Le richieste di statalizzazione Altra osservazione a proposito della richiesta di
statalizzare le scuole a Bronte: esse furono almeno 6 fino alla settima di Lupo,
Meli e Sofia del 1945, e precisamente:
A memoria del Radice:
1) 1862 – “Nel 1862 intanto il prof. Angelo Maiorana, Ispettore e
Provveditore agli Studi, manifestò il disegno di trasformare il Collegio in
Convitto Nazionale, ma il clero, che ha creduto sempre di avere se non la
proprietà assoluta, il dominio utile del Collegio, sorse come un solo uomo,
temendo di perdere il monopolio dell’insegnamento.
Il nuovo governo però gli
tolse l’amministrazione dei beni e l’assegno annuo regio delle 400 onze; ma […]
mantennero al Collegio la sua autonomia, assoggettandolo in quanto agli studi
alle leggi dello Stato. Il ministero della Pubblica Istruzione e il Consiglio di
Stato nel 1864 […] dichiararono laicale il Collegio e promisero di
cooperare al suo miglioramento; e […] nel 1866 gli restituirono
l’amministrazione dei beni distratti.
2) 1867 – “Il rettore
Giuseppe Di Bella comprese bene che le istituzioni, se
vogliono vivere, conviene che mutino e si evolvano coi tempi; onde,
contrariamente alla volontà del clero, e in ciò è da ammirarsi, curò di dare
maggiore stabilità alle scuole, facendo dichiarare pareggiato il ginnasio
(decreto 22 novembre 1867).
[…] In quello stesso anno volle il Di Bella dotare
le scuole di altre due discipline: le scienze naturali, il cui insegnamento
commise al dottor Antonino Cimbali, e la filosofia del diritto, all’avv.
Giuseppe Liuzzo, oratore facondo: ambedue i più colti uomini laici del
paese.
Fra gli uomini colti in quel tempo era anche venuto in istima il D. Luigi
Saitta che professava omeopatia. Ebbe il Di Bella devozione e culto agli uomini
insigni di Bronte, dei quali curò eternare la memoria facendone dipingere
l’effigie al pittore Agostino Attinà brontese.
3) 1878 – “Nel 1878 dal consiglio del comune e della deputazione, con
a capo il rettore Di Bella, si pensò a un più sicuro e migliore avvenire del
Collegio. Il prof. Sac. Antonino Zappìa Biuso, uno degli otto membri della
Commissione creata dal consiglio comunale, presentò un bel progetto di riforma
del ginnasio, di stabilimento di scuole tecniche e liceali di II classe
per la cui effettuazione occorrevano solo lire 33100.
Il consiglio comunale
deliberava accogliersi il progetto […] e stanziava nel bilancio del 1879 lire
12000; ma la progettata riforma del ginnasio, le progettate scuole tecniche e
liceali, come tutti i progetti di acqua, sono rimaste nella deliberazione
del consiglio, nel desiderio dei cittadini e nella fantasia del
progettante, […].”
4) 1886 – “Nel 24 settembre del 1886 si rinnova la commedia. Il
consiglio […] fa plauso alla deliberazione dei deputati del Collegio […]
affinché il ginnasio venga dichiarato governativo […] Ma anche questa volta
il clero, non volendo rinunziare al fantastico, ipotetico diritto, come se il
Collegio non fosse patrimonio del popolo, che lo edificò, circuì […] i
consiglieri più […] incoscienti, e il partito fu vinto. […]
5) 1904
- Fu rinnovata la proposta nel 1904 dal sindaco
Francesco Cimbali coll’accordo del
deputato del Collegio, ma anche questa volta andò a monte ogni cosa. Sic erat
in fatis!”(5)
“Nel 1918 fu creata una sezione femminile richiesta dai nuovi
bisogni, e istituito il primo corso liceale. Per l’anno scolastico 1919/20 si
sono aggiunti gli altri due corsi del liceo classico e si è in attesa del
pareggiamento, con quanto vantaggio delle famiglie ognun vede(6).”
Nel Radice, dopo il 1918, c’è una lacuna parzialmente colmata dal figlio Renato
che, però, non fa cenno della proposta dello Schilirò. Il quale,
6) nel 1921, scrive senza firmare:
«Il Liceo Capizzi
(La statalizzazione) era un'antica aspirazione della cittadinanza
brontese: un'aspirazione che aveva suggeriti molti lodevoli tentativi, purtroppo
sempre falliti.
Dire minuziosamente perché quei tentativi fallissero, sarebbe opera oziosa e
saprebbe forse di postuma recriminazione. Basterà quindi ricordare quanto penoso e difficile riuscisse a un Comune povero
di santoni politici (specie in quei beati tempi che la minorità amministrativa
del Mezzogiorno era quasi ufficialmente sancita) ottenere dal governo un
provvedimento di una qualche importanza; e ciò nella fortunata ipotesi che la
cittadinanza di quel Comune fosse unanime nel domandare; e si comprenderà di
leggieri come dovesse senz'altro fallire una pratica quando la ritrosia
burocratica o governativa trovava un sostegno nello spirito di contraddizione di
qualche consigliere o patrono del Comune postulante. |
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Fu questa per lungo tempo la sorte di Bronte, che inesorabilmente invocava
l'istituzione di un liceo; e così fallirono i diversi tentativi fatti a
cominciare dal 1878 sino al 1921. E’ inutile dire che evidenti ragioni finanziarie avevano sempre consigliato
di chiedere un liceo regio; e quando la riforma dell'istituto del
pareggiamento rese illusori i privilegi libertari delle scuole pareggiate, anche
l'attuale Amm.ne del R. Collegio accedette alle stesse vedute, e nel febbraio
del 1921 avanzò formale proposta perché il Comune, garantito da un contributo
dell'Ente, chiedesse l'istituzione d'un R. Liceo Ginnasio. La proposta destò fariseismi, diffidenze e incomprensioni: ma, energicamente
difesa dal prof. Schilirò in due tornate consigliari del marzo 1921 e sostenuta
dal comm. V. Pace, venne approvata dalla maggioranza. Ma, come al solito con
poca fortuna poiché la pratica si smarrì e si perdette nei meandri bui della
politica settaria, e il liceo nacque in forma privata. Con l'avvento del fascismo rifiorì la speranza di dargli veste giuridica e
definitiva, ma, purtroppo, sulle agevolazioni finanziarie non si poteva più
contare, perché la politica del nuovo Governo, preoccupata del risanamento del
bilancio nazionale, diceva netto e lealmente che avrebbe, si, incoraggiato
l'istituzione di nuove scuole, ma non si sarebbe addossati degli oneri nuovi. In tale stato di cose l'Amm.ne del Capizzi, tenuto conto dell'obbligo incombente
sui Comuni nei riguardi dell'istruzione media, con istanza del 20 maggio 1923
sollecitava al Consiglio civico un impegno di contributo annuo a favore
dell'Ente Capizzi, il quale, ai fini dell'unicità d'indirizzo
didattico-scolastico, avrebbe richiesto il pareggiamento del suo liceo. L'istanza, accolta dalla Giunta Municipale nell'adunanza del 2 giugno 1923 e
ampiamente illustrata dall'avv. Vincenzo
Luigi Saitta e dal
sindaco comm. Pace nella seduta del
Consiglio del 10 giugno, venne approvata nei seguenti termini: «di corrispondere
all'Ente Capizzi, a datare dall'anno scolastico 1923-24, un contributo annuo di
L. 22.000, a condizione sempre che, mantenendo così com'è l'attuale ginnasio, si
ottenga e funzioni anche il liceo pareggiato». La deliberazione consigliare,
confermata nell'adunanza del 22 luglio, veniva approvata dalla G.P.A. nella
seduta del 13 agosto 1923 con invito al Comune «di provvedere ai mezzi
occorrenti pel pagamento del contributo». Cosi la pratica del pareggiamento del Liceo Capizzi fu messa sulla buona
strada; il 24 marzo del 1926 s'otteneva il seguente Decreto, con valore
retroattivo, a datare, cioè dal 10 ottobre 1925: |
IL MINISTRO DELLA P.I.
Veduto il R.D. 6 maggio 1923, numero 1054;
veduto il Reg. 6 giugno 1925, n. 1084;
Veduto il Decreto interministeriale 14 ottobre 1925, registrato alla Corte dei
Conti il giorno 9 novembre 1925 reg. 26 foglio 282;
Veduta l'istanza in data 15 settembre 1925, con la quale il Presidente
dell'Amministrazione del R. Collegio Capizzi di Bronte chiede che il liceo
classico mantenuto dal Collegio medesimo sia pareggiato ai corrispondenti
istituti regi;
Veduta la deliberazione in data 30 settembre, con la quale la Giunta per
l'istruzione media della Sicilia esprime parere favorevole al detto
pareggiamento;
DECRETA
A decorrere dal 10 ottobre 1925, il liceo classico mantenuto dal R. Collegio
"Capizzi" di Bronte è pareggiato, per il valore legale degli studi che vi si
compiono, ai corrispondenti istituti regi.
Il presente decreto sarà pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Ministero della
Pubblica Istruzione.
Roma, 24 marzo 1926
f.to FEDELE
E perché la cittadinanza sappia a chi dev'esser grata della magnifica
istituzione, sentiamo il dovere di ricordare la fatica diuturna del Rettore
prof. Vincenzo Portaro in collaborazione assidua col prof. Vincenzo Schilirò, la
solidarietà costante dei deputati cav. Dott. Grisley e dell'avv. V. Saitta, la
completa adesione del commendatore Pace sindaco del tempo, e l'interessamento
del R. Commissario al Comune e del Segretario politico del fascio prof.
Sanfilippo, che sollecitarono con gli amici della provincia l'emissione del
decreto.
Oramai il liceo esiste e tiene alto il decoro del Capizzi: lo dicono i giudizi
lusinghieri e costanti di tutte le Ispezioni e di tutte le Commissioni
esaminatrici per la maturità classica.
Sta ai Brontesi valutarne tutta
l'importanza e non negargli mai il conforto della solidarietà; e sta agli
Amministratori del Comune non metterne a repentaglio la floridezza,
procrastinando il pagamento del contributo all'Ente, che sopporta per la nuova
scuola sacrifici non comuni.»
E infine Nicola Lupo scrive:
7) 1945 – «Sconcertante, ma piacevole sorpresa: io che, assieme ai
compianti colleghi Calogero (detto Lillo) Meli e Gregorio Sofia, credevo di
essere stato il primo (nel 1945) a chiedere, in una affollata assemblea
popolare, tenuta nel teatro comunale di Bronte, all'allora presidente del
Consiglio Parri, in base all'interpretazione delle Regole del ven. Capizzi,
costitutive di scuole pubbliche per i Brontesi, la statalizzazione del nostro
Liceo Ginnasio Pareggiato, dall'articolo seguente, intitolato Il Liceo Capizzi,
non firmato ma sicuramente dello Schilirò, ho dovuto apprendere che in quella
nostra richiesta eravamo stati preceduti, ma purtroppo con lo stesso esito
negativo, proprio da Vincenzo Schilirò.
Ma questa sua richiesta contrasta con quanto da Lui scritto nel 1945 in Libertà
e Democrazia!» |
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L’avv. Vincenzo Luigi Saitta, deputato dal 1921 al 1924

Il maestro Francesco Sanfilippo,
segretario politico del Fascio e Presidente dell’Opera Nazionale Balilla |
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«Mi ha sorpreso la seguente asserzione:
Libertà di educazione implica necessariamente un'altra libertà: quella
d'insegnamento. Presso le nazioni veramente civili dovrebbe cessare lo sconcio
del monopolio scolastico statale.
Fermo il principio che la formazione giovanile spetta decisamente ai capi di
famiglia, risulta logica e necessaria l'esistenza di liberi istituti
d'educazione e d'insegnamento.
Perché, d'accordo sul primo periodo, noto una insolita durezza di linguaggio in
Padre Schilirò che parla di sconcio del monopolio scolastico statale, nel
secondo periodo, cosa che, se riferita, come sembrerebbe, all'Italia di allora,
non risponde affatto alla realtà: infatti non c'era monopolio e prosperavano
«liberi istituti d'educazione e di insegnamento».
«È vero, però, che proprio nel 1944-45 cominciarono richieste di statalizzazione
di scuole private ma solo per motivi economici, in quanto dette scuole costavano
troppo ai loro utenti.
Vedi, proprio, il caso di Bronte, che solo dopo quella richiesta ottenne scuole
statali per tutti. Ma ciò non ha nulla in contrasto con la "libertà di
insegnamento" e di educazione, se non implica l'aspetto finanziario. Questo
concetto entrò poi nella Costituzione del 1948.»
(www.bronteinsieme.it,
cap. 8/2, pag. 8.) |
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