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Un Terzo Polo Turistico alle pendici dell'Etna

Un'ipotesi di sviluppo economico per la nostra zona: la creazione di un terzo polo turistico nel versante nord ovest dell'Etna


Interventi, critiche, ed opinioni sul DdL regionale Leanza-Fleres


14 Ottobre 2005

Opinione - Etna

I vulcanologi contro i poli turistici

Veduta di Bronte dalla "Carbonara"Il Gruppo italiano di Vulcanologia (Giv) esprime il proprio dissenso nei confronti del ddl n. 986 già esitato dalla quarta commissione "Territorio e Ambiente" e in discussione in questi giorni presso l'Assemblea Regionale Siciliana, che prevede l’istituzione di nuove zone C nei parchi di Etna, Nebrodi e Madonie ove "realizzare strutture turistico-ricettive, culturali, aree di parcheggio, nonché trasformazioni edilizie" in zone attualmente di riserva generale ed integrale, in deroga alla regolamentazione dei parchi. In particolare, infatti, all'Etna, l'area oggetto del provvedimento comprende una delle zone vulcanIche più attive del modo, con eruzioni che si susseguono con frequenza quasi annuale.

Negli ultimi anni, dal 1971 ad oggi, sull'Etna si sono avute più di un centinaio di eruzioni sub-terminali e terminali con fontane di lava alte alcune centinaia di metri ed effusioni laviche in grado di persistere per diversi mesi. A queste vanno aggiunte ben dodici eruzioni laterali con colate, che spesso hanno raggiunto le basse quote. Quella, ad esempio, dei Monti De Fiore (tra i versanti di Bronte e Adrano) del 1974 a soli 1400 m di quota o l'eruzione del 1981 la cui lava ha raggiunto in pochissimo tempo l'alveo del fiume Alcantara. Durante l'eruzione del 1991-93, che, con circa 250 mil. m3 di lava è stata tra le più imponenti degli ultimi cento anni, le colate di lava sono arrivate alle porte di Zafferana.

Nell'area oggetto di uno di tali "poli turistici" nel 1999 si è avuta una colata lavica che tracimando dalla Bocca Nuova (3250 m) ha coperto in poche ore 1500 m di dislivello raggiungendo la zona di Monte Nunziata (nel territorio di Bronte). Proprio a Punta Lucia sul versante nord-ovest a poco più di un km in linea d'aria dall'attivissimo cratere di nord-est, la copertura di colate recenti (periodo 1974-81 e 1999) in meno di trenta anni ha ridotto l'estensione settentrionale dell'isola di lave preistoriche di oltre il 30%, diminuendo l'altezza di questo baluardo naturale ormai a meno di dieci m.

Inoltre il pendio di tale versante presenta la più elevata inclinazione, tra i 25 ei 30 gradi, aumentando il rischio di colate di lava ad elevata velocità, e nel periodo di innevamento anche di pericolose colate di fango. Per questi motivi il "Giv" ritiene che esista la necessità assoluta di mitigare il rischio vulcanico all'Etna e quindi che non sia opportuno incrementare la presenza di strutture ricettive. Si tratta, inoltre, di un territorio con paesaggi vulcanici d'alta montagna unici in Italia ed in Europa.

Tali aree costituiscono un patrimonio naturale integro che potrebbe essere valorizzato supportando uno sviluppo economico locale che si basi proprio su questa sempre più rara risorsa. Il Giv ricorda che in aree di analogo pregio al Massiccio Centrale, il Teide o a Lanzarote i parchi hanno saputo valorizzare le peculiarità e l'attrattiva del paesaggio vulcanico, informando correttamente il visitatore, senza svendere il patrimonio. All’Etna tale possibilità di turismo intelligente non e stata finora cercata.
prof.ssa Rosanna De Rosa, presidente Giv


LETTERE A 12 Ottobre 2005

«Riguardo il versante Nord-Ovest dell'Etna»

Si parla sempre con più insistenza della necessità di istituire il così detto: "Terzo Polo Turistico dell'Etna". A portare avanti questo progetto sono principalmente gli amministratori con in testa i Sig.ri Sindaci dei comuni di Adrano, Bronte, Maletto, Randazzo, ecc.; che nel caso ciò fosse approvato si vedrebbero riversate nelle loro casse comunali, finanziamenti pubblici a pioggia per valorizzare a loro dire il già magnifico versante Nord-Ovest del nostro vulcano che proprio grazie alla poca frequentazione da parte di orde fameliche di vacanzieri ha conservato il misterioso fascino dell'alta montagna con la sua ricca flora e variegata fauna.

Vorrei suggerire al contrario ai Sig.ri Sindaci suddetti: perché non porre più attenzione e più cura a ciò che al momento hanno già in gestione? Con lodevoli azioni quali: manutenzione delle strade di accesso ai boschi, utile segnaletica nei sentieri (onde evitare gli incresciosi episodi di escursionisti che non riescono a trovare la via del rientro) e principalmente curare di più la pulizia dei siti con taglio sistematico dell'erba ai bordi delle strade onde prevenire lo svilupparsi di disastrosi incendi, rimuovere i cumuli di spazzatura che si trovano dappertutto, a tal proposito vorrei segnalare al Sig. Sindaco di Bronte che è veramente uno sconcio la strada che sale verso Piano delle Ginestre e monte Minardo con la parte iniziale (proprio nei pressi del blocco di pietra lavica con le insegne del "Parco dell'Etna"...) adornata da due megadiscariche dove si può trovare di tutto: dalla lavatrice al frigorifero, dal divano al materasso ecc.. Inoltre perché non consentire dietro pagamento di una piccola ma utile cifra la possibilità di percorrere con mezzi a motore le strade che incrociano l'altomontana magari solamente nella bella stagione, oppure organizzare delle visite guidate? In conclusione ribadisco che sarebbe secondo me più utile al fine di valorizzare il territorio curare di più quello già esistente (vedi anche rifugi) onde attrarre un turismo d'elite, veramente amante della natura che non sporca e non danneggia questi luoghi meravigliosi. [Ernesto Micale]



8 Ottobre 2005

POLI TURISTICI, CONTRARI I SINDACATI

«Il varo del ddl sarebbe un ostacolo»

I sindacati, in una nota congiunta, chiedono il ritiro del disegno di legge che istituisce poli turistici nei parchi naturali e l'apertura immediata di un confronto con gli enti istituzionali.

«Che lo sviluppo turistico sia da affidare esclusivamente a nuova cementificazione è una visione miope e fuori dal tempo, una visione che rischia al contrario di continuare a demolire quelle che sono le caratteristiche e le potenzialità di ampie zone del nostro territorio, che hanno resistito grazie ad una buona normativa regionale agli scempi a cui invece sono state sottoposte altre zone di pregio dell'isola, pensiamo per esempio alle coste. Ancora una volta con un colpo di mano si sta tentando di manomettere la legge regionale sui parchi per allargare la maglia e affievolire regole erroneamente considerate ostacoli per il rilancio dei territori. Cgil-Cisl-Uil, unitamente alle categorie Flai-Fai-Uila così come è stato più volte espresso sostengono che è indispensabile e non più derogabile a partire dal confronto in corso sull'utilizzo dei fondi europei per il 2007-2013 un dibattito serrato su quale siano gli assi portanti per un reale sviluppo della nostra isola e del nostro territorio, sui quali a ben vedere esistono contraddizioni macroscopiche nell'ambito dello stesso governo regionale».

«Il varo del disegno di legge che istituisce poli turistici nei parchi naturali per Cgil, Cisl e Uil rappresenterebbe una pesante remora a quell'idea di sviluppo di sostenibilità ambientale e di tutela del territorio e del paesaggio che restano principi centrali sia della nostra Costituzione sia della normativa europea. Noi siamo convinti che quella perseguita dal disegno di legge sia una scorciatoia che rischia al contrario di togliere al territorio attrattiva e potenzialità.

«Cgil, Cisl e Uil unitamente alle categorie Flai, Fai, e Uila ritengono che altri sono gli impegni da assumere per il rilancio dei territori nell'ambito del parco Etneo a partire dal varo, immediato, da parte dell'assessore regionale competente, dell'approvazione del piano territoriale; dalla piena applicazione del regolamento per la fruizione del parco, alla copertura della pianta organica dell'Ente; al ripristino dei finanziamenti per i parchi regionali siciliani. Per questo ribadiamo la necessità del ritiro del disegno di legge e l'apertura immediata di un confronto con gli Enti preposti. (La Sicilia)



5 Ottobre 2005

Mondo scientifico ed ecologisti: parchi cementificati. I sindaci dei comuni etnei: base per il rilancio economico

Sicilia, i poli turistici della discordia

Palermo. In nome della natura e dello sviluppo eco-compatibile, il mondo scientifico e le associazioni ambientaliste lanciano l'allarme sui parchi naturali siciliani minacciati dal cemento. Le principali organizzazioni ecologiste (Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Lipu, Club Alpino Italiano) e i maggiori organismi di consulenza dell'Assessorato regionale al Territorio (ovvero il Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale e i Comitati tecnico-scientifici dei parchi dell'Etna, delle Madonie e dei Nebrodi) si mobilitano contro il disegno di legge regionale che istituisce poli turistici nei parchi naturali. Gli ecologisti denunciano il rischio di «scempi ambientali» nel caso in cui l’Ars approvasse il provvedimento che darebbe il via alla costruzione di una serie di opere ad alto impatto ambientale, come le strutture turistiche nella località Punta Lucia del Comune di Bronte (Catania), nella zona alto-montana del Parco dell'Etna; gli alberghi intorno al Lago Pisciotto di Tortorici (Messina), all'interno del Parco dei Nebrodi; i campi da golf ad Alcara Li Fusi (Messina), sempre nel Parco dei Nebrodi; gli impianti sul complesso dei Carbonara di Castelbuono (Palermo), nel Parco delle Madonie.

Secondo Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu e Wwf, «il disegno di legge sui poli turistici è assurdo e costituisce un vero e proprio assalto alle parti più incontaminate dei parchi naturali della Sicilia, con ambienti rari o unici in Europa. Tali norme sono tese a stravolgere gli strumenti di pianificazione dei parchi e a creare una vera e propria deregulation; inoltre, mirano ad aggredire le aree più incontaminate dei tre parchi naturali regionali». Per questo motivo le cinque associazioni ambientaliste invocano «una decisa e chiara presa di posizione» dell'assessore regionale al Territorio Francesco Cascio, affinché ottenga il ritiro del Ddl sui poli turistici; l’intervento del Commissario dello Stato, In quanto «sono evidenti i contrasti con la Costituzione e con i principi dell'ordinamento nazionale in materia di pianificazione territoriale e tutela dell'ambiente, ma anche con le direttive comunitarie a protezione degli habitat naturali».

I rappresentanti del Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale e dei Comitati tecnico-scientifici dei parchi naturali siciliani chiedono il ritiro immediato del disegno di legge sui poli turistici e un «sereno» tavolo di confronto con l’assessore Cascio sulle tematiche dello sviluppo sostenibile. Posizioni condivise da Fabio Granata, assessore regionale al Turismo. Secondo Ernesta Morabito (Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio naturale), «il disegno di legge consentirebbe lo stravolgimento di habitat e paesaggi unici dei parchi, tutelati anche dalle normative comunitarie europee.

Tale provvedimento ripropone un modello di sviluppo fondato sul "consumo" del bene naturale, ignorando che la conservazioni dei valori naturali costituisce un bene fondamentale per un duraturo sviluppo socio-economico dei territori interessati». Sull'altro fronte, i sindaci di Bronte, Maletto, Maniace e Randazzo, comuni sul versante occidentale dell'Etna, con un documento hanno chiesto all'Ars di approvare il disegno di legge che prevede l'istituzione di nuovi poli turistici sull'Ema. I primi cittadini dei tre comuni etnei, Pino Firrarello, Giuseppe De Luca, Salvatore Agati e Salvatore Pinzone Vecchio, ritengono che l'istituzione di nuovi poli sull'Etna e sui Nebrodi costituirebbe «la base per il rilancio turistico ed economico di una terra che rischia di accentuare i pesanti indici di disoccupazione e di conseguenza il fenomeno dell'emigrazione». I sindaci sottolineano che «non è più possibile pretendere di sacrificare un territorio di circa 20.000 ettari in nome di una salvaguardia ambientale che fino ad oggi è stata solo fine a se stessa». [Pietro Scaglione, La Sicilia]

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L'ASSESSORE AL TERRITORIO E AMBIENTE FRANCESCO CASCIO

«Gli ambientalisti dicono di no a tutto»

On. Francesco Cascio, lei è vicepresidente della Regione e assessore al Territorio e Ambiente. Come si pone davanti alla questione degli ipotizzati poli turistici nei Parchi montani? Gli ambientalisti non li vogliono e l'assessore al Turismo Fabio Granata nemmeno.
«E' un disegno di legge di iniziativa parlamentare, il che significa che non c'è una proposizione del governo. Nel parere che ho dato al disegno dì legge mi sono rimesso all'aula sovrana che deve decidere.

Personalmente dico che non bisogna generalizzare e che occorre valutare caso per caso senza alzare barricate pregiudiziali: può essere dannoso immaginare un polo turistico a Bronte, ma al contrario può essere importante immaginarlo nelle Mado­nie. Né peraltro questa legge mi spaventa se venisse approvata perché sancisce un principio secondo cui coniu­gando le esigenze dello sviluppo con la tutela dell'ambiente si possono riperimetrare i Parchi.Ma è un principio, dopodiché la palla passa ai comitati tecnico-scientifici, alle associazioni ambientaliste, ai Comuni e alla Regione che sovrintende, per cui non è che la legge dà immediatamente la possibilità di fare capannoni, alberghi e quant'altro. Il principio è che in deroga ai rigidi criteri vincolistici si possa programmare uno sviluppo compa­tibile».

Ma gli ambientalisti e parecchi componenti dei comitati tecnico-scientifici si sono espressi per il no dicendo che si vuole «sfruttare il bene ambientale, non valorizzarlo». E già si parla di campi da golf, di resort, di alberghi, di fasce protette.
«Ma non c'è nulla di tutto questo, non c'è alcun progetto da approvare, nessun albergo da costruire, nessun campo da golf da fare. Gli ambientalisti siciliani dicono sempre no. Se noi dovessimo attendere da loro un parere positivo per qualsiasi cosa staremmo freschi. Non mi risulta che i comitati tecnico-scientifici si siano espressi e che abbiano dato un parere negativo. Direbbero no a che cosa? C’è un'ipotesi legislativa, non c'e un progetto di sviluppo. Si vuole modificare una filosofia per accertare se è possibile mettere insieme al ambiente e sviluppo, ripeto e ribadisco che non c'e nessun progetto per nessuna costruzione».

Forse la valutazione caso per caso di cui lei parlava ha del buon senso. E mi chiedo perché gli ambientalisti non protestano mai in Alto Adige o in Trentino quando costruiscono seggiovie e alberghi. Eppure anche lì sono zone bellissime e incontaminate, a dimostrazione che si può conciliare la tutela del territorio con la sviluppo turistico.
«In Alto Adige, in Carinzia, nella Foresta Nera, in tutti i luoghi del mondo si fanno strutture: turistiche in luoghi di montagna che anzi vengono valorizzati. Da noi invece non si può fare nulla perchè immediatamente gli ambien­talisti si mettono di traverso su qualsiasi cosa e Granata gli fa da sponda.
Per me sarebbe molto facile in questo momento di campagna elettorale dire come assessore al ramo: stop a questa legge. Ma, stop a cosa? Io posso esprimere un parere personale, ma non posso mettere il bavaglio a novanta deputati dell'Assemblea regionale siciliana che stanno discutendo una legge di iniziativa parlamentare».
[Tony Zermo, La Sicilia]

L’ASSESSORE AL TURISMO FABIO GRANATA

«Attacco pericoloso alle aree protette»

Catania. L:assessore s'è abituato, ormai, a regolari sobbalzi sulla sua poltrona a Palermo. La gestione del turismo siciliano, dei suoi beni architettonici e di quelli ambientali, i progetti, le proiezioni procedono sempre con difficoltà e nette divergenze. Questa è l'ultima: i quattro poli turistici che dovrebbero rappresentare nuovi insediamenti in un quadro generale di utilizzazione del territorio e delle sue risorse. Con epicentro l'Etna, i Nebrodi, le Madonie.

Epicentro è, per Granata, la parola giusta. Perché l’assessore che sponsorizza il turismo che porta viaggiatori in Sicilia e non masse informi di turisti distratti, è preoccupatissimo per questo disegno di legge che istituisce i poli turistici nei parchi naturali.
«Non riesco proprio a capire, mettiamola così, perché mai per valorizzare alcune aree uniche della nostra regione, posti che tutto il mondo ci invidia, si debbano realizzare strutture ricettive dentro le aree protette. A che tipo di turista, di visitatore, di curioso ci stiamo rivolgendo? Ad uno che non sente nemmeno il desiderio di fare trecento metri, o anche mille metri di scarpinata per raggiungere ambienti totalmente incontaminati, conservati come la natura li ha creati? Mi sembra paradossale, mi fa pensare, per forza di cose, al fatto che non ci sia attenzione, non ci sia una valutazione attenta e profonda dei rischi enormi cui si va incontro, tanti, e dei benefici, che restano (ammesso che qualcuno li trovi) pochi e, comunque, sostanzialmente incomprensibili».

Granata dice no. Netto, secco, potrebbe anche essere lapidario, viste le sue convinzioni ma preferisce sviluppare i suoi argomenti.
«La mia forte paura è che operazioni come questa siano soltanto atti iniziali di processi che rischiano di diventare irreversibili e devastanti. Perché si comincia a delineare l'invasione di aree protette, sostenendo che si dovrebbero realizzare strutture che non inciderebbero sul contesto paesaggistico. Bene, questo principio, allora, potrebbe domani spingerci ad autorizzare la realizzazione di strutture ricettive all'interno, per esempio, della Valle dei Templi, facendo in modo che non siano visibili e non deturpino il panorama? E' questo il principio che deve ispirare chi dovrebbe occuparsi della tutela dell'ambiente e del paesaggio?».

Domanda di rito: allora lasciamo tutto così com'è? Secondo l'assessore al Turismo è possibile creare nuovo sviluppo puntando sulle nostre bellezze naturali, oppure tutto va lasciato blindato, quasi incartato?
«Il nostro patrimonio ambientale è unico al mondo e bisogna trattarlo in modo adeguato, aumentando la qualità dei servizi, delle professionalità, delle visite guidate, dei sentieri, e degli eventi, ma senza aprire la strada a infrastrutture che ne farebbero venir meno o comunque ne comprometterebbero la valenza paesaggistica e ambientale. Si possono organizzare meglio il Parco dell'Etna e quello dei Nebrodi, senza utilizzare cemento né per parcheggi, né per alberghi».

La questione diventa un altro scontro interno alla maggioranza regionale, anche se Granata non sembra preoccupato da questa nuova frattura col collega Cascio.
«La legge è di iniziativa parlamentare e non ha vincolo di maggioranza, per tale motivo ritengo che l'Ars faccia bene a bloccarla. Sui temi della sostenibilità dello sviluppo e di scelte intelligenti e lungimiranti, si gioca, tra l'altro, una partita rilevante, anche dal punto di vista economico, ma il più grande valore che rende queste aree uniche per i viaggiatori, è rappresentato dalla tutela del paesaggio e dell'ambiente. Su questo non ho dubbi». [Andrea Lodato, La Sicilia]



4 Ottobre 2005

Fra contrasti e polemiche inizia la discussione all'Ars sul DDL Leanza-Fleres

I sindaci: “Approvate la legge sui Poli turistici”

I Sindaci di Bronte (senatore Pino Firrarello), Maletto (Giuseppe De Luca), Randazzo (Salvatore Agati) e Maniace (Salvatore Pinzone Vecchio), chiedono con forza all’Assemblea regionale siciliana di approvare il disegno di legge sulla istituzione di nuove zone “C” altomontane sull’Etna e sui Nebrodi, al fine di porre le basi per il rilancio turistico ed economico di una terra che rischia di accentuare i già pesanti indici di disoccupazione di conseguenza il fenomeno di emigrazione. Alle associazioni ambientaliste che in questo momento si oppongono all’approvazione del disegno di legge presentato dagli onorevoli Salvo Fleres e Lino Lenza, temendo un abbassamento dei livelli di salvaguardia ambientale, assicurano che non è assoluta intenzione di alcuno cementificare le zone più belle ed incontaminate dell’Etna e della Sicilia, ma di trovare le opportune soluzioni per una più concreta fruizione del territorio che rimarrebbe attrazione per i turisti solo se ancora verde ed incontaminato.
Il quattro Sindaci, comunque, ribadiscono che non è più possibile pretendere di sacrificare un territorio grande circa 20.000 ettari in nome di una salvaguardia ambientale che fino ad oggi e stata solo fine a se stessa e la volontà, assieme ai comitati spontanei sorti a sostegno del disegno di legge Lenza Fleres, di voler collaborare con le associazioni ambientaliste per, approvato il disegno di legge, costruire insieme il progetto tecnico che permetta il decollo del turismo del territorio e la parallela conservazione dell’ambiente.



4 Ottobre 2005

Iniziativa. I rappresentanti di dieci associazioni inviano una petizione al ministro Matteoli. «La Regione vuole trasformare l’area protetta in un centro divertimenti»

«Il Parco dell’Etna? Diventi nazionale»

Gli ambientalisti contro i poli turistici

Bronte. (cagr) Una petizione al ministro dell'Ambiente Altero Matteoli per trasformare in nazionale il Parco dell'Etna. È l'iniziativa lanciata da dieci associazioni ambientaliste decise a opporsi al disegno di legge - che in queste ore approda in aula all'Ars - con cui si autorizza l'istituzione di due nuovi poli turistici sull'Etna (e altri due sui Nebrodi e sulle Madonie) modificando la legge istitutiva dei Parchi che risale al 1981. Le associazioni promotrici sono Etnaviva, Italia Nostra, Ente fauna siciliana, WWF, Lipu, Legambiente, Etna Free Bike, MontaInBike Sicilia, Federazione italiana amici della bicicletta e la sezione di Giarre del Cai, il Club alpino italiano. Le associazioni parlano di un "attacco di inaudita violenza ai parchi naturali siciliani, di fronte al quale l'assessore regionale competente non appare pronto ad assumere nessuna iniziativa" e arrivano a "sfiduciare la Regione Siciliana che si avvia ad approvare una legge con la quale viene trasformato il Parco dell'Etna in un luna park sciistico e chiedono al ministro dell'ambiente, Matteoli, di trasformare il parco dell'Etna in parco nazionale come previsto dalla legge quadro del 1991".
Intanto il caso dei Poli turistici sull'Etna - uno, promosso dal deputato autonomista Lino Leanza, è previsto nel territorio di Bronte, l'altro dal forzista Salvo Fleres, riguarda Zafferana e Milo - oltrepassa lo Stretto e ha finito per interessare con numerosi servizi quotidiani e periodici nazionali. A Vienna invece, dove ad agosto si è svolto il 17/ esimo congresso botanico internazionale, trecento dei sei mila professionisti intervenuti hanno firmato un documento al termine di un simposio su "Ecologia, conservazione e gestione degli ecosistemi in aree protette" in cui si è parlato del grave rischio che incombe sui tre parchi siciliani uno dei quali, l’Etna. è persino patrimonio mondiale dell'Unesco. "Raccomandiamo con forza - è scritto - a tutte le autorità responsabili, in particolare ai politici del Governo della Regione Siciliana di non cambiare la legislazione del parco dell’Etna declassando le aree a protezione integrale per promuovere la costruzione di nuovi impianti sciistici”. [Carmela Grasso, Giornale di Sicilia]



4 Ottobre 2005

Oggi il dibattito. Ambientalisti all'attacco: Paesaggi unici a rischio

Turismo nei Parchi: la legge all’Ars

Palermo. Poli turistici nei parchi della Sicilia: la legge va oggi in aula fra le polemiche. Ambientalisti, botanici e i comitati tecnico-scientifici degli stessi parchi (Etna, Madonie e Nebrodi) contestano il provvedimento approvato in commissione con il sostegno del governo. "Se questa proposta dovesse venire approvata, ci troveremmo di fronte a un capovolgimento totale della linea seguita da tutti i governi che si sono susseguiti in Sicilia dall'81 ad oggi», afferma il presidente del Wwf Sicilia, Franco Russo. Trecento dei seimila botanici riuniti a Vienna per un congresso mondiale hanno intanto sottoscritto un documento di ferma opposizione, in particolare «alla costruzione di nuove strade, funivie, skilift e alberghi sui versanti nord-ovest e sud-est, le ultime due aree incontaminate dell'Etna». Stamattina i componenti del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale e dei comitati tecnico-scientifici dei tre parchi denunceranno all'Ars lo stravolgimento delle parti più integre dei parchi naturali siciliani, comprendenti habitat e paesaggi unici in Europa, in atto tutelate anche dalle norme europee». L'assessore al Territorio, Francesco Cascio, replica: «È un disegno di legge che non mi preoccupa nè scandalizza: non ha alcuna efficacia diretta, ma fissa il principio che la natura è compatibile con lo sviluppo. Rinviando poi qualsiasi intervento a una concertazione fra governo, comunità locali e comitati dei parchi». […] Oggi torna in aula anche la riforma sugli appalti: Claudio Barone e Angelo Gallo (UiI) sollecitano il sì alle nuove norme «contro i ribassi anomali, per aumentare la sicurezza nei cantieri e ostacolare il lavoro nero in Sicilia». [E. La.]



, 4 Ottobre 2005

No al ddl su poli turistici all'interno dei Parchi

Palermo - Legambiente regionale dice no al disegno di legge dell'Assemblea regionale siciliana sull'istituzione di poli turistici nei parchi siciliani. In particolare l'associazione ambientalista si oppone alla costruzione di strutture turistiche a Punta Lucia nel Comune di Bronte, nella zona alto-montana del Parco dell'Etna, a quella di alberghi attorno al Lago Pisciotto di Tortorici, alla creazione di campi da golf ad Alcara Li Fusi all'interno del Parco dei Nebrodi e a nuovi impianti sul complesso del Carbonara di Castelbuono nel parco delle Madonie. «Si tratta di un assalto alle parti più incontaminate dei parchi naturali della Sicilia con ambienti rari o unici in Europa - dice Legambiente - che stravolgono gli strumenti di pianificazione dei parchi protetti. Solo cosi può essere spiegato il significato del ddl, in quanto già oggi i decreti istitutivi dei parchi individuano le aree (le cosiddette zone C) dove è possibile realizzare strutture turistico-ricettive.» «Se le nuove norme dovessero essere approvate dall'Ars - spiegano - verrebbe modificata la perimetrazione dei parchi, creando aree di parcheggio e trasformazioni edilizie».

Contro questo progetto si sono già schierati i componenti dei comitati tecnico-scientifici dei parchi e del consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale dell'assessorato regionale Territorio e anche numerosi docenti delle università siciliane che oggi alle 10.30 a palazzo dei Normanni terranno una conferenza stampa per dire no all'approvazione del ddl. Le associazioni chiedono infine una decisa presa di posizione dell'assessore regionale al territorio.



, 3 Ottobre 2005

PARCO DELL'ETNA

Le associazioni ambientaliste: «No a due nuovi poli sciistici»

Le associazioni ambientaliste e culturali della provincia di Catania (Etnaviva, Italia nostra, Ente fauna siciliana, Legambiente Randazzo, Etna free bike, Montainbike Sicilia, Federazione italiana amici della bicicletta, Club alPino italiano sez. di Giarre) sfiduciano la regione siciliana che si avvia ad approvare una legge con la quale viene trasformato il parco dell'Etna in un luna park sciistico e chiedono al ministro dell'ambiente, Matteoli, di avviare le procedure per trasformare il Parco dell'Etna in Parco nazionale come previsto dalla legge quadro del 1991. «In presenza di un attacco di inaudita violenza ai parchi naturali siciliani - scrivono in una nota - le associazioni, ambientaliste e culturali chiedono che la tutela dell'Etna venga consegnata ad una autorità che possa resistere alle pressioni scaturenti da ogni tornata elettorale locale.

Il disegno di legge, firmatari i deputati Leanza e Fleres, già licenziato dalla commissione competente, che verrà discusso in aula martedì, prevede infatti la realizzazione di due nuovi poli sciistici sul più importante e attivo vulcano d'Europa la cui progettazione verrà delegata ai comuni interessati, con intervento dell'ente parco solo con funzione consultiva da esercitarsi tassativamente entro 30 giorni. Il risultato degli interventi previsti dal disegno di legge già approvato in commissione sarebbe che sull'Etna si concentrerebbero quattro stazioni sciistiche a pochi chilometri l'una dall'altra».



, supplemento "Il Venerdì", 30 Settembre 2005

Sulle pendici ci sono già due stazioni distrutte dalle eruzioni e ricostruite. Ora il centrodestra lancia il progetto per nuovi impianti sul versante nordovest. E gli esperti sono rimasti di cenere.

Etna, l'ultima del Polo: un'altra pista da sci (oltre alle due «lavate» via)

E ora in Sicilia dovranno trovare il modo per imbrigliare l'Etna. Chi saprà convincere il vulcano mai domo a indirizzare i fiumi di lava lontano da funivie, alberghi e piste da sci? Non solo da quelli storici di Nicolosi e di Linguaglossa, tante volte distrutti dalla furia della Muntagna e tante altre ricostruiti, ma anche da quelli, nuovi di zecca, che la maggioranza di centrodestra nell'Assemblea regionale intende portare fino ai 2919 metri di Punta Lucia, a meno di mezzo chilometro in linea d'aria dal crateri sommitali, sul versante nordovest del vulcano, l'unico ancora incontaminato.

Proprio così: a quasi tre anni dall'ultima eruzione, che ha spazzato via le stazioni sciistiche del Rifugio Sapienza e di Piano Provenzana (mille metri più a valle di Punta Lucia, su due differenti versanti), il Parlamento siciliano si accinge a votare un disegno di legge che ha gia messo sul piede di guerre ambientalisti e vulcanologi: si tratta di dare il via libera a un "Polo turistico" fatto non solo di funivie e piste da sci, ma anche di alberghi, parcheggi e di tutto il corredo di infrastrutture necessarie per attrezzare una zona praticamente selvaggia, che dai comuni pedemontani sale fino alla Zona A (quella di massima tutela) del Parco dell'Etna, istituito proprio dalla Regione nel 1987.

Forza Italia si è mobilitata in massa: sono azzurri l'autore del disegno di legge, il presidente della commissione Ambiente nell'Assemblea, l'assessore regionale al Territorio del governo di Salvatore Cuffaro e molti sindaci dei comuni interessati, che non stanno nella pelle al pensiero di commissionare progetti a sei zeri. Su tutti, il senatore forzista Pino Firrarello, primo cittadino di Bronte, che ad agosto ha invitato il ministro allo Sviluppo Gianfranco Miccichè per una scarpinata sul vulcano, strappandogli la benedizione al progetto e, si vocifera, la promessa di un ricco finanziamento pubblico. Neanche il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo, il poderoso rastrellatore di voti in cerca di una collocazione tra la Casa delle libertà e il centrosinistra, disdegna l'operazione. E infatti è di un autonomista l'altra firma in calce al disegno di legge. Presentato ai siciliani come un'occasione di occupazione e sviluppo, parole che fanno sempre il loro bell'effetto, nell'isola.

Sul fronte del no, il centrosinistra è in ottima compagnia: almeno un migliaio, tra ambientalisti e docenti dell'Ateneo catanese, non protestano solo per i danni che l'operazione può arrecare all'ecosistema. In ballo, sostengono, stavolta c'è la sicurezza. Gli esperti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno sferzato l'entusiasmo degli onorevoli: «Dagli anni Cinquanta e fino al 1986» spiega Stefano Branca «Punta Lucia è stata circondata da tantissime colate: l'eccessiva vicinanza di una stazione turistica ai crateri sommitali è un rischio per le vite umane, con le colate di fango che possono generarsi dallo scioglimento improvviso della neve».

Senza contare i rischi collaterali dovuti all'attività esplosiva. L'Etna non dà preavviso, ricordano i vulcanologi: nel giro di qualche minuto ci si può ritrovare con gli sci ai piedi sotto una pioggia di cenere e lapilli. La stessa che più volte, in questi anni, ha costretto l'aeroporto di Catania a chiudere i battenti per settimane intere. «Vorrà dire che nella migliore delle ipotesi, in caso di eruzione, sulle piste da sci e di atterraggio campeggerà lo stesso cartello: "Chiuso per cenere lavica"». [Paolo Casicci]



, 29 Settembre 2005

Sbagliata l'ipotesi di creare insediamenti turistici ad alta quota, oltre a deturpare l’Etna rischiano di essere distrutti dalla lava

In riferimento al disegno di legge che prevede l'Istituzione di poli turistici all'interno dei parchi dell'Etna (versanti nord-ovest e sud-est), dei Nebrodi e delle Madonie, approvato il 14 settembre dalla Commissione legislativa Ambiente e Territorio della Regione Siciliana, riteniamo che creare ulteriori insediamenti nelle quote più alte del vulcano sia un grande errore. Questa posizione è già stata espressa in un documento approvato a larghissima maggioranza dalla Facoltà di Scienze Mat. Fis. e Nat. dell'Università di Catania il 13 maggio 2003 e in un documento sottoscritto l'anno scorso da circa duecento docenti del nostro Ateneo.
Grazie al Parco Regionale dell'Etna dal 1987 si è riusciti a salvaguardare i versanti ancora integri del vulcano, di eccezionale valore per la Sicilia, per l'Italia e per il mondo intero. Ciò in linea con quanto è stato fatto in numerose località di notevole interesse naturalistico dei cinque continenti dove da decine di anni esistono aree protette che come tali richiamano milioni di turisti. La protezione dei versanti ancora incontaminati dell'Etna assume grandissima importanza anche alla luce del fatto che si tratta di uno dei vulcani più attivi del mondo.

Solo la mancanza di insediamenti antropici ha fatto sì che non si siano verificate distruzioni nel versante nord-occidentale del vulcano dove negli ultimi trent'anni si sono accumulate numerose colate provenienti da due crateri sommitali e cioè il Cratere di Nord-Est e la Bocca Nuova. Durante la lunga attività erutti va del 1974-81 le colate laviche fuoriuscite dal Cratere di Nord-Est circondarono Punta Lucia e si riversarono a valle raggiungendo tra l'altro quota 1660 m nei pressi di Monte Scavo. Durante l'eruzione del 1999 la colata fuoriuscita dalla Bocca Nuova, a causa della elevata pendenza del versante nord-occidentale, coprì in poche ore ben 1700 metri di dislivello raggiungendo la pista altomontana nei pressi di Monte Nunziata e risultando una delle più veloci mai registrate in tempi storici.
Quest'area è stata colpita anche da eruzioni laterali come quella dei Monti De Fiore (tra i versanti di Bronte e Adrano) del 1974 con bocche eruttive a soli 1400 m di quota o l'eruzione del 1981 con una colata di lava che in pochissimo tempo ha raggiunto l'alveo del fiume Alcantara.

Anche il versante sud-orientale costituisce uno dei più pericolosi come dimostrato dalla recente eruzione del 1991-93 che e stata tra le più imponenti degli ultimi 100 anni, è durata un anno e mezzo e le colate di lava sono arrivate a 800 m di quota alle porte dell'abitato di Zafferana. Bisogna ricordarsi inoltre dell'esteso campo di fratture che tagliò in due la Strada Provinciale Zafferana-Rifugio Sapienza nel 1989 e delle diverse eruzioni laterali degli ultimi secoli come quelle del 1792 e 1852-53 che minacciarono Zafferana, del 1950-51, del 1971 e del 1979 cha minacciarono Milo e Fornazzo e infine quella del 1928 che distrusse Mascali.

Inoltre sia il versante occidentale che quello orientale sono i più colpiti da eventi sismici anche distruttivi. Ciò significa che gli insediamenti che si intendono costruire, oltre a deturpare la zona di riserva integrale del Parco, rischiano essi stessi di essere distrutti dagli innumerevoli eventi eruttivi e sismici. Basta osservare le condizioni in cui versano attualmente gli altri due poli turistici esistenti sul vulcano, parzialmente distrutti dalle eruzioni del 2001 e del 2002-2003. I ricercatori ripetono da anni che la riduzione del rischio in aree ad alta pericolosità geologica è legata alla prevenzione. I recenti uragani negli Stati Uniti dovrebbero insegnarci qualcosa: cerchiamo di prevenire i disastri rispettando gli equilibri naturali.
Carmelo Ferito, Docente di Vulcanologia
Carmelo Monaco, Ordinario di Geologia



, 29 Settembre 2005

GRANATA, VICARI E SAMMARTINO LANCIANO L’ALLARME

Territorio in pericolo

«Il futuro non può essere condizionato da interessi di rapina»

Palermo - Questo scorcio di legislatura potrebbe essere letale per l'ambiente e i beni culturali siciliani. Fra i commi di qualche provvedimento in fase di approvazione, infatti, potrebbe essere inserito qualche emendamento dell'ultima ora, che autorizza l'impensabile o sana giuridicamente situazioni in atto assolutamente illegittime, rendendo impossibile il recupero del territorio. Il pericolo è molto sentito dall'assessore regionale al Turismo Fabio Granata che, in occasione della votazione, nell'agosto scorso, dell'emendamento con il quale si sanciva l'illegittimità di ricerche petrolifere nelle aree sottoposte alla tutela dell'Unesco, è stato battuto nel segreto dell'urna da una maggioranza trasversale più sensibile alle pressioni dei petrolieri americani che alle ragioni di quanti ritengono, dopo tanti esempi negativi, che il futuro della Sicilia è nei suoi beni culturali, nella sua ultramillenaria storia e nella preservazione del territorio.  Basti pensare che all'ordine del giorno dei lavori d'aula dei prossimi giorni, da esaurirsi prima dell'avvio della sessione di bilancio, ormai alle porte, è inserito un disegno di legge che autorizza l’istituzione di poli turistici all'interno dei parchi dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonne e basterebbe qualche emendamento "pirata", magari scritto in modo da rendere difficile, nella fretta dei lavori, la sua piena valutazione, per rendere "devastabile" buona parte di quel territorio.

Così, ieri, Fabio Granata, con gli onorevoli Bartolo Sammartino e Simona Vicari, tutti esponenti dell'associazione culturale "Il Vento", ha lanciato l'allarme. «In Sicilia - si legge in una nota sottoscritta dai tre parlamentari - si inizia a delineare con molta chiarezza il settore su cui vigilare con attenzione per evitare ritorni al passato e "condizionamenti" delle scelte economiche su quelle politiche. Finita l'era dei lavori pubblici - si spiega nella nota - si ha l'impressione che ancora una volta nella nostra regione si rischi di compromettere l'interesse generale in nome di interessi specifici".

Ne consegue, per i tre parlamentari impegnati nella tutela del territorio e dell'ambiente, è giunto il momento di fare il punto della situazione e porre dei paletti invalicabili. «Servono - sostengono - una regia politica e motivazioni forti e condivise per decidere il futuro di vaste e importanti aree del territorio siciliano, che potrebbero essere definitivamente compromesse, nonostante le enormi potenzialità, a causa di sottomissioni ad interessi economici da parte di porzioni della classe dirigente siciliana, a livello regionale e territoriale». Inoltre, «sull'energia eolica, sulle ricerche energetiche, sulle scelte urbanistiche che investono il demanio, i centri storici e le aree di pregio ambientale e culturale, il governo della Regione dovrà porre in essere le condizioni affinché si inizi a percepire con chiarezza, cosa si può e cosa non si può fare. E soprattutto come farlo». Fabio Granata, Bartolo Sammartino e Simona Vicari concludono il loro appello, ricordando che «la Sicilia ha un grande futuro legato all'innovazione, alla cultura, all'ambiente, all'agricoltura e alla risorsa mare, ma questo futuro non può essere, né condizionato, né pregiudicato, da interessi economici "di rapina", che nulla lasciano al territorio se non danni e contraddizioni». [Michele Cimino]



, 26 Settembre 2005

CRITICHE AL DDL REGIONALE

Gli ambientalisti: parchi in pericolo

Palermo - Le associazioni ambientaliste siciliane, in una nota, denunciano «il gravissimo attacco ai parchi siciliani rappresentato dal disegno di legge che andrà in discussione all'Assemblea Regionale Siciliana per l'istituzione di nuovi poli turistici all'interno dell'Etna, delle Madonie e dei Nebrodi».

«Con tale disegno di legge - affermano Franco Russo, presidente regionale del Wwf Sicilia; Gianni Mento, responsabile regionale Riserve del Cai Sicilia; Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra; Nino Provenza, delegato regionale della LIPU; Angelo Dimarca, vice presidente regionale di Legambiente - innanzitutto si scardina e vanifica tutto il sistema di pianificazione dei parchi; non sono più i decreti istitutivi e i piani territoriali a fissare le regole di uso del territorio, ma le volontà politiche dell'assessore regionale al Territorio e Ambiente e dei sindaci interessati. Le deroghe alle vigenti norme di tutela e pianificazione contenute nel Ddl costituiscono il cavallo di Troia per aggredire anche le aree di interesse naturalistico attualmente sottratte da ogni edificazione. Così facendo si sovvertono i principi che regolano in tutto il mondo l'istituzione delle aree protette».

«Ma nel ddl - aggiungono - vi è di più: entro i successivi 120 giorni dall'approvazione, altri sindaci (rispetto a quelli dei comuni individuati per legge) potranno chiedere l’istituzione di poli turistici nei territori ricadenti nei parchi, creando così il presupposto di un assalto a tutto campo e di uno snaturamento totale dei parchi siciliani. Il governo regionale si è finora nascosto dietro l'alibi che il ddl è di iniziativa parlamentare; l'Assessore al Territorio Francesco Cascio si era impegnato a tenere conto del parere espresso il 25 giugno 2005 dal Consiglio regionale Protezione Patrimonio Naturale (organo consultivo in materia di aree naturali protette) contro tale sciagurata prospettiva. Ma il Ddl è andato celermente avanti in termini peggiorativi in quanto sono state estese anche alle Madonie le norme di deregulation inizialmente pensate per l'Etna e che avevano suscitato l'unanime opposizione del mondo della scienza e della cultura».(italpress)

 


LETTERE A , 26 settembre 2005

«Sui Parchi non serve una nuova legge regionale»

Ho letto con piacere, su "La Sicilia" del 23 settembre, l'intervento dell'on. Fleres in cui vengono illustrate le motivazioni che hanno ispirato il disegno di legge sull'istituzione di poli turistici nei tre Parchi Regionali siciliani. Come si può, infatti, non condividere l'idea che luoghi tanto preziosi da essere protetti da una legislazione speciale debbano essere visitati e ammirati da visitatori e turisti di tutto il mondo. Quello che mi lascia fortemente perplessa, però, è lo strumento che si vuole adottare: l'istituzione, cioè, nei tre Parchi, di zone di protezione di tipo C, in cui è consentito realizzare infrastrutture turistiche. Le zone C nei tre Parchi sono già state istituite da tempo. L'individuazione di tali zone di protezione, come di quelle di riserva integrale, denominate A e B, è stata il frutto di un lungo percorso democratico che ha visto a confronto la comunità scientifica, le associazioni ambientaliste e i rappresentanti dei Comuni interessati.

Il Consiglio del Parco dell'Etna, di cui fanno parte tutti i sindaci, ha già approvato un importante strumento di pianificazione del territorio (il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco), anche questo elaborato nel corso di numerosi anni con il concorso di tutte le componenti interessate, in cui vengono prospettate analiticamente le possibili destinazioni d'uso delle varie zone di protezione, ivi incluse quelle citate dall'on. Fleres; e che il definitivo varo di questo Piano da parte dell'assessorato al Territorio e Ambiente è stato sollecitato ufficialmente dai sindaci dei Comuni del Parco, evidentemente soddisfatti del suo contenuto.

Che bisogno c'è, dunque, di una nuova Legge Regionale per l'istituzione delle zone C quando queste esistono già? Se si esclude l'ipotesi della disinformazione dell'on. Fleres e dell'on. Leanza, a cui personalmente non posso credere, rimane un solo possibile motivo e cioè la volontà di trasformare aree attualmente ricadenti in zone A o B, oggi integralmente protette, in zone di protezione di tipo C. Questo è il vero motivo del contendere fra gli estensori del Ddl e quelli che vi si oppongono. Certo, modifiche migliorative sono sempre possibili, ma è inaccettabile la procedura prevista, e cioè che la individuazione di queste nuove zone C venga fatta autonomamente da ciascun Comune del Parco (sono 20 quelli del Parco dell'Etna) al di fuori di qualunque visione globale e integrata del territorio.

Se questo metodo venisse approvato, non solo si creerebbe un conflitto con tutta la normativa che regola il funzionamento dei Parchi ma la stessa natura di Parco, inteso come organismo unitario con una sua identità ed articolazione funzionale, verrebbe cancellata. È poi sorprendente che per una operazione di tale rilevanza venga concesso all'organo tecnico-scientifico del Parco un limite di 30 giorni per esprimere il proprio parere, pena il silenzio assenso, quasi che si trattasse del permesso per ricostruire un muretto preesistente.
Prof. Marisa Vinciguerra - Università di Catania


Sì alla funivia sull'Etna ma nel rispetto dell'ambiente

La lunga marcia di sindaci e deputati sull'Etna (La Sicilia del 25 settembre) ha prodotto, a mio parere, due risultati degni di rilievo: 1) La volontà non di creare un terzo polo, ma un "Progetto montagna" (per usare le parole dell'on. Firrarello), in grado di realizzare le migliori condizioni, perché il vulcano sia fruito da tutti indistintamente i paesi che lo circondano. 2) Il progetto di una funivia per portare i turisti sulle vette del vulcano. Se questo è il sincero intendimento della politica, siamo sulla strada giusta e costituisce il primo gradino di un programma, il cui obiettivo dovrà essere, sì, lo sviluppo dell'area che gravita attorno al vulcano, ma nella piena difesa del territorio. Parlare di vie aeree di collegamento serve a mantenere integro l'ambiente, a renderlo affascinante ed appetibile ai turisti, a condizione che tutto ciò non si accompagni alla realizzazione di strade che possano consentire l'accesso a centinaia di migliaia d'auto, incompatibili con la natura che le subisce, o essere la premessa per una conseguente cementificazione selvaggia. Nell'ottica di una geniale, lungimirante visione tendente alla fruizione del vulcano nella sua totalità, una prima funivia potrebbe rappresentare la pietra miliare d'altri progetti similari, fino al raggiungimento di un traguardo finale: la realizzazione di una "giarrettiera" aerea attorno al vulcano, con bretelle di collegamento ad altrettanti poli turistici.
Questo mio modesto punto di vista era chiaramente espresso in una lettera apparsa su questa stessa rubrica il 15 febbraio 2004. All'indomani della marcia dei politici prendiamo atto, perciò, con speranza, della mutata volontà politica ("Progetto Montagna" e non terzo polo) che va nella giusta direzione, e coloro che porteranno avanti un simile progetto saranno "politicamente immortali" a prescindere dal colore che li distingue. A volte le idee, apparentemente bislacche o utopiche, per divenire feconde, necessitano di un lungo processo di metabolismo. Sarà la volta buona?
Saro Pafumi



25 Settembre 2005

Sindaci e deputati riuniti sull’Etna per sostenere il 3° Polo turistico

Firrarello: "Bisogna realizzare una funivia"

L’escursione sull’Etna promossa dal sindaco di Bronte, il senatore Pino Firrarello, convince i partecipanti sulla necessità, sempre nel pieno rispetto dell’ambiente, di creare i servizi atti alla crescita del turismo, istituendo non solo il terzo Polo turistico del versante nord ovest, bensì “il progetto montagna”, con la possibilità di consentire da tutti i Comuni l’accesso verso le zone “C” altomontane di vecchia e nuova istituzione, tutte fra loro collegate. “Non più – sostiene Firrarello – il terzo polo turistico, ma un “Progetto montagna” che permette a tutti i Comuni di aggregarsi e creare le migliori condizioni per fruire un vulcano rispettato si, ma non mummificato e visitato almeno da un milione di visitatori l’anno”. L’invito all’escursione di Firrarello è stato accolto da tutti i sindaci del versante nord e da tanti rappresentanti dei Comuni degli altri versanti che hanno partecipato all’attraversata dell’Etna da Maletto fino al rifugio Sapienza attraverso la pista altomontana.

Presenti anche l’on. Ilario Floresta, i deputati regionali Lino Lenza che ha presentato il disegno di legge, Giuseppe Arcidiacono e Giovanni Cristaudo, ed anche il vice presidente della Provincia regionale di Catania, Angelo Sicali ed il consigliere provinciale Angelo Valastro.

Dopo un breve vertice nella sala consiliare, il gruppo, accompagnato dalle Guardie forestali, ha raggiunto Piano dei Grilli e Monte Scavo. “Saranno i tecnici – ha sostenuto qui Firrarello - a disegnarci il migliore tracciato ed i punti di partenza ed arrivo. Ma per portare i turisti qui e fagli raggiungere le alte vette dell’Etna bisogna realizzare una funivia”. Percorrendo pochi chilometri si è arrivati alla zona “C” di Nicolosi. “Dopo due ore di marcia sull’Etna – afferma l’on. Lino Leanza - abbiamo incontrato solamente 15 persone a piedi. Questa è la prova che la montagna non è fruita”. “La Provincia - ha aggiunto il vice presidente Sicali - vede l’ambiente sia per la tutela, sia per lo sviluppo. Guardiamo a queste iniziative con interesse”. “L’intera Etna è tutta fruibile, ed invece la visitano in pochi. – ha replicato Floresta - Con questo disegno di legge si avrà un’inversione di tendenza”.

“Mi complimento con Firrarello. – ha concluso l’on. Arcidiacono - Questa parte del territorio è amata dalla gente che chiede di rivedere i regolamenti del parco, istanza che io insieme a Leanza, Cristaudo ed altri colleghi porterò all’assemblea regionale”. Soddisfazione è stata espressa pure dal presidente del comitato Sviluppo Aetna nord ovest Enzo Sgrò.


26 Settembre 2005

Una gita "dimostrativa" organizzata dal sindaco di Bronte

Tutti sull'Etna per chiedere il “terzo polo turistico”

Una bella gita fuori porta per convincere tutti che l’idea è buona é realizzabile. Ovviamente l'idea è quella del terzo polo turistico sull'Etna che tanto sta infiammando il dibattito e che da un lato vede sindaci e amministratori fermamente convinti sulla bontà dell'iniziativa e, dall'altra, ambientalisti ed altri esponenti politici diametralmente opposti. L'escursione sull'Etna promossa dal sindaco di Bronte, il senatore Pino Firrarello, serviva proprio a convincere sulla necessità di creare i servizi atti alla crescita del turismo, istituendo non solo il terzo Polo turistico del versante nord ovest, bensì “il progetto montagna” con la possibilità di consentire da tutti i comuni l'accesso verso le zone "C” altomontane di vecchia e nuova istituzione; tutte fra loro collegate.

«Non solo un terzo polo turistico - sostiene Firrarello - ma un "progetto montagna" che permetta a tutti i comuni di aggregarsi e creare le migliori condizioni per fruire di un vulcano rispettato si, ma non mummificato e visitato almeno da un milione di visitatori l'anno». L'invito all'escursione è stato accolto da tutti i sindaci del versante nord e da tanti rappresentanti dei comuni degli altri versanti che hanno partecipato all'attraversata dell'Etna da Maletto fino al rifugio Sapienza.

Presenti anche l'on. Ilario Floresta, i deputati regionali Lino Lenza che ha presentato il disegno di legge, Giuseppe Arcidiacono e Giovanni Cristaudo, ed anche il vice presidente della Provincia regionale di Catania, Angelo Sicali ed il consigliere provinciale Angelo Valastro. Dopo un breve vertice nella sala consiliare, il gruppo, ha raggiunto Piano dei Grilli e Monte Scavo: «Saranno i tecnici - ha sostenuto qui Firrarello - a disegnarci il migliore tracciato ed i punti di partenza ed arrivo. Ma per portare i turisti qui e fargli raggiungere le alte vette dell'Etna bisogna realizzare una funivia». Percorrendo pochi chilometri si è arrivati alla zona "C" di Nicolosi. «Dopo due ore di marcia sull'Etna – ci ha dichiarato l’on. Lino Leanza - abbiamo incontrato solamente 15 persone a piedi. Questa è la prova che la montagna non è fruita.» [Marcello Proietto, Gazzetta del Sud]


22 Settembre 2005

Un terzo "polo" turistico sull'Etna

Sabato riunione di sindaci e deputati

Tutti insieme appassionatamente perché si realizzi un sogno: quello del terzo polo turistico sull'Etna. E così, sindaci dei comuni del Parco dell'Etna e tutti deputati regionali e nazionali della provincia di Catania sono stati invitati sabato a fare una escursione nel versante nord ovest del area protetta. Mittente dell'invito il senatore Pino Firrarello, sindaco di Bronte che vuole dimostrare a tutti che si può anche realizzare una zona "C" altomontana nel versante più bello e più freddo dell'Etna, senza penalizzare l’ambiente o l'economia degli altri "poli" che andrebbero messi in rete in un unico sistema che permetta al turismo di decollare realmente. […] Sabato prossimo, a partire dalle 9 del mattino, concentramento presso il Comune di Bronte e poi via all'escursione fino a Punta Lucia, ipotetica meta finale dei turisti del nuovo "polo", per poi; attraverso l'anello altomontano dell'Etna, fare tappa a Linguaglossa. Ambientalisti e opposizione, comunque, sul piede di guerra [...]. [Marcello Proietto, Gazzetta del Sud]


 25 Settembre 2005

ETNA. Il sindaco Firrarello ha invitato colleghi e parlamentari ad un’escursione ad alta quota

Al terzo polo turistico serve una funivia

Dopo l'escursione sull'Etna di un folto gruppo di sindaci e onorevoli della provincia, su iniziativa del sindaco di Bronte, senatore Pino Firrarello (Fi), oltre al terzo polo turistico si punta al "Progetto montagna", per un "vulcano rispettato ma non mummificato - ha detto Firrarello -, e con almeno un milione di visitatori l'anno". Ieri - forse per l’attrazione magica del vulcano, forse per quella esercitata dal senatore -, sull'Etna c'erano tutti i sindaci dei Comuni del versante nord, numerosi altri amministratori locali, il deputato nazionale Ilario Floresta (Fi), i deputati regionali Giuseppe Arcidiacono (Fi), Giovanni Cristaudo (Fi), Lino Leanza (Mpa), il vice presidente della Provincia regionale di Catania, Angelo Sicali (An) e il consigliere provinciale Angelo Valastro (Udc). E di questa nuova ventata di speranza, non poteva che dirsi soddisfatto il presidente del comitato Sviluppo Aetna nord ovest, Enzo Sgrò,vice sindaco di Maletto.

Dalle alture di Piano dei grilli, Monte Scavo, e dopo un salto nella zona "C" di Nicolosi, per Firrarello dovranno essere "i tecnici a disegnare il migliore tracciato ed i punti di partenza ed arrivo. Ma per portare i turisti qui e fargli raggiungere le alte vette dell'Etna - ha precisato - bisogna realizzare una funivia". Non è casuale che l'onorevole Leanza abbia notato di aver incontrato "dopo due ore di marcia sull'Etna solamente 15 persone a piedi. Questa è la prova- ha precisato - che la montagna non è fruita". Credono nella bontà del terzo polo e del "'Progetto montagna", anche Floresta e Sicali. Arcidiacono, invece, insieme a Cristaudo e Leanza, ha detto che proporrà all'Ars di modificare il regolamento del Parco dell'Etna. [Luigi Putrino, Giornale di Sicilia]



20 Settembre 2005

INVITA SINDACI E DEPUTATI SULL’ETNA PER REALIZZARE INSIEME IL TERZO POLO

Firrarello "spinge" il Polo turistico del Nord-ovest

Sabato amministratori e deputati da Bronte saranno condotti a Punta Lucia

I sindaci dei Comuni del Parco dell’Etna e tutti deputati regionali e nazionali della provincia di Catania sono stati invitati sabato a fare una bella escursione nel versante nord ovest del Parco dell’Etna, per rendersi conto che realizzare il terzo Polo turistico è possibile.
A mandare gli inviti ed organizzare tutto il senatore Pino Firrarello che, nelle vesti di sindaco di Bronte, dopo aver convinto il ministro Gianfranco Miccichè sulla bontà dell’iniziativa, adesso vuole dimostrare a tutti che si può anche realizzare una zona “C” altomontana nel versante più bello e più freddo dell’Etna, senza penalizzare l’ambiente o l’economia degli altri “poli” che, invece, secondo Firrarello, andrebbero integrati in un unico sistema che permetta al turismo di decollare realmente.

“Ho invitato – sostiene il senatore – sindaci e politici a partecipare ad una visita all’interno della zona nord ovest del Parco dell’Etna perché ritengo che tutti insieme bisogna lavorare e portare idee, nell’assoluta trasparenza, per l’istituzione di questo Polo turistico che tanto entusiasmo ha suscitato fra la gente. C’è – continua - da verificare poi come, nel pieno rispetto dell’ambiente, è possibile integrare questo polo con quelli già esistenti di Linguaglossa e Nicolosi per incrementare il turismo e contribuire ad una crescita dell’economia e dell’occupazione”. Nella realizzazione del progetto, infatti, i sindaci hanno un ruolo importante. Secondo il disegno di legge approvato dalla quarta commissione regionale e che presto dovrà essere discusso dall’Assemblea regionale, i primi cittadini avranno la facoltà di individuare le zone di protezione, previo il parere del Comitato tecnico scientifico del Parco dell’Etna, che avrà 30 giorni di tempo per esprimersi, altrimenti varrà la regola del silenzio assenso.

Per questo Firrarello, senza perdere tempo, ha invitato tutti già sabato 24 alle ore 9 del mattino presso il Comune di Bronte. Amministratori e deputati da Bronte saranno condotti a Punta Lucia, ipotetica meta finale dei turisti del nuovo “Polo”, per poi, attraverso l’anello altomontano dell’Etna, farli arrivare a Linguaglossa: “Sarà un’escursione utile a tutti. – aggiunge il sindaco di Maletto, Giuseppe De Luca – Per questo ringrazio Firrarello per averla organizzata. Sono certo che i sindaci del Parco insieme saremo in grado di realizzare non tanto il terzo Polo turistico, ma un sistema integrato di servizi che trasformi l’Etna in un unico Polo che sappia rispettare l’ambiente e valorizzare le varie forme di turismo per tutto l’anno, trasformando il nostro Vulcano nel più forte richiamo per il turismo internazionale”.



Lettere a , 24 settembre 2005

Polo turistico nel Parco dell'Etna, una «via di fuga» europea

La recente, ufficiale posizione di Legambiente  per il no ai poli turistici nei parchi naturali, mette ancora una volta il dito sulla piaga. Poiché "la politica" su quest'argomento tira dritta per la sua strada, infischiandosi delle autorevoli opinioni espresse in materia da insigni studiosi, sarebbe opportuno che si passasse, dalle pure disquisizioni, a strategie più concrete, come per esempio rivolgendosi alla Comunità Europea, se nell'ambito delle competenze di questa possa rientrare la tutela di un ambiente così particolare ed ancora non del tutto contaminato. Se si è intervenuto per la Val di Noto, si potrà intervenire per il Parco dell'Etna, giacché la Comunità Europea avrebbe certamente la sensibilità e la cultura ad affrontare il tema con la dovuta attenzione, al riparo da interessi elettorali o di parte. Sarebbe questa forse l'unica "via di fuga" di fronte al procedere bieco e cieco della politica locale. Ci lamentiamo che l'Europa ha limitato la nostra sovranità nazionale. Sperimentiamo se una volta tanto Essa potrà costituire una salutare risorsa ed una fonte di salvezza, per la ricchezza dei beni naturali che noi non sappiamo tutelare. Impareremo così ad apprezzarla. [Saro Pafumi]



23 settembre 2005

CASTIGLIONE

«E' ufficiale, anche noi  nel polo Etna nord-ovest»

Il Comune alcantarino entra a pieno titolo nel disegno di legge istitutivo del polo turistico "Nord Ovest Etna" insieme con Bronte, Maletto, Maniace, Randazzo. Lo si evince a chiare lettere nel disegno di legge discusso nei giorni scorsi dalla IV commissione legislativa ed esitato favorevolmente per la discussione in aula all'Ars. In effetti Castiglione a quest'iniziativa aveva aderito già da tempo, trovando piena adesione anche nelle altre Amministrazioni comunali. Ma erano sorte subito delle perplessità non si è capito bene per quale motivo. Adesso però crollano subito certi dubbi e polemiche che secondo alcune componenti politiche locali mettevano in dubbio e discussione la presenza, o meno, di Castiglione nella proposta del terzo polo turistico.

«Come Amministrazione comunale già da tempo guardiamo con attenzione a uno sviluppo turistico possibile con l'Etna come baricentro, da parte del nostro territorio e dei nostri progetti» ci dice il sindaco Salvo Barbagallo che ovviamente non nasconde una certa soddisfazione dopo l'inserimento di Castiglione nel polo turistico. Ma oltre gli attuali amministratori comunali, anche la comunità e le forze produttive locali guardano da tempo con maggiore attenzione l'Etna come volano di sviluppo turistico. Una prospettiva incoraggiante anche perché a Castiglione in passato mai si era guardato all'Etna con tanto ottimismo ritenendo che adesso da questa risorsa può venire ricchezza e occupazione per la Città Medievale che vuole centrare obiettivi prestigiosi in futuro. [Michele La Rosa, La Sicilia]
 
 

Il DdL sull'istituzione del polo turistico nord ovest dell'Etna

Il DdL n. 986 "prevede l'istituzione del terzo polo turistico Nord-Ovest dell'Etna al fine di individuare una zona di protezione all'intero del Parco dell'Etna nella quale consentire soltanto la presenza di strutture turistiche, aree di parcheggio nonchè trasformazioni edilizie finalizzate esclusivamente alla valorizzazione dei fini istitutivi del Parco". Annunziato nella seduta del 30 Marzo 2005 ha come firmatari i deputati Leanza Nicola (UDC) e Fleres Salvatore (FI). Assegnato il 31 Marzo alla IV Commissione è stato esaminato il 22 giugno e definitivamente approvato ed esitato per l'Ars il 14 Settembre 2005 quanto la Commissione, presieduta dal Presidente, on. Beninati,  ha riesaminato il disegno di legge nn. 986-987 approvando un nuovo testo dell'articolo 1. L'istituzione di poli turistici all'interno dei parchi dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonie è stata quindi esitata a maggioranza per l'Aula con il voto contrario degli onorevoli Gurrieri, Raiti e Spampinato. Relatore è stato nominato l'onorevole Beninati.


Seduta n. 224 del 14 Settembre 2005 della

Commissione legislativa Ambiente e Territorio

Onorevoli colleghi,

il presente disegno di legge si propone l'obbiettivo di valorizzare dal punto di vista turistico alcune zone dei parchi regionali, consentendo, nel pieno rispetto dell'ambiente, la realizzazione di infrastrutture necessarie all'ospitalità dei visitatori nonché alla fruizione delle aree protette. E' stata infatti sottolineata dalle amministrazioni locali la opportunità che il patrimonio paesaggistico, nonché della flora e della fauna, tutelato dai parchi possa costituire fonte di ricchezza economica per le comunità, come accade in altre zone protette in Italia e negli altri Paesi. I parchi naturali della Sicilia sono contraddistinti dalla peculiarità di racchiudere, nello spazio di pochi chilometri, zone di particolare interesse naturalistico e centri abitati ricchi di opere artistiche.

Le favorevoli condizioni climatiche consentono inoltre, tutto l'anno, interessanti escursioni lungo i sentieri naturali e percorsi eno-gastronomici. Per consentire l'obbiettivo di una migliore fruizione dei parchi da parte dei turisti, incrementando il numero di visitatori di zone escluse dai normali circuiti dei tour operator, è necessario consentire la realizzazione di infrastrutture di accoglienza, informazione ed assistenza. Ciò presuppone l'individuazione di un meccanismo procedimentale che, nel pieno rispetto dei valori ambientali dei parchi, consenta di raggiungere, in un congruo periodo di tempo, gli scopi in precedenza illustrati.

Il disegno di legge propone, pertanto, l'istituzione di quattro poli turistici, individuati quali zone di protezione di tipo C, all'interno dei parchi naturali regionali dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonie, nei quali consentire modifiche edilizie, costruzioni e trasformazioni del terreno rivolte specificatamente alla valorizzazione dei fini istitutivi dei parchi, in aree delimitate con decreto dell'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente.

A tal fine, si prevede l'istituzione dei poli turistici nord-ovest dell'Etna nel territorio dei comuni di Maletto, Bronte, Randazzo e Maniace, sud-est dell'Etna, nel territorio dei comuni di Zafferana Etnea, Milo e Sant'Alfio, nord-est dei Nebrodi nel territorio dei comuni di Tortorici, Galati Mamertino e Longi e nord- est delle Madonie nel territorio dei comuni di Castelbuono e Isnello.
Per quanto riguarda in particolare i poli da istituire nel parco dell'Etna, oltre alle considerazioni in precedenza esposte, è necessario sottolineare che le particolari condizioni climatiche favoriscono l'innevamento e consentono la pratica degli sport invernali. La nascita di altri due poli turistici sull'Etna non avrebbe certamente ripercussioni negative sui due poli attualmente esistenti poiché il prevedibile aumento dei visitatori permetterebbe una migliore distribuzione dei flussi turistici con una sinergia con le zone di Linguaglossa e Nicolosi.

La nascita del Polo nord-est dei Nebrodi e di quello nord-est delle Madonie consentirebbe invece la valorizzazione di comprensori dotati di un ricco patrimonio naturale e artistico ma ancora disertati dai normali circuiti turistici.

Il meccanismo di istituzione dei poli turistici prevede il coinvolgimento delle amministrazioni locali, in quanto l'individuazione delle zone di protezione è effettuata su proposta dei sindaci dei comuni interessati, nonché la partecipazione del Comitato esecutivo e del Comitato tecnico-scientifico del Parco.

Prima dell'emanazione, lo schema di decreto dovrà essere sottoposto al parere della Commissione Ambiente e territorio dell'Assemblea regionale siciliana. Viene inoltre data la possibilità ai comuni limitrofi di aderire ai poli turistici in atto individuati. Si ritiene che questa procedura possa assicurare un equilibrato contemperamento tra esigenze di sviluppo dell'economia e rispetto dei valori ambientali, mediante la partecipazione ed il coinvolgimento delle comunità locali e degli organi del Parco.

Si auspica, pertanto, una celere approvazione del presente disegno di legge da parte dell'Aula.


Disegno di Legge della Commissione

Istituzione di poli turistici all'interno dei parchi dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonie.

Art. 1. Istituzione poli turistici
1. All'interno dei parchi regionali sono istituiti i seguenti poli turistici, individuati quali zone di protezione di tipo C con le modalità del comma 2, in cui realizzare strutture turistico-ricettive, culturali, aree di parcheggio, nonché trasformazioni edilizie finalizzate esclusivamente alla valorizzazione dei fini istitutivi dei parchi:a) polo turistico nord-ovest dell'Etna , individuato nelle aree all'interno del Parco dell'Etna e del Parco dei Nebrodi facenti parte del territorio dei comuni di Maletto, Bronte, Randazzo, Castiglione di Sicilia e Maniace;
b) polo turistico sud-est dell'Etna , individuato nelle aree all'interno del Parco dell'Etna facenti parte del territorio dei comuni di Zafferana Etnea, Milo, Piedimonte Etneo e Sant'Alfio;
c) polo turistico nord-est dei Nebrodi, individuato nelle aree all'interno del Parco dei Nebrodi facenti parte del territorio dei comuni di Tortorici, Galati Mamertino e Longi; d) polo turistico nord-est delle Madonie, individuato nelle aree all'interno del Parco delle Madonie facenti parte del territorio dei comuni di Castelbuono e Isnello.
2. In deroga all'articolo 18 della legge regionale 6 maggio 1981, n. 98 e successive modifiche ed integrazioni, l'individuazione delle zone di protezione di cui al comma 1 è effettuata con decreto dell'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente, su proposta dei sindaci dei comuni interessati e previo parere del Comitato esecutivo e del Comitato tecnico- scientifico del Parco da rendersi entrambi entro il termine perentorio di 30 giorni, decorso il quale il parere si intende reso favorevolmente. Prima dell'emanazione, lo schema di decreto è sottoposto al parere della competente Commissione legislativa dell'Assemblea regionale siciliana.
3. Entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, ulteriori comuni limitrofi a quelli di cui al comma 1 e il cui territorio sia ricompreso, anche parzialmente, nel parco, possono chiedere, con le modalità di cui al comma 2, l'inserimento nei poli turistici.
Art. 2.
1. La presente legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana.
2. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.
 


L'On. Fleres interviene a difesa del DdL


23 settembre 2005

I nuovi poli turistici nei parchi siciliani tra sviluppo e ambiente

Ho atteso diverse settimane prima di svolgere un intervento pubblico a difesa del disegno di legge regionale che prevede l'istituzione dei poli turistici all'interno dei Parchi dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonie per evitare di alimentare una polemica di posizione del tutto ingiustificata. Dopo l'approvazione del testo da parte della competente Commissione legislativa, però, reputo opportuno fornire alcuni chiarimenti e sgombrare il campo dalle preoccupazioni relative a presunte aggressioni all'ecosistema, derivanti dalle norme indicate. Il disegno di legge in questione, di cui sono firmatario insieme con il collega Leanza, si propone l’obiettivo di valorizzare dal punto di vista turistico alcune zone dei parchi regionali, consentendo, nel pieno rispetto dell'ambiente, la realizzazione di infrastrutture necessarie all’ospitalità dei visitatori, nonché alla fruizione delle aree protette. E' stata, infatti, sottolineata dalle amministrazioni locali l'opportunità che il patrimonio paesaggistico, nonché della flora e della fauna, tutelato dai parchi, possa costituire fonte di ricchezza economica per le comunità, come accade in altre zone protette in Italia e negli altri Paesi europei. I parchi naturali della Sicilia sono contraddistinti dalla peculiarità di racchiudere nello spazio di pochi chilometri, zone di particolare interesse naturalistico e centri abitati ricchi di opere artistiche. Le favorevoli condizioni climatiche consentono, inoltre, tutto l'anno, interessanti escursioni lungo i sentieri naturali e lo sviluppo di percorsi eno-gastronomici.

Per consentire l'obiettivo di una migliore fruizione dei parchi da parte dei turisti, incrementando il numero di visitatori di zone escluse dai normali circuiti dei tour operator, è necessario consentire la realizzazione di infrastrutture varie di accoglienza, informazione ed assistenza. Ciò presuppone l'individuazione di un meccanismo procedimentale che, nel pieno rispetto dei valori ambientali dei parchi, consenta di raggiungere, in un congruo periodo di tempo, gli scopi in precedenza illustrati.

A tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, che rappresentano la vera risorsa su cui puntare e che, pertanto, va salvaguardato, il meccanismo di istituzione dei poli turistici prevede il coinvolgimento delle amministrazioni locali, in quanto l'individuazione delle zone di protezione è effettuata su proposta dei sindaci dei comuni interessati, nonché la partecipazione del Comitato esecutivo e del Comitato tecnico-scientifico del Parco. Prima dell'emanazione, infatti, lo schema di decreto dovrà essere sottoposto al parere della commissione «Ambiente e territorio» dell'Assemblea regionale siciliana e degli organi del Parco. Viene, inoltre, data la possibilità ai Comuni limitrofi di aderire ai poli turistici in atto individuati, così da non determinare alcuna sperequazione di natura territoriale tra aree omogenee.
Si ritiene che questa procedura possa assicurare un equilibrato contemperamento tra esigenze di sviluppo dell'economia e rispetto dei valori ambientali, mediante la partecipazione ed il coinvolgimento delle comunità locali e degli organi del Parco ed impedire il concretizzarsi delle ipotesi negative prospettate da parte delle organizzazioni ambientalistiche, senza con ciò limitare le potenzialità economiche ed occupazionali che i territori in questione possono esprimere.

Nessuno, insomma, men che meno il sottoscritto o l’Ars, intende aggredire o devastare il patrimonio naturalistico locale ma nessuno, credo, dovrebbe avere interesse a pregiudicare iniziative assolutamente legittime e temperate, peraltro abbondantemente presenti in altre aree del Paese in cui agisce una classe dirigente meno esagerata, meno integralista, più intelligente e più responsabile.

Salvo Fleres – vicepresidente vicario dell'Ars

 

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