PRO
E CONTRO Interventi e lettere ai giornali

Da LETTERE A

13 Luglio 2005 «Contro il terzo Polo»
Da
qualche anno, grazie alle eruzioni vulcaniche del 2001 e
del 2002, si è attivato un vivace dibattito sulla
opportunità, o meno di istituire un terzo polo turistico
anche nel versante nord-occidentale dell'Etna,
comprensorio dei comuni di Bronte, Randazzo, Maletto e
Maniace. Come sempre accade, si sono formati due gruppi
contrapposti: quello dei fautori di un nuovo polo
turistico e l'altro dei contrari a tale "insensata"
proposta. Io sono contrario a questo progetto per
molteplici ragioni: prima ragione rischio di
compromettere gravemente un territorio unico nel nostro
continente per i suoi valori naturalistici e
paesaggistici. L’attuazione di tale polo turistico
implica, infatti, la costruzione di corpose strutture
turistiche e sportive nell'area che dall'abitato di
Bronte si estende fino a Punta Lucia (2934 m. s.l.m.),
attualmente in grande parte ricadente in un'area di
riserva integrale. Una seconda ragione riguarda la
scarsità, imprevedibilità e breve durata della neve, la
presenza di costanti attività effusive ed esplosive che,
quando non distruggono le strutture, rendono molto
spesso la neve non sciabile vanificherebbero gli
obiettivi della proposta.
Gli sciatori locali hanno già due possibilità, a
Nicolosi e Linguaglossa; gli sciatori di altre regioni
non verranno mai a fare le settimane bianche,
assolutamente non programmabili per il rischio di non
trovare neve, sull'Etna. Una terza ragione riguarda il
rischio rappresentato dall'attività vulcanica. Non è
vero che il versante nord-occidentale è esente da
attività eruttive: al contrario, negli ultimi anni
numerose colate di lava si sono riservate in quell'area,
minacciando anche l'abitato di Randazzo e Bronte.
L'eccessiva vicinanza di una stazione turistica ai
crateri sommitali costituisce, inoltre, un rischio per
le vite umane, anche a causa di veloci colate di fango
che si possono determinare per il rapido e improvviso
scioglimento delle nevi durante le fasi eruttive. Va
compreso, infine, che l'esistenza di luoghi dove sia
possibile camminare per alcune ore senza sentire rumore
di motori, respirare gas di scarico e incontrare strade
asfaltate è un'esigenza di primaria importanza per la
mente e lo spirito dell'uomo. I territori ancora
incontaminati sono sempre più rari e più ricercati nel
nostro continente e assumono dunque un valore anche
economico.
I Comuni che si affacciano su questo
versante dell'Etna hanno però il diritto a ricevere
sostegno economico per sviluppare una proposta turistica
alternativa a quella esistente negli altri versanti,
promuovendo progetti e iniziative che valorizzano il
turismo nel pieno rispetto del territorio, facendo
sentire le popolazioni etnee non più solo destinatarie
di un penalizzante sistema di vincoli e divieti ma al
contrario partecipi di un bene di inestimabile valore e
protagoniste di un progetto collettivo che potrà dare i
suoi frutti migliori solo se questo bene sarà
accuratamente tutelato. [Gaetano Bonaventura]
11 Luglio 2005 «Etna, col Terzo Polo non ci sarà
scempio» Leggo della diatriba sul terzo polo turistico
del Nord-Ovest e sulle numeroso note di chi è favorevole
o contro. A questo proposito ho una cartina con uno
schema proposta, a suo tempo inviata ai sindaci dei
quattro Comuni interessati (Bronte, Maletto, Maniace e
Randazzo ). E' chiaro ed evidente: è tutta in zona C e B
del Parco, solo una piccola parte in alto (quota 2.228
m) per consentire l'arrivo della funivia e seggiovia
nello stesso edificio. Non saranno costruite nuove
strade, si utilizzeranno quelli esistenti, tutti gli
insediamenti sportivi saranno al di sotto di quota 1.400
m circa. Gli insediamenti logistici (in stile alpino al
massimo due elevazioni F. T. ) saranno a ridosso della
SS 284. Per ultimo si previsto anche l'utilizzo della
ferrovia CE (treni della neve in inverno e verdi
d'estate) per un turismo che dovrebbe durare tutto
l'anno! Con questa proposta non ci sarà scempio
ecologico, ma si doterà il comprensorio di una struttura
di alto sviluppo socio-economico. [Nino Montalto]
10 Luglio 2005 Terzo polo, presupposto di sviluppo sul
vulcano In relazione alla lettera, a firma di Marco Tomasello pubblicata il 4 luglio, dal titolo "no
al terzo polo", desidero esprimere quanto segue. Sono un
neo maestro di sci e nel ritenermi grande appassionato
della montagna desidero anche estendere la mia opinione
da maturando futuro professionista del settore. Come
più volte ribadito da numerosi costruttivi interventi
nella rubrica che mi ospita, si è chiarito che il
realizzo del terzo polo non significa scempio del
territorio, assalto selvaggio di fazzoletti
incontaminati come qualcuno in maniera fuorviante ha
voluto far credere. Il progetto di tale intervento credo
che non darebbe vantaggi a una minoranza di pochi
sciatori, ma semmai costituirebbe un progresso economico
del versante connesso ad effettivi sviluppi del prezioso
patrimonio che ci regala la nostra montagna con un
richiamo di turisti di tutto il mondo considerati gli
aspetti peculiari che caratterizzano il versante Nord
dell'Etna in termini climatici, ambientali -
paesaggistici.
Rammento che per come previsto
dall'innovativo realizzo del progetto, gli impianti
sarebbero costruiti senza distruggere un albero e senza
alcuna alterazione dei luoghi. Se così non fosse, penso
proprio che migliaia di persone non avrebbero dato il
consenso con relative firme autenticate depositate
presso il comitato promotore sviluppo aetna, con la
collaborazione di altri movimenti, al decollo della
creazione di questo assetto turistico-sportivo
culturale.
Se invece siamo ancorati all'ottica che in
Sicilia non è possibile realizzare qualcosa di positivo,
quale espressione di energia e stimolo per tante
iniziative e possibilità per i giovani del nostro
territorio, già tanto a rischio per molteplici motivi,
allora soffochiamo ogni speranza di cambiamento e
miglioramento. I Trentini, i valdostani, i lombardi, i
piemontesi, gli abruzzesi, i francesi, gli svizzeri, i
quali sfruttano le proprie montagne (anche all'interno
dei parchi nazionali; Vedi Stelvio, Tonale, Monte
Bianco, Gran-Sasso etc. etc...) sono forse considerati
distruttori del territorio? Il terzo polo offrendo un
ottimale innevamento apporterebbe un impulso ad altre
valide alternative, quale la pratica dell'MtB, trekking,
sentieri natura, etc...) nel contesto inserito in un
pacchetto organizzativo con un attività senza
interruzione nel corso di tutto l'anno e, ovviamente nei
mesi invernali, la concreta e unica possibilità di
sciare su un vulcano e a due passi dal mare. Agli
oppositori del polo chiediamo di non contribuire, in
aggiunta a tutti i vari ostacoli, a fare perdere questa
occasione di luce e di speranza alla Sicilia ed ai
Siciliani. [Dario Teri]
7 Luglio 2005
Etna, ma cos'è il terzo
polo? Sempre e a proposito del terzo polo. Non c'è
giorno senza che qualcuno, compreso il sottoscritto, non
faccia sentire la sua sul costituendo terzo polo. Ormai
le due fazioni sono sempre le stesse: contrari e
favorevoli. Non poteva essere diversamente quando si
discute di problemi che riguardano l'ambiente, un
ambiente protetto per di più, investono interessi vari
ed impegnano risorse economiche che sono di tutti.
Proporrei di fare tutti noi un passo indietro. Perché mi
pare di capire che nessuno sappia in che cosa realmente
consista questo famoso terzo polo. Una via d'uscita a
questa tormentata diatriba ci sarebbe.
Gli onorevoli
Fleres e Leanza, firmatari dei due disegni di legge in
materia, spieghino all'opinione pubblica, per sommi
capi, se ne abbiano voglia, il progetto che intendono
portare avanti. E' un loro diritto crederci e un nostro
diritto conoscerlo. Chiediamo troppo se in qualità di
loro probabili elettori desideriamo conoscere meglio il
loro pensiero? La conoscenza è l'unica strada che
conduce alla verità e... al voto.
[Saro Pafumi]
4 Luglio 2005
«No al terzo Polo» Penso
che la maggior parte delle persone favorevoli al terzo
polo non abbiano mai fatto un escursione a piedi, in
bici o con gli sci sul versante ovest dell'Etna, anzi
penso che la maggior parte di queste persone non abbia
mai messo neanche la punta di uno sci fuori da una pista
battuta, non abbia mai goduto del paesaggio incantato
che offre l'Etna lontano dagli impianti di risalita.
La stazione a monte dello skilift dove non ti sei mai
avventurato non è la vera cima della montagna, oltre le
piste, la neve battuta, fresata, lavorata come materia
inerte c'è un luogo dove ciascuno di noi ha la
possibilità di esprimere e conoscere se stesso in piena
libertà ed armonia con l'ambiente, secondo le regole
della natura.
Bisogna capire e soprattutto far capire
a coloro che si sentono "i signori della montagna", i
padroni dell'Etna che ciò che conta in montagna è la
capacita di sentirsi ospite piuttosto che padrone! Se
noi intaccassimo il versante ovest dell'Etna con le
orribili costruzioni che il terzo polo prevede
rischieremo di far scomparire qualcosa di irripetibile.
Parlo da professionista della montagna, che in montagna,
sulla nostra Etna, ci lavora d'inverno come maestro di
sci e d'estate come guida vulcanologica, ma parlo
soprattutto da "malato di montagna", malattia che mi ha
trasmesso mio padre molti anni fa quando mi ha fatto
scoprire la sensazione di armonia con la natura e con
noi stessi che percepiamo sciando su una montagna
incontaminata, non è sport, non è tecnica, non è arte ma
è un dono prezioso: rispettiamolo! [Marco Tomasello]
16 Gennaio 2004 Wwf: «Dannoso
per lo sviluppo» Da parte di Maurizio Musmeci, a nome del Wwf Catania, riceviamo:
«In questi giorni si è riacceso il dibattito sullo sviluppo
turistico del parco dell'Etna e su come rilanciarlo. Come fosse
una soluzione ai diversi problemi spesso riemerge la proposta di
creare un terzo polo turistico. Il Wwf ritiene che la
realizzazione di un terzo polo turistico sia non solo dannosa
dal punto di vista naturalistico ma anche controproducente in
termini di sviluppo economico di lungo periodo. Innanzitutto va ricordato che il Parco è stato istituito per
difendere una delle aree naturali più importanti europee se non
addirittura mondiali e non possono essere realizzati interventi
incompatibili con la tutela degli ambienti naturali. Il terzo
polo non è previsto dall'attuale legge regionale che difende il
patrimonio naturale siciliano, cercare di aggirare tale
importante legge causerebbe una perdita d'immagine a livello
nazionale ed internazionale che la Sicilia non può certamente
permettersi.
Un secondo motivo è che la stessa idea di «polo»
si dovrebbe considerare superata, infatti lo sviluppo turistico
deve puntare ad avvantaggiare il più possibile le popolazioni
residenti e gli operatori commerciali che operano nei Comuni del
Parco, piuttosto che un polo isolato dalla vita economica e
sociale dei Comuni etnei».
10 Gennaio 2004
Lipu:
Sull'Etna, no a un turismo solo
«invernale» «Se ci è consentito
vorremmo esporre la nostra opinione in merito allo «sviluppo»
del versante nord-ovest del Parco dell'Etna. Solo da qualche
tempo l'Ente Parco dell'Etna, l'Apt e la stessa Provincia stanno
avviando una politica più concreta sia con l'adozione del piano
territoriale del Paco che con l'avvio di un modo più nuovo e
intelligente di fare ospitalità (paesi albergo, bed and
breakfast. agri turismo, ecc.). Anche nei paesi che sono
tradizionalmente considerati più «turistici», come Nicolosi e
Linguaglossa, il turismo legato agli sport invernali
paradossalmente dà poco. Ad eccezione di qualche caffè
fugacemente consumato in qualche bar, nei singoli paesi non
resta nulla del turismo invernale. Occorre un nuovo modello di
sviluppo più coerente con la vocazione ambientale del nostro
territorio e con le sue potenzialità. Si deve fare in modo che
la gente si fermi nei paesi, che dorma, che consumi i pasti, che
acquisti. Ciò si può fare avviando una forte politica di
recupero del patrimonio edilizio esistente e di sostegno per la
ristrutturazione delle case da destinare all'ospitalità,
creando servizi adeguati per il turismo. Così i centri storici
potranno rivivere, grazie alla presenza del Parco che fa da
attrazione. Bisogna avere la forza di resistere a spinte di tipo
speculativo che non hanno un ritorno economico nel medio-lungo
periodo.
Pensare poi a nuovi impianti sciistici nel versante nord-ovest
quando vi sono altri due poli a pochissima distanza lo riteniamo
uno spreco di risorse, che andrebbero meglio indirizzate per
creare una filiera di turismo che possa realmente portare
benessere al singolo paese. Per non parlare del danno
paesaggistico e ambientale che strade, teleferiche, cremagliere,
impianti, funivie, seggiovie, edifici, presìdi, parcheggi
farebbero in quello che è l'area a più alta naturalità dell’Etna,
il vero parco naturale, l’elemento di eccellenza del
territorio.
Se poi si considera il cambiamento climatico in atto con un
evidente aumento di temperatura e riduzione del periodo di
utilizzazione della neve, puntare su un turismo invernale ci
sembra perdente. Non è da sottovalutare, inoltre, il rischio
vulcanico: a Nicolosi negli ultimi 20 anni si sono avute ben 5
eruzioni che hanno danneggiato gli impianti e Piano Provenzana
è ancora oggi sommerso dalla lava.
Si propone pertanto che i
Comuni si adoperino, anche mediante degli accordi con le
Province, con le Aziende provinciali per il turismo, con i
Parchi, affinché vengano trovate le risorse economiche e
vangano snelliti gli iter amministrativi perché all'interno dei
centri abitati, nei centri storici, si possa ottenere una
congrua ospitalità, un congruo numero di posti letto tramite
accoglienza nelle famiglie (come avviene nelle piccole isole circum-siciliane) o mediante piccole strutture alberghiere. Questa opportunità consentirà alla popolazione di trarre un
beneficio diretto dal turismo senza passaggi intermedi. Tra i
residenti nei comuni interessati potranno nascere tanti piccoli
imprenditori turistici, mentre con un diverso modello di
sviluppo avremo solo lavoratori dipendenti, magari con contratto
a termine, di società multinazionali, gestori di grandi
strutture le quali, poi, hanno sempre la tendenza a intrattenere
relazioni economiche significative (fornitori, imprese di
servizi, etc.) sulle lunghe distanze anziché nell'ambito
locale.
Invece con il modello di sviluppo che si propone il
turista pagherà l'alloggio direttamente al proprietario della
casa, con innegabili vantaggi economici sia per il turista che
paga tariffe più basse, sia per la popolazione».
(Giuseppe Rannisi, delegato Lipu sez. di Catania)
8 Gennaio 2004 Cai Sicilia:
«Pronti a
sposare un progetto alternativo» «Il Club alpino italiano-Sicilia aderisce e sottoscrive l'appello
lanciato dai docenti dell'Università di Catania a difesa
dell'integrità del versante nord-occidentale dell'Etna. Si
dichiara inoltre disponibile a fornire la collaborazione dei
propri soci e delle proprie strutture nei confronti dei Comuni
di Bronte, Maniace, Maletto e Randazzo per la messa a punto di
un progetto alternativo a quello proposto, che dia ai territori
interessati l'opportunità di sviluppo di un'attività turistica
mediante strutture a basso impatto ambientale, imperneata sulla
fruizione delle emergenze naturali dell'Etna.
Il progetto
consisterebbe nell'individuazione di itinerari per trekking con
pernottamento in bivacco, di escursioni giornaliere a piedi o
con racchette da neve, di percorsi di sci alpinismo, di sci
escursionismo, di visita alle grotte vulcaniche; la creazione di
scuole per l'addestramento alle predette attività
tecnico-sportive e l'addestramento degli accompagnatori».
(Mario Vaccarella,
presidente Cai-Sicilia)
7 Gennaio 2004 Touring Club Italiano: «Il
Touring aderisce al documento contro il 3° polo» «Nella qualità
di rappresentante del Touring Club Italiano per Catania e
Provincia, letto il documento redatto dai Docenti
dell'Università di Catania "A difesa dell'integrità del
versante nord-occidentale dell'Etna", contenente la ferma
opposizione al progetto diretto a creare un terzo polo turistico
invernale sul versante nord-occidentale dell'Etna, dovendosi
così modificare la legge istitutiva del Parco dell'Etna;
poiché l'Etna è fornita ad oggi di due stazioni sciistiche con
relativi impianti vari e numerose strade asfaltate nei versanti
meridionale e nord-orientale, rispettivamente ricadenti nei
Comuni di Nicolosi e Linguaglossa;
si ritiene che il terzo polo
turistico del nuovo versante debba esplicarsi proprio garantendo
l'esistenza di un territorio ancora incontaminato che, con
un'accorta politica turistico amministrativa, potrebbe fornire
una rilevante resa economica alle locali popolazioni, con
l'offerta di attività come lo sci alpinismo e di fondo, il
trekking, le escursioni con racchette da neve e, d'estate,
quelle a piedi lungo sentieri attraversanti un ambiente naturale
bellissimo e molto interessante dal punto di vista morfologico e
ambientale.
Pertanto, in aderenza a quanto già espresso dalla
Sede Centrale del Touring nel 1997 attraverso un elaborato del
proprio Centro Studi si aderisce al citato documento, auspicando
che l’Ente Parco possa svolgere iniziative concrete in
proposito, per un migliore e maggiore sfruttamento
dell'incomparabile patrimonio che - se gestito razionalmente con
la valorizzazione della natura esistente - non potrà non
apportare un corposo ritorno verso i Comuni interessati». (Avv. Felice Saporita)
6 Gennaio 2004 EtnaSci: Le ragioni di un terzo polo sciistico sull'Etna
«Perché il terzo
polo sull'Etna? Semplice perché è il versante etneo con le
migliori caratteristiche per la pratica dello sci alpino. Ovvero
innevamento quasi garantito per i mesi invernali e primaverili e
pendii favorevoli. Etna Sci è chiaramente favorevole alla
realizzazione del terzo polo, ma non, lo ribadiamo, alla
distruzione indiscriminata della montagna. E' vero
che il versante oggetto della diatriba è stato anch'esso
vittima di eruzioni, come è altrettanto vero che il versante
ovest del vulcano offrirebbe delle insenature naturali che
fungerebbero da piste da sci alpino senza dover distruggere
nessun luogo esistente. Ciò si tradurrebbe in un minor impatto
ambientale e minori investimenti economici.
In tutto il mondo le
montagne vengono "sfruttate" turisticamente, (per chi
non lo sapesse si scia anche in Israele !!!), onestamente non si
comprende perché l'Etna dovrebbe fare eccezione. Il vulcano non è mai stato
veramente lanciato dal punto di vista turistico, se non con
qualche modesta e sporadica iniziativa privatistica. Fino a
dieci anni fa lo sciatore meridionale doveva recarsi al nord per
sciare, oggi l'Abruzzo ha creato piste ed infrastrutture degne
di stazioni alpine e l'Etna, con investimenti adeguati e creando
una sinergia tra i paesi del parco, potrebbe risultare una
validissima alternativa per lo sci alpino, il fondo e
l'escursionismo.
Un carosello di piste tra quelle già esistenti collegate a
quelle del terzo polo potrebbe rappresentare una realtà nel
settore invernale. Inoltre nonostante "l'Humus'' del nostro
sito sia proprio lo sci alpino pubblichiamo ugualmente articoli
sullo scialpinismo-escursionismo, proprio perché la convinzione
è che la montagna vada vissuta a 360°. Proprio chi pratica lo
sci alpinismo sull'Etna sa perfettamente che le sensazioni che
si provano scendendo dai pendii del vulcano - fronte mare -
sono, non diciamo più belle, ma assolutamente diverse da quelle
che potrebbe offrire qualsiasi pista alpina (e credetemi, ne ho
visitate parecchie).
Se non ci sono alberghi è ovvio che non ci può essere un vero
e proprio turismo, il discorso cambierebbe creando strutture e
impianti adeguati, ricettività inclusa. In tal caso
probabilmente i vari turisti europei e d'oltreoceano che già a
flotte visitano il nostro vulcano, non si lascerebbero scappare
l'occasione di sciare al mattino e di un bel bagno nel
pomeriggio con il già caldo sole primaverile. Infine è vero
che il versante è fruibile con altri mezzi; ma resta il fatto
che lo sci alpino e lo sci alpinismo sono due discipline
differenti. Lo sci alpino è praticabile da tutti e a qualsiasi
età su piste battute. Lo sci alpinismo è sinonimo di
fuoripista, che sull'Etna si traduce spesso in condizioni di
terreno molto difficili per via del ghiaccio, della sabbia e del
terreno smosso, spesso frastagliato. Insomma per praticare lo
sci alpinismo bisogna già essere dei buoni sciatori. Immaginate
un bambino percorrere decine di Km con gli sci e poi affrontare
impegnativi fuoripista? Io no... Relegare il versante ovest al
solo sci alpinismo o al trekking non è, a mio avviso, una
soluzione; cercare una via di sviluppo turistica-economica, nei
limiti consentiti dal parco e soprattutto del buon senso,
probabilmente potrebbe esserlo».
(EtnaSci) [Nella foto sopra: 22 Novembre 2003, la prima neve, l'Etna già innevato
sovrasta la Città di Bronte]
Attività del Comitato e Rassegna stampa
| Pro e contro
- Sommario
5 Gennaio 2004 Nunzio Saitta:
Etna: sentire gli
interessati "Il
rischio di uno sviluppo indiscriminato di un turismo che non ci
appartiene è dietro l'angolo" «Sicuramente il fatto che si sia aperto un dibattito sull'ipotesi del c.d. "terzo polo
turistico" sull’Etna non può che essere costruttivo.
Innanzitutto, credo che sarebbe opportuno interpellare e organizzare
incontri con i "portatori di interesse" del territorio per
evitare gli errori fatti nel passato.
Il documento firmato da docenti universitari, anche se forse non
corretto nella forma, pone l'attenzione su una questione, che vi
assicuro, anche noi abitanti ci poniamo. In un momento in cui si
parla di "sviluppo sostenibile" basato sul coinvolgimento
delle comunità locali al fine di perseguire una crescita economica
e sociale attuata dal basso, capace di esaltare le specificità
locali, l'immaginare impianti sciistici, strade asfaltate, traffico
indiscriminato anche sul nostro versante (come si diceva nei
precedenti interventi: tra i pochi luoghi rimasti di "natura
incontaminata") fa un pò paura. Il rischio di uno sviluppo
indiscriminato di un turismo che non ci appartiene è dietro
l'angolo.
Ciò che mi piacerebbe vedere è l'utilizzo del Parco, con
le sue specificità che lo rendono unico, come una risorsa
necessaria per il nostro sviluppo. Indubbiamente nel passato siamo
stati pochi considerati dalle istituzioni: poco o niente, ad
esempio, viene realizzato dalla Provincia regionale nel nostro
versante, né opere né eventi di richiamo nazionale in grado d i
"sponsorizzare" i nostri luoghi, usi, costumi e prodotti.
L'Apt più vicina è quella di Nicolosi: pochi chilometri ma
"interessi" non convergenti. Fino a quando tutti gli attori coinvolti (istituzioni, imprese,
docenti universitari, cittadini) non useremo come parola d'ordine
concertazione, programmazione negoziata, cooperazione e non saremo
in grado di "sfruttare" tutto il vulcano come un marchio
unico che identifichi sia i prodotti che il territorio come una
destinazione di qualità, rischiamo di rimanere nello stato della
solita "guerra tra poveri”.
Peraltro, questo è il percorso
obbligato per arrivare a instaurare quei "sistemi turistici
locali" che sono previsti anche dalla nuova legge quadro
nazionale sul turismo (Legge 135/01) e che ancora la nostra regione
non ha recepito. Nel ringraziare la redazione de "La
Sicilia" per l'ospitalità auguro a tutti buon 2004 e che sia
l'anno della Sicilia!» (Nunzio Saitta) |