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Comprensorio nord-ovest "Etna, ipotesi di uno sviluppo possibile" Comuni di Bronte, Randazzo, Maletto e Maniace Presentazione proposta di legge per l'istituzione di una zona C alto montana Il comitato cittadino promotore per la realizzazione del" terzo polo turistico nel versante Nord Occidentale dell'Etna" comprensorio dei comuni di Bronte, Randazzo, Maletto e Maniace nasce dalla volontà di valorizzare dal punto di vista turistico le bellezze naturalistiche e le particolari condizioni climatiche del predetto versante che favoriscono la pratica degli sports invernali e la creazione di percorsi eno-gastronomici per la valorizzazione dei prodotti tipici della zona nonché dalla necessità di rilanciare le prospettive di uno sviluppo economico che possa arrestare il continuo e considerevole flusso emigratorio che ha interessato e interessa le popolazioni dei comuni sopracitati. Da queste esigenze da circa un anno si sono tenute una serie di riunioni e convegni per delineare i contenuti della proposta inerente la nascita di una zona C alto montana ricadente nei territori dei comuni di Bronte, Maletto e Randazzo atta ad ospitare gli impianti di risalita, le infrastrutture necessarie e le relative piste di sci. La zona territoriale individuata per la realizzazione degli impianti è sicuramente la più idonea, avendo particolari condizioni climatiche che permettono la permanenza della neve per periodi più lunghi rispetto ad altre zone (normalmente la neve permane fino a tarda primavera) ed inoltre questo comprensorio di natura prevalentemente sabbiosa e del tutto spoglia di alberi in base a ricerche effettuate dal CNR e dall’Università di Catania risulta a minore rischio sismico e vulcanico della zona etnea. Inoltre la nascita di un terzo polo turistico nel versante Nord Occidentale dell'Etna, non avendo certamente ripercussioni negative sugli attuali due poli esistenti, in considerazione della crescente domanda turistica, permetterebbe una migliore distribuzione del flusso turistico creando una sinergia con i due poli turistici esistenti nei comuni di Linguaglossa e Nicolosi. A sostegno di quanto sopra scritto si riporta quanto affermato, già nel lontano 1985 e pubblicato nel giornale" La Sicilia" del 05 Agosto dal presidente del comitato siculo della FISI Giovanni Mento esperto in materia e grande conoscitore dei problemi dello sci isolano: "La zona non poteva essere scelta meglio, in quanto, notoriamente è quella che offre il miglior innevamento, essendo esposta a Nord-Ovest e dove il tempo di permanenza della neve è superiore a quello degli altri versanti. Questi due fattori sono già di per sé stessi determinanti, in quanto, la stagione invernale turistica si allungherebbe di oltre un mese e la qualità della neve sarebbe ottima. Il comitato cittadino promotore del terzo polo turistico del versante Nord - Occidentale dell'Etna consapevole che la zona interessata al progetto è una delle più belle dell'Etna, non solo dal punti di vista paesaggistico ma anche vegetazionale, interprete della cultura di rispetto del patrimonio naturalistico che ha caratterizzato nei decenni passati le popolazioni locali è certo che con un continuo controllo tecnico scientifico delle opere potrà essere realizzato un buon centro turistico che permetta ai cittadini di godere della bellezza dei luoghi minimizzando l'impatto ambientale. La natura deve essere protetta ma non imbalsamata e permettere un uso oculato e controllato non significa volerla distruggere ma farla amare ai cittadini educandoli ad una civile fruizione. Con questi intendimenti il comitato cittadino promotore del terzo polo turistico del versante Nord -Occidentale dell'Etna rassegna le seguenti considerazioni consapevole che questa è soltanto la prima tappa di un lungo percorso e con la collaborazione di tutti, in particolare dei Sindaci dei Comuni interessati, del Parco dell'Etna, della Provincia Regionale di Catania, del Governo Regionale e soprattutto dei CITTADINI sarà possibile raggiungere I'obiettivo prefissato. Comitato Cittadino promotore del "Terzo Polo turistico del versante Nord occidentale dell'Etna". (Nella foto sopra, veduta della Contrada Difesa, nel versante nord-ovest dell'Etna indicato dai promotori come la zona adatta per la nascita del terzo polo turistico. La Ferrovia Circumetnea passa al centro della grande vallata) Il presidente del Parco dell'Etna non è poi così d'accordo. Ecco cosa dice in merito al progetto di realizzare un Terzo Polo turistico nella zona di Bronte, Randazzo, Maletto e Maniace: 28 Dicembre 2002 Unico polo. Il presidente Bellia: «Sfruttare le risorse di tutte le zone offrendo un pacchetto di servizi» Parco Etna, miniera turistica ”E' sbagliato continuare a discutere sulla possibilità di realizzare sull'Etna un terzo polo turistico. Bisogna, invece, impegnare risorse mezzi per far sì che l'intero sistema Etna, visto nella sua globalità, diventi un unico polo di grande attrazione turistica». Per il presidente del Parco dell'Etna, ing. Cettino Bellia, è tutta l'Etna che bisogna arricchire di servizi al turismo eco compatibile e non una sola o più aree; affinché questo in futuro diventi possibile, è necessario che il Parco, insieme con i Comuni, ideino ed offrano un pacchetto di servizi da istituire senza bisogno di trovarsi in una terza zona C altomontana, che per Bellia poi è difficilmente realizzabile perché non individuata nel decreto istitutivo del Parco stesso. «Sono certo - afferma il presidente dell'area protetta - della necessità di dover valorizzare al meglio le risorse naturalistiche di tutti i Comuni della cintura etnea, favorendo l'accesso regolamentato al vulcano un po' da tutti i versanti. L'Etna, infatti, non può essere solo identificata in Linguaglossa o Nicolosi, che negli anni passati hanno offerto una forma di turismo limitata ad un ristretto periodo dell'anno, ma deve avere un'identità propria, dove tutte le potenzialità dei vari territori nelle varie stagioni devono essere rispettate ed espresse. E questo è già possibile. Prendiamo Maletto, per esempio: ha individuato una zona dove ubicare una pista da sci da fondo. Il presidente non si riferisce solo al punto base di Maletto appena approvato insieme con la scuola di sci da fondo, ma anche a quelli di Bronte e Randazzo: «Certamente. Il Punto base per l'escursionismo di Piano dei Grilli a Bronte, attende solo la firma del decreto, in quanto vanta già un progetto approvato ed il finanziamento, mentre per quello di Randazzo presto i progettisti ne completeranno la redazione. Diciamolo, siamo passati con energia ai fatti e adesso puntiamo a dare a tutta l'Etna gli strumenti giusti per far decollare il turismo» (......) [La Sicilia] Parco: «Un Piano al servizio della comunità» Etna Nord-Ovest. I sindaci approvano la nuova formulazione del piano territoriale. «Speriamo che la Regione lo approvi» C'è fiducia nei primi cittadini della zona settentrionale dell'Etna dopo l'adozione del Piano territoriale del Parco dell'Etna. C'è fiducia perché i primi cittadini, costituendo il Consiglio del Parco, hanno inciso con i loro pareri e con le loro esperienze a modificare determinate indicazioni formulate dai progettisti del piano stesso, e soprattutto perché con la futura approvazione dello strumento da parte della Regione si troveranno di fronte uno strumento che permetterà di pianificare lo sviluppo del territorio.
Il terzo polo turistico, una vecchia speranza di sviluppo E' la cittadina del versante opposto all'area metropoÌitana che vanta la migliore economia. Il pistacchio, il tessile e la frutta fresca con la caratteristica "pera coscia" sono riusciti a creare in questi anni un'economia florida, sicuramente la più movimentata dell'intero comprensorio. Le numerose agenzie bancarie del centro, ed una banca fondata dai brontesi con il nome di Bronte danno l'idea del movimento economico della ridente cittadina. Bronte poi, ormai, è la capitale dell'intero versante nord etneo vantando servizi essenziali che invece nei Comuni limitrofi sono stati soppressi. La razionalizzazione della rete ospedaliera, per esempio, ha salvato l'ospedale Castiglione Prestianni da qualsiasi tipo di ridimensionamento, ed oggi quest'ospedale è al servizio di un vasto comprensorio che va da Randazzo a Cesarò. Per non parlare poi della sezione staccata del Tribunale, istituita a Bronte, proprio quando le Preture venivano soppresse negli altri paesi. Certo parliamo del paese più grosso per numero di abitanti del comprensorio, ma se guardiamo all'economia che può sviluppare in futuro non possiamo non pensare all'ambiente, ai due parchi dell'Etna e dei Nebrodi. La crescita dell'economia legata al turismo, infatti, passa attraverso la valorizzazione di sentieri e dei boschi. Chi si è recato a "Foresta Vecchia" sui Nebrodi non può non essere rimasto rapito dal paesaggio e dalla varietà della vegetazione. Stesso discorso per i ricchi territori dell'Etna, rimasti intatti ed incontaminati. Tutti sono d'accordo sull'idea che l'istituzione del "terzo polo turistico" sull'Etna, proprio in questo versante, non potrebbe fare che bene. Sveglierebbe economicamente un territorio dedito naturalmente al turismo ambientale, ed una popolazione che ama la natura e sarebbe, quindi, in grado di difenderla da qualsiasi tipo di speculazione. I brontesi tutto sommato sono d'accordo: vanno bene le strutture ricettive giù in paese, lontano dalle zone "B" del Parco dell'Etna, ma lì sul vulcano ci si deve poter arrivare agevolmente, per poter praticare gli sport invernali che il territorio permette. E siccome questo versante è quello dove la neve resiste di più al sole primaverile, in città si ritiene che possa essere di aiuto anche per gli altri due poli turistici esistenti sull'Etna. Nicolosi e Linguaglossa, per esempio, potrebbero essere collegati e servirsi reciprocamente offrendo servizi diversificati, ed accontentando quindi una più -ampia fascia di turisti. Sull'Etna si giungerebbe anche da molto lontano per goderne la natura da tutti i versanti possibili; da sud, da est e da nord, ammirando le diversità e le varie culture che attorno al vulcano più alto d'Europa esistono. [A. C., La Sicilia] L'ETNA SENZA PISTE. Giubbotti e scarponi rischiano di restare chiusi negli armadi, ma per gli appassionati della neve si apre un'altro fronte sotto Punta Lucia, una zona non toccata dall'eruzione Due comitati civici lanciano la proposta Polo sciistico Una stagione malinconica per gli sciatori etnei, almeno per quelli senza "tempo o denaro per una settimana bianca in Trentino, che per almeno quest'anno dovranno vedere sci e scarponi prendere polvere nello sgabuzzino. Ma mentre la lava non smette di infierire sui miraggi degli appassionati, a Bronte e a Maletto sono nati due grossi comitati cittadini, chiamati «Sviluppo Etna» che rispolverano la vecchia questione del terzo polo sciistico. Il versante in questione è il Nord-ovest, la zona più al riparo dai primi raggi primaverili dove la neve resiste fino ai primi giorni di aprile. Il posto ideale è stato individuato oltre quota duemila metri, sono Punta Lucia. «È lì -indica Benedetto Lazzaro (nella foto a destra), principale promotore del comitato di Bronte - che la neve resiste due mesi in più che al rifugio Sapienza e almeno un mese in più rispetto alla stazione sciistica di Liguaglossa. Inoltre tutta quella zona non è interessata da colate laviche da oltre mille anni». Circostanza quest'ultima importante, se il calcolo delle probabilità ha un senso e considerando che per due anni consecutivi gli impianti di Nicolosi sono stati distrutti dalla lava, che fa pensare a una diversa e più riparata morfologia dell'area di Punta Lucia rispetto a quelle su cui insistono le stazioni sciistiche. Il principale problema, però, è la meravigliosa quanto vasta pineta che partendo da contrada Difesa si arrampica sui fianchi del vulcano fin quasi all'area delle piste di sci di fondo, alcune già tracciate altre naturali. Un bosco accessibile solo da chi, mappa alla mano, ha voglia di una lunga e salutare scarpinata o da quelli che, fortunatamente pochi privilegiati, si fanno aprire i cancelli - in un modo, o nell'altro - per accedervi col pesante fuori strada. Ma nessuno, tanto meno gli aderenti a «Sviluppo Etna», vuole che quel bosco sia sfigurato da una carreggiata asfaltata: «Lì - suggerisce Lazzaro - immaginiamo una funivia o un trenino a cremagliera che oltre a permettere di raggiungere gli impianti, renderebbe veramente godibili le meraviglie di quel luogo». «Per rendere realizzabile questo progetto - afferma Lazzaro - occorre che amministrazioni e referenti politici di Bronte, Maletto, Maniace e Randazzo, ma anche tutti quelli che non discutono di sviluppo turistico solo a parole, pongano fine alla loro inveterata freddezza sul “terzo polo”. «Proprio nel prossimo futuro - conclude - la Regione ridiscuterà le zone del Parco dell'Etna. Un primo passo sarebbe far passare l'area del terzo polo da zona protetta «A» a zona «C» altomontana». Il resto lo faranno gli imprenditori, giacché nel territorio, cosi come i disoccupati, non mancano”.[Enzo Rossi, Giornale di Sicilia]
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28 Dicembre 2003 150 fra docenti e ricercatori Il Terzo Polo comprometterebbe un territorio unico nel nostro continente I promotori, docenti dell'Università di Catania, invitano i Siciliani a difendere la legge istitutiva del Parco naturale regionale dell'Etna sottoscrivendo questo documento: «Di fronte alle crescenti pressioni dirette a creare un terzo polo turistico invernale sul versante Nord- occidentale dell'Etna, modificando a tale scopo la legge istitutiva del Parco dell'Etna, sentiamo il dovere di esprimere la nostra ferma opposizione a questo progetto che rischia di compromettere gravemente un territorio unico nel nostro continente per i suoi valori naturalistici e paesaggistici; l'attuazione di tale polo turistico implica infatti la costruzione di corpose strutture turistiche e sportive nell'area che dall'abitato di Bronte si estende fino a Punta Lucia (2934 m s.l.m.), attualmente in gran parte ricadente in un'area di riserva integrale. Le ragioni alla base della nostra opposizione sono molteplici, ma ciascuna di per sé sufficiente a motivarla. L'Etna, che ha una fascia alto-montana incomparabilmente più ridotta rispetto a quella di qualunque rilievo alpino, è già in gran parte urbanizzata: sette strade asfaltate si inerpicano oltre i millecinquecento metri di quota; due strade sterrate ne raggiungono la sommità; due stazioni sciistiche, con una funivia, numerose sciovie e due seggiovie in costruzione, esistono da prima della costituzione del Parco nei versanti meridionale e nord-orientale. Un impatto di tale portata non si registra in alcuna montagna delle Alpi. Il territorio di Punta Lucia e tutto il versante nord-occidentale rappresentano l'unico lembo residuo ancora incontaminato che conserva integri i valori naturalistici e paesaggistici che danno un senso all'esistenza stessa del Parco dell'Etna; consideriamo perciò grave e inammissibile anche la sola ipotesi di creare strutture in quell'area. Una seconda ragione riguarda la validità stessa della proposta: la scarsità, imprevedibilità e breve durata della neve, la presenza di costanti attività effusive ed esplosive che, quando non distruggono le strutture, rendono molto spesso la neve non sciabile vanificherebbero gli obbiettivi della proposta. Gli sciatori locali hanno già due possibilità, a Nicolosi e Linguaglossa; gli sciatori di altre regioni non verranno mai a fare le settimane bianche, assolutamente non programmabili per il rischio di non trovare neve, sull'Etna, peraltro priva di un'adeguata varietà di piste; preferiranno perciò rivolgersi alle più valide Alpi, rendendo l'investimento fallimentare. Va compreso infine che l'esistenza di luoghi dove sia possibile camminare per alcune ore senza sentire rumore di motori, respirare gas di scarico e incontrare strade asfaltate è un'esigenza di primaria importanza per la mente e per lo spirito dell'uomo. I territori ancora incontaminati sono sempre più rari e più ricercati nel nostro continente e assumono dunque un valore anche economico. Le legittime aspirazioni di miglioramento economico espresse dalle popolazioni etnee vanno dunque sostenute dirigendole verso uno sviluppo che non distrugga un bene già in loro possesso e che può essere fonte di ricchezza duratura solo se non alterato. In tutti i comprensori turistici montani si tende, ormai da diversi anni, a presentare proposte articolate di offerta turistica: insieme alle aree destinate agli impianti di risalita si lasciano intere montagne o versanti di esse allo stato naturale così da permettere lo svolgimento di attività diverse dallo sci di discesa, come lo sci alpinismo, lo sci da fondo, il trekking, le escursioni con racchette da neve, il free ride con gli sci e con lo snow board, ecc. L'Etna non può parcellizzarsi negli innumerevoli spicchi delle competenze dei singoli comuni ma va considerato nella sua indivisibile globalità. Sul territorio dell'Etna esistono già due stazioni di sci dedicate a coloro che vogliono usufruire dei mezzi meccanici di risalita; lasciamo il versante nord -ovest a tutti coloro, e sono sempre di più, che cercano un turismo diverso. I comuni che si affacciano su quel versante dell'Etna avrebbero però diritto a ricevere sostegno economico per sviluppare una proposta turistica alternativa a quella esistente negli altri versanti, rivolgendola ai numerosi appassionati che già oggi vengono dal nord Italia e perfino dal nord Europa per fare lo sci alpinismo d'inverno o il trekking d'estate: a questa utenza, che in un prossimo futuro potrà rappresentare un mercato fiorente, vanno rivolte innanzi tutto le attenzioni dei comuni interessati, con proposte diversificate che invoglino i turisti a soggiornare nel loro territorio e a interagire con la loro economia, anche agricola ed artigianale. La presenza turistica in questo caso non sarebbe legata ai soli mesi invernali ma coprirebbe tutto l'anno. In quest'ottica sollecitiamo l'Ente gestore del Parco dell'Etna a promuovere progetti e iniziative che valorizzino il turismo sull'Etna nel pieno rispetto del territorio, facendo sentire le popolazioni etnee non più solo destinatarie di un penalizzante sistema di vincoli e divieti ma al contrario partecipi di un bene di inestimabile valore e protagoniste di un progetto collettivo che potrà dare i suoi frutti migliori solo se questo bene sarà accuratamente tutelato». (seguono oltre 150 firme con una nota finale che invita ad inoltrare le adesioni «ai promotori della propria Facoltà o al Dipartimento di Biologia animale “Marcello La Greca”, via Androne 81, Catania. E-mail vincimar@unict.it») «Etna: anche noi del Nord Ovest reclamiamo i nostri diritti» Ho letto in questi giorni, vari interventi sul vostro giornale, da parte di tutti, sul nostro versante dell’Etna, il versante nord-ovest, in cui alcuni vorrebbero il “terzo polo”, altri no. Mi ha molto colpito l’intervento di esimi professori universitari, che vorrebbero lasciare integro il nostro versante, per tutti i turisti che vorrebbero praticare trekking, sci di fondo ed escursionismo. Questo versante è percorso giornalmente da centinaia di “turisti” che attraversano a piedi tutti i boschi; peccato che questi turisti siano solo pecore, mucche e maiali, che portano via dal bosco e non portano niente agli abitanti. Difatti ogni giorno, decine di alberelli vengono abbattuti da questi animali, che per “fame”, piegano gli alberelli per mangiare le foglie, e caricandosi col loro peso li rompono impedendogli di crescere, così pure i polloni lasciati dal taglio ceduo che si fa, che vengono mangiati da questi animali, ciò significa che tra non molto resteremo senza ricambi di alberi, con un bosco che va invecchiando e scomparendo. Poi leggo nel giornale che il Parco si sta attivando per la vigilanza, ma quando mai qualcuno ha vigilato? Quando mai si è visto qualcuno del Parco nei nostri territori? Certo l’altro giorno è venuto a Maletto il presidente Bellia, una persona che spero possa far sviluppare il Parco, ha detto molte belle parole sul nostro territorio, e l’indomani esce sul giornale un articolo sulle visite nel Parco. Casualmente non c’è un percorso che venga effettuato sul nostro versante, e meno male che abbiamo tutte le bellezze ambientali. Infine una considerazione, in tutti i Parchi d’Italia si apre tutto per far affluire più turisti possibili, qua è il contrario, difatti per salire sui crateri con la Star si paga una bella somma, per avere l’ausilio di una guida, bisogna pagare, e se uno volesse fare la guida? Nessun problema, basta pagare 5000 euro, e tutto è fatto, è proprio così, io stesso ho fatto domanda per il corso, e mi hanno chiesto circa due anni fa, solo 9.600.000 delle vecchie lire. Infine la vigilanza, leggo in altro articolo che il Parco si sta attivando per questo, ma questo non significa che chi rovina il bosco con animali gettati dove capita pagherà, pagherà invece chi per caso si perde o ha dei problemi in montagna. Intanto chi ha avuto danni dai conigli aspetta il rimborso dovuto per legge. | |||||||||
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