In questo periodo viene in contatto con la Giovine Italia,
che però non apprezza per lo spirito settario.
Rimane in Marina sei anni e otto
mesi, congedandosi perciò nell’estate del ’44, per insofferenza
all’impossibilità di manifestare liberamente le proprie opinioni liberali.
Lui e due amici si imbarcano sulla nave americana Baxter, con un
equipaggio quacchero in viaggio verso Sumatra, che impone un’insopportabile
stile di vita puritano. In prossimità delle coste di Atchin si danno ad una
avventurosa fuga a nuoto, che porta uno dei fuggiaschi ad essere divorato dagli
squali e gli altri a trovare rifugio in una isoletta con una sola palma, che
sarà probabilmente la stessa isola in cui Bixio verrà sepolto.
Dopo il ritorno in Europa, nel 46 incontra Mazzini e nel 47 conoscerà il grande
amico Mameli.
Nel 48 partecipa alla 1° guerra d’indipendenza, come volontario avendo il
battesimo del fuoco nello scontro di Governolo.
Nel 49 fa la conoscenza di Garibaldi a Ravenna e combatte per la difesa di Roma.
Dopo la sconfitta della Repubblica romana, si apre una parentesi privata con
l’amore per la nipote Adelaide e il matrimonio che finalmente arriverà
nel 55 a Firenze. Cercando di darsi un mestiere che mantenesse la fidanzata, nel 1851 si imbarca
come secondo sulla nave Popolano diretta a Montevideo.
Qui la nave viene rottamata e dopo un periodo di cabotaggio nei corsi fluviali
della zona incontra alcuni commercianti italiani. Tra questi Giambattista
Razzetto che lo fa capitano della sua nave San Giambattista. Con questa
il 9 marzo 53 riparte alla volta di Genova, dopo uno scalo a Bahia.
Tenta l’avventura commerciale in proprio varando il mercantile Goffredo
Mameli, con il quale cerca di aprile vie commerciali in Australia e nelle
Filippine; ma si ammala, la nave subisce danni, i creditori lo mollano ed è
costretto a vendere. Dopo questo fallimento commerciale, riprende i contatti con
gli ambienti liberali si dedica ad una attività giornalistica, dove pone
posizioni moderate e filosabaude.
Nel 60, in un periodo di condizioni disagiate, partecipa alla spedizione dei
Mille. Garibaldi usa le sue doti marinare facendogli prendere e comandare i due
traghetti Piemonte e Lombardo.
LA SPEDIZIONE DEI MILLE
Come militare, occupa all’inizio ruoli secondari, con gradi intermedi di
ufficiale. In realtà sarà proprio in Sicilia che metterà in luce il suo
carattere determinato e ardito, costruendo all’interno dei Mille il suo mito.
In realtà, possiamo dire che la sua figura diventa emblematica e si presta alla
perfezione agli intenti mitologici che gli storiografi garibaldini curarono
nella costruzione dell’epopea dei Mille.
La brigata di Bixio segue un percorso centrale nell’Isola, passando da Piana dei
Greci, Corleone, scendendo a mare a Girgenti, passando da Licata dove seda una
rivolta contadina che chiede l’applicazione del decreto del 2 giugno, con la
fucilazione il 24 giugno di componenti della Guardia municipale. Bixio si
specializza insomma nel contrasto alle rivolte contadine.
A Vittoria arriva il 25 luglio e qui dà luogo ad un episodio “leggendario” con
il cavalier Spatafora, accusato di aver sottratto una bandiera. L’episodio è
comunque testimoniato dal cavalier Paternò. A Vittoria fu ospitato in casa del
cavalier Salvatore Cantarella, in una via che allora prese il nome di via Bixio.
Il 27 luglio fa il suo ingresso a Catania, accolto come un eroe dalla borghesia
locale: Bixio diventa insomma il punto di riferimento della borghesia siciliana
in funzione anticontadina. Forse questo ruolo amplifica l’importanza militare via via assunta in momenti
cruciali come quello di Bronte. E’ possibile che questo ruolo fosse affidato da
Garibaldi, nella dialettica della parti a lui, proprio perché giudicato l’uomo
caratterialmente e politicamente più compatibile per questi compiti.
A Bronte arriva il 6 agosto del 1860, orchestrando la repressione celebre
della rivolta. Bronte è comunque una realtà particolare, per la presenza della
ducea di Orazio Nelson.
A Bronte, Bixio racconta di incontrare gente barbara e vigliacca, assassini che
disonorano la giustizia dell’Italia, iene che terrorizzano la gente onesta.
Viene raccontato l’episodio di un sesto condannato a morte, graziato da Bixio
all’immagine della moglie Adelaide. Bixio ammette: può darsi che i giudici
abbiano compiuto qualche errore e non si siano astenuti nei casi dubbi.
Il 24 ottobre a Maddaloni subisce una ferita alla gamba, che gli lascerà per
sempre una leggera zoppia.
Dopo la fine della guerra, mentre Garibaldi torna a Caprera, Bixio entra nei
quadri regolari dell’esercito. Comincia un periodo borghese, in cui siede al
Senato e ottiene comandi nell’esercito.
La sua prima seduta è il 28 febbraio 61; siede alla Sinistra ma sarà considerato
con sprezzo da chi gli rimprovera il massacro di Bronte.
Pronunzia il suo primo
discorso il 18 aprile, contestando al Cavour la presentazione governativa della
mozione che propone Vittorio Emanuele re d’Italia; tale proclamazione spetta al
Parlamento e la proposta da questo deve partire. Comincia presto una
disillusione nei confronti della politica italiana, che gli appare
incomprensibile. Sembrano disturbarlo i tempi e la dialettica della democrazia.
Nel 63 Assume il comando della divisione di Alessandria; nel 66 durante la
guerra assume il comando della piazza di Piacenza. La sconfitta di Custoza lo
disgusta dell’esercito: dirige una compagnia di assicurazioni utile in caso di
inondazioni e di incendi.
Comincia a rinascere la passione per il mare. Costruisce a arma la Maddaloni,
che salpa da Liverpool il 30 giugno 1873 e attraversa il canale di Suez; a
Batavia è colpito da febbre biliare, poi da colera.
Il 15 dicembre 1873
muore.
Viene deposto in una doppia cassa e seppellito nell’isolotto di Polo Juan,
sotto l’unica palma. Una ricognizione condotta il 20 dicembre rileva la
scomparsa della bara. Indagini olandesi del febbraio 1876 scoprono che la bara
era stata scavata da cinque indigeni che pensavano di trovarvi un tesoro;
trovando un uomo bianco avevano razziato gli abiti seppellito il corpo in una
spiaggia.
La bara viene ritrovata a Limburo, non si sa nulla del corpo. Estorta
la testimonianza dell’unico sopravvissuto, alcune ossa vengono scoperte in più
round in una vasta area della spiaggia alla foce del Blang kala, e ricomposte in
un’urna. Il 2 maggio 1877, l’esercito olandese con gli onori militari rende le
spoglie agli ufficiali della nave italiana Cristoforo Colombo.
Il 9 maggio a
Singapore una cerimonia funebre solenne nei giardini del consolato italiano,
alla presenza del console del Belgio e del governatore inglese, dà fuoco alle
ossa di Bixio: in Italia rientreranno solo le ceneri. Il 10 maggio una cerimonia
religiosa si svolgerà nella chiesa cattolica di Singapore. La nave Batavia il 20
agosto parte alla volta dell’Italia con le spoglie di Bixio. Il 30 settembre la
nave entra a Genova. Viene seppellito a Staglieno.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
1 - Bixio sembra rappresentare l’anima borghese e conservatrice
della spedizione dei Mille. Non vi è dubbio che il ruolo sembra essere
concordato in una dialettica rivoluzionaria con Garibaldi, che capisce come
l’impresa non possa riuscire senza il consenso del ceto borghese e latifondista
del Meridione; sta di fatto che Bixio è il personaggio che meglio si presta, non
solo per spregiudicatezza militare, ma anche per convincimento politico a
rivestire questo ruolo.
2 - Bixio sembra possedere una coscienza borghese assai emancipata e moderna
sotto il profilo dello sviluppo economico e commerciale del paese, che in fondo
è il portato della sua esperienza di lavoro.
Incarna una figura singolare di
rivoluzionario dell’epoca: non è un avventuriero, non patriota di professione
come Garibaldi, non è un militare di professione, nonostante le tante esperienze
in Marina e nell’esercito, non è uno studente romantico.
E’ un genovese
cresciuto nella tradizione di commerci marittimi della città, prestato per
passione alla rivoluzione italiana. Questo gli darà una fisionomia e una
coscienza particolare rispetto ai suoi compagni d’arme, una coscienza sociale
indiscutibile circa il ruolo che la borghesia e le sue attività giocano nella
costruzione di un moderno paese dell’800 industriale e capitalistico.
3 - Questo spiega l’appoggio dato alle borghesie meridionali nel contrasto con
le lotte contadine, ma anche il disgusto nei confronti di tutta la società
siciliana, assunta nella sua interezza, stigmatizzata per la scarsa propensione
all’agire, per la sonnolenza, per le richieste di incarichi pubblici che, egli
dice, gli arrivarono così numerose che messe una accanto all’altra sarebbe stato
possibile stendere come una coperta l’intera Isola.
Bixio insomma mostra
contezza dello scarso spessore borghese del notabilato locale, cui
mancavano proprio i caratteri di intraprendenza e tenacia delle borghesie
europee. A Bronte Bixio rimprovera ai borghesi locali proprio la vigliaccheria e
l’incapacità di difendersi da soli.
4 - Questo spiega anche perché Bixio legga con toni patriottici l’abbandono
della stucchevole vita parlamentare l’avvio di nuovi rapporti commerciali con la
Maddaloni, sicuro che la costruzione della patria ora prosegua nella
direzione del suo rafforzamento economico in un mondo che i colonialismi stanno
mettendo nelle mani delle nazioni che percorrono le strade dei commerci e del
mare.
5 - Queste considerazioni restituiscono allora un Bixio più complesso
dell’irruente Attila caro alla storiografia garibaldina e anche del frettoloso
assassino, strumento asservito dei giochi più prosaici e politici nelle cui
acque limacciose navigava la spedizione garibaldina con il quale è stato spesso
liquidato l’artefice della repressione di Bronte.
6 - La stessa immagine del giovane sventato, che le vicende risorgimentali
liberarono da un destino votato alla devianza e alla sciagurataggine non regge
all’analisi del personaggio. Bixio ebbe senz’altro un’infanzia difficile, del
resto comune in un’epoca certo non facile ed agiata come la sua, ma attraverso
sempre esperienze di forte valenza formativa e temprò un carattere determinato e
lucido. Del resto, anche sulla pretesa ferocia del suo carattere c’è da fare
qualche precisazione, non per metterla in dubbio – De Sanctis dice che “…la
folla amava Garibaldi e gli si avvicinava, ammirava Bixio ma in lontananza”.
Lo stesso Bixio ammette la forza e l’irruenza di un demone che in certe
occasioni gli prende il sopravvento. Ma sembra averne paura lui stesso, sembra
avere coscienza di un negativo che appartiene alle sue corde più profonde e che
non gli procura sentimenti di orgoglio e soddisfazione.
Proprio nei giorni di Bronte scrive alla sua amata Adelaide, lamentando come si
trovasse dentro una “maledetta missione, che ad un uomo del suo spirito non
dovrebbe mai essere affidata”. E quando ad Alessandria, negli anni del comando
di quella divisione, vede alcuni ufficiali ammaliati dal suo modello, bruschi e
feroci con i sottoposti, lui li rimprovera con asprezza, raccomandando loro di
prendere il buono del loro comandante, non il cattivo. Bixio vive insomma il
tormento dei demoni che assalgono il suo carattere, senza l’indifferenza
marmorea e balorda dell’Attila senza cuore che la storiografia garibaldina
costruì su di lui.
7 - Bronte rimase sempre il suo cono d’ombra, la macchia d’infamia da cui non
riuscì mai a liberarsi. Già nel parlamento piemontese del ’61, quando viene
isolato e disprezzato dai deputati liberali; poi dalle polemiche che seguirono
le analisi storiche e giuridiche compiute nel processo di Catania del 63.
Per
questo i fantasmi di quel fatto lo tormentarono sino al viaggio finale, se sono
veri i ricordi del dottore Saluzzo che raccolse dalle sue labbra parole di
tormento per quel fatto. E dovettero tormentarlo sino al punto di storpiare la
storia, se ha un fondamento l’episodio raccontato dal pronipote Villard che dal
memoriale dell’antenato lesse l’inverosimile episodio di un sesto condannato,
graziato da Bixio davanti al plotone alla richiesta di abbracciare per l’ultima
volta la famiglia.
Vincenzo Pappalardo (Conferenza tenuta nel 2010 dal prof. Vincenzo Pappalardo al
“Colegio
D. Alighieri” di San Paolo del Brasile) |