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L'arciprete Antonino Marcantonio

Personaggi illustri di Bronte, insieme

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Antonino Marcantonio

La tenacia, la determinazione ed il coraggio nel perseguire un sogno

PADRE ANTONINO MARCANTONIOPadre Antonino Marcantonio è ricordato a Bronte per la tenacia, la determinazione e, bisogna dirlo, anche il coraggio nel perseguire un suo sogno: la costruzione di una Casa per gli anziani rimasti abbandonati, i poveri, i diseredati ed in genere i bisognosi. Ha lasciato al suo paese natale un’opera prestigiosa, social­mente utile, che meritoria­mente porta il suo nome: la "Casa di riposo S. Vincenzo de' Paoli - Padre Antonino Marcantonio".

Nato a Bronte da Nunzio e Antonina Catania il 16 Gen­naio 1906, mentre è già inserito nel mondo del lavoro (raccontava di aver fatto il carrettiere), incontra padre Giuseppe Salanitri, che un anno prima aveva aperto il Piccolo Seminario, e decide di intraprendere la via del sacerdozio. Alla Catena, la “casa-scuola” di padre Salanitri, fa i suoi primi anni di studio; a ventuno anni, nell'ottobre del 1927, entra nel Seminario Arcivescovile di Catania e il 10 luglio 1934 viene ordinato sacerdote da mons. Carmelo Patanè. Le sue prime esperienze pastorali sono i due anni trascorsi a Catania.

Poi dal 1936 fino al 1943, è il parroco del vicino paese di S. Pietro Clarenza dove, nel difendere la libertà d'azione della Chiesa, entra in contrasto col fascismo e, durante la guerra, si prodiga per venire incontro ai bisogni della popolazione.

Nel 1943 ritorna a Catania, nominato parroco nella chiesa di Santa Maria della Salute a Picanello e si trova in prima linea nell'attività intrapresa dalla Diocesi per la ricostru­zione postbellica; fa parte del gruppo diocesano che tramite la Pontificia Opera Assistenza fa arrivare ai bisognosi gli aiuti provenienti dall'America.

Nel 1948, in occasione delle prime elezioni politiche, si impe­gna in prima persona per ostacolare l'avanzata del comuni­smo e per l'affermazione del partito cattolico; nel con­tempo fa parte del “Movimento Mondo Migliore”, fondato dal gesuita padre Lombardo per il rinnovamento della vita pastorale della Chiesa.

Il 18 Maggio 1954 ritorna a Bronte. L'allora arcive­scovo di Catania mons. Guido Luigi Bentivoglio, lo nomina Arciprete Parroco della Chiesa della SS. Trinità (la Matrice) e Vicario Foraneo per il distretto pastorale di Bronte, Maletto e Maniace.

La vita di padre Marcantonio non può certo essere consi­de­rata monotona. L'austera vita del Seminario e gli ordini sacri ricevuti cambiarono ben poco del suo carattere caparbio, focoso e battagliero.

A Bronte padre Marcantonio entra subito da protagonista nella vita non solo religiosa ma anche sociale e culturale del paese continuando la sua lotta per l'affermazione dei cattolici nella vita politica e per il risveglio della vita religiosa a Bronte.

Fin dai primi anni di permanenza si accorge subito dei bisogni e delle neces­sità della povera gente: « …più volte - scrive in “Cronistoria di un’opera sociale” - mi si sono presentati dei casi veramente pietosi: vecchi, poveri, ammalati, abbando­nati, bisognosi di ogni genere di assistenza, materiale, morale e religiosa. Bussavano alla porta della Chiesa Madre, chiedevano aiuto e comprensione».

Cercava in tutti i modi di aiutarli, segnalava i casi più urgenti alle due uniche organizzazioni assistenziali che allora opera­vano a Bronte (quella degli uomi­ni, la “Conferenza di San Biagio”, sorta nel 1926, e quella femminile delle “Da­me di carità di S. Vincenzo, fondata nel 1940) ma riusciva a fare ben po­co. «Qualche medicina, qualche chilo di pasta e di pane, qualche indumento secondo le possibilità, ma non potevamo risolvere naturalmente il problema che certi casi richiedevano».

Per venire incontro ai bisogni ed alle esigenze di questa massa di poveri e di abbandonati cominciò a prendere corpo in lui l'idea di una struttura che potesse fronteg­giare tante drammatiche situazioni. Si prefig­ge allora una soluzione coraggiosa ed impegnativa: aprire una Casa per il ricovero degli anziani soli o bisognosi.

Lancia l’idea alle due associazioni di carità nel Luglio del 1959: «Le difficoltà - scriveva - cui si andava incontro allorquando si presentavano anziani di ambo i sessi, poveri e bisognosi, … a volte anche ammalati e soprattutto abbandonati, ci spinsero a formulare la nostra particolare idea, quella cioè di dare inizio ad un lavoro impegnativo ma necessario, per realizzare un’opera sociale di cui Bronte era priva e aveva particolarmente bisogno».

Per realizzare il “suo sogno” lavora con tenacia e perseve­ranza in mezzo a difficoltà economiche, ostracismi ed ostacoli di ogni genere, ma lo realizza appena sei anni dopo: nel 1965 la struttura della costruzione è, infatti, ultimata.

Nel 1967, con l’ingresso dei primi sette anziani, inaugura il primo nucleo della Casa che dedica a S. Vincenzo de' Paoli e che negli anni successivi, con deci­sione ed infaticabile impegno, porta all'attuale imponente e funzionale struttura.


 

La prestigiosa realizzazione di Padre Antonino Marcantonio ("padre arciprete", così era chia­mato): la Casa per gli an­ziani, poveri e bisognosi di tutto.

Nel 1986 è stato insignito del Premio XXIV Casali con la seguente motivazione: "cuore e mente della casa di riposo "S. Vincenzo de' Paoli" per vecchi e invalidi, creata in Bronte dal Nulla con grande spirito di sacri­ficio, carità ed amore, per l'assistenza materiale e spirituale ai bisognosi". 

Mons. Antonino Marcantonio. busto in bronzo
istituto S. Vincenzo de' Paoli Padre Marcantonio, uno dei cortili

Il busto in bronzo di padre Marcantonio collo­cato all'ingresso e alcuni scorci dell'interno della Casa di Riposo (i cortili, la chiesa e la sala da pranzo)

istituto S. Vincenzo de' Paoli Padre Marcantonio, interno della chiesa
istituto S. Vincenzo de' Paoli Padre Marcantonio, sala da pranzo

Nel 1984 la sua infaticabile opera nel sociale ottiene un piccolo riconosci­mento: Giovanni Paolo II, in riconoscenza del suo lungo e fecondo apostolato a servizio della Chiesa, lo nomina suo prelato domestico col titolo di Monsi­gnore.

A ottantatre anni, nel 1989, lascia ogni incarico di parroco e di arci­prete e si ritira definitivamente nella Casa di riposo da lui fondata. Dedica ai suoi anziani gli ultimi anni della propria vita.

Muore per infarto cardiaco nella mattinata del 14 Luglio 1997.

Il solenne funerale si svolse nella Chiesa Madre alla presenza di una grande folla di brontesi; presieduto dall'Arcivescovo Bommarito, vide la partecipa­zione di tutto il clero di Bronte ed anche di molti sacerdoti della Diocesi di Catania. E’ stato sepolto a Bronte nella Cappella cimiteriale del Clero.

Con decreto del 22 Dicembre 1999, mons. Bommarito ha stabilito che la Casa di riposo sia denominata "Casa di riposo Vincenzo de' Paoli - Padre Antonino Marcantonio". Nel 2000 un altro significativo cambiamento: l'insieme fu costituito come "Fondazione" riconosciuta dalla Regione Sicilia.

Il 29 Giugno 2004 alla presenza di autorità istituzionali, l'Arcivescovo Metro­polita di Catania, mons. Salvatore Gristina, ha inaugurato in sua memoria un artistico e imponente monumento eretto nel giardino posto all'ingresso della sua Casa.

 

Le tappe della costruzione della Casa

19 Luglio 1959: padre Marcantonio, dopo cinque anni di permanenza a Bron­te, in occasione della Festa di San Vin­cenzo de’ Paoli lancia l’idea di realiz­zare una casa per il ricovero degli anziani bisognosi.

Il suo progetto iniziale era molto sempli­ce: trovare “qualche famiglia benestan­te disposta a mettere a disposizione una casa”, con l’impegno suo personale a “ricercare quanto necessario per l’arreda­mento e per la sua vitalità quotidiana”. Ma la proposta cadde nel vuoto, nessuno offrì una sua casa.

Pensò allora di raccogliere fondi per l’ac­qui­sto di un lotto di terreno dove co­struir­la, sollecitando la collabora­zione e la solidarietà di tutti con un’idea ed un mezzo ingegnoso e molto semplice: il “Fiore che non marcisce”. Un semplice cartoncino stampato (la “cartella”) col quale in occasione di funerali contribuire con una piccola somma alla costruzione della Casa “al posto della tradizionale e dispendiosa ghirlanda di fiori”.
La sua idea fu bene accolta ed ebbe seguito: pochi i funerali con ghirlande e fiori (tanto da far perdere l’usanza), molte inve­ce le offerte che i parenti e gli amici dei defunti devolvevano a favore dell'iniziativa.

18 Luglio 1962: Si presenta l’occasione per l’acquisto di un lot­to di terreno in contrada Colla-Zottofondo di proprietà del de­fun­to sac. Giuseppe Margaglio. Costo 2.700.000 lire, tutti i sol­di rac­colti negli anni precedenti con la vendita delle “cartelle”.

Predisposta una bozza di Statuto, approvato dalla Autorità ec­cle­sia­stica diocesana, si sceglie il nome da dare alla struttura: “Casa di riposo per anziani ed inabili al lavoro”. Un mese dopo, il 20 Agosto, pagata la “buona uscita” al mez­za­dro che deteneva la proprietà (L. 50.000), viene consegnata la chiave e padre Marcantonio prende ufficialmente possesso del terreno. Il 22 Ottobre nel terreno scosceso e sciaroso dello Sottofondo entra una ruspa per i primi lavori di sbancamento.

Mancavano i fondi necessari e sorsero, anche fra il clero, con­tra­sti, gelosie e celati ostracismi.
“Si voleva imporre - scrive pa­dre Marcan­tonio” - il ritiro, come diceva qualcuno, da una peri­colosa impresa. … Ma trovarono tra le loro mani un osso abbastanza duro che non riuscirono a rosicchiare e non pote­rono facilmente dige­rire”.

Nei manifesti e nei “proclami” che padre Marcantonio diffondeva per solle­citare la tradizionale gene­rosità dei brontesi, parlava spesso di quanto era stato fatto nel passato da altri benefattori: Ignazio Capizzi, donna Maria Scafiti, il sac. Luigi Mancani, il barone Casti­glione-Pace ed il sac. Giuseppe Prestianni.
Opere sociali prestigiose intraprese dal coraggio e dall’intraprendenza di uno ma costruite con la solidarietà di tutti: Il Collegio Capizzi, il Collegio Maria, l’Ospedale furono tappe importanti del progresso culturale, civile e sociale di Bronte.
A queste opere va sicuramente aggiunta la Casa di Riposo, il cui costo di costruzione è stato coperto per il 90% dalle offerte dei cittadini bron­tesi.

Padre Marcantonio dava con cadenza periodica un analitico re­so­conto di tut­te le offerte e doni in natura ricevuti dai brontesi e dai vari enti.
Era un bollettino, quasi periodico, che entrava nelle famiglie (in pochi anni spedì quasi duecento “circolari”, a “…pubblica testi­monianza della vo­stra gene­ro­sa colla­borazione”) con detta­gliati ed esaurienti resoconti con­ta­bili, noti­zie sulle attività intraprese, sullo stato dei lavori e sulle opere in programma.

Nel 1986 ha distribuito anche un piccolo libro, che ha voluto intitolare “Cro­nistoria di un’opera sociale”, dove con dovizia di particolari racconta la co­rag­giosa azione da lui intrapresa, voluta a tutti i costi e realizzata tra difficoltà ed anche ostra­cismi. A Maggio dello stesso anno padre Antonino Marcantonio è stato premiato con il premio XXIV Casali per le Istituzioni sociali.

Padre Marcantonio fece redarre un progetto dal geom. Luigi Ca­ta­nia e, il 5 Gennaio 1963, iniziò le pratiche tendenti ad otte­nere un contributo dalla Regione. “Da solo - scrive - e contro la volontà dei contestatari, senza un soldo in cassa, decidemmo per l’inizio della costruzione. … Avuto in mano il Decreto relativo al contributo di L. 10.000.000, il primo Luglio 1963 vengono iniziati i lavori”.
“… Dove­vamo com­battere su un duplice fronte: da una parte assillati nel procurare il denaro necessario presso le Banche e presso privati, per as­sol­vere agli impegni assunti con le mae­stranze, dall’altra dover fronteggiare la maldicenza e la catti­veria degli uomini, scagliati contro di noi”.

Alla fine del 1965, con una spesa di circa 27 milioni di lire, l’ope­ra (erano stati previsti venti posti letto) è finita. Eseguito il collaudo, la Regione eroga la somma promessa di lire 9.980.000. Restavano però i debiti e la Casa non poteva essere resa ancora funzionante perché priva del riscaldamento e delle attrezzature necessarie. Non era finita. “Padre arciprete” (così veniva chiamato dalla gente padre Mar­cantonio) continuò a raccogliere fondi ed a vendere “cartelle”.

A fine 1966 invia alle famiglie brontesi il prospetto di contabi­lità: entrate 20.096.015, uscite 26.402.205, deficit 6.306.190 (di cui lire 3.260.105 per interessi bancari!). L’infaticabile arciprete si rimette all’opera: vuole che la Casa inizi presto la sua attività sociale.

Costituisce un Comitato ed il 4 Mag­gio 1967 lancia ai brontesi un “Appello-Proclama” rivol­gendo un caldo e pressante invito «alle anime generose perché ognuno, secondo le proprie possi­bilità, dia il proprio contributo, largo e generoso, per acquistare il necessario…, …sottoscrizioni in denaro oppure in oggetti neces­sari all’arredamento».

Intanto riprende con coraggio e tenacia a lavorare nella Casa: si aumenta a trenta il numero dei posti letto, si completano gli im­pianti elettrico e di riscaldamento, si acquistano le attrezzature. «Nei mesi di maggio, giugno e luglio - continua padre Marcanto­nio - i lavori si sviluppano organicamente, senza sosta, sempre con il solito sistema: “Prima operare e pagare, poi chiedere il contri­buto e saldare i debiti”». «… Non avendo una lira in tasca abbia­mo dovuto fare ricorso alle Banche … e a privati per ave­re pre­stiti, e nessuno mai ha ven­ti­lato alcun rifiuto». Chi firmava tali prestiti era unicamente e solamente l’Arciprete Marcantonio cui gravava tutta la responsabilità economica; agli altri, quelli del Comitato, aveva assicurato “che mai e per nes­sun motivo” sarebbero stati coinvolti in questioni economiche.

Seguirono quattro mesi di intenso lavoro e di collette fra la ge­ne­rosa gente di Bronte. Con la comprensione, la solidarietà e la simpatia dei brontesi che, di giorno in giorno, aumentava sempre di più.

Il 15 Ottobre 1967, alla presenza dell’Arcivescovo di Catania mons. Bentivoglio, ha finalmente luogo l’inaugurazione della Ca­sa. Il sogno di “padre arciprete” diventava finalmente realtà, la coraggiosa ope­ra era stata realizzata ed iniziava la sua attività sociale ed assistenziale con il ricovero dei primi sette anziani: da Pecorino Nunzia di 87 anni a Russo Cristoforo di 62. La Casa era stata finita col contributo di tutti i brontesi e di altri benefattori che raggiunse alla fine quasi il 90% del totale delle somme spese.

Nello stesso mese, con il solito bollettino inviato alle famiglie, padre Marcantonio, nel rifare sommariamente la “storia della Casa”, rivolgeva ai brontesi il suo «grazie di cuore», sollecitan­doli ancora una volta «a non dimenticare i vecchierelli bisognosi in occasione di feste, quali onomastici, battesimi, matrimoni…» ed anche in occasioni dolorose «acquistando e facendo acqui­stare da amici e conoscenti la Cartella “Il fiore della Carità” pro­prio della “Casa di riposo”».

Nello spazio di tre mesi, a Natale 1967, i ricoverati raggiunsero il numero di venti ed in seguito i trenta posti letto previsti venne­ro del tutto esauriti. Urgevano ulteriori ampliamenti e adattamenti che furono eseguiti nel trentennio successivo, sia pure con spese notevoli, tanto che già il bilancio del 1985 si chiuse con un deficit di oltre 105 milioni di lire.

Due anni dopo i posti letto salirono a ses­santa.

Il quadro di Padre Marcantonio (in alto a destra) è opera della pittrice brontese Rosetta Zingale. E' conservato nella sagrestia della chiesa Madre (la sua parrocchia).


L'«Ospizio dei vecchi» nel 2012

Oggi (novembre 2012), la “Fondazione Istituto S. Vincenzo de’ Paoli - Padre Antonino Marcan­to­nio” è un fiore all’occhiello di Bronte, un pic­co­lo autonomo villag­gio, con chiesa, infer­meria, cucina e sala da pranzo, lavan­deria, gruppo elet­trogeno, ampi spazi alberati, cortili e terrazze, sale sog­gior­no e di rice­vi­mento, stanze biposto con servizi igienici interni, magaz­zini con celle frigorifere, garage, sala da barba, sala mortuaria e …tanti vec­chietti che vivono insieme, meno soli, ed amorevolmente assistiti.

Gli anziani ricoverati sono 74 (quanti sono i posti letto), autosufficienti e non, assistiti notte e giorno da 27 dipendenti (fra infermieri, fisioterapista, animatori, ed altro personale regolarmente inquadrato nel Contratto collet­tivo nazionale) e da tre suore volontarie indiane.

Finita l’epoca del “gruppo volontaristico” che attorniava “padre arciprete”, la Casa, oggi "Fon­dazione ecclesia­stica" riconosciuta giuridicamente, è retta da un consiglio di ammi­nistrazione composto da 5 consiglieri e da un presidente: il presidente è designato dall'arci­vescovo; i cinque componenti sono il parroco della Chiesa Ss. Trinità (Matrice), il presidente della Società S. Vincenzo de' Paoli, il rettore del Collegio Capizzi ed il vicario foraneo.

Il 15 ottobre 2012 il presidente padre Antonino Longhitano ha inaugurato il Nucleo Alzheimer (nelle foto a destra) che si aggiunge alla originaria struttura della Casa di Riposo.

Diviso in due nuclei ospitanti ciascuno n. 20 persone autosufficienti e non, affetti da demen­za, i nuclei sono strutturati in modo da permettere alle persone che vi risiedono libertà di movimento e sicurezza.

(aL, Novembre 2012)


Il Nucleo
Alzheimer e L'«Ospizio dei vecchi» oggi

«La nuova costruzione ora è lì, come uno spettro, bella da vedersi, invidiata da tutti, con attrezzature d'avanguardia, ma inceppata da intrighi politici e ottusità burocra­tiche.
Come miraggi, si profilano ricorrenti prospettive, spacciate come imminenti, promesse date per certe, ma sistematicamente tutto si dissolve nel nulla.
L'unica cosa sicura sono i mutui onerosi che si stanno pagando, con conseguenti serie difficoltà nella gestione. Ora ci stiamo attivando per metterla in funzione con i mezzi di cui disponiamo, nonostante l'enorme difficoltà che ci accompagnano
.​»

Così a Marzo 2017 scrive  Don Luigi Minio, Presidente del "Residence per Anziani San Vincenzo" (il nuovo nome dell'antica "Casa di Riposo S. Vincenzo de' Paoli" di padre Marcantonio, meglio, e sempre, noto a Bronte come "Ospizio dei vecchi").

«Perchè mantenere  - continua il Presidente - il nome originario quando la funzione è radicalmente cambiata? Se manca la capacità mentale di distinguere il termine tramandato dalla reale funzione attuale, si crea una certa confusione».

Dopo oltre mezzo secolo cambiano dunque i nomi ma cambiano radicalmente anche l'idea e la funzione originaria della Casa di Riposo od Ospizio dei vecchi. L'organizzazione, leggiamo nel 2018 in un opuscoletto pubblicitario, «travolta dall’incalzare dei tempi» e da un «dissesto economico che si è tentato di arginare” ha pensato di trasformarsi da «ospizio per i senzatetto a resort confortevole per le esigenze nelle diverse stagioni della vita» pur con l’intento di «conservare la finalità sociale con la quale é sorta e assicurare il massimo confort e l’accessibilità anche ai meno abbienti».

«I tempi cambiano e l’organizzazione s'adegua» scrive il Presidente della Fondazione e – dice Lui – «il bisognoso di oggi non é più chi manca di un tozzo di pane per sfamarsi o di un comodo letto per dormire». L’idea nuova è quella di un«ospitalità per tutte le esigenze» e di un «mini resort per il benessere fisico e mentale».

Insomma, per dirla alla buona, “di tutto e di più”, abbandonando definitivamente, dopo 60 anni, l'idea originaria e la, semplice, coraggiosa ed impegnativa azione del fondatore Padre Marcantonio: aprire una Casa per il ricovero di poveri e di abbandonati e degli anziani soli o bisognosi.

Fra l’altro a Settembre 2017 la Fondazione subisce un duro colpo accusata dalla Procura di Catania di “maltrattamento e abbandono di incapaci”. Pur difeso, a nostro avviso giustamente, da tutto il clero locale e dai brontesi il Presidente don Luigi Minio è comunque rinviato a giudizio.

Nel 2019 una nuova significativa svolta: la “Fondazione ecclesiastica” passa ancora con il nome originario di Casa di Riposo ad una “nuova gestione”: viene data “in affitto” alla Eracle, una società cooperativa sociale fra l’altro nemmeno brontese che nel proprio depliant (a destra) di tutto parla ma non "di poveri abbandonati" o di "anziani soli e bisognosi".

Pensiamo che il benemerito fondatore Padre Antonino Marcantonio, come si dice in questi casi, si stia rivoltando nella tomba.

Agosto 2019


     

"Antonino di Bronte sulla via di Mascalucia", ricordo di padre Marcantonio di N. Lupo

Uomini illustri di Bronte

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