La ducea inglese ai piedi dell'Etna (1799 - 1981)

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La coltivazione della vite, il vino “Duchy of Bronte", i Cognac ed il Marsala

Il Vino della Ducea di Nelson

“Duchy of Bronte"

di Mario Carastro


 

LA DUCEA INGLESE AI PIEDI DELL'ETNA

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5. 1891/1923 - L'Esposizione nazionale e la diffusione della filossera

Per fare conoscere i propri vini anche in Italia la Ducea partecipa ad alcune esposizioni, che costituiscono anche una utile occasione di confronto con le altre industrie enologiche siciliane e nazionali.

E’ all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891 (Figura 38) che si ottengono i maggiori riconoscimenti: Diploma d’Onore per due vini (il bianco Duca di Bronte ed il rosso tipo Claret) ed una Medaglia d’Oro per il Cognac. Risultato più che eccellente quando si presentano per la prima volta dei vini e i concorrenti sono produttori come Florio, Woodhouse, Ingham-Whitaker, il Duca d’Aumale.

Il Duca di Bronte ha installato nella Galleria Enologica un proprio Chiosco, del tipo di quelli in Figura 39, sorvegliato da due campieri in divisa, su un’area di 16mq, di pianta ottagonale con una botte ad ogni vertice e con una piramide centrale di 8 botti, che costituivano le basi per piramidi di bottiglie(65). Si legge sulle cronache locali del 15 Novembre 1891(66):

Il vino della Ducea di Bronte

Un poderoso e giovane atleta è venuto a fare la sua comparsa nel vasto campo enologico: Il Duca di Bronte (…) non comparso finora sui mercati italiani percioc­ché tutta la produzione è stata spedita e consumata in Inghilterra ove ha otte­nuto l’alto onore d’essere fornito alla mensa di S.M. la Regina d’Inghilterra e di S.A.R. il Principe di Galles.
Messo in vendita dopo lungo invecchiamento, ha incontrato grandissimo favore per la sua purezza, pel suo bouquet e pel gusto delizioso; pertanto i medici inglesi riconoscendone i pregi eminentemente igienici, lo raccomandano in modo speciale ai loro ammalati.
Il
Duca di Bronte viene ora esposto per la prima volta. Esso figura alla Esposizione Nazionale in un elegante e severo chiosco fregiato degli stemmi della famiglia Nelson. Quanti lo hanno gustato, ne sono rimasti pienamente soddisfatti, ammi­ran­done il brillante colore d’ambra, il profumo ed il gusto squisito.
Né meno pregevole è il
Cognac, che non è ancora comparso in Inghilterra, e che viene a figurare per la prima volta fra noi. Noi non possiamo che incoraggiare l’onorevole Duca di Bronte nella sua bella carriera industriale, e siamo lieti che le primizie di sì pregevoli prodotti siano state riservate alla nostra Esposizione”. (L’Amico del Popolo.)

Il vino della Ducea di Bronte

Parecchie volte nel presente periodico ci siamo occupati dei vini della Ducea di Bronte, ed ora si presenta la ben gradita opportunità di interessarcene nuova­mente. Fino all’anno scorso, la produzione della Ducea di Bronte veniva per intero destinata all’Inghilterra. Vini finissimi, d’un gusto squisitamente delicato, ricchi d’un bouquet speciale, del colore dell’ambra e limpidissimi (…) Finché non venne pronunziato il verdetto della giuria, la Settimana Commerciale non ne fece parola, perché il suo direttore, Avv. Giuseppe Puglisi, rappre­sentava il Duca di Bronte per l’Esposizione. Oggi che ci troviamo di fronte al fatto compiuto della splendida premiazione, le nostre parole non possono essere accusate di condiscendente partigianeria.
Tutti coloro i quali, durante il lungo periodo dell’Esposizione, ebbero occasione di gustare i vini di Bronte non esitarono a dichiarare che la fama che li precedeva era sorpassata dalla realtà (…).
(La Settimana commerciale)

(Senza titolo)

Abbiamo ammirato un elegante e severo chiosco del duca di Bronte, di forma ottagona, dipinto finemente in rosso e bleu e sormontato di 7 eleganti stendardi in seta con quello centrale portante le armi dell’Ammiraglio Nelson (…).
Detto chiosco contiene bellamente ordinate una quantità di fusti formanti una piramide centrale, con 4 piramidi di bottiglie laterali contenenti dell’eccellente vino da dessert e dell’ottimo cognac. Il vino del duca di Bronte sul genere del Madera è servito alla tavola di S.M. Brittanica”.

Ospiti del Chiosco di cui Mons. Fabre ricorda con orgoglio gli apprezzamenti rice­vuti, lamentandosi però del fatto che il Re non vi si è potuto fermare per la gran confusione, sono stati: il Prof. Francesco Segapeli, Direttore della Scuola Enologica di Catania, il Prof. Antonio Aloi della Facoltà di Agraria di Catania, Monsieur Giovan­ni Lagarde Direttore dell’azienda vinicola di Edoardo Alliata Duca di Salaparuta, l’Avv. Giuseppe Carnazza Puglisi, Preside della Facoltà di Giurisprudenza e Sindaco di Catania(67).

Dalle parole del francese traspare comunque una certa amarezza riguardo la premiazione quando ricorda ad Alexader Nelson Hood che il primo verdetto della Giuria era stato diverso (medaglia d’Oro per vino bianco, Medaglia d’Argento per vino rosso e Medaglia d’Oro per il Cognac) ma era stato necessario rivederlo perché non c’erano medaglie d’oro sufficienti e che lo aveva già avvertito sul fatto che “…dato che la Commissione è di 28 membri e molti sono del posto” “…sarà necessario che quando opererà voi o me dovremo essere sul posto per influenzare”.

Ed è ancora più preciso: “Voi conoscete bene questo paese e sapete che non è il merito che viene ricompensato ma chi sa corrompere”.

Il successo ottenuto all’Esposizione di Palermo convinse Alexander Nelson Hood a presentare i propri prodotti anche in altre esposizioni a Genova, Zurigo e Roma.

Gli anni che seguono vedono un incremento delle esportazioni in Inghilterra di vino tipo Madera, sia in bottiglia sia in botti, e di Cognac. I prezzi correnti per questi prodotti di qualità extra, nel 1893-94 sono(68):

 in bottiglia in fusti
Vino bianco Madera invecchiamento 7 anni
Vino rosso invecchiamento 7 anni
Cognac Inghilterra
Cognac Italia
£ 1.50 (6.0€)
£ 1.0 (4.0€)
£ 4.0 (16€)
£ 3.5 (14€)
£ 1.25 (5.0€)
£ 0.90 (3.6€)
£ 4.0 (16€)
£ 3.5 (14€)


I vini di seconda qualità ed i vinelli vengono venduti in loco dopo 7 mesi o più dalla pigiatura ai prezzi del mercato locale con ordine di grandezza per esempio sempre nel 1893-94 di 0.20 - 0.25 £/litro ovvero 0.8 - 1.0€/litro valore 2008(69).

Curiose sono alcune notizie sulle vendite di vino a Bronte, che Fabre dà al Duchino, come quella dello scarso gradimento del vino(70), anche se venduto a prezzo ridotto, a causa dell’alto contenuto alcolico che ne limita il consumo, per cui la gente preferisce andarne a comprare a Randazzo uno più leggero o l’altra sul sospetto molto diffuso che il vino di Maniace fosse “acconciato”; malignità secondo Fabre divulgata ad arte da altri produttori brontesi per screditare la Ducea e garantirsi il mercato locale(71).

Questi anni, che vedono l’affermarsi del vino della Ducea, non sono comunque il preludio di altri successi ma al contrario l’inizio di crescenti difficoltà per gli alti costi di produzione e per il diffondersi nei vigneti di Maniace della Filossera.

A Maniace ci si era illusi di poter sfuggire al male ricorrendo alle sommersioni, cioè all’allagamento dei vigneti, pratica possibile data la disponibilità delle acque del Saracena e del Cutò.

  

Fig. 38 - Manifesto dell’Esposizione Nazio­nale di Palermo (1891-92)
 

Fig. 39 e 39a - Esposizione di Palermo. Tipo di Chiosco in stile Liberty nella Galleria Eno­logica. Sotto, una sala espositiva della stessa Galleria (vedi filmato su You tube)

Le prime visite dei tecnici, forse non ancora proprio esperti data la novità della filossera, avevano tranquillizzato sin dal 1880 i Bridport, ma ineso­rabil­mente come gli altri vigneti siciliani anche quelli della Ducea vanno incontro alla distruzione, tanto che la loro estensione nel 1915 si riduce a ¼ dell’iniziale e ciò nonostante l’avvio di un piano pluriennale di rinnovamento a zone.
Questo prevedeva la messa a dimora di vite americana (vitis rupestris, vitis riparia) dall’apparato radicale immune dall’attacco della filossera, che veniva poi innestata con Grenache.

L’afide in realtà comincia a diffondersi nei vigneti di Bronte già a fine 1894(72). Le autorità locali preoccupate pretendono dalla Prefettura delle continue ispezioni. Per quanto riguarda la Ducea importante è il comunicato del 1897 al Sindaco di Bronte:”…dalla ispezione fatta da questo Direttore antifilosserico nel vigneto del Duca Nelson, in codesto territorio, è risultato che la vigna è affetta dalla Filossera, e che la infezione rimonta a tre anni fa, ma che il male non è progredito di molto…”(73).

Si pensa ancora di arrestarne la diffusione con la sommersione dei vigneti; qualcuno addirittura pensa che forse la filossera, per un qualche oscuro motivo, possa essere cambiata geneticamente rallentando ed attenuando i danni procurati altrove. I produttori più importanti di Sicilia si rendono conto, verosimilmente con molto ritardo, della necessità di condividere sforzi e conoscenze. Fu così che anche la Ducea viene invitata dal Conte Lanza di Mazzarino(74) a far parte, accanto ai Florio, Trabia e Whitaker dell’Associazione per lo Sviluppo ed il Miglioramento dei Vigneti in Sicilia, istituita primariamente per la lotta alla filossera(75).

Tutte queste, sia incipienti e sia crescenti difficoltà, non sembrano scoraggiare ancora Alexander Nelson Hood e Louis Fabre, che continuano ad impegnarsi nella produzione, invecchiamento e vendita dei vini sia all’estero sia a Bronte, dove sono attive le tre dispense del Carcere, Bigliardo e Palazzo.

Ma un’altra difficoltà si abbatte all’improvviso, intanto, sull’andamento economico della Ducea nel 1898: i Bridport stanno sopportando in Inghilterra una bufera finanziaria, che li porterà a vendere anche la residenza di Cricket St. Thomas. Per venire incontro alle difficoltà della famiglia Maniace deve ridurre drasticamente le spese di gestione. Della spending rewiew rimane vittima lo stesso Louis Fabre, al quale il Duchino riduce lo stipendio da Lire/anno 5.000 a Lire/anno 4.000.

La corrispondenza fra i due sull’argomento rivela quanto sia ritenuto ormai difficile lo stato finanziario in questo scorcio di fine secolo(76). Alexander Nelson Hood premette tutto il suo dispiacere ma spiega che la situazione, dati anche gli scarsi margini provenienti dai vigneti, impone economie che devono toccare anche gli impiegati. Scrive con crudezza in italiano: “…Non ve lo aspettavate? Visto l’insuccesso dei primi anni del vostro lavoro per fare un vino da esportazione sino 1879, e visto ciò che avete dovuto imparare a nostre spese soprattutto dal compianto Sig. Rainford, senza il quale né voi né io avremmo potuto fare il vino che oggi facciamo, ve lo dovevate aspettare (…) e vista la fallita speculazione del vino era inevitabile una economia che toccasse a voi ma ve lo dovevate aspettare.
Al mio ritorno in Sicilia dovremo rivedere il sistema di conduzione dei vigneti. So che in Sicilia i proprietari guada­gnano a franco di spese la metà della produzione dando a mezzadria la coltivazione, la raccolta e la manifattura. La Ducea guadagna tanto? No. E dobbiamo fare in modo di arrivare a questo”.

Il sistema della mezzadria cui allude il Duchino sarà adottato, come vedremo, dopo una breve esperienza dal 1924 di gabella, solo negli anni 30 del nuovo secolo e terminerà con la Riforma Agraria del 1963.

Il disagio nell’ammettere il fallimento (“la fallita speculazione del vino” la chiama il Duchino) che si va delineando è evidente.

E’ vero vi furono anche altre cause negative come infezioni di peronospora e annate del tipo di quella del 1905 con un terribile andamento climatico caratterizzato da grandinate, che distrussero l’uva e danneggiarono le viti della Ducea e degli altri proprietari, quali i De Luca, i Saitta, i Grisley, i Cannata, i Fiorentino, i Grimaldi, i Castiglione ed i Biuso, nella vallata di Maniace, Serra, Stivala, Bolo, Gollia(77).

Il vino, però, viene sempre apprezzato e venduto sia a Bronte e sia fuori attraverso le diverse Agenzie; un’idea della consistenza del commercio e della sua importanza: nel 1902 il palazzo Reale di Roma ha ordinato 204 bottiglie del madera Duca di Bronte preparato con vino della Madre(78) e nel solo periodo dal 17 Aprile al 20 maggio 1905 vengono venduti nelle tre Dispense di Bronte 3.588 litri di vino ed al Boschetto 5.790 litri(79).

E c’è anche chi usa il vino di Maniace come “impareggiabile balsamo” per prevenire e curare il colera(80).

Fra i tanti apprezzamenti del vino di Maniace da parte di personaggi importanti, simpatico è quello del 1878 di Frances Elliot(81): “…e il vino! Io non sono una bevitrice ma desidererei esserlo per apprezzare questa eccellenza”.

E come non ricordare: il già citato giudizio di Eliza Lynn Linton(82) del 1884 (“Il vino di Bron­te è già famoso in Sicilia ma il Maniace è Bronte in excelsis”); l’ispirazione tutta vino di Alfred Austin nel 1898 nella composizione di Alfredocles on Etna”(83); la pantomima e lo schioccare delle labbra del “padrone” della locanda di Randazzo nell’aprire la bottiglia di Madera della Ducea consegnata da un campiere a Ethel Brilliana Twedie che nel 1904, diretta a Maniace era stata costretta a fermarsi lì da una improvvisa tormenta di neve(84); l’arrab­biatura del Duca, nel 1920, per le parole di Edith Sommerville sul vino “soave ed ardente” assimilato al “craithur” irlandese(85).

Il concretizzarsi della crisi coincide emblematicamente con la stan­chezza di Louis Fabre (foto a sinistra) e con il suo desi­derio di ritirarsi in pensione.

Dal febbraio 1908 le lettere di Fabre al Duca, che per anni sono state un diario scrupoloso dell’attività della Ducea e fonte preziosa nell’Ar­chivio Privato Nelson, diventano più sporadiche e succinte. In esse domina il desiderio di abbandonare Maniace.

Fabre ricorda, nel 1908, di avere l’età di 78 anni e di essere al servizio della Ducea da 38 anni(86). Ha subito negli ultimi anni due pesanti interventi chirurgici a Catania ed è affetto da ricorrenti crisi per malaria.

 

Fig. 40 - Lettera del Ministro della Real Casa del 29 gennaio 1908 con un ordine di vino "uso Made­ra" della Ducea (vedi nota 88):

29 Gennaio 1998
«Per la Real Cantina di Roma occorre la prov­vi­sta di vino bianco "uso Madera".
Codesta Ammi­nistrazione è pregata di spe­dir­ne all'in­dirizzo di questo Mini­ste­ro Nume­ro 100 (Cen­to) botti­glie del­la stes­sa qualità della com­mis­sione ese­guita nel Mag­gio de­cor­so an­no, ed allo stes­so prez­zo usu­fruendo per il tra­sporto fer­ro­viario, della qui acclusa ri­chie­sta il cui ta­glian­do dovrà esse­re alle­gato alla no­ta che si atten­derà di ricevere con cortese solle­citu­dine.
p. il Ministro

Il Duca fa di tutto per trattenerlo, ma poi nel maggio 1908 lo lascia libero di ritirarsi dopo avere dato le consegne a Beek con uno scru­poloso inventario sui conti delle Dispense(87) e gli promette anche una pensione annua di 2.000 lire. Prima di andare via un’ultima soddisfazione per il vecchio enologo francese: la qualità del vino Uso Madera è talmente apprezzata che il Ministro della Real Casa richiede con lettera del 29 gennaio 1908 (Figura 40) l’invio di altre 100 bottiglie per la Reale Cantina del Palazzo del Quirinale(88). La spedizione viene effettuata il 10 febbraio e comprende anche 2 bottiglie in omaggio di Cognac Italia; il tutto a lire 112,95, pari a 421,6 €, di cui 12,65 Lire, ovvero 47 €, per trasporto da Maletto a Roma via Giarre, che la Real Casa salderà con nota del 6 marzo 1908(89).

Louis Fabre parte nel mese di Novembre 1908 ed in una lettera al Duca da Monteux(90), piccola cittadina della Provenza dove risiederà sino alla morte, esprime il suo dispiacere per essere andato via senza poterlo salutare di persona giacché era a Londra, lo ringrazia ancora per la pensione accor­datagli e si dichiara sempre a disposizione per cercare altre essenze per il cognac della Ducea.

Le sofferenze del francese però non sono solo per l’età e la malferma e compromessa salute. Gli toccherà sostenere con l’Amministrazione, che per la sua fedeltà e laboriosità nel Natale 1886 lo aveva onorato davanti a tutti i dipendenti della Ducea, una penosa polemica in relazione a presunti ammanchi di quantità di vino riscontrate da Beek ed a debiti non saldati da clienti francesi, cui Fabre aveva inviato dei vini.

Adesso è proprio Alexander Nelson Hood, nuovo Duca di Bronte dal 1904 (foto a destra), lo stesso uomo che nel Natale 1886 gli aveva consegnato come regalo di Lord Bridport un orologio d’oro con inciso “Il Duca di Bronte a Monsieur Louis Fabre in ricordo di 15 anni di amicizia e servizio prestato” accompa­gnandolo anche da una catena d’oro come suo personale presente e che lo aveva indicato a tutti gli impiegati come esempio di onestà e fedeltà da seguire(91), a sostenere facendosi scudo di Charles Beek la polemica.

Gli ammanchi sembra siano ammontati in totale a 3.095 Lire, equivalenti a 11.552 €, che il Duca non intende perdere rifacendosi, se necessario, sulla pensione promessa di 2.000 Lire/anno, pari 7.465 €/anno(92). E così si apre tutto uno scambio di corrispondenza fra Beek e Stefania Fabre, che parla del marito come di un malato con una perdita di memoria tale da impedirgli di ricostruire i fatti.

Fabre comincerà a percepire la pensione solo nel 1910 e per di più all’inizio ridotta per compensare il Duca e continuerà a percepirla sino all’annata agraria 1 settembre 1912 - 31 agosto 1913; dopo il suo nome non figurerà più come pensionista nei Conti della Ducea e potrebbe quindi essere deceduto nel periodo della successiva annata agraria, fra il 1 settembre 1913 ed il 31 agosto 1914, all’età di 83-84 anni(p>(93).

La moglie Stefania deve essere morta prima di lui, perché nei Conti non risulta titolare di pensione, ancorché ridotta, al coniuge superstite come era d’uso nella Ducea.

La partenza di Louis Fabre segna la fine del sogno della produzione di particolari e sofisticati vini, come l’Uso Madera, adatti al gusto inglese da vendere soprattutto in Inghilterra, a causa degli alti costi di produzione per il richiesto invecchiamento di almeno sette anni, di trasporto e pub­blicità, cui si sono aggiunti, come visto, gli oneri derivanti dalla lotta alla filossera e gli effetti della crisi economica della fine del dician­novesimo secolo. Si continuerà ancora sino alla prima Guerra Mondiale con le vecchie tecniche di produzione, passando però progressi­vamente alla vendita del mosto appena prodotto o di vini di un anno.

Le scorte di Madera e Rosso in bottiglia, come anche quelle di Cognac, continueranno ad essere presenti nella Bottiglieria del Boschetto sino al loro esaurimento negli anni 1925-1930, anche se solo per uso della Casa Ducale o per farne degli omaggi particolari. Ancora nel 1914 il vino “Duchy of Bronte” è citato, infatti, fra i vini di “lusso” anche negli USA(94).

L’attività enologica della Ducea era stata riconosciuta come valido esempio in Sicilia d’investimento e gestione nel 1894 dalla battagliera Jessie White Mario(95). 

Lo stesso Duca Alexander con rammarico ricorda nelle sue memorie come i vigneti, cui erano stati destinati risorse finanziarie notevoli, “produssero abbondantemente fino a quando ahimè! Apparve la filossera, quella spaventosa malattia che, alla fine, annientò tre quarti della piantagione, a dispetto di anni di lotta per immersione – una costosa quanto inutile operazione che servì soltanto a ritardare di alcuni anni la definitiva distruzione”(96).

Bisogna riconoscere che l’impegno dei Bridport ed il duro lavoro del Duca e di Louis Fabre non ebbero per circostanze concomitanti veramente sfortunate il riconoscimento economico che meritavano.

Dice molto opportunamente in proposito la Prof. Lucy Riall: “La decisione di investire nella produ­zione vinicola…non fu un capriccio. I consistenti investimenti nei vigneti, il notevole sforzo pub­blicitario … sono tutti segni di una fiducia nell’avvenire commerciale del vino; non furono i loro errori di valutazione, bensì la crisi economica degli anni novanta, assieme ai problemi di trasporto ed alle malattie (in particolare la diffusione della filossera) ad intralciare l’esperimento”(97).

La ricerca fra i documenti dell’Archivio Privato Nelson (APN) permette anche un altro interes­sante approccio, di tipo economico, a quanto finora raccontato. L’Archivio contiene, infatti, i Bilanci Annuali (“General Accounts” come in Figure 41 e 42) della Ducea, dai quali si possono in particolare dedurre, anche se non in modo molto rigoroso, costi e ricavi relativi alla viticol­tura, produzione dei vini e loro commercializzazione. L’esame dei dati limitato al periodo 1860-1909 è riassunto nelle Tabelle N.1, N. 2 e N. 3.


Tabella n.1

PeriodoProduzione media Mosto
hl /Anno
1860 – 1870
1871 – 1890
1891 - 1908
1909 – 1918
1919 - 1924
466
1.094
2.500
2.161
426

Fig. 41 - Copertina del Libro dei Conti della Ducea

Fig. 42 - Altro tipo di copertina dei Conti della Ducea.


La Tabella n.1 mette in ecidenza, in termini di produzione di mosto, diversi periodi, con una fase crescente, una di massimo ed un fase decrescente. All’arrivo a Maniace di Alexander Nelson Hood e di Louis Fabre, con l’incremento della viticoltura ed il miglioramento delle tecniche enologiche, è da attribuire la crescita della produzione dai 466 Hl/anno dell’epoca Thovez ai 1.094 - 2.500 Hl/anno.

L’effetto negativo della diffusione della Filossera che a Maniace fu ufficialmente certificata nel 1897(98) appare nel periodo 1919-1924, quando la produzione media di mosto diviene inferiore a quella del periodo 1860-1870.


Tabella n.2(99

ANNATA AGRARIARicavi viticolturaRicavi Agenzia LondraCosti viticolturaCosti Agenzia LondraMargine totaleMargine Agenzia LondraProduzione mosto

€ del 2008

€ del 2008

€ del 2008

€ del 2008

€ del 2008

€ del 2008

hl

1870-187156.40451.1085.2961.263
1871-187275.07641.70933.3671.146
1872-187385.46340.78944.674781
1873-187485.38951.96933.420971
1874-187556.50251.1665.3361.255
1875-187654.97842.35312.6251.269
1876-187768.86928.24940.620728
1877-187887.19328.52558.668856
1878-187971.38441.10730.2771.083
1879-188055.72341.83913.884965
1880-188176.79849.49427.304784
1881-188251.97352.380-407668
1882-188329.58058.477-28.8971.246
1883-188443.46591.860-48.3951.544
1884-188528.14774.9541.149
1885-188643.13945.7111.050
1886-188751.28468.011578
1887-188824.25670.9511.658
1888-188947.14589.9491.739
1889-1890144.72530.428235.782125.537-91.05795.1091.158
1890-1891148.851147.861239.804151.325-90.953-3.4642.691
1891-189275.81874.021169.15574.819-93.337-7982.194
1892-189385.27259.242193.59742.108-108.32517.1342.783
1893-1894110.98149.843203.64451.318-92.663-1.4752.404
1894-1895295.957101.134171.60473.485124.35327.649205
1895-1896274.87265.981187.63084.69187.242-18.7103.023
1896-1897228.82243.126197.37948.75031.443-5.6242.792
1897-1898245.28711.310133.02424.246112.263-12.9365.630(100)
1898-1899226.17311.251111.7503.966114.4237.2853.883
1899-1900232.2290106.6740125.55504.152
1900-1901222.768.868158.65710.53064.109-1.6622.330
1901-1902121.2410172.5670-51.32602.463
1902-1903139.84113.072159.4739.802-19.6323.2701.353
1903-1904156.9281.045124.4032.70632.525-1.6612.488
1904-1905150.1470116.779033.36802.754
1905-1906177.9370119.398058.5390662
1906-1907185.10611.818129.99912.49455.107-6762.430
1907-190888.5220100.8320-12.31002.423
1908-190986.658079.11207.54602.713


Tabella n. 3 (101)

ANNATA AGRARIARicavi viticoltura Costi viticoltura Margine totale Produzione mosto

€ del 2008

€ del 2008

€ del 2008

HL
1909-1910 173.376 85.100 88.276 2.980
1910-1911 264.008 91.659 172.349 2.617
1911-1912 258.898 81.367 177.531 2.543
1912-1913 137.192 88.595 48.597 1.990
1913-1914 119.320 85.498 33.822 2.262
1914-1915 202.209 73.169129.040 2.260
1915-1916 432.535 80.765 351.770 1.596
1916-1917 108.674 32.30176.373 1.565
1917-1918 88.250 19.796 68.454 1.640
1918-1919 59.745 29.394 30.351 879
1919-1920 26.331 14.637 11.694 545
1920-1921 66.956 29.931 37.025 910
1921-1922 26.617 27.605 -988 430
1922-1923 25.751 45.914 -20.163 692
1923-1924 85.812 20.069 65.743 810


L’anno 1890 è quello della presentazione a Londra del vino Ducea di Bronte e della sua offerta sul mercato inglese con l’apertura dell’Agenzia di Londra. In Tabella n. 2 si può verificare come da quest’anno in poi e sino al 1907-1908 questa impostazione commerciale abbia influito sul risultato economico finale. I costi riportati sono la somma di quelli per la conduzione dei vigneti (Vine Cultivation) e di quelli per le operazioni di vinificazione e di cantina (Wine Cellars), mancando quelli di ammortamento dell’impianto e della costruzione di Palmento e Dispensa.

Jessie White MarioL’interpretazione di questi dati può essere d’aiuto quanto riferito da Jessie White Mario (foto a destra) come appreso direttamente da Alexander Nelson Hood nel 1894(102). Scrive, infatti, la giornalista: “pregai il cortese compatriota a rispondere ad una specie di catechismo agrario che scrissi per potermi capa­citare intorno alle spese…”; per poi concludere che “ci vogliono 12 anni per rifondere le spese di piantagione e di costruzione delle cantine, delle botti, l’interesse del capitale e la rendita che la terra avrebbe dato se fosse stata affittata” e che in definitiva:

1) il costo d’impianto di 1 acro di vigneto, compreso affitto per 12 anni, incidenza costo costruzione palmento e cantina ed interesse sul capitale investito (5%), al netto del ricavo per il vino prodotto dal quarto anno, è di 3.303£/acro=8.163£/ha = 32.813€/ha;

2) il canone di affitto del terreno è fissato pari a 30£/ha=120€/ha per anno;

3) l’incidenza dei costi di costruzione di Palmento e Cantina è di 874£/acro=2.160£/ha = 8.681€/ha(103);

4) il vigneto ha una lunga vita e dopo 12 anni dall’impianto l’imprenditore ha recuperato il capitale investito e possiede un vigneto in stato di coltura perfetta; ha inoltre il palmento, la cantina e tutti gli accessori necessari per la coltura della vigna e la produzione del vino negli anni futuri.

Per i 39 anni dal 1870-71 al 1908-1909 (Tabella n. 2) si sono registrati per la viticoltura, in cifra tonda, ricavi per 4.491.000 € e costi per 4.132.000 € con un margine apparente ridottissimo, pari a 359.000€ che si azzera appena si considerano le spese generali e l’ammor­tamento dei costi per la realizzazione di Palmento e Dispensa, questi ultimi da soli ammontanti in totale per i 45 Ha a 8.681€/Ha x 45Ha = 390.645€.(104) Nel suo complesso pertanto l’iniziativa per il periodo considerato fu assolutamente deludente se non fallimentare. Semplicisticamente ma efficace­mente può farsi notare che il terreno non trasformato a vigneto e concesso in affitto avrebbe reso al proprietario nello stesso lasso di tempo all’incirca 212.000€.

Quali le cause di questo risultato? Il costo di produzione e della commercializzazione all’estero? La mancata affermazione in Inghilterra del vino creato per il gusto inglese? Gli effetti distruttivi della filossera? Dalla Tabella n. 2 per l’Agenzia di Londra si possono riassumere ricavi e costi pari rispettivamente a 629.000€ e 716.000€, con una perdita di 87.000€ distribuita su 18 anni ad una media di 4.830€ /anno. Anche se è una perdita la sua entità è tale da non apparire la causa determinante(105) per “la fallita speculazione del vino”.(106)

Secondo il piano economico illustrato da Alexander Nelson Hood nel 1894 a Jessie White Mario(105) un vigneto arriva ai 12 anni avendo ripagato tutti i suoi costi di impianto e dal 13° anno è in condizioni di produrre reddito con i costi limitati da questo momento solo a quelli di coltivazione (Vine Cultivation) e di gestione della dispensa (Wine Cellars).

Estendendo per semplicità tale ipotesi alle 19 annate da 1870-71 al 1888-1889 ci saremmo attesi, secondo i conti del Duchino, dal 1889 in poi, dopo avere scontato la spesa di impianto di 45 Ha, al netto della vendita del vino prodotto dal quarto anno ammontante a 1.476.000€, l’inizio di un periodo a margine positivo certo. Dalla Tabella n. 2 si ricava, invece, pur nella approssimazione dei conteggi che dal 1889-90 al 1908-09 si è avuto un margine apparente di 287.000€ anch’esso deludente, pari mediamente a 15.000€/anno.

Se per assurdo calcolassimo il margine non tenendo, a rigore numerico erroneamente, conto dei ricavi e dei costi dell’Agenzia di Londra, pari rispetti­vamente al 22% e 25% dei totali, avremmo un margine medio di 2.700€/anno. Ciò in termini qualitativi conferma con altro tipo d’approccio che non fu l’Agenzia di Londra la causa determinante dell’insuccesso economico dell’attività. A mio giudizio la causa più vero­simile del fallimento va individuata soprattutto nella costosa tecnica di produzione del vino, basata sull’invecchia­mento di almeno 7 anni, cui si sono aggiunte la mancata affermazione del prodotto in Inghilterra a prescindere dai costi dell’Agenzia di Londra e gli effetti della invasione della filossera.

A sostegno di questa conclusione valgano anche le seguenti considerazioni: ci fu un miglioramento dei conti, come vedremo più in là, dal momento in cui fu decisa la vendita di mosto e vino vecchio al massimo di un anno; le altre Agenzie hanno reso bene anche se limitatamente sino a quando sono rimaste attive; gli effetti della filossera sono rimasti tutto sommato contenuti nel periodo considerato.

L’infestazione ha certamente influito sui costi di coltivazione, vuoi per la pratica della sommersione che per il reimpianto delle parti del vigneto distrutte, anche se quest’ultima attività è normalmente prevista per il rinnovo anche nei vigneti integri molto vecchi (alcune parti del vigneto della Ducea nel 1909 avevano già almeno 35 anni) ed i relativi costi sono compresi in quelli correnti di coltivazione.

Il vigneto, però, ha sempre prodotto quanto previsto. La White Mario per i 45 Ha stima nel 1894 una produzione di 2.660 Hl/anno(108), mentre la Commissione del Ministero dell’Agricoltura parla di 2.250 Hl/anno(109). Nel periodo fra 1889-1890 e 1908-1909 la media della produzione di mosto è stata di 2.500 Hl/anno e quindi secondo le previsioni, a conferma del contenimento degli effetti della filossera e del fatto che non è neanche la filossera la causa determinante dell’insuccesso.

La situazione cambia notevolmente negli anni dal 1918-19 al 1923-24, quando, come ricorda il Duca, i vigneti nonostante il reimpianto si ridussero ad un quarto dell’originale estensione e la produzione media scese a 711 Hl/anno(110).

Il 1909 chiude il più interessante periodo della storia del vino della Ducea.

6. - 1924 – Il Vigneto in Gabella




NOTE

(65) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 22 Nov. 1891. (52)

(66) APN – Faldone 616 A, Ritagli Giornali 15 Nov.1891. (124)

(67) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 22 Novembre 1891 (52).

(68) APNN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 1 Maggio 1893 (82). Per rendere gli importi in lire di un così lungo periodo confrontabili fra loro si sono attualizzati gli stessi al 2008 in euro, facendo ricorso a tabelle di conversione edite dall’Istat (“Il Valore della Moneta in Italia dal 1861 al 2008”. Informazioni Istat, N. 9 del 2009, Roma). Prima è stato, però, necessario esprimere quei valori riportati sui “General Accounts” dell’APN ancora in Onze del Regno delle Due Sicilie in lire malgrado si fosse già in periodo post 1861, con il controvalore 12,75 lire/onza. L’uso nei conti delle onze si è protratto sino al 1892-1893. La quantità di mosto prodotto, quando espresse in salme e cioè sino al 1895-1896 sono state trasformate in ettolitri tenendo conto di 1,52 ettolitri/salma come stabilito da Alexander Nelson Hood (La Ducea di Bronte”. Liceo Classico Capizzi – Bronte -2005).

(69) APN – Faldone 422, Libro Cassa 1893-94. (7) – Per la conversione in moneta attuale vedi nota 68

(70) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 21 Agosto 1894. (111)

(71) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 22 Aprile 1894. (140)

(72) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 2 Novembre 1894. (223)

(73) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 26 Luglio 1897. (296)

(74) APN – Faldone 590 C cont., Biglietto di Mazzarino Lanza del 14 Agosto 1897. (297)

(75) APN – Faldone 590 C cont., Statuto Comizio Agrario Vigneti, 1897 (300) - Faldone 599, Lettere L. Fabre del 19 Giugno 1898 e di A. N. Hood del 27 Giugno 1898 (376, 378).

(76) APN – Faldone 599, Lettere L. Fabre del 19 Giugno 1898 e di A. N. Hood del 27 Giug. 1898. (376, 378)

(77) APN – Faldone 599 cont., Lettera di L. Fabre del 17 Luglio 1905. (260)

(78) APN – Faldone 599 cont., Lettera di L. Fabre del 23 Dicembre 1902. (195)

(79) APN – Faldone 599 cont., Rendiconto Vendite Vino 17-20 Aprile 1905. (267,268)

(80) APN – Faldone 590 C cont., Lettera G. Puglisi 20 Novembre 1893. (41)

(81) F. Elliot, “The Diary of an Idle Woman in Sicily”, Leipzig, Bernard Tauchnitz, 1882.

(82) E. Lynn Linton, “Bronte on Mount Etna”, Temple Bar Magazine, London, 1884.

(83) APN – Faldone 616 A, pag. 41, A. Austin, “ Depreciations III - Alfredocles on Etna”

(84) E. B.Twwedie, “Sunny Sicily. Its Rustics and its Ruins”, Hutchinson and Co. London, 1904.

(85) E. Smyth, “Female Pipings in Eden”, Ed. Peter Davies Limited, 1934.

(86) Louis Fabre doveva essere nato nel 1830 e al suo arrivo a Maniace, nel 1871, doveva avere 41 anni.

(87) APN – Faldone 599 cont., Lettera di A. N. Hood del 21 Maggio 1908, di L. Fabre del 26 Novembre 1908. (383,408)

(88) APN – Faldone 607, Lettera Ministero della Real Casa del 29 Gennaio 1908. (10)

(89) Vedi Nota 68

(90) APN – Faldone 599 cont., Lettera di A. N. Hood del 21 Maggio 1908, di L. Fabre del 26 Novembre 1908. (383,408)

(91) APN – Faldone 590 B –Discorso di Nelson Hood agli impiegati del 26 dicembre 1886. (9).

(92) Vedi Nota 68

(93) Louis Fabre doveva essere nato nel 1830 e al suo arrivo a Maniace, nel 1871, doveva avere 41 anni.

(94) G. Rossati, “Italian Wines”. Beverages de Luxe. The Wine and Spirit Bulletin, Louisville,1914.

(95) J. White Mario, “Prodotti del Suolo e Viticoltura in Sicilia” Parte Seconda ed Ultima, La Nuova Antologia, Vol. 52, Roma 1894.

(96) A. Nelson Hood, “La Ducea di Bronte”,, Liceo Classico Capizzi, Bronte, 2005.

(97) L. Riall, “La Rivolta. Bronte 1860”, Ed. LaTerza & F. Spa- Roma-Bari, Ottobre 2012.

(98) APN – Faldone 599, Lettera L. Fabre del 26 Luglio 1897. (296)

(99) Per rendere gli importi in lire dei General Accounts della Ducea di così lunghi periodi confrontabili fra loro si sono attualizzati gli stessi al 2008 in euro, facendo ricorso alle tabelle di conversione edite dall’Istat (“Il Valore della Moneta in Italia dal 1861 al 2008”. Informazioni Istat, N. 9 del 2009, Roma). Prima è stato, però, necessario esprimere quei valori riportati sui “General Accounts” dell’APN ancora in Onze del Regno delle Due Sicilie in lire malgrado si fosse già in periodo post 1861, con il controvalore 12,75 lire/onza. L’uso nei conti delle onze si è protratto sino al 1892-1893. La quantità di mosto prodotto, quando espresse in salme e cioè sino al 1895-1896 sono state trasformate in ettolitri tenendo conto di 1,52 ettolitri/salma come precisato da Alexander Nelson Hood (La Ducea di Bronte”, Liceo Classico Capizzi, Bronte, 2005).

(100) La vendemmia del 1897 diede la più abbondante produzione di sempre di mosto. Le gradazioni riferite alle diverse uve furono: Hermitage 15°, Grenache 13,5°-14,5°, Palomino 13,5°,Tinto 12°-13°, Mascalese 13°-3,5°, Bordeaux 14°. (APN – Faldone 593 Cont, Lettera di L. Fabre del 10 Ottobre 1897 - 30)

(101) Per rendere gli importi in lire di un così lungo periodo confrontabili fra loro si sono attualizzati gli stessi al 2008 in euro, facendo ricorso a tabelle di conversione edite dall’Istat (“Il Valore della Moneta in Italia dal 1861 al 2008”. Informazioni Istat, N. 9 del 2009, Roma). Vedi anche Nota 99

(102) J. White Mario – “Prodotti del Suolo e Viticoltura in Sicilia” Parte Seconda ed Ultima, La Nuova Antologia, Vol. 52, Roma 1894.

(103) Per rendere gli importi in lire di un così lungo periodo confrontabili fra loro si sono attualizzati gli stessi al 2008 in euro, facendo ricorso a tabelle di conversione edite dall’Istat (“Il Valore della Moneta in Italia dal 1861 al 2008”. Informazioni Istat, N. 9 del 2009, Roma). Vedi anche Nota 99

(104) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia – “Relazione della Commissione Enotecnica dei premi del Concorso bandito con DM 6 ottobre 1881 per il miglioramento del materiale vinicolo e delle cantine”. – n. 66 del 20 marzo 1886 – Roma.

(105) Si confronti tale perdita annuale media con lo stipendio di Fabre nel 1897-98: 5.000£ corrispondenti a 20.370€ (vedi Nota 99).

(106) APN – Faldone 599, Lettere L. Fabre DEL 19 Giugno 1898 e di A. N. Hood del 27 Giugno 1898. (376,378)

(107) J. White Mario, “Prodotti del Suolo e Viticoltura in Sicilia”, Parte Seconda ed Ultima, La Nuova Antologia, Vol. 52, Roma 1894.

(108) J. White Mario, “Prodotti del Suolo e Viticoltura in Sicilia”,Parte Seconda ed Ultima, La Nuova Antologia, Vol. 52, Roma 1894.

(109) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia – “Relazione della Commissione Enotecnica dei premi del Concorso bandito con DM 6 ottobre 1881 per il miglioramento del materiale vinicolo e delle cantine”. – n. 66 del 20 marzo 1886 – Roma.

(110) A. Nelson Hood, La Ducea di Bronte”, Liceo Classico Capizzi, Bronte, 2005.
 

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