22 Settembre 2015
Sciopero della fame Disabile protesta per il parcheggio occupato in ospedale Il 66enne Biagio Anastasi già in passato ha protestato perchè gli stalli riservati ai disabili vengono occupati da auto non autorizzate. Urge un intervento per scoraggiare i «furbi» Nel novembre del 2009, per lo stesso motivo, si è incatenato nel posteggio dell’ospedale “Castiglione Prestianni” di Bronte. Ieri Biagio Anastasi, 66 anni, paraplegico dal 1982, constatando che nonostante le sue proteste le arie di sosta riservate ai portatori di handicap dell’ospedale sono sempre incivilmente occulte, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame. «Ho già comunicato tutto ai Carabinieri - ci dice - ed ho pure scritto una lettera al prefetto. Non è possibile arrivare in ospedale e constatare come nel parcheggio antistante il Pronto soccorso imperi la sosta selvaggia. Neanche l’ambulanza riesce a passare agevolmente. Si tratta di inciviltà e soprattutto mancanza di rispetto verso coloro che, diversamente abili, hanno il diritto di andare in ospedale come gli altri. Un tempo vigeva una convenzione con il Comune per permettere i controlli della Polizia municipale nelle aree di competenza dell’ospedale. Da anni l’Asp non ne permette il rinnovo». E sull’argomento è intervenuto il sindaco Calanna: «A tutela della sua salute, invito il mio concittadino a desistere da questa forma di protesta. Certo, però, ha ragione. Ho già verificato che in ospedale sono tante le cose da rivedere». [Fonte: La Sicilia] 23 settembre 2015 POSTEGGI SELVAGGI DENTRO L’OSPEDALE
Biagio Anastasi ha vinto la sua battaglia L’Azienda sanitaria, su sollecitazione del Prefetto di Catania, ha deciso di sbloccare una situazione ferma da mesi e iniziare l’iter per rinnovare la convenzione con il Comune di Bronte. Servirà per mettere la Polizia municipale nelle condizioni di elevare le contravvenzioni all’interno dell’area ospedaliera. “Ringrazio tutti – ha affermato Biagio Anastasi – . Adesso interrompo lo sciopero della fame, anche se avrei preferito che l’Asp regolasse il traffico all’ingresso dell’ospedale con del personale che, per carenza di fondi, mi è stato detto non può essere assunto”. Già perché all’ospedale di Bronte mancano i medici nei reparti, figuriamoci chi deve stare all’ingresso. Dal Comune la risposta è stata celere, anche se sembra assurdo che un disabile per ottenere un suo diritto in un luogo pubblico oggi debba scrivere al Prefetto ed iniziare lo sciopero della fame. ( Fonte “La Sicilia” ) |
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9 Settembre 2015
SERVIZI SANITARI RIDOTTI AL LIMITE Allarme del consigliere comunale Salvatore Calamucci, che sollecita la fine dei lavori di ristrutturazione, ancora in corso da circa otto anni. Lanciato anche un forte appello affinché nella struttura sanitaria vengano rimpinguati l’organico di medici e la strumentazione «L’ospedale di Bronte rimasto escluso dai fondi derivanti dall’accordo di programma quadro» «Ma la Regione siciliana intende chiudere l’ospedale di Bronte?». A porsi l’interrogativo è il consigliere comunale Salvatore Calamucci (foto a destra), che lascia ad una nota il compito di trasmettere i propri sospetti. E, poiché la somma di vari indizi lascia, quasi sempre, trasparire una verità, per Calamucci è il momento di preoccuparsi. «Nonostante gli impegni formali e le dichiarazioni rilasciate da diversi rappresentanti politici - spiega nella missiva - mi sorge il dubbio che l’ospedale di Bronte sia stato dimenticato e questa impressione è suffragata da un paio di circostanze che mi hanno fatto preoccupare. Apprendo, infatti, con stupore; da un articolo di stampa, che sono stati sbloccati 400 milioni per le Aziende sanitarie provinciali siciliane. Si tratta di fondi dell’Accordo di programma quadro, congelati dal 2002». «A beneficiarne - continua - saranno molti ospedali siciliani, ad eccezione di quello di Bronte. Al “Garibaldi” arriveranno 5,7 milioni di euro, al Cannizzaro 12,2 milioni, al Policlinico 12,7. Ma arriveranno anche 4,2 milioni di euro agli ospedali di Acireale, Palagonia, Paternò e al San Giovanni di Dio di Giarre. Nella lista manca l’ospedale di Bronte, che certamente necessita di risorse ed investimenti. Mi auguro - conclude - che si tratti di una dimenticanza, altrimenti sarebbe la prova che a rischio non è solo il “punto nascita” ma l’intero ospedale». E questo è solo uno degli indizi resi pubblici da Calamucci. «Sempre da un articolo di stampa - continua - apprendo che il “punto nascita” dell’ospedale di Nicosia, a seguito di un incontro con l’assessore regionale Gucciardi, ha ottenuto garanzie sul suo mantenimento». | «In più - prosegue Calamucci - l’assessore ha autorizzato le assunzioni del personale sanitario per il funzionamento dell’ospedale del Comune dell’ennese. Bene - conclude il consigliere - anche noi chiediamo che per il nostro ospedale vengano autorizzate le assunzioni». Per Calamucci è bene che i politici passino dalle parole ai fatti e preannuncia già battaglie a difesa del nosocomio brontese. «L’ospedale è un bene troppo importante per le nostre comunità - aggiunge - e nessuno può pensare che con promesse e incontri di circostanza tutto il processo di potenziamento venga lasciato morire per inerzia e assenza di provvedimenti concreti». Ed uno dei provvedimenti concreti cui l’ospedale di Bronte avrebbe di bisogno è certamente la conclusione dei lavori di ristrutturazione, che si prolungano in maniera ingiustificata da circa 8 anni. Nell’attesa bisognerebbe impinguare la struttura sanitaria di medici e strumentazione. Se l’ospedale di Bronte dovesse malauguratamente chiudere l’intero versante nord dell’Etna da Biancavilla a Giarre o ancor peggio ad Acireale rimarrebbe senza un ospedale vero [T. P., La Sicilia] | Strumentazione antiquata: Nell’agosto scorso un blitz nell’ospedale da parte del sindaco di Bronte, Graziano Calanna, aveva evidenziato varie disfunzioni, a cominciare dai lavori in corso che occupano ambienti di rilevante importanza e restringono quelli utilizzabili. Il primo cittadino, poi, si è accorto che le apparecchiature tecnologiche erano antiquate, a cominciare dai lettini del pronto soccorso per continuare con la colonna laparoscopica e gli attrezzi chirurgici che non si cambiano da decenni. Il personale, inoltre, era carente in tutti i reparti, in particolare in “Medicina”, dove mancano quattro medici. |
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31 Agosto 2015
La chiusura dei reparti con meno di 500 parti l’anno è prevista a dicembre. Da Petralia a Licata la protesta dei sindaci;: «Priorità alla salvaguardia della salute» La Regione: ridurre il taglio dei punti nascita L’assessore Gucciardi:«Chiederemo nuove deroghe al ministero. Chi resterà aperto dovrà adeguarsi alle norme di sicurezza» [...] Sindaci e comitati cittadini di mezza Sicilia sono sul piede di guerra. Le nuove regole del ministero della Salute stabiliscono che gli ospedali che non rispettano certi standard di sicurezza o che hanno meno di 500 parti l’anno debbano chiudere, ma le comunità locali non ci stanno. Nuove speranze arrivano adesso dall’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, che è pronto a riaprire la vertenza: «La competenza esclusiva è del ministero - chiarisce l’ex capogruppo del Pd - ma chiederemo di riaprire il tavolo di trattative sui punti nascita e assicurare altre deroghe». Il conto alla rovescia è scattato per i reparti degli ospedali di Mussomeli, Bronte, Lipari, Mistretta, Licata, Santo Stefano di Quisquina e per l’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia. La chiusura era fissata per la fine dell’anno ma una circolare dell’assessorato ha già invitato i manager a smobilitare i reparti che non garantiscono gli standard minimi di sicurezza e a concludere l’operazione entro settembre. «Chiederemo le deroghe - chiarisce Gucciardi - ma con l’obbligo tassativo per tutti di adeguarsi alle norme per la sicurezza». Gli ospedali devono garantire ad esempio l’assistenza con personale ostetrico e ginecologico giorno e notte e devono assicurare la presenza costante di anestesisti e pediatri. Ma la regola che sta scatenando maggiori polemiche è quella che introduce la soglia minima dei 500 parti l’anno che ha già portato alla cancellazione di diversi centri nell’Isola. La scorsa primavera la Regione era riuscita a strappare al ministro Beatrice Lorenzin una deroga alla chiusura dei reparti di Nicosia, Corleone, Pantelleria e Cefalù mentre non c’è stato niente da fare per le altre strutture. Ora il nuovo assessore proverà a far leva sul suo maggior peso politico nel rapporto con Roma puntando soprattutto sull’emergenza viabilità scoppiata nell’Isola dopo il crollo del viadotto Himera sull’autostrada Palermo-Catania. È questa l’unica chance, ammettono i tecnici dell’assessorato, perchè in realtà i numeri sui parti registrati condannerebbero i centri alla chiusura. Se Licata è al limite con 422 parti, 273 sono stati quelli di Paternò, 267 a Bronte, 204 a Mussomeli, 135 alla casa di cura Attardi, 13 a Lipari e 128 a Petralia. Tutti inferiori ai 500 previsti dalla legge, ma per sindaci e politici ci sarebbero validi motivi per mantenere in vita i reparti. [...] (Riccardo Vescovo, Giornale dei Sicilia)
14 Agosto 2015
Ospedale, riattivato il gruppo di continuità La sostituzione dello strumento ha consentito la riapertura delle sale operatorie e parto Si è conclusa positivamente la vicenda del gruppo di continuità guasto, che ha bloccato per quattro giorni l’attività delle sale operatoria e parto dell’ospedale di Bronte. Ieri pomeriggio, i tecnici della ditta che esegue i lavori di manutenzione all’ospedale, dopo molte ore di lavoro ininterrotto, hanno sostituito il gruppo guasto con quello che era giunto da Frosinone e, dopo averlo montato e collaudato, hanno dato il via libera ai medici, per il ripristino dell’attività nelle due sale. (...) Così è stato possibile fare tornare subito in funzione le sale operatoria e parto. Sono stati giorni caldi per l’ospedale che, nell’ultimo periodo, ha dovuto fare i conti con una serie di avversità, partendo dal guasto alla “tac”, rimasta fuori uso per alcuni giorni, all’annuncio della chiusura del punto nascite, per finire con questo episodio che sembrava dovesse assestare il colpo di grazia alla struttura sanitaria. Invece, grazie ad un impegno serio e celere, un problema che sembrava difficilmente risolvibile è stato superato nello spazio di pochi giorni e molti “leggono” questo aspetto come un auspicio di carattere positivo, che magari finalmente qualcosa inizi a cambiare e, quindi, l’ospedale di Bronte abbia, da parte di tutti, l’attenzione che merita, considerato che si tratta dell’unico avamposto sanitario in un territorio tra i monti e con strade che impercorribili specie d’inverno. A Bronte, però, i problemi non sono finiti, gli operatori sanitari, ancora aspettano le nuove strumentazioni che sono state promesse nel corso delle numerose visite effettuate da diversi politici, prima delle elezioni, unico periodo in cui l’ospedale è stato sotto i riflettori. Poi il silenzio. E nessuna visita per stabilire cosa serva o le priorità. Poi solo cattive notizie e i guasti che coinvolgono sempre più spesso attrezzature ormai obsolete. Fino a quando dureranno i lavori? Quando si potrà avere un ospedale degno di questo nome? La gente aspetta ancora, ma fino a quando durerà la pazienza? Interrogativi, questi, che attendono risposte. [Luigi Saitta, La Sicilia]
12 Agosto 2015
Fuori uso il gruppo di continuità dell’ospedale. Interventi chirurgici sospesi per precauzione Sale operatorie chiuse per guasto Un bacino di 8 Comuni. L’apparecchiatura funzionava da 17 anni, forse lunedì arriveranno i tecnici per sistemarla. Non c’è pace per l’ospedale di Bronte, giunto ormai al capolinea e con la gente stufa di essere trattata come cittadini di serie B e privata di servizi essenziali. Un ospedale che serve otto Comunì montani, in territori spesso isolati, e con un bacino di ben 50 mila utenti. A causa di un guasto al gruppo di continuità, un dispositivo che in mancanza di corrente elettrica fa funzionare tutti gli impianti fino al momento in cui si mette in funzione il gruppo elettrogeno, è stata sospesa tutta l’attività della sala operatoria, della sala parto, e di parte della diagnostica. Senza questo essenziale “gruppo”, e con i temporali che in questi giorni hanno colpito il versante nord dell’Etna provocando anche dei black out, potrebbe capitare che durante un’operazione chirurgica o un parto, le sale operatorie rimangano al buio, senza l’ausilio di importanti macchinari tra cui respiratori automatici e diffusori di ossigeno. Un autentico colpo di grazia per l’intero territorio servito da questo presidio sanitario, ormai da anni lasciato sempre più privo di innovazioni tecnologiche e di attrezzature al passo con i tempi. | Nella sala operatoria si effettuano mediamente circa 30 interventi la settimana, tra chirurgia, ortopedia, urologia e qualche cesareo, oltre a eventuali urgenze improvvise. A denunciare la situazione è stato l’ex sindaco Pino Firrarello, che personalmente ha seguito la vicenda: «Ho saputo la notizia e anche che, per sistemare il tutto ci vorrebbe più di un mese - ha dichiarato - Il guasto di questo gruppo, in funzione da ben 17 anni, ha bloccato l’intero ospedale, sia la parte delle sale operatorie, sia la sala parto. Ho chiamato la dott. Faraone, dirigente amministrativa dell’Asp3, che dopo aver svolto un’indagine, mi ha assicurato che la ditta che ha fabbricato il “gruppo’’ potrà intervenire subito, molto probabilmente già lunedì 17 per sistemare il pezzo e metterlo in funzione entro i 2-3 giorni successivi. Considerato il periodo, credo che di più non si poteva fare». Amareggiato anche il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, che qualche giorno fa aveva effettuato un blitz in ospedale evidenziando gravi carenze: «E’ l’ennesimo problema che colpisce una struttura di periferia e spesso isolata - dice - ho subito contattato i vertici locali, che stanno lavorando per risolvere il problema. Chiederò immediatamente un incontro con il nuovo direttore dell’Asp 3 appena nominato. Ora non si può più perdere tempo, prima che succeda qualcosa di grave». Sul piede di guerra anche il sindacato Nursind infermieri. «Da anni segnaliamo le criticità di Bronte - dice Salvo Tirendi - tra cui la grave carenza di personale specie in pediatria nelle ore notturne. Molte cose sono state segnalate alla direzione, ma ancora nulla è cambiato». [Luigi Saitta, La Sicilia] | Intervento dell’Asp L’indispensabile apparecchio era stato messo fuori uso dai temporali che si sono registrati nei giorni scorsi - Molti interventi programmati sono stati posticipati mentre qualche parto è stato dirottato all’ospedale di Biancavilla Ospedale, entro oggi la normalità Giunto ieri da Frosinone un nuovo gruppo di continuità che sostituirà quello guasto e non riparabile Finalmente una buona notizia per l’ospedale di Bronte, che pur nella cruciale settimana di ferragosto, vede intervenire l’Azienda sanitaria provinciale 3 con celerità, per sistemare il guasto che ha messo fuori uso il gruppo di continuità, con conseguente blocco delle sale operatorie e parto. Molti interventi programmati sono stati posticipati; qualche parto è stato, invece, dirottato all’ospedale di Biancavilla, ma fortunatamente non si sono registrati molti disagi. L’Asp 3, attraverso una nota, ha comunicato che entro la sera di oggi il guasto sarà eliminato. «Nei giorni scorsi - si legge nella nota - a causa dei temporali il gruppo di continuità ha subito un guasto irreparabile; sul posto è stato effettuato un sopralluogo anche da parte dei tecnici della casa produttrice, i quali hanno accertato l’impossibilità di sistemarlo. Per questa ragione, è stata attivata la procedura d’urgenza al fine di procedere con l’immediata sostituzione del gruppo. Ieri, un gruppo idoneo, è stato reperito a Frosinone e, con un trasporto aereo, trasferito a Catania per essere portato a Bronte e sostituire il gruppo guasto». (...) [da La Sicilia, 13.8.15] |
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6 Agosto 2015
Bronte, Randazzo, Maletto, Maniace, Cesarò, San Teodoro, Santa Domenica Vittoria e Floresta OTTO COMUNI INSIEME CHIEDONO UN OSPEDALE EFFICIENTE E DIFENDONO IL PUNTO NASCITA Uniti per difendere il diritto alla salute Calanna: «Avremo più forza per garantire i diritti dei nostri concittadini» L’intero territorio e tutte le forze politiche del versante nord ovest dell’Etna chiedono non solo di mantenere il Punto nascita, ma di potenziare il "Castiglione-Prestianni", unico avamposto di ospedalità in un territorio montano troppo lontano, soprattutto in inverno, dai grandi ospedali. Questo il messaggio finale di un partecipato Consiglio comunale che il presidente Nino Galati ha riunito nell’insolita sede del Castello Nelson per ospitare anche i sindaci ed i colleghi consiglieri dei Comuni vicini, che insieme a Bronte si stanno battendo affinché il Punto nascita non venga chiuso. E tutti hanno risposto all’invito. I primi cittadini e buona parte dei consiglieri comunali di Randazzo, Maletto, Maniace, Cesarò, San Teodoro, Santa Domenica Vittoria e Floresta hanno partecipato all’assise brontese che il presidente Galati ha introdotto così: “Siamo qui per difendere non solo il Punto nascita, ma l’intero ospedale affinché possa vantare Unità operative complete secondo le esigenze dei pazienti”. Ed al presidente ha fatto eco il sindaco, Graziano Calanna: «Siamo qui per parlare dell’ovvio. | Non è possibile che 8 sindaci ed altrettanti Consigli comunali debbano riunirsi per difendere il diritto alla salute. Evidentemente ciò che per noi è ovvio, non lo è per chi ci governa. Questo territorio ha tutte le ragioni per pretendere non solo un funzionale Punto nascita, ma un ospedale efficiente. Eppure negli anni la struttura è stata depotenziata, lasciando al Punto nascita, per esempio, appena 7 posti letto, insufficienti per raggiungere i 500 parti l’anno richiesti». «Proprio in queste ore – ha continuato - una severa ispezione sanitaria ha sancito che la sala parto del nostro ospedale è in regola, sarebbe un peccato ed uno spreco semmai chiuderla. L’ospedale – ha concluso - è di tutti i cittadini siano essi di destra o di sinistra, sarebbe deleterio farne una battaglia di bottega. Tutti abbiamo l’obbligo di far sentire imponente la nostra voce a Roma o Palermo che sia, pur di vedere garantito uno dei diritti più importanti, quello alla Salute». Ed a dimostrazione di ciò il sindaco Calanna in persona ha invitato al Consiglio l’ex sindaco sen. Pino Firrarello che già nel 2012 si era battuto per difendere il Punto nascita. «Condivido con voi – ha affermato il senatore – che non bisogna soltanto salvare il Punto nascita, ma pretendere un ospedale funzionante, altrimenti anche la vita delle future mamme sarebbe a repentaglio. Non si possono, infatti, gestire le urgenze con le reperibilità degli anestesisti. La verità è che la Sanità in Sicilia è allo sfascio, di fatto ha cancellato l’ospedale del territorio, invece utilissimo anche per non affollare gli ospedali specialistici della città. E’ una nuova è funzionale piana organica che bisogna chiedere attraverso la ritrovata disponibilità dell’assessore regionale. Nuove attrezzature – ha concluso - si potrebbero acquistare con il ribasso d’asta degli eterni lavori di ristrutturazione fortunatamente ancora non spesi». E tutti i sindaci hanno ribadito come sentano proprio l’ospedale di Bronte ed insieme ai Consigli comunali sono pronti a dare battaglia. Si inizia con un documento inviato a Palermo, dove si chiede non solo il mantenimento del Punto nascita, ma anche un ospedale efficiente. “Ringraziamo i sindaci, i presidenti dei Consigli comunali e tutti gli intervenuti. – hanno concluso Calanna ed il presidente Galati – Oggi è stato sancito un patto fondante a vantaggio di tutta la comunità. Insieme avremo più forza per garantire i diritti dei nostri concittadini”. | LA STORIA SI RIPETE L'imponente manifestazione del 18 Febbraio 2012, organizzata dall'allora sindaco sen. Firrarello a difesa del Punto nascita e dell'ospedale Castiglione-Prestianni. Fra migliaia di cittadini sfilarono allora i sindaci Firrarello (Bronte), Del Campo (Randazzo), De Luca (Maletto), Pinzone Vecchio (Maniace), Pinzone (Santa Domenica Vittoria), Agliozzo (San Teodoro) e Caputo (Cesarò). Con loro i presidenti dei rispettivi Consigli comunali, i rappresentanti di tutte le associazioni del circondario, numerose autorità fra cui gli onorevoli Pippo Limoli e Nino D’Asero ed i consiglieri provinciali Nunzio Parrinello ed Aldo Catania. Un anno dopo, il 29 marzo del 2013, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, annunciò che il Punto nascita «non sarebbe stato chiuso, ma anzi potenziato». In effetti fino ad oggi ha operato, ma con posti letto notevolmente ridotti e personale dimezzato rispetto alle necessità. Quindi se non è stato chiuso è stato condannato a morte, perché non è stato messo in condizione di raggiungere gli obiettivi previsti dal Ministero. «Dopo 87 anni l'ospedale muore», così cinque anni fa, nel Dicembre 2010 si leggeva nello striscione davanti a sindaci e cittadini in corteo in difesa del Castiglione-Prestianni. |
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31 luglio 2015
Punto nascite, forse c'è uno spiraglio Incontro tra i sindaci della zona e l'on. Burtone «Ogni possibile deroga deve derivare da una funzionale concertazione con la Regione» Si apre un altro spiraglio per salvare il Punto nascita dell’ospedale Castiglione Prestianni, dichiarato chiuso perché effettua meno di 500 parti l’anno. L’on. Giovanni Burtone, ospite dell’Amministrazione e del Consiglio comunale, ha annunciato che oggi lo stesso Ministero sarebbe pronto a rivedere la decisione, bisogna però che inizi una seria interlocuzione con la Regione siciliana pronta a far emergere, non tanto le esigenze di campanile, ma le reali necessità dei territori. All’incontro con Burtone, svolto nella sala consiliare del Comune alla presenza del presidente dell’assemblea consiliare Galati, oltre che del sindaco Calanna con la sua Giunta, hanno partecipato i primi cittadini ed i rappresentanti dei Comuni di Randazzo, Maletto, Maniace, Cesarò, San Teodoro e Santa Domenica Vittoria tutti al fianco di Bronte nella battaglia per salvare il Punto nascita. “E la nostra non è una battaglia di campanile – ha affermato Calanna in apertura – ma è frutto della legittima considerazione che il territorio nord ovest dell’Etna, essendo montano e caratterizzato da una mobilità lenta e difficile, non può fare a meno di un servizio così importante. Oltre a ciò – ha continuato – all’ospedale di Bronte, prima che iniziassero gli interminabili lavori di ristrutturazione, quando i servizi erano considerati di eccellenza, si effettuavano più di 600 parti l’anno. Allora – ha concluso – se per cause prettamente economiche dobbiamo raggiungere determinati risultati è bene che l’ospedale di Bronte venga messo nelle stesse condizioni di operatività degli altri”. “Il numero minimo di 500 parti l’anno – ha affermato Burtone all’assemblea – deriva da un dettato dell’Organizzazione mondiale della Sanità che considera sicuri gli ospedali che effettuano 1000 parti l’anno. Noi abbiamo dimezzato la quota. Ci rendiamo conto di alcune differenze ed il Ministero, discutendo una mia interrogazione ha deciso di rivedere alcune posizioni. Ogni possibile deroga deve derivare da una funzionale concertazione con la Regione. Che si faccia subito quindi un incontro fra Ministro, Sottosegretario ed Assessore regionale. Attenzione però - ha concluso – la stessa Regione poi deve utilizzare il tempo della deroga per rendere efficiente l’ospedale perché poi se si rimane sotto i 500 parti l’anno il problema di ripropone”. Significativi gli interventi dei sindaci e dei consiglieri di Bronte, Ernesto Di Francesco, Salvino Luca, Valeria Franco, Vittorio Triscari, Giuseppe Di Mulo e dello stesso presidente Galati. Alla fine ha prevalso la speranza e la fiducia anche grazie all’impegno assunto a Palermo con il sindaco Calanna dall’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi. 28 luglio 2015
Incontro di Calanna con il nuovo assessore alla Salute della Regione «Il Punto nascita deve rimanere in vita» Sì di Gucciardi alla deroga Il sindaco Calanna nella battaglia per non far chiudere il Punto nascita del "Castiglione Prestianni" trova nel neo assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, un formidabile alleato. L’assessore, infatti, dopo aver ascoltato a lungo il primo cittadino che ha ricevuto a Palermo, ha deciso di chiedere per Bronte, al Ministero della Salute, la deroga al decreto che prevede la soppressione dei Punti nascita che effettuano meno di 500 parti l’anno. “Con il sindaco Calanna – ha affermato l’assessore Gucciardi alla fine dell’incontro - abbiamo affrontato lo spinoso problema dei Punti nascita degli ospedali di montagna e di Bronte in particolare. Concordo con lui in pieno sulla difficoltà che le comunità saranno costretti a subire nel caso in cui questi servizi verranno ad essere soppressi. Per chiesto mi faro portavoce presso il Ministero della Salute, affinché il Punto nascita dell’ospedale di Bronte venga mantenuto. Territori – ha concluso – che hanno difficoltà di natura orografica e di mobilità non possono perdere un servizio ospedaliero così importante”. Al vertice ha partecipato anche l’on. Anthony Barbagallo, anch’egli intervenuto per difendere il Punto nascita brontese: “La politica e le istituzioni non possono che essere per il mantenimento del Punto nascita brontese. Combatteremo questa battaglia a testa alta e con autorevolezza, consci che l’atteggiamento del Ministero verso i Punti nascita vada corretto. La competenza dell’assessore Gucciardi sarà un valore aggiunto nella trattativa con Roma. L’ho sempre ribadito: quando si parla di salute – conclude – i crudi numeri non possono avere sempre ragione”. Più che soddisfatto il sindaco Calanna: “Non solo io, ma un intero territorio ringraziano l’assessore Gucciardi e l’on. Barbagallo. – ha affermato - Certo la battaglia sarà ancora lunga e difficile, ma i cittadini di Bronte e del versante nord dell’Etna da oggi sanno che la Regione siciliana difenderà il loro sacrosanto diritto alla Salute”.
15 luglio 2015
Santa Domenica Vittoria, Randazzo, Cesarò, Maniace e Bronte Nessuna rassegnazione, il punto nascita va difeso fino alla fine «Abbiamo tutta la ragione del mondo per chiedere la deroga alla soppressione” “Non c’è spazio per la rassegnazione. Il Punto nascita dell’ospedale di Bronte va difeso. I Consigli comunali approveranno delle mozioni da consegnare alla Regione, organizzeranno manifestazioni e soprattutto chiederanno al nuovo assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, di essere ricevuti”. E’ la voce unanime dei presidenti e dei Consigli comunali del territorio, da Santa Domenica Vittoria, a Cesarò, passando da Randazzo, Maniace è Bronte. Riuniti dal neo presidente dell’Assemblea consiliare di Bronte, Nino Galati, hanno nuovamente sancito il loro no alla chiusura del Centro nascita del Castiglione-Prestianni, addirittura anticipata al 30 settembre. All’incontro hanno partecipato diversi consiglieri comunali di Bronte e degli altri Comuni, ma anche i sindaci di Cesarò, Salvatore Calì e naturalmente di Bronte, Graziano Calanna, pronto a tornare dall’Assessore regionale anche per contestare la decisione di anticipare la chiusura del servizio. Presente anche il vice sindaco, Angela Saitta. I consiglieri Vittorio Triscari, Massimo Castiglione, Antonio Petronaci, Carlo Castiglione e Giuseppe Di Mulo, assieme al sindaco Calì ed ai presidente dei Consiglio comunali di Randazzo Nino Grillo, Salvatore Pinzone Vecchio di Maniace e Rosa Santamaria di Santa Domenica Vittoria, hanno ribadito la necessità di intervenire con fermezza e prontezza. “Per questo motivo – hanno poi ribadito alla fine il presidente Galati ed il sindaco Calanna – forti del mandato che abbiamo ricevuto dal territorio, prepareremo una delibera da far approvare a tutti i Consigli comunali. Poi chiederemo udienza al nuovo assessore. Bronte è un Comune montano distante dai grandi ospedali, ha diritto alla Salute e tutta la ragione del mondo per chiedere la deroga alla soppressione del Punto nascita”.
7 Luglio 2015
L’ospedale di Bronte sembra segnato come un presidio da immolare sull’altare del risparmio Tac fuori uso, odissea senza fine Dopo 17 giorni di stop, non si è riuscito ancora a riparare il guasto e nemmeno ad individuarlo Continua l’odissea dei medici dell’ospedale di Bronte, costretti a non potere usare la Tac da ben 17 giorni e che ancora non sanno con certezza quando potranno affidarsi al prezioso strumento diagnostico. In un primo momento, si era detto che la causa del guasto fosse un condizionatore; adesso, dopo che gli addetti alla manutenzione hanno sostituito il condizionatore, nulla è cambiato. Lo stop al delicato e costoso macchinario, quindi, sarebbe da imputare a un’altra ragione, forse da cercarsi nella stessa Tac. Al momento, comunque, la vicenda è avvolta nel mistero. Nel frattempo, continuano i viaggi delle ambulanza verso ospedali più vicini, provvisti di Tac. Assieme al danno anche la beffa, perché, considerando che sono almeno tre al giorno i pazienti trasferiti, con impiego di ambulanze e personale spesso anche in reperibilità, se si fanno due conti, si può tranquillamente dire che le cifre spese potevano benissimo essere impiegate per sistemare la Tac, con un notevole risparmio per l’Azienda sanitaria provinciale. Il nosocomio di Bronte, però, ormai è segnato come un presidio da immolare sull’altare del risparmio, privando la città e i centri vicini di un essenziale servizio, nonostante molti medici e infermieri lavorino quasi sempre in condizioni al limite. A tal proposito, di rilievo risulta la testimonianza di una coppia di Maletto che ha avuto dall’ospedale un’ottima risposta. «Mia moglie, una donna di 36 anni alla 35’ settimana di gravidanza - racconta Nino Minissale - ha avvertito forti dolori e l’ho subita accompagnata in ospedale, dove è stata visitata dall’unico ginecologo presente, il quale stava assistendo altre gestanti. Il medico ha constatato che mia moglie aveva subito il distacco della placenta e la piccola in grembo era in pericolo di vita. Subito è stata portata in sala operatoria e operata». «Grazie alla loro tempestività - conclude Minissale - e alla loro bravura la piccola Irene, di oltre 2 chilogrammi, e la mamma sono state salvate. Voglio personalmente ringraziare il ginecologo, il neonatologo e tutto lo staff sanitario: non avremmo mai avuto il tempo di recarci in un altro ospedale». [Luigi Saitta, La Sicilia]
3 Luglio 2015
Dopo la chiusura del Punto di primo intervento pediatrico ora bisognerà recarsi ad Adrano Dal 1° luglio chiuso il Ppip Uno «scippo» anche per i piccoli pazienti Non c’è pace, per la città di Bronte, che si vede continuamente privare di servizi essenziali o che ancora aspetta interventi di ripristino che dovevano essere fatti con una certa urgenza.con una certa urgenza. Da poco si è parlato della chiusura futura del Punto nascita, del locale ospedale, ma intanto, dal primo luglio, è stato chiuso il Punto di primo intervento pediatrico (Ppip), situato nel viale Catania. Una grossa perdita per i bambini della zona, che adesso, in caso di bisogno di cure nei prefestivi o nei festivi, saranno costretti ad andare al Ppip di Adrano, oppure a rivolgersi al Pronto soccorso dell’ospedale, che già affronta molti casi al giorno spesso con un solo medico di turno. Una situazione paradossale, visto che nello stesso ospedale, i prefestivi ed i festivi, non è di servizio un medico pediatra, ma lo stesso è reperibile. Un servizio, quello del Ppip, che ha effettuato circa 1300 accessi nel 2014, di cui solo una ventina hanno avuto la necessità di essere ricoverati in ospedale. Un servizio “tagliato” in alcuni Comuni, tra cui Bronte, e che invece, almeno per ora, rimane in altri, in nome di numeri e risparmi, che vengono valutati da chi dirige la Sanità, senza tenere conto di altri importanti fattori che sono più importanti dei numeri. Basti pensare che da oggi un bimbo di Cesarò, S. Teodoro, o Randazzo, dovrà viaggiare per almeno un ora, in condizioni buone, per potere avere una visita pediatrica. Migliora, forse, la situazione della Tac dell’ospedale, ferma da 14 giorni, per un guasto ad un condizionatore. Un guasto banale, ad uno strumento non diagnostico, che però ha privato i sanitari del “Castiglione Prestianni” di un importante strumento diagnostico, con le ambulanze costrette ad arrivare a Biancavilla, Paternò ed anche a Catania, con pazienti con gravi problemi cerebrali e che necessitavano della Tac. Un guasto che poteva e doveva essere riparato con più celerità, ma che come sempre si ripercuote su un ospedale abbandonato dai vertici sanitari, con i lavori di ristrutturazione fermi da anni e con gli operatori costretti a lavorare in condizioni sempre più pessime e senza validi interlocutori. In una zona in cui i cittadini hanno sempre più doveri e sempre meno diritti. [Luigi Saitta, La Sicilia] |
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