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Centro storico di Bronte

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Il Centro storico - I Vicoli e le ScaleIl Nume tutelare - LE EDICOLE VOTIVE / 2


Centro Storico di Bronte

Edicole e cappelle votive

Edicole votive - Cappelle votive - L'edicola del Ss. Cristo - L'edicola della Colla - La Madonna del Lume

Le cappelle votive

Di sicuro non mancano le chiese a Bronte, anzi. Eppure basta entrare nel paese nelle tre direttrici principali (da via Palermo provenendo da Cesarò, da viale Catania provenendo da Adrano o da via Messina da Randazzo) per incon­trare altri tempietti o scorrere le stradine del centro storico per imbat­tersi continuamente in piccole costru­zioni contenenti icone od immagini sacre.
Questi segni nello spazio costruito non sono mai casuali essendo sempre il risultato di una tradizione religiosa e culturale, di esigenze d’ordine pratico o d'istanze esistenziali.
Queste piccole cappelle votive, isolate dalle abitazioni, edificate a protezione di una statua o di un’immagine sacra, sono state costruite ad inizio e conclusione del centro abitato in quella che una volta era l’estrema periferia di Bronte.
Una scelta urbanistica decentrata a difesa ed a protezione del paese, quasi a sacralizzare il territorio sottraendolo alle forze del male.

Alcune di queste Cappelle votive ripro­pon­gono i classici altari a parete, con forme molto semplici, tipicamente popo­lari e materiali poveri, altre sono piccoli monumenti costituiti da una base in pietrame che contiene un'icona o sostiene semplici croci.
Testimonianze della religiosità popolare ormai quasi prive di significato e fuori del contesto che le ha concepite; oggi, inglobate in mezzo alle case, hanno mutato il loro originario rapporto di confine tra l’urbano e la campagna.

Nella foto in alto l'immagine della Madon­na Addolorata posta nella Cappella votiva di Cortile C. Augusto e, a seguire, imma­gini della Cap­pella votiva di Via San Marco alla Timpa.



La CAPPELLA di via S. MARCO

La piccola Cappella della Timpa sita nella via S. Marco fu eretta due secoli fa, dopo i moti rivolu­zionari del 1820, per ringra­ziamento alla Madonna che, secondo una leggenda popolare, aveva aiutato i brontesi a scon­figgere le truppe borboniche.
I circa duemila soldati partiti da Catania, guidati dal capi­tano Zuccaro sotto il comando del Principe della Catena, erano venuti ad assalire il paese, per essersi Bronte unito a Palermo contro i Borboni.

La cappelletta, recentemente restaurata, sorge vicino al luogo del combattimento dove i brontesi ebbero la me­glio costringendo soldati e comandanti ad una precipitosa fuga verso Adrano, abbando­nando armi e bagagli alla Colla dove si erano accampati.

All'interno della Cappella, scrive lo storico B. Radice, «vi fu dipinta la Vergine, bianco vestita, con la bandiera in mano, a cavallo, i Brontesi attorno a Lei combat­tendo e lo scom­piglio dei nemici.» «Questa tela  - continua il Radice - in seguito fu tolta, ma si è voluto perpe­tuare la leggenda, sebbene trasfor­mata, nella tela che ora copre il simulacro, dipingen­dovi la Vergine con la bandiera, Bronte raccolta dentro il suo manto e ai piedi di Lei l’idra dalle sette teste, i nemici».



La MADONNA del LUME
di via Cavallotti

Nelle foto a destra una antica edi­cola votiva in Via Caval­lotti (an­golo via Mons. Biuso, pieno Cen­tro storico nei pressi del Circolo di Cultura E. Cimbali) restau­rata e rimessa a nuo­vo a Dicembre 2011 da alcuni privati.

Contrariamente alla tradi­zionale ico­nografia brontese che nelle edi­cole votive vuole l'immagine della Vergine An­nun­ziata rap­pre­sentata con una ban­diera in ma­no dalla lun­ga asta che uccide un drago dalle sette teste, que­sta di via Cavallotti rap­pre­senta quasi fedelmente l'iconografia clas­sica della Ma­don­na del Lume.

Il delizioso dipinto (olio su tela, pro­babilmente dei primi anni del 1800, restaurato da Antonella Biuso) raffigura, infatti, la Madonna, vestita da una lunga veste bianca con una fascia tempestata di gem­me pre­ziose che le cinge con i fianchi ed un manto azzurro, che regge in grembo Gesù Bambino sorridente e, con la mano destra, un'ani­ma peccatrice nell'atto di preci­pitare all'inferno. Alla sua sinistra un angelo in ginoc­chio sorregge un cane­strino pieno di cuori e li presenta a Lei, mentre il Gesù Bambino li prende ad uno ad uno e "non men cogli sguardi, che con contatto, li infervora e li infiamma di carità".


 


Via Palermo

Via Messina

Piazza Cappuccini

Piazza Carcerebue

Cortile C. Augusto

Viale Catania
A sinistra, Piazza Croce ('A Cruci Tirinnanna, eretta nel 1745) e, nelle due foto a destra, Via Palermo, prima e dopo "un bel restauro"


Nella foto a destra, una antichis­sima edicola votiva rurale che non vedre­mo mai più se non in fotografia.
Era stata eretta ac­can­to ad un abbeve­ratoio di fronte alla chiesetta della Madon­na delle Grazie, sul­l'at­tuale Viale Cata­nia. Bene o male era riuscita a resistere per alcuni secoli, poi, nei primi mesi del 2012, è stata distrutta  per fare posto all'innesto per la nuova strada statale 284 Bronte-Adrano.



L'edicola votiva del SS. CRISTO

Questo tempietto votivo fu costruito a metà del 1800 a testimo­nianza e ricordo di una deva­stante colata lavica fermatasi proprio alle spalle di Bronte in località Ss Cristo.

E' stato eretto sul posto dove i bron­tesi, che avevano perso ogni speranza di veder salvo il proprio paese, avevano portato in proces­sione e lì lasciata la sta­tua della loro Patrona, la Madonna Annunziata.

Il tempietto contiene due edicole votive contrapposte. Nella parte rivolta verso l'Et­na l'edicola contiene l'immagine della Vergine Annunziata raf­fi­gurata, secondo l'iconografia tradizionale accan­to al paese di Bron­te, con una ban­diera in mano dalla lunga asta che uccide un drago; nella parte rivolta verso Bronte presenta un'altra edicola con una imma­gine che raffigura il Cristo alla colonna.

La lava, sgorgata il 31 Ottobre 1832 da Monte Lepre aveva raggiunto Bronte lam­bendo la zona di Salice.

L'eruzione gradatamente si estinse il 22 novembre ma pochi giorni prima, il 18 «... il Cappellano della Vergi­ne, ... portò in proce­ssione i capelli virginei e le reliquie della Croce ripetendo le preghiere litaniche. Al calar del sole il fuoco si fermò all'ordine della Vergine. All'uscire dal tempio della Regi­na e divina protettrice degli uomini e davanti alle pre­ghiere del popolo di Bronte, il fuoco cominciò a ritenere la propria violenza»..

Così recita la lapide murata nella chiesa dell'Annunziata, a testi­mo­nianza dello scampato pericolo. Ed il popolo brontese, riconoscente, dieci giorni dopo la fine dell'eruzione, proclamava l'Annunziata Protettrice e Patrona di Bronte.

L'originale restaurato (ritenuto cosa privata) è ora conservato (così ci è stato detto) nella casa del proprie­tario del muro (e perché non nella Pinacoteca Sciavarrello?); nell'edicola il dipinto non c'è più, è stato sostituito da una copia fotografica.

A questo proposito scrive Tomaso Montanari che «il “terribile diritto” di proprietà privata incontra precocemente (già nel Medioevo) un limite per quanto riguarda il patrimonio culturale: perché su queste strane ‘cose’, che in verità sentiamo vive come persone, che sono le opere d’arte non vale un diritto esclusivo del proprietario. Insiste, infatti, su di esse anche una superproprietà collettiva: che ci ricorda che siamo una comunità umana che attraversa i secoli appigliandosi alle più alte creazioni umane, per non scomparire del tutto.» (La Madonna di Della Robbia torna a casa, Il Fatto Quotidiano, 31 Jul 2023).

Il culto alla Madonna del Lume risale alla fine del 1700 e nella stessa epoca si è dif­fuso anche a Bronte quando probabilmente è stata costruita l'edicola votiva. Alla Madonna del Lume è dedicato a Bronte anche l'altare maggiore della Chiesa di S. Giovanni con una leggiadra statua.

Nella stessa chiesa è esposto un bellissimo quadro della Madonna del Lume, recentemente ritrovato e restau­rato, che si presume sia stato portato da Palermo a Bronte dal Venerabile Ignazio Capizzi (intorno al 1760) in occa­sione di una visita alla madre morente.

Quell' dell'edicola è stato un restauro ben fatto, non c'è che dire, grazie anche alla bravura ed alla maestria di Antonella Biuso ed all'interessamento di qualche privato.

Ma non sempre è così. Vi diamo un esempio di un altro tipo di «restauro». Anni fa avevamo fotografato una deliziosa immagine della Vergine dipinta in una edicola di via Um­berto (poco più su dell'ingresso dell'Ospedale Castiglione Pre­stianni, sulla parte sinistra).
Ci siamo ritornati per rivederla ed ecco la sorpre­sa: l'edicola era stata «restaurata» ma l'imma­gine originale era letteralmente scomparsa.

Fatevi voi stessi un'idea del lavoro confrontando il prima ed il dopo questo cosiddetto "restauro". E già che ci siete, guardate pure il "bel" restauro fatto all'edicola di Via Palermo confrontando le due immagini nel gruppo di foto in alto a destra.

Guardandole, a noi sorge subito il sospetto che i nostri antenati, pur utilizzando materiali più poveri, riuscissero a fare cose migliori.

(nL)

Vedi pure: La Madonna del Lume - Genesi di un restauro


L'edicola votiva della Colla

Alcune immagini (a destra) dell'edicola votiva di contrada Colla innalza­ta in onore della Madonna Annunziata da coloro che salvarono miraco­losa­mente la vita trovando rifugio prima nella Casa Saitta (in rosso sullo sfondo nella prima foto) e successivamente nella sot­tostante galleria della Ferrovia Circumetnea.

Un bassorilievo ricorda quei terribili giorni dei primi d'agosto del 1943 quando molte famiglie, per sfuggire ai bombardamenti degli alleati, tro­varono rifugio alla "Colla" nella casa dei Saitta.

Essendo però l'abitazione troppo esposta, furono avvistati dai bombar­dieri e dovettero rifugiarsi nel sottostante traforo della ferrovia Circumetnea, purtroppo già minato dai tedeschi che, onde evitare che gli alleati potessero utilizzare la linea ferrata, erano pronti a farlo saltare.

Le suppliche ai militari di una donna che parlava il tedesco e la votazione alla Vergine, illuminarono il più elevato in grado che non fece eseguire l'ordine, ma che si suicidò subito dopo con un colpo di pistola alla tempia.

I miracolati in ringraziamento alla Madonna Annunziata per aver avuta salva la vita fecero erigere sul posto questa edicola votiva.

Un bassorilievo in creta rievoca l'episodio ed alcune lapidi poste ai lati dell'edicola riportano i nomi delle famiglie (con accanto l'importo donato per la costruzione dell'edicola votiva) che trovarono la salvezza nel "traforo".

La lapide posta ai piedi del bassorilievo dell'Annunziata recita:

"MADRE GLI OSPITI DI QUESTO TRAFORO
CHE NELLA FURIA DELLA GUERRA  
- AGOSTO DEL 1943 -  NON
INUTILMENTE VI INVOCARONO
SCIOGLIENDO IL VOTO
AI FUTURI LA VOSTRA PIETA'
DEVOTAMENTE PROCLAMANO
AGOSTO DEL 1948.

In occasione dell'ultima Festa dell'Annunziata, il sindaco Leanza ha prean­nunciato la volontà di restaurare l'edicola.

La promessa è stata mantenuta alcuni mesi dopo. Ma il sindaco Leanza avrebbe però dovuto fare un piccolo sforzo in più: trasformare ed abbellire anche il luogo ove sorge (un balcone naturale su Bronte e su tutta la sua immensa valle, dall'Etna a Monte Soro) facilmente raggiun­gibile anche in auto dalla via Bellini (Viale cav. di Vittorio Veneto).

Nelle foto a destra, alcune immagini dell'edicola votiva e della Galleria della Ferrovia Circumetnea dove trovarono rifugio moltissime famiglie durante i bombardamenti che subì Bronte nell'agosto del 1943.

Nella parte laterale destra del piccolo monumento, continuamente detur­pato e  danneggiato dai soliti vandali, sono stati scolpiti i nomi delle famiglie e le offerte con le quali contribuirono alla sua costruzione sul terrapieno sopra la galleria.


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