili".

Agli altri, ai popolani, solo la scuola parrocchiale e quel poco che poteva essere inse­gnato nell'Oratorio di S. Filippo Neri, sorto accanto alla chiesa di Maria SS. della Cate­na nel XVI secolo, o dai Frati Minori Osservanti venuti a Bronte verso il 1585 e dai padri Cappuccini venuti verso il 1627.

Naturalmente non era sufficiente ai bisogni della popolazione anche perchè non esi­steva assolutamente nulla per l'istruzione delle ragazze.



 
Pietro Graziano Calanna (di Nunziato Petralia)

Immagini di Pietro Gra­ziano Calanna "istitu­tore delle pubbliche scuole delle donzelle di Bronte" nato a Bronte il 14 aprile 1755 da Pietro Filip­po e Maria Lom­bardo e morto, sempre a Bronte, il 16 ottobre 1832. Studiò lon­ta­no da Bronte, nel Seminario di Mon­reale, dove appe­na ven­ten­ne, era già lettore di metafisica e geometria.

Prima di fondare nel suo paese natale le Scuole visse a Napoli e a Ro­ma (nella casa dei padri dell'Ora­torio di S. Filippo Neri).

Le due foto sopra sono tratte da quadri conservati nel Col­legio Capizzi. Quello in alto a sinistra è stato dipinto da Nunziato Petralia nel 1913; quello accanto a destra è un particolare tratto dal quadro Uomini illustri di Bronte (1874) di Agostino Attinà.

La scuola dell'oratorio per altro erano manchevoli, vi si insegnavano infatti solo i primi elementi di grammatica italiana e latina. Per far continuare gli studi le famiglie erano costrette a mandare i propri figli nel Seminario di Monreale o altrove.
Ma l'andare a Monreale tornava disagevole sia per la distanza che per le difficoltà ed i pericoli della strada (attraverso le regie trazzere delle montagne da Bronte a Palermo si impiegavano quattro giorni) onde maggiore fu sentito il bisogno di aprire scuole nel proprio paese.

Poi finalmente venne il Capizzi.

L'ardita opera voluta nel 1774 dall'umile sacerdote (aveva iniziato gli studi nell'Ora­torio di S. Filippo Neri ma anche lui era stato costretto a lasciare Bronte per pro­seguirli), diede una radicale soluzione al problema dell'istruzione e della formazione scolastica dei giovani brontesi.

Il Capizzi progettò per loro un maestoso Collegio che "servisse per l'istruzione cristi­ana dei poveri campagnoli; contenesse scuole primarie e secondarie di letteratura italiana e latina, filosofia, teologia, diritto canonico e matematica; con due classi distinte, scolare­sca esterna, e convitto interno con grandi cameroni..." (G. De Luca, Storia della Città di Bronte).

Per secoli fu una fucina di sapere e pose il paese in posizione di sicura preminenza sugli altri centri della Sicilia.

Ma le ragazze brontesi ne erano escluse: era inimmaginabile in quel periodo che qualcuna di loro potesse frequentare le aule del Collegio (lo potranno fare solo secoli dopo, nel 1919, sotto il Rettorato di Vincenzo Portaro).

Mentre l'organizzazione scolastica maschile risultava completa (scuole elementari per ragazzi presso i conventi dei Cappuccini e dei Minori Osservanti, scuole superiori nel Collegio Capizzi), mancavano soltanto le scuole per le ragazze che, a prescindere dal ceto di appartenenza, potevano essere affidate dalle famiglie solo nelle mani di maestre private spesso ignoranti ed in grado soltanto di dare lezioni nei lavori donneschi, o di pinzocchere (monache di casa) che, alla bene o meglio, insegnavano un pò di dottrina cristiana.

«Suore bizocchere, ed oneste donne innutte, o vedove onestissime di grave età se ne occupavano. Loro compito era quello di educare le figliolette nel timore di Dio ed ai primi lavori di ago e maglia. I civili feceano in propria casa da qualche uomo perito istruire le proprie figlie nel disegno, ricamo, leggere e scrivere. Non si aveano però pubbliche scuole gratuite per le ragazze.» (G. De Luca)

L'apertura del femminile Collegio di Maria, voluto da Maria Scafiti ed approvato con regio decreto del 1780 stentava a avviarsi anche a causa di lunghe liti con gli eredi dei generosi fondatori (solo nel 1875 ne fu approvato lo statuto) ed allora, ancora un altro sacerdote, Pietro Graziano Calanna (Bronte 14.4.1755 – 16.10.1832), di ritorno a Bronte dopo quaranta anni trascorsi prima a Monreale (dove insegnava Metafisica e Geometria) e dopo fra Roma e Napoli (presso le Congregazioni dell'Oratorio di S. Filippo Neri), forte dell'espe­rienza acquisita a favore delle giovani, idea e progetta la forma­zione scolastica femminile a Bronte.

Anche lui per poter continuare gli studi erano stato costretto ad allontanarsi dal proprio paese.

Il 1 Maggio 1823, col contributo del Comune, di William Nelson, II° Duca di Bronte, e di altri benestanti, pone mano alla istituzione della prima delle scuole femminili nel suo paese natale demandando l’amministrazione dell’istituto ad una commissione di quattro cittadini, affiancati dal sindaco.

Istituita per legge nel 1816 la scuola elementare obbligatoria per maschi e femmine in ogni Comune, Pietro Calanna supera tale legge progettando l'apertura di quattro scuole femminili nei principali quartieri (Soccorso, S. Giovanni, Annunziata e Catena; nel 1865 si aggiungerà quella del quartiere di S. Vito).

Aperta la prima scuola risultò così numeroso l’afflusso delle ragazze che si rese necessaria l'apertura della seconda, per la quale ottiene un contributo dal re Francesco II (400 onze).

Dettò personalmente, sul modello dei Collegi di Maria e di quanto aveva fatto Ignazio Capizzi per il Real Collegio Borbonico, le istruzioni ed i regolamenti, approvati dalla Commissione di P. I. di Palermo (un com­pen­dio di educazione religiosa, di galateo, e di insegnamento di principi letterari, disegno, taglio e cucito e tutto quanto serviva a formare buone, religiose madri di famiglia).

Per il Calanna l’istituzione doveva restare un’opera pia e non religiosa; le fanciulle dovevano apprendere non solo il senso religioso della vita, ma anche quello del lavoro, appropriato alla donna, insieme con tutte le altre conoscenze (storia, geografia, far di conto) quale oggetto dell'insegnamento del leggere.

Materie dell'insegnamento: leggere, scrivere, arte di fare i conti e lavori domestici con sei ore di lezioni al giorno: tre la mattina e altrettante nel pomeriggio, in inverno solo tre ore la mattina.

Pietro Calanna ("uomo di santa vita, di talento, devoto, formato in tutti gli studi", lo definisce Benedetto Radice) riuscì nella sua opera: prima di morire (1832) le Regie scuole erano funzio­nanti in tre quartieri.

Altre due furono aperte dopo la sua morte: la Catena nel 1865 e quella di S. Vito nel 1867, dal sac. Giuseppe Di Bella, rettore del Real Collegio Capizzi e nuovo direttore delle scuole.

Le insegnanti delle scuole erano prima maestre laiche o terziarie (bizzocche), succes­siva­mente le maestre furono suore terziarie; nelle scuole erano presenti anche il sacerdote confessore, il catechista, il celebrante, ecc.

Dal 1898 diresse per 23 anni le Regie Pubbliche scuole femminili il Sac. Don Nunzio Luca (Bronte 1846-1921, Presidente della Congregazione di Carità ed anche consi­gliere comunale), che le gestì con zelo ed affetto aumentandone e valorizzandone anche il patrimonio.

  

Pietro Graziano Calanna1823 - Le scuole

«Il Calanna, a somiglianza dei Collegi di Maria, al­lar­ga la sua visuale: le fanciulle devono appren­dere non solo il sen­so religioso della vita, ma anche quel­lo del lavo­ro, ap­pro­priato alla don­na, insieme con tutte le conoscenze (sto­ria, geo­grafia, dise­gno) quale oggetto dell'inse­gna­mento del leggere.

Scrive chiaramente che "non si è voluto qui aprire delle sem­plici scuole, ma fondare un'opera pia, per cui non in Case religiose, ma dentro i loro rispettivi quartieri, le ragazze possano ricevere questa edu­cazione, un'opera che ha di mira princi­palmente la formazione del costume e del­lo spirito delle giova­net­te, senza che siano obbli­gate a tante spese, man­cando molte di mezzi".

Insiste: il frutto di questa fondazione ricade su tutta la popolazione. Pur nominando i quattro deputati, con l'ag­giunta del sindaco, responsabili delle scuo­le, il Calanna le mette alle dipendenze della Com­mis­sione della P. I. di Palermo, e qui sta la novità: non di natura eccle­siastica né laicale, ma scuole private gratuite dipen­denti dallo Stato.

Materie dell'insegnamento: leggere, scrivere, ab­ba­co e lavori donneschi, secondo le capacità delle ragaz­ze (come nei Col­legi di Maria); orario delle lezioni: tre ore e mez­zo la mat­tina e altret­tante di pome­riggio, in inverno solo tre ore la mattina, vacanza il giovedì pomeriggio; esercizi di pietà solo mez­z'ora la mattina e rosario la sera, senza altre devozioni.

La pedagogia del Calanna si basa su pochi principi fonda­mentali: abituare le ragazze a fare le cose per convinzione, onde formarne il carattere; la loro ub­bi­dienza è pro­por­zio­nata al rispetto che rice­vono; alle mae­stre non è per­messo bat­terle o met­ter loro le mani addosso. Salario delle maestre 12 onze l'anno e alloggio gra­tuito nella stessa scuola.» 

(Salvatore Cucinotta, Sicilia e Siciliani, Edizioni Siciliane Messi­na, 1996).
 

1824 - Il contributo dei Nelson

La firma del "Promotore della Pia Opera" Sac. Pietro Calanna: «Io sottoscritto ricevo dal Sig. D. Filippo Thovez per mano di D. Pietro Spedalieri once dieci, e sono quelle stesse assegnate da S. E. il Sig. Duca di Bronte D. Guglielmo Nelson all'opera delle Scuole delle Fanciulle aperte fin dal 1° Mag­gio dell'anno scorso 1823 qui in Bronte.
Questo dì in Bronte 17 giugno 1824
»
 

Regolamenti delle Regie Pubbliche Scuole delle donzelle di Bronte1831 - I Regolamenti

A sinistra, la copertina dei «Regolamenti delle Regie Pubbliche Scuole delle donzelle di Bronte, istituite dal Rev.do Sac.te D.  Pie­tro Calanna e dirette dal sac. D. Gae­tano Rizzo», a stampa, Catania 1835.

Composti da 56 pagine, sono preceduti da una breve Prefazione, nella quale sono ripercorse le principali tappe relative alla fondazione delle Scuole per le fanciulle, "Case di Civile e Cristiana Educazione".

Si articolano in una prima parte, denominata Disegno generale del Pio Stabilimento di pubbliche scuole ad istruzione delle fanciulle in Bronte e in una seconda parte, dal titolo Stato perpetuo delle dette scuole. Contengono quindi anche una serie di prescrizioni minute utili per gestire, in ogni aspetto, l’Istituto che riguardano Il ripartimento delle ore, le attività didattiche, le Regole particolari per le allieve e le maestre; le Incombenze particolari del prete catechista e i Doveri particolari del prete direttore nonché un Regolamento per la visita delle scuole.

I regolamenti delle «Regie pubbliche scuole delle donzelle di Bronte» (questa la prima denomi­nazione giuridica dell’Opera pia), stampati nel 1835, furono approvati il 14 maggio 1831 con decreto pubblicato il suc­ces­sivo 24 Maggio; con tale provvedimento (vedi imma­gine a destra), inol­tre, il Governo borbonico autorizzò la Com­mis­sione comu­nale di pubblica beneficenza del comune di Bronte - composta dal sindaco (all'epoca era il Dr. Giuseppe Zap­pia) e da due amministratori indi­cati dal decurionato (il consiglio comu­nale dell’epoca) - ad accet­tare le dona­zioni in favore della pubblica istituzione.

1842 - Le allieve, l’Educazione e l’Istruzione ed I tempi della scuola

Le allieve sono ammesse all’età di sette anni e non oltre i dieci anni nella scuola del proprio quartiere; «se qualche figliuola da una scuola vorrà, per giusto motivo, passare in un’altra [scuola], la maestra di questa scuola non la possa ricevere, senza averne avuto prima espresso ordine dal direttore».
Il Regolamento non prevede particolari indicazione riguardo all’abbigliamento che le scolare sono tenute ad indossare e ciò perché le Scuole di Bronte sono aperte a fanciulle provenienti da tutti i ceti. «Non potendosi ottenere la intera uniformità nel vestire – si legge nelle norme relative all’organizzazione scolastica – verrà ognuna vestita secondo la qualità del suo grado, ma tutte nondimeno dovranno essere ben composte e pulite, e per quanto è possibile uniformi …»

Il calendario, affisso nei locali scolastici, implica tempi molto pressati; le scuole, infatti, sono aperte ogni giorno, mattina e pomeriggio (ad eccezione del giovedì in cui la scuola è aperta solo per mezza giornata) per tre ore nella prima parte della giornata ed ulteriori tre ore e mezza nel dopo pranzo. Il sabato le fanciulle saranno tenute a confessarsi e la domenica, condotte «ben ordinate in fila dalla scuola e la Chiesa» dalle maestre per partecipare alla messa in comune.

Le notizie sull’attività svolta dalle Regie Scuole delle donzelle di Bronte, che si ricavano dalla documentazione archivistica che abbiamo avuto modo di consultare, conservata presso gli Archivi di Stato di Catania e di Palermo, sono assai frammentarie. Da una comunicazione inviata dal Sindaco di Bronte all’Intendente di Catania il 19 novembre del 1842, emerge, ad esempio, che nel 1842 le scuole sono frequentate da 142 allieve (60 fanciulle nel quartiere di S. Giovanni, 37 in quello della Catena e 45 in quello dell’Annunciata) alle quali le maestre impartivano lezioni di leggere, scrivere, «i principi di Dio e della nostra cristiana religione, e l’arti donnesche»

Molti anni dopo, poco prima dell’Unità d’Italia, il numero delle fanciulle frequentanti è raddoppiato; uno statino compilato dal direttore delle scuole il 30 marzo del 1859, ci informa che ammontano a 310 le ragazze che complessivamente frequentano le tre scuole dirette dal sac. Giuseppe Di Bella ed attivate nei quartieri di Bronte. Il programma di insegnamento, se si eccettua l’introduzione del Galateo, è immutato e si esplica, come in precedenza, nella lettura, nella scrittura, nella dottrina Cristiana e nel «costruire calzetti, riccamare, cucire ed altro» (…)

L’apertura delle scuole femminili nei diversi quartieri del comune non solo sgrava l’istituzione dalla gestione di un numero alto di allieve nella medesima struttura, ma facilita la frequenza scolastica venendo incontro anche alle esigenze delle allieve che «vanno mattina e dopo pranzo alle scuole, e si ritirano a casa propria per mangiare e dormire». Problemi, quest’ultimi, che incidono negativamente sull’attività didattica offerta da altre realtà scolastiche (...).

(Da “Le Regie Pubbliche Scuole delle donzelle di Bronte” di Eleonora Beccaria e Ilaria Chirico, Quaderni di Intercultura, Anno X/2018)



1950 - Un articolo de Il Ciclope sulle Scuole Calanna

Nel 1950, nel centosedicesimo anno dalla fondazione delle Scuole Calanna, un articolo a firma N. S. pubblicato dal quindicinale Il Ciclope (Anno V – N. 3, domenica 29 Gennaio 1950) denuncia che come «è pubblicamente incontestato» «questa Pia opera, creazione altamente filantropica del secolo scorso», non adempia più «e non da ora lo scopo che i fondatori si prefissero.»

Una denuncia coraggiosa che non guardava in faccia nessuno e che voleva fare chiarezza sulla gestione dei beni appartenuti alla benemerita fonda­zione.
Non faceva nomi l’articolista, non accusava nessuno ma elencava minuziosamente il discusso iter per risolvere la "quistione" che si trascinava ormai dagli inizi del secolo. Ma dietro la sua denuncia qualche approfittatore si intravedeva se per decenni «la caotica, arbitraria ed illegale ammini­strazione di questa istituzione, nonostante le tassative disposizioni del regolamento, conformava i propri atti ad un sistema di contabilità irregolare.»

Non sappiamo come si è risolta la faccenda, anzi la "quistione". Se positivamente ed alla luce del solo oppure, come capita spesso, con il solito “lasciar fare”, il solito «disinteresse delle Autorità competenti» fino a seppellire il tutto nel mai colmo dimenticatoio. Fatevi voi un'idea leggendo l'articolo de Il Ciclope a firma di N. S.:
 

Scuole Calanna: un vespaio

Una situazione caotica ed irregolare che si protrae da 116 anni per il disinteresse delle Autorità competenti

Il Ciclope, n.3 del 29.1.1950L’articolo de Il Ciclope, a firma N. S., inizia con un po’ di storia della benemerita fondazione “Scuole Calanna”.

Scrive il quindicinale che la fondazione «é stata costituita con atto 31 ottobre 1823 rogato dal notar Pietro Zappia allo scopo di “mantenere le scuola delle fanciulle in diversi quartieri del paese onde imparare la dottrina cristiana, il galateo, il leggere oltre: i soliti lavori donneschi, calzetta, cucire, tagliare e tutt'altro travaglio che sia proprio delle donne”.

Con detto atto il Barone Don Vincenzo Meli, Don Nicolò Spitaleri, il Dr. Don Luigi Spitaleri, il notar Don Francesco Leanza, il Sac. Don Giuseppe Luca, Don Francesco Paolo Colavecchia, il Sac. Don Diego Sanfllippo, Vincenzo Saporito, e il Dr. Don Giuseppe Radice, assegnarono al Sac. Don Pietro Calanna del fu Dr. in medicina Don Pietro, censi e canoni enfiteutici per onze 23 tarì 12 e grana 15 in denaro e tumoli quindici, mondelli due e cozze tre frumento, e tumoli due e mondelli di segala annuali.»

Ricorda quindi come in seguito Francesco I di Borbone assegnò alle Scuole Calanna il capitale di onze 800 e che «con altro atto del 14 dicembre 1865 rogato dal notar Antonino Spedalieri, il Sac. Don Giovanni Artale, per il mantenimento di una quarta scuola “da istituirsi per essere ammesse in preferenza le ragazze del quartiere San Vito” assegnò:

1) due casalecci, in fabbrica ed un pezzetto di terreno, attaccato, contigui alla casa di abitazione di esso Sac. Artale nel piano denominato di Boscia;

2) un luogo sciaroso nella contrada di Pirrone, Porta Casse e Scalone della Sisca;

3) L'annuo rendale di salme due, tumoli due e mondelli uno frumento eguale a ettari 7.36.78. Non risultano altre donazioni.»

L’articolo prosegue puntualizzando e ricordando ai lettori che «le scuole hanno, un regolamento proprio, stampato per ordine del Governo del tempo nell’anno 1835 e dallo stesso Governo approvato» e che stando a tale regolamento «a capo delle scuole deve esservi un prete-Direttore con le funzioni di amministratore, coadiuvato da una visitatrice e da due preti catechisti ai quali è riservata la parte istruttiva; mentre la vigilanza, cura ed ispezione della scuola è affidata agli stessi visitatori del Real Collegio Capizzi ed al Sindaco sotto la dipendenza del Commissario di Pubblica Istruzione.»

Per rendere poi le cose più chiare ed i riferimenti più diretti, l’articolista ricorda come nel Regolamento viene precisato «che la principale incombenza dei visitatori e del Sindaco è quella della elezione del prete-Direttore da proporre all'approvazione alla Commissione della Pubblica Istruzione»; che il regolamento «fissa anche la durata in carica del prete-Direttore in anni tre ed altre tre in riconferma, senza possibilità di rielezione dello stesso individuo allo scadere dei tre anni di proroga e statuisce che detto Direttore deve rendere i conti del dare e dell'avere ogni sei mesi.»

Dopo questo breve premessa l’articolista de Il Ciclope passa alla “quistione” vera e propria denunciando senza tanti giri di parole come sia «pubblica­mente incontestato che questa Pia opera, creazione altamente filantropica del secolo scorso, non adempie e non da ora lo scopo che i fondatori si prefissero.» Insomma era tutto finito, le Scuole Calanna erano chiuse ma le rendite, i terreni, le case non si sapeva che fine avessero fatto o, forse meglio, si sapeva ma non nessuno interveniva.

L'articolo continua ricordando che questa constatazione non è affatto nuova ma risale anzi ad oltre cinquanta anni prima quando, in data 7 Agosto 1898, «la stessa Congregazione di Carità a seguito della relazione dei Sigg. Avv. Venia e Radice, adottò una deliberazione con la quale faceva al Consiglio Comunale la proposta di raggruppare le Scuole Calanna–Artale al Collegio Maria. Il Consiglio però nella tornata del 28 novembre detto anno non emise alcun provvedimento. Insistette la Congregazione nella proposta e nella seduta dell’8 aprile 1905 il Consiglio comunale con 15 voti favorevoli, 10 contrari ed uno astenuto, approvava il raggruppamento invocato ed inviava alla Prefettura tutti gli atti relativi, per la successiva superiore approvazione ed inoltro al Ministero per l'istruttoria e per l’emanazione del Decreto Reale.»

«La pratica però dovette restare sul punto morto, poichè nel 1923 venne presentata al ricostituito Consiglio comunale sorto dalle elezioni del 1920 una mozione tendente a far voti per la riunione dell'Opera Pia Calanna alla Congregazione di Carità.

Difatti nelle sedute ordinarie autunnali del 6 e 22 novembre detto anno risulta all'ordine del giorno questa pratica; ma mentre nella prima seduta viene rinviata la trattazione, ad altro giorno, nella seconda. si procede alla nomina di una Commissione composta dagli avvocati Placido De Luca, Saitta-Leanza Vincenzo e Reina Salvatore onde studi ponderatamente la delicata questione e riferisca in Consiglio proposte concrete.

Dovette talmente essere studiata la quistione che la Commissione, nè durante la permanenza in carica di quella amministrazione, nè successi­vamente presentò alcuna conclusione! Nel 1927 il R. Commissario Covelli, con rapporto del 15 luglio segnalò alla Prefettura di Catania la caotica, arbitraria ed illegale amministrazione di questa istituzione, la quale nonostante le tassative disposizioni del regolamento, conformava i propri atti ad un sistema di contabilità irregolare.

Da parte della Prefettura nessuna risposta!

Analogo rapporto ebbe ad inviare allo stesso ufficio il I Podestà di Bronte in data 13 settembre 1929; questa volta la Prefettura promise il suo interessamento e fece conoscere di avere in proposito scritto al Provveditore agli studi di Palermo al fine di provocare la nomina di un rappresen­tante che, unitamente a quello che avrebbe nominato il Prefetto stesso, dovevano procedere ad una ispezione della gestione e fare concrete proposte di riordinamento utili alla popolazione e conforme alla volontà dell'Istitutore.

Con la stessa lettera la Prefettura delegava al Podestà il potere ispettivo - in unione all'altro membro da nominarsi dal Provveditore – “e ciò non solo per l'esatta conoscenza che Ella ha ormai della quistione, ma anche perchè nella sua qualità di Podestà, fa già parte del Collegio speciale dei revisori amministrativi e contabili preposti alla fondazione”.

Successivamente la Prefettura con lettera 31-12-1929 comunicava al Podestà che la pratica doveva essere sottoposta alla Giunta regionale per l'istruzione media a cura del Provveditore agli studi il quale Provveditore si riservava di far conoscere notizie della decisione adottata.

Della ispezione a due quindi nessuna notizia, perchè il Provveditore agli studi deve a tutt'oggi comunicare la decisione. Se è grave per gli ammini­stratori un modo così irregolare di agire, ancor più grave è l'operato del Provveditore che mentre avrebbe dovuto assumere l'iniziativa nei riguardi di una istituzione che più da vicino lo riguarda, lascia che uno stato di cose deplorevole si perpetui a danno di tutti.

Che dire poi dei vari Sindaci, Commissari e Podestà i quali avendone il diritto si sono trincerati, dietro le spalle della Prefettura per provocare ispezioni, mentre era loro precipuo dovere tali ispezioni eseguire e rassegnare l'ascia agli uffici competenti le risultanze?

Che cosa ha fatto la Prefettura in favore dell'istituzione e del Comune?

Niente nei riguardi della prima; al Comune a mezzo di un commissario Prefettizio nominato ad hoc, nel 1930 portò via tutti i documenti che esistevano nell’archivio comunale riguardante la fondazione, per modo che riesce impossibile a chiunque avete una cognizione esatta e completa di quanto le «Scuole Calanna» nel centosedici anni della loro istituzione hanno fatto. [N. S.]»

Fin qui l'articolo dell'indimenticato quindicinale. Non sappiamo cosa sia successo dopo e se la "quistione" abbia avuto un seguito oppure tutto è stato nuovamente sopito e dimenticato a vantaggio, naturalmente, di qualche solito approfittatore.



2020 - Un pò di chiarezza sull’Istituto pubblico di beneficenza «Opera pia Scuole Calanna - Artale Boscia»

A proposito delle Scuole Calanna

di Luigi Putrino

L’Opera della scuola delle fanciulle inizia l’attività in Bronte il 1° maggio 1823, su iniziativa del sacerdote Pietro Graziano Calanna. Finanziata con fondi pubblici e liberalità di privati, in favore dell’amministrazione pubblica di beneficenza, l’istituzione diviene una ramificazione del comune, che così ottempera all’obbligo d’istituire le scuole primarie femminili.

L’Opera pia ha personalità giuridica(1), è reputata sezione del comune e soggetta alle norme di contabilità pubblica(2). Le Istruzioni per l’Amministrazione degli Stabilimenti di beneficenza e dei luoghi pii laicali affidano alla Commissione amministrativa di beneficenza comunale, composta da due amministratori indicati dal decurionato (l’allora consiglio comunale) e presieduta dal sindaco (Istruzioni, art. 87), «l’amministrazione diretta ed immediata de’ beni e delle rendite delle pie istituzioni» (Istr., art. 98), in quanto sezioni comunali (Istr., art. 157)(3).

«I Regolamenti delle Regie pubbliche scuole delle donzelle di Bronte» (pubblicati nel 1835(4)) approvati «da S.A.R. nel Consiglio de’ 14 maggio 1831, costituiranno le leggi regolatrici di questo stabilimento».(5)

Per l’attività didattica, i predetti Regolamenti interni pongono l’istituto alle dipendenze della Commissione di Pubblica Istruzione di Palermo(6).

Il decreto reale del 14 maggio 1831(7), in particolare, è considerato l’atto che erige in ente morale l’Opera pia(8). Con decreto reale n. 321 del 24 maggio 1831 la Commessione amministrativa di beneficenza del comune di Bronte è «autorizzata ad accettare le pie disposizioni fatte per lo stabilimento di pubbliche scuole per l’educazione delle fanciulle»(9).

Questo Pio stabilimento laico, per l’amministrazione patrimoniale, dipende dalla suddetta Commissione comunale amministrativa di beneficenza.(10)

I Regolamenti interni, del 1835, prevedono che sulla scuola vigili un collegio di visitatori (simile a un Cda) composto da: il parroco (oggi l’arciprete), il vicario foraneo, il confessore ordinario del venerabile Monastero di Santa Scolastica (oggi, verosimilmente, il parroco di san Silvestro) «ed il sindaco di questa Città».

Oltre ad attestarlo fonti storiche, la carica di presidente del collegio dei visitatori è logicamente rivestita dal sindaco, essendo questi «prima autorità del comune», unico «incaricato dell’amministrazione comunale» e componente di diritto «delle commissioni ed amministrazioni di tali stabilimenti»(11).

Compito principale dei visitatori è l’elezione del prete-direttore (da proporre alla Commissione di Pubblica Istruzione di Palermo per l’approvazione), il cui mandato triennale è rinnovabile una sola volta (Regolamenti, § XXXIV); oltre a rispondere dell’attività scolastica, il direttore deve presentare semestralmente ai visitatori il rendiconto economico (Reg., § XXXIX)(12).

Fin qui, le principali norme di origine borbonica.

Nell’Italia post-unitaria, l’ente morale «Istituto Calanna» per la didattica (almeno inizialmente) passa alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione di Roma(13) mentre per l’amministrazione generale rimane sottoposto al comune.

La legge 3 agosto 1862, n. 753 (legge Rattazzi) stabilisce la possibilità, con delibera di Consiglio comunale, d’istituire in ogni comune una Congregazione di carità, poi resa obbligatoria dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972 (legge Crispi); tale nuovo ente, nei comuni che facevano parte del Regno delle Due Sicilie, sostituisce la Commissione amministrativa di beneficenza.

Gli Istituti pubblici di beneficenza, sorti per effetto della legge Crispi, diventano Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab) a seguito delle modifiche introdotte dal regio decreto 30 dicembre 1923, n. 2841.

A Bronte, le «Opere pie - Istituti di beneficenza» al 12 maggio 1897 sono quattro, tra cui le «Scuole Calanna - Artale Boscia»(14).

La Congregazione di carità, il 7 agosto 1898, propone al Consiglio comunale la fusione delle «Scuole Calanna» con il «Collegio Maria»; tale unificazione è approvata l’8 aprile 1905, ma il 6 e 22 novembre 1923 l’assemblea la tratta di nuovo.

L’irregolare amministrazione delle Scuole è rapportata sia dal regio commissario del comune, il 15 luglio 1927, sia dal podestà di Bronte, il 13 settembre 1929, al Prefetto di Catania che nel 1930 invia a Bronte un commissario, che trasferisce altrove i documenti della Pia fondazione laica custoditi nell’archivio comunale(15).

La Congregazione di carità, poi, diviene Ente comunale di assistenza (ECA), con legge 3 giugno 1937, n. 847, in seguito assorbito dai comuni(16).

Per la Sicilia, la competenza sulle opere pie, prevista nello Statuto speciale del 1946, è attuata dal d.P.R. 636/1975 che trasferisce le relative funzioni alla Regione. Qui, gli Enti comunali di assistenza sono soppressi con l’articolo 4, legge regionale 2 gennaio 1979, n. 1, con funzioni e patrimoni di tali enti assegnati ai comuni, secondo le rispettive attribuzioni di amministrazione, vigilanza e controllo, competenti a sindaco, giunta e consiglio comunale. La materia, com’è noto, successivamente è regolata, fra le altre, dalla legge regionale 9 maggio 1986, n. 22.

Questo, allo stato attuale di una ricerca storica, il principale quadro giuridico emerso sull’Istituto pubblico di beneficenza «Opera pia Scuole Calanna – Artale Boscia», prima Scuola pubblica primaria femminile comunale di Bronte, prossima al bicentenario della fondazione.

(Luigi Putrino)
Bronte, 19 luglio 2020

Note

(1) Articoli 10, 826 e 860 del Codice per lo Regno delle Due Sicilie - Leggi civili.

(2) Articolo 15, legge 21 marzo 1817.

(3) Istruzioni regolamentari emanate dal Segretario di Stato Ministro degli Affari Interni, il 20 maggio 1820.

(4) La versione digitalizzata dall’Associazione Bronte Insieme è scaricabile su www.bronteinsieme.it/3pe/calanna_p.htm (percorso: www.bronteinsieme.it → home page → personaggi → Pietro Graziano Calanna), dove ci sono altre notizie.

(5) Regolamenti delle Regie pubbliche scuole delle donzelle di Bronte, pagina 15 (allegato 1).

(6) Ivi, pagina 13.

(7) Ministero della pubblica Istruzione, Bollettino Ufficiale, Gennaio 1878, vol. IV, pagg. 822-823 (Allegato 2).

(8) Articolo 861 Leggi civili.

(9) Collezione delle leggi e de’ decreti reali del Regno delle Due Sicilie, anno 1831, semestre I, pag. XLIII (Allegato 3).

(10) Supra, note n. 3 e n. 9.

(11) Articolo 56, legge 12 dicembre 1816, n. 570 (Legge organica sull’amministrazione civile).

(12) Supra, nota n. 4.

(13) Supra, nota n. 7.

(14) Lettera del 14 maggio 1897 spedita dal sindaco del Comune di Bronte al Prefetto della Provincia di Catania, con allegato l’elenco degli enti di beneficenza di Bronte, al 12 maggio 1897. Archivio di Stato di Catania (Allegato 4). L’aggiunta «Artale Boscia», nella denominazione, avviene a seguito dell’ingente donazione in favore dell’ente (rogito notarile del 14 dicembre 1865) da parte del sacerdote Giovanni Artale, tra cui un pistacchieto, il cosiddetto Loco di Boscia (vastissimo fondo pubblico sciaroso, di cui l’Istituto pubblico di beneficenza ancora dispone).

(15) N.S., quindicinale Il Ciclope, anno V, n. 3, 29 gennaio 1950, www.bronteinsieme.it/3pe/calanna_p.htm (percorso: www.bronteinsieme.it → home page → personaggi → Pietro Graziano Calanna).

(16) Per le Regioni a statuto ordinario, articolo 25 del D.P.R. 616/1977, in attuazione della legge 382/1975.


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