E’ nel settecento, età dei lumi e delle
contraddizioni, che l’istruzione femminile si propone come momento
essenziale per il progresso dell’umanità. Sebbene sia messa in discussione l’istruzione impartita nei
conventi, finalizzata a nozioni di base come ortografia, religione,
danza, musica e lavori “donneschi”, tuttavia Rousseau scrive:
“l’uomo e la donna non sono costituiti alla stessa maniera, ne
consegue che non debbono ricevere la stessa educazione… la donna non
va allevata nella totale ignoranza ma deve apprendere le cose che è
per lei opportuno sapere… coltivare nelle donne le qualità dell’uomo
significa operare contro il loro interesse… non fate di vostra
figlia un gentiluomo, ciò sarà meglio per lei e per tutti noi”. L’Ottocento è il secolo dell’istruzione obbligatoria e in
Italia, dopo l’Unità, l’alfabetizzazione maschile e femminile
diviene un’esigenza politica e sociale non più rinviabile. In Sicilia circa l’85% delle donne e il 79% degli uomini è
analfabeta. Il ‘900 è il secolo delle donne. La rivoluzione industriale, durante
e dopo il primo conflitto bellico, apre nuovi spazi lavorativi alle
donne che sostituiscono gli uomini nei campi, nelle fabbriche e
negli uffici. Si assiste alle prime timide rivendicazioni al diritto
al lavoro e all’istruzione. Si rende dunque necessaria
l’introduzione di una riforma ma d’ispirazione fascista. Nel 1919 si ratifica la Legge n.1176 che nell’articolo 7 recita: “Le
donne sono ammesse a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte
le professioni, a coprire tutti i pubblici impieghi, tranne quelli
giurisdizionali, o l'esercizio dei diritti o potestà politiche, o
che attengono alla difesa militare dello stato”. Però Giovanni Gentile scrive: “le donne non avranno mai né
quella originalità di pensiero, né quella ferrea vigoria spirituale,
intellettuale e morale che devono essere i cardini della scuola
formativa dello spirito… istruire quanto basta, educare più che si
può.” E allo stesso tempo, per regolare l'afflusso delle donne
all’istruzione, le tasse d'iscrizione, d'esame e di frequenza, sono
differenziate per sesso: le ragazze pagano circa un 30% in più. Malgrado la riforma Gentile e i tentativi di relegarla
esclusivamente negli ambiti familiari, ormai, la donna si avvia alla
conquista degli spazi perduti in campi ancora preclusi: accede
all’istruzione superiore e vìola uno dei luoghi rigidamente maschili
come l’Università. L’onda di cambiamento arriva anche a Bronte, paese agricolo
dell’interno della Sicilia ma fucina di menti illuminate:
Nicola
Spedalieri filosofo, Tommaso Schiros teologo,
Pietro Graziano
Calanna lettore di metafisica e geometria. Non spezzarono mai il
legame con Bronte e vi tornavano per migliorare l’istruzione dei
giovani brontesi. Il contributo più significativo è dato nel 1778 da
Ignazio Capizzi
sacerdote, con l’inaugurazione del Collegio da lui voluto e fatto
costruire. E’ una grande opportunità per i giovani brontesi ma anche
per altri provenienti da ogni parte della Sicilia. Nel 1919 il Collegio Capizzi apre agli esterni e anche alle ragazze,
sia in virtù della legge sia per merito del Rettore dell’epoca,
Prof. Vincenzo Portaro. Prima di allora solo le ragazze di famiglie benestanti avevano la
possibilità di studiare in collegi religiosi o nei piccoli convitti
per Normalisti a Catania, ad Acireale, ad Alì Terme, dove
conseguivano un diploma d’insegnamento nelle scuole materne. Una
sparuta percentuale era ospitata da parenti nelle suddette città. |
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Il Bollettino del Collegio |

Nova
Juventus era il nome dato nel 1915 alla
squadra di ginnastica
del Real Collegio Capizzi
ma anche il nome del bollettino fondato nel
1920 dal Sac. Vincenzo Schilirò, professore di Lettere.
Aveva inizialmente lo scopo di informare
le famiglie dei convittori e degli alunni esterni sull'andamento della vita del collegio e della scuola.
Ben presto diventò anche
la palestra in cui si esibivano professori e alunni su argomenti vari: vita interna del collegio, letteratura, storia, notizie
politiche,attività sportive, giochi, teatro ecc.
Colti ed interessanti gli articoli di letteratura dello Schilirò (Bricicche letterarie).
Nova Juventus fu quasi sempre diretto dal collega dello Schilirò, Don Pietro Maccarione, e pubblicato nell'arco di oltre 10 anni, senza una vera periodicità, dal Marzo 1920 fino al Giugno del 1931.
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Nova Juventus
Inno della Squadra di Ginnastica -
Parole di Vincenzo Schilirò, musica del M. Giuseppe Torresi
Ne l'ora che Italia,
con stigme di guerra,
le braccia omai libere
ai figli disserra;
ne l'ora fatidica
che nuovi destini
risplendono ai popoli
de' regni latini,
gli sguardi s'affisano
in te, gioventù!
De l'alma tua patria,
spossata e ferita,
pe' cuori che piangono
la quiete fuggita,
tu sola - ricordalo -
sei 'l fiore che adorna,
il sangue che circola,
la speme che torna:
e ha fede l'Italia
in te, gioventù.
E mentre che torbidi
si fan gli orizzonti,
e il tuono già brontola
nel piano e sui monti
oscure minaccie
di guerra civile,
tu rompi le tenebre,
o raggio gentile, e mostri alla patria
un santo avvenir.
Su, compi il miracolo,
o nuovo germoglio,
d'un popolo libero
e gioia ed orgoglio!
In mano la fiaccola
del giusto e del vero,
con l'abile braccio
col sano pensiero
prepara alla patria
un grande avvenir! |
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Vedi pure:
Le tre grazie,
di N. Lupo
Il Collegio Capizzi nelle "Memorie storiche" di B. Radice
I Salesiani al Collegio Capizzi, di N. Lupo
Vincenzo
Schilirò, educatore e letterato
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Risulta dall’archivio storico dell’Università di Catania che quattro
giovani brontesi: Carmelina Lupo, Angela Samperi, Grazia Burrello,
Nunziata Lombardo, si sono laureate in lettere e filosofia tra il
1922 e il 1928, ancora prima che il Collegio Capizzi aprisse alle
donne. Che cosa succede nel 1919 nella società brontese?
Le famiglie benestanti continuano a mantenere le figlie nei collegi
che ne tutelano l’onore e forniscono un’educazione “finita”, consona
al loro stato sociale e ai loro compiti, che mira al controllo degli
impulsi e all’obbedienza per un “programmato” principe azzurro che
tanto azzurro non è quasi mai. Un po’ più istruite, dunque, ma
sicuramente ancora più controllate e represse. Mentre le famiglie di piccoli proprietari, commercianti e artigiani,
spinte dall’ambizione verso una scalata sociale, pianificano
l’opportunità di fare studiare i figli: maschi e femmine. Essendo allora la famiglia numerosa di figli, i genitori decidono
secondo le esigenze familiari e il merito di ciascuno dimostrato
alle elementari: i maschi che hanno superato l’età scolare restano
ad aiutare il padre nelle sue attività; le ragazze aiutano le madri
nei lavori domestici e a crescere i fratelli più piccoli; qualcuno
emigra e qualcun altro è mandato, con o senza vocazione, al
Piccolo
Seminario fondato dal sacerdote Padre Salanitri; i più piccoli,
anche se di 13/14 anni vengono iscritti al primo ginnasio. In quell’anno assistiamo quasi ad un boom delle iscrizioni femminili
al ginnasio: 56 femmine brontesi e 5 di altri paesi; 36 maschi
brontesi esterni e 6 di altri paesi. La maggior parte delle ragazze
si distingue nei vari trimestri e agli esami finali e solo il 10%
tra brontesi e provenienti
da altri paesi non prosegue gli studi, anche se ha superato gli
esami ma nella sessione autunnale. Possiamo presumere che la famiglia delle ragazze non le ritenga
idonee agli studi, al contrario e per una forma di favoritismo i
maschi nella stessa situazione li proseguono. Dopo aver conseguito la maturità alcune non continuano perché si
sposano, altre privatamente si diplomano maestre e le più
determinate o se le famiglie se lo potevano permettere intraprendono
l’università nelle facoltà con indirizzo letterario. Non risulta che il personale dirigente del Real Collegio Capizzi
abbia messo in atto delle discriminazioni, anzi, le ragazze vengono
bene accolte dai compagni, anche se non vi è alcun contatto verbale
con loro; gli insegnanti sono rispettosi, danno alle ragazze del lei
e non solo, alcune incoraggiate dal clima a loro favorevole, si
iscrivono all’università e prendono una laurea: Rosa Maria Russo in
lettere e filosofia, Antonina D’Aquino, Maria Platania, Nunziata
Lombardo, rispettivamente in matematica, farmacia e giurisprudenza. Queste ultime, e non abbiamo fonti sicure, o non hanno trovato una
sistemazione consona alle loro aspettative o forse influenzate dal
pregiudizio secondo cui le donne erano più adatte alle materie
letterarie e linguistiche che non a quelle scientifiche, conseguono
una seconda laurea in lettere. Senza nulla togliere alla loro bravura, per essersi spostate da un
corso di studi scientifici o giuridici a quelli letterari, il merito
si deve anche alla qualità e alla completezza dell’insegnamento
ricevuto nel Collegio Capizzi. Il bollettino scolastico mensile “Nova Juventus” fondato dal
prof. Vincenzo Schilirò, insegnante di Italiano e Latino, scrittore
e critico letterario, fornisce notizie non solo sulle attività
scolastiche del Collegio ma anche politiche, di cronaca e culturali. E’ aperto ai convittori, agli esterni e ai loro parenti tramite un
abbonamento il cui ricavato viene devoluto a giovani studenti in
difficoltà economiche. Chiunque può mandare articoli, componimenti,
osservazioni… “e quanto non sarà degno del cestino verrà
pubblicato”. Dato l’esteso grado di analfabetismo, l’acquisto e la lettura
dei giornali sono limitati e riservati a pochi. Il bollettino
contribuisce ad avvicinare gli studenti al giornalismo, anche se non
da professionisti, con la pubblicazione dei loro articoli. Con
nostra sorpresa abbiamo trovato un articoletto, nella sezione “la
palestra degli alunni” intitolato “Piove” di Sarina Salanitri
del terzo ginnasio che, sempre presente negli elenchi dei
meritevoli, ha conseguito il diploma magistrale e insegnato ad
Adrano. Le vogliamo fare omaggio suggerendone la lettura (vedi
riquadro in basso). Alcune ragazze sono ammesse anche a recitare nella
filodrammatica
del teatro, interno al Collegio, fra cui, Titina Lupo, che impersona
la parte di Agnese dei Promessi Sposi, adattati dal Prof. Schilirò,
riscuotendo curiosità e successo. Nel teatro si danno anche dei concerti a chiusura dell’anno
scolastico, dove partecipano i ragazzi che hanno preso lezioni di
violino e pianoforte, con un supplemento di lire 20 mensili. Non
risultano ragazze iscritte. Vi insegna il maestro, Torresi Giuseppe,
di cui riportiamo
un Inno da lui musicato
su versi del Prof.
Vincenzo Schilirò, il quale nelle sue composizioni poetiche usava lo
pseudonimo Viesse. Nel riquadro in alto a destra proponiamo
i versi ed anche l’ascolto di una parte dell’Inno
eseguito al piano dalla Prof.ssa di musica Leda Castiglione. Nel giugno del 1929 alla solenne
commemorazione del III
Cinquantesimo dell’Istituto, alla presenza delle massime autorità
politiche, ecclesiastiche e accademiche, viene dato un concerto
diretto dal maestro Giuseppe Marletta, col soprano Tina Scuderi e il
tenore Gaspare Rubino. Il Nova Juventus, riporta i vari
interventi fra cui quelli degli ex alunni, ormai avvocati, medici,
docenti, politici, ispettori e anche di una donna, Antonina D’Aquino
studentessa in matematica, che ”porta la gratitudine delle ex
alunne che dall’attuale amministrazione ebbero dischiuse le porte di
questo Liceo-Ginnasio.” Questo dimostra quanto il rettore Prof. Vincenzo Portaro, uomo colto
e illuminato, non si sia fatto intimorire dalla presenza delle
autorità fasciste dando voce a una donna. E noi, anche se con un po’
di ritardo, ci associamo alla gratitudine di Antonina D’Aquino. Questa ricerca è stata motivata da un sempre crescente interesse
verso il “pianeta” delle donne brontesi e non certo perché si
discosti da quello delle donne delle grandi città o atenei o abbia
qualcosa di arcano da capire e quindi da dover spiegare ma perché
sono state delle pioniere. Molte maestre e laureate, hanno insegnato a Bronte e dimostrato con
palese orgoglio che ce l’avevano fatta contro quel retaggio
culturale che c’era a Bronte e in ogni parte d’Italia. Con la
conquista dell’istruzione cominciano a guadagnarsi un ruolo
economicamente attivo, sono libere di scegliere non solo il loro
destino professionale ma anche il loro principe azzurro che è più
azzurro di quello delle signorine di buona famiglia educate a fare
l’inchino. Queste giovani donne hanno superato lo storico ritardo femminile
nell’affermarsi, grazie al processo di modificazioni mentali e
culturali in atto in quegli anni. Oggi sono quasi dimenticate e questa ricerca mira anche a ricordarle
e a riflettere che sono vissute nella piccola e grande Bronte, dove
l’ambizione e l’orgoglio per i cosiddetti “civili” erano scambiati
per superbia.
Laura Castiglione
Ottobre 2014
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La palestra degli alunni
PIOVE
di
Salanitri Sarina (da Nova Juventus, Anno II, n. 2 Novembre 1920)
Quest'anno l'inverno è cominciato con molta pioggia. Non fa altro un
lampeggiare e tuonare continuamente. Il cielo è sempre coperto di
dense nubi. Il vento infuria.
Le campagne sono spoglie e deserte, le strade perennemente bagnate.
Gli uccelletti sono andati in altri luoghi più caldi, per fare poi
ritorno nella primavera.
Di tanto in tanto si vede venir fuori qualche raggio di sole, che subito
viene nascosto da una nera nube, che si avanza per la volta del cielo. I
ragazzetti se ne stanno ritirati e chiusi in casa, accanto al fuoco.
Quanto è diverso l'aspetto della natura in primavera! Mille fiorellini
si vedono per la campagna. Il sole con i suoi luminosi raggi riscalda
l'universo. Gli uccelletti, la mattina, salutano lo spuntar del giorno
col loro gaio cinguettio.
Quanto piacevole è la primavera, altrettanto noioso è l'inverno.
Ormai è, più d'un mese che abbiamo questo tempo piovoso; ed è grande la
noia e il fastidio che si prova.
Il mese di Novembre è il mese della seminagione, e molti contadini si
disperano perchè a causa delle continue piogge non possono andare in
campagna e spargere il seme delle future messi.
Il temporale dell'altro giorno arreco' gravi danni. Io, chiusa nella mia
stanzètta da studio, sentivo l'acqua che veniva giù con impeto e, di
quando in quando, la grandine che sbatteva nelle invetriate, facendo
quel rumore che farebbero dei sassolini lanciati da qualche monello.
Quando il temporale cessò io mi affacciai alla finestra e col binocolo
guardai il fiume: anche da lontano si vedeva che s'era molto
ingrossato.
Poi da alcuni contadini seppi che le campagne erano state tutte
allagate, e l'acqua aveva portato via le sementi sparse.
Essi erano addolorati al pensare che tanta grazia di Dio era andata a
male, e che dovevano rifare i lunghi lavori.
Salanitri Sarina
3. Ginn. B. (quell'anno -
1920 -
dispensata dagli esami per "ordine di merito") |
Dio, Famiglia, Patria!
Il motto del Rettore Portaro
È il
trinomio a cui, per decisa volontà dell'attuale Direzione e di quanti lavorano con essa,
s'ispira la vita dell'Istituto.
Fu anzi il
trinomio che battezzò l'apertura del Collegio sotto gli auspici della
nuova Amministrazione.
«La sera del 10 corrente
(così pubblicava la notizia il quotidiano catanese
Giornale
dell'Isola del 14 dicembre 1916) ha avuto
luogo nel nostro Collegio una simpatica festa,
vibrante di arte e di patriottismo: "la solenne
inaugurazione dell'anno scolastico". La sala del teatrino, addobbata con gusto ed allietata da una profusione
di bandiere e trofei tricolori, era gremita dalle personalità più
spiccate della nostra cittadinanza.
Aprì la tornata accademica l'inno
marziale «Alba Italica», eseguito da un coro d'allievi, sotto la
sapiente direzione e lo accompagnamento del m.o Borzì e del prof. Mauro.
Seguì poscia un discorso, elevato e insieme commovente, del
rev.
Rettore dotto V. Portaro. Egli esordi ringraziando il paese della
fiducia dimostratagli nel chiamarlo a reggere le sorti del nostro
importante Istituto; accennò alla dolce violenza con cui la carità di
patria, in quest'ora triste che volge, indusse lui e gli altri amici a
sobbarcarsi al non lieve compito della direzione del Collegio; e poi,
rivolgendosi in ispecial modo ai genitori presenti e lontani degli
alunni, tracciò maestrevolmente le linee del programma che costituirà la
vita feconda e spirituale del Convitto.
«Fedeli - egli ha detto -
ai più sacri ideali: “Dio, la famiglia e la Patria”, noi vogliamo
che il Collegio, al quale voi affidate il prezioso tesoro dei vostri
figli, sia per essi una scuola, una famiglia, un santuario: una
scuola per la loro intelligenza, una famiglia per il loro cuore, un
santuario per tutto l'assieme della loro esistenza». Da Nova Juventus, anno III, Luglio 1922 |
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