La ducea inglese ai piedi dell'Etna (1799 - 1981)

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DOPO DUE SECOLI CASTELLO DI NELSON VENDESI

La vendita del castello e della tenuta dei Nelson

Dopo 181 anni ammainata la bandiera inglese

La Ducea inglese ai piedi dell'Etna

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La prima volta che si sparse la notizia della vendita della Ducea che fu di Horatio Nelson fu nel dicembre 1976 quando su alcuni giornali il ven­tot­tenne erede dell’am­mi­raglio, Alexander Nelson-Hood (foto a destra nel giorno del suo matrimonio), da sette anni settimo Duca di Bronte, funzio­nario di un istituto ban­cario a Roma, sposato con Linda Parra­vicini che due anni prima gli aveva dato una figlia, fece pub­blicare su alcuni giornali un annun­cio economico con la notizia della vendita della tenuta e del castello donati dai Borboni a Nelson nel 1779.

Il giovane visconte, l’unico discendente indiretto del grande ammiraglio, così descriveva la tenuta: «La ducea di Bronte, vicina all’omonimo paese di ventimila abitanti sull’Etna, si estende su 240 ettari di terreno spesso sfiorati dalle colate laviche nel versante Nord-Ovest del vulcano.
Quasi per la metà la proprietà è stata valorizzata a fini agricoli con frutteti, oliveti e noccioleti circondati da boschi e pascoli.
Il castello, quasi al centro della tenuta, ha 25 stanze cui si aggiun­gono i servizi, gli uffici dell’ammini­strazione e i magaz­zini.

Comple­tano il tutto il parco con piscina, campo da tennis, numerosi caseggiati rurali e una chiesetta del 1174.»

Frank Edward King, amministratore della Ducea NelsonL’annuncio pubblicitario avvertiva anche che il prezzo era «da concordare dopo la visita», che il possedimento era «situato a 700 metri di altezza a 50 chilometri da Catania e ad altrettanti da Taormina» e che era «dotato di moderne attrezzature agricole.»

«Più che altro precisò però subito Frank Edward King, l’inglese che ammi­nistrava la Ducea per conto del visconte di Bridport (foto a sini­stra) si tratta di un son­daggio, il viscon­te vuol vede­re se vi sono offerte inte­ressanti».

 
Bronte, Ducea Nelson
Bronte, Ducea Nelson

Vedute del Castello Nelson, resi­denza bron­tese di Lord Bridport. Nella sua origi­naria estensione, il feudo do­nato nel 1799 ad Oratio Nel­son dal re Bor­bone si compo­neva di quasi 15.000 ettari.
Il Borbone aveva graziosamente rega­lato «… in perpetuo la terra e la stes­sa città di Bronte, … con tutte le sue tenute e i distret­ti, insieme ai feudi, alle marche, alle for­ti­ficazioni, ai cit­tadini vassalli, ai redditi dei vassalli, ai censi, ai servizi, alle servitù, alle gabelle …».
E con ciò riaccendendo e perpetrando la grande lite che la popo­lazione bron­tese sosteneva da secoli contro vecchi e nuovi padroni di ogni epoca.
Nel 1976, l'anno del­l'an­nuncio della ven­dita, il territorio della Ducea, a causa di vertenze, espropri e della riforma agraria, si era ridotto a 240 ettari.

Ducea di Nelson, croce celtica e bandiera inglese
Pensionati sotto la croce celtica del Castello Nelson

«Negli ultimi tempi —aggiunse — ha fatto il possibile per migliorare la fun­zionalità della tenuta, realizzandovi fra l’altro un moderno impianto d’irriga­zione».

A Bronte si pensò subito che il Duca non avesse deciso di vendere la ducea perché afflitto da difficoltà econo­mi­che, ma prin­ci­palmente per l’impos­sibilità di seguirne diret­tamente la condu­zione che «con i tempi che corrono», com­portava sempre maggiori problemi.

Comunque la decisione dei Nelson di abbandonare dopo quasi due secoli il territorio e la Du­cea ricevuti in dono del Borbone era per tutti un esito quasi scontato. La comparsa di una brochure realizzata da una Società londinese per pubblicizzare al meglio la vendita non suscitò particolari sensazioni nè entusiasmi. La secolare lotta della popolazione brontese contro i Nelson, ritenuti signorotti usurpatori del territorio, era di fatto quasi dimenticata.

All’epoca della morte del padre (1969), Alexander Nelson-Hood era molto giovane, appena ventu­nenne, e aveva davanti a sé una carriera nella City di Londra e ambizioni fra le quali non rientrava la conduzione di una tenuta in Sicilia.

In ogni caso, negli anni Set­tanta la proprietà era stata al cen­tro di dure lotte contadine, aveva subito una notevole ridu­zione ed era gravata da consistenti debiti.

«Nel 1950, - scrive Nunzio Galati - per sfuggire alla imminente leg­ge di riforma agraria, la Ducea costringe i mezzadri di Semantile a compere forzate. Vende loro 225 ettari di terreno. Sotto pressione delle autorità governative, in conformità ai nuovi provvedimenti legislativi, il duca concede in enfiteusi ai contadini, con i benefici della legge sulla piccola proprietà contadina, altri 1.470 ettari di terreni. Poi nel 1959 per la grossa somma di 189 milioni, vende al Demanio delle foreste 1.880 ettari di bosco.»

Alexander Nelson-Hood rimane proprietario del restante latifondo fino ai primi mesi del 1962, quando, per decreto regionale, altri 1.247 ettari di terre del feudo (delle contrade Piana, Zerilli, Caval­laro, Fondaco, Galatesa e Petrosino) in forza della legge siciliana di riforma agraria del 1956 e a seguito di un movimento di lotta con­ta­dina culminata con duro scio­pero nell’agosto 1961, vengono espropriate dalla Regione Siciliana per essere assegnate i contadini.

L'Unità del 29.12.1976In seguito concede al demanio forestale 881 ettari di terra sterili ed incolti per essere sottoposti a rimboschimento mentre tra il ’64 ed il ’66 vende ancora ai contadini, con la legge sulla piccola pro­prietà contadina, altri 650 ettari di tenute agricole (ricadenti nelle contrade Boschetto Vaccheria, Boschetto Vigne e Margherita).

A questo punto, e siamo nel 1976, rimangono in proprietà del Duca solo 248 ettari di terra, il castello con il suo parco, il cimitero e il Borgo Caracciolo che travolto dalle ruspe era stato rimpiazzato da campi da tennis e da bocce per lo svago dei Nelson.

La notizia della vendita ai privati venne accolta in Sicilia con molta curiosità e meraviglia e soprattutto, specie a Bronte, anche con disappunto, con­siderato che non si trattava di una tenuta qua­lunque se non altro perché strettamente legata alla storia locale e sempre collegata ad avvenimenti storici di rilievo.

Anche il Parlamento veniva interessato dalla vendita. L'on. Vito Scalia (DC) presentava il 10 gennaio 1977 una interro­gazione a risposta scritta (la n. 4/01477) al Ministro dei beni culturali ed ambientali sulla «ventilata vendita dell'Azienda agricola e delle opere murarie della "Ducea" Nelson a Bronte».

Ma per oltre due anni non si ebbero più informazioni ne notizie sulla paventata o ventilata vendita. Come aveva dichiarato mister King doveva trattarsi eviden­temente di un sondaggio o di uno strata­gem­ma per avere un’idea del valore della proprietà.

Due anni dopo, infatti, a febbraio 1979 i quotidiani nazionali ritor­narono sull’argomento.
La Stampa di Torino titolava che «Il visconte non vende la terra di zio Nelson» scrivendo anche che «la ducea di Maniace, donata nel 1799 all’ammiraglio inglese Orazio Nelson dal re delle Due Sicilie, Ferdinando I, e posta in vendita al miglior offerente per mezzo di un annuncio economico» pubblicato due anni prima su alcuni giornali Italiani, non sarebbe stata venduta, «almeno per il momento.»

Il giornale scriveva pure che «il proprietario della tenuta, Alexander Nelson Hood, 30 anni, visconte di Bridport, funzionario di banca e ultimo erede del famoso ammiraglio, non ha mai avuto l’intenzione di disfarsi della ducea. Sembra infatti che il giovane abbia fatto pubblicare l’avviso al solo scopo di avere un’idea di quanto valga la proprietà.
L’offerta più alta ricevuta da uno dei numerosi aspiranti compratori, è stata di 4 miliardi di lire

«Da quando è stata proposta questa cifra — affermava questa volta Mr. Frank King, 56 anni, amministratore e uomo di fiducia del visconte — sono passati circa due anni, per cui il valore della tenuta nel frattempo è salito ulteriormente». Come dire non vendiamo perché ancora non abbiamo trovato un buon acquirente.

A causa di vertenze, espropri e della riforma agraria, la ducea si era ridotta da oltre 10 mila ettari a soli 240, ma in compenso era diventata una moderna azienda agricola al centro della quale tro­neggiava un “castello” sul quale da 200 anni sventola la bandiera britannica e le insegne dei Nelson.

L’idea della vendita sembrava tramontata. L’annuncio sui giornali non era stato altro che un curioso ed economico sistema per stabilire il valore del territorio che, a detta di qualcuno, si aggirava intorno ai 5 miliardi delle vecchie lire.

Ma un anno e mezzo dopo la Ducea di Maniace ritornò ancora nelle pagine dei giornali e questa volta la vendita era in parte già avvenuta: «E’ in ven­dita il castello di Nelson» titolava sempre La Stampa del 26 luglio 1980, precisando però anche che la tenuta era stata già ceduta per tre miliardi e che «il maniero» forse sarebbe stato acquistato dal Comune».

«Dopo 181 anni – si leggeva - la bandiera britannica con le insegne dei Nelson sarà ammainata per sempre nel castello della ducea di Maniace, tra le lave dell’Etna, a 794 metri sul livello dei mare.
Dal prossimo novembre, infatti il feudo e il maniero in esso esistente cesseranno di appar­tenere ad Alexander Nelson Hood, visconte di Bridport e ultimo discendente del famoso ammiraglio.
Nelson Hood, dopo tanti tenten­namenti, si è infatti deciso a vendere la tenuta ad alcuni operatori catanesi disposti a pagare, per la sola terra, tre miliardi di lire. Il compro­messo di vendita è stato già stipulato. Per quanto riguarda, invece, il castello, molto probabilmente esso sarà acquistato dal Comune di Bronte nel cui territorio la ducea si stende.»

«Il prezzo richiesto dal visconte di Bridport (che ha 32 anni ed è alto funzionario di banca) è di un miliardo. Gli amministratori di Bronte si sono già rivolti alla Regione Sicilia per ottenere il finanziamento che consentirà al comune etneo di acquistare non soltanto il castello ma anche tutti i cimeli storici in esso contenuti.»
«Quattro anni fa Alexander Nelson Hood, che vive a Roma, fece pubblicare in alcuni giornali annunci economici in cui offriva in vendita feudo e castello. Pareva però che Nelson Hood non si sarebbe mai disfatto della ducea. Adesso, improvvisamente ha invece cambiato idea.»

Ancora un anno, necessario per ottenere il finanziamento regionale, ed il 4 Settembre 1981, agli atti del notaio Nunzio Isola di Bronte, mister Frank Edward King, amministratore del Duca Alexander Nelson Hood visconte Bridport, e l’allora sindaco di Bronte Giuseppe Franchina firmarono l'acquisto del Castello e dell'annesso parco da parte del Comune per l'importo complessivo di un miliardo e 750 milioni di lire (di cui 950 per il Castello vero e proprio e per il terreno circostante; 237 per gli altri immobili; 570 per i mobili, i cimeli, i quadri ed ogni altra cosa mobile esistente nel castello).

L'acquisto, deliberato dalla Giunta comunale il 30 aprile 1981, fu fi­nanziato dall'Asses­sorato ai Beni Culturali della Regione siciliana con i benefici previsti dalla L. R. 80/77 sui beni culturali che in Sicilia regola l'acquisto da parte degli enti pubblici di monumenti di particolare valore storico e culturale. L'Assessorato intervenne allora pagando oltre il 90% dell'intera spesa.

Dopo secoli di espropriazione e di vassallaggio, di lotte e di intermi­nabili cause legali, l'antico potere feudale era final­mente del tutto cessato, la bandiera inglese ammainata e la vecchia Abbazia Benedet­tina finalmente restituita alla comunità brontese.

Il piccolo cimitero inglese, dove riposano Duchi, nobili inglesi, ammi­nistratori, ed anche il poeta scozzese William Sharp, rimase l'unica proprietà in mano ai discendenti di Nelson nel nostro territorio. 

 

LA DUCEA DI BRIONTE NEL 1976Bronte non aprì subito le porte del "Castello" al pubblico. Problemi di per­sonale e di manu­tenzione, del resto mai completamente risolti, permisero nei primi anni di gestione solo una in­ter­mit­ten­te fruizione di questo monu­mento .

Nel gennaio 1984, appena tre anni dopo l’ac­quisto da parte del Comune, il "Castello” subì anche un gravissimo furto ad ope­ra di ignoti che pene­trati di notte nei locali superiori rubarono una ventina di prezio­se opere, tra dipinti, arredi e mobili di grande pregio e di vario stile che non sono stati mai più recuperati e che difficilmente potre­mo un giorno vedere esposte ed ammirare nel Museo Nelson sorto successivamente in un'ala del Castello.

Nel 1976, epoca dell'annuncio della vendita, l'estensione delle terre della Ducea Nelson, dai quasi 15.000 ettari "grazio­sa­men­te" dona­ti dal Borbone nel 1799 a Nelson, si era ridotta ad "appena" 248 et­tari (anche se composti da terre tutte molto pro­duttive e fertili della zona attorno al Castello, nel Boschetto Vigne, a Ricchisgia ed a Ma­rot­ta).

Circa metà del territorio, tra boschi terreni coltivabili e sciare, era stato cedu­to dal 3° Duca, Charlotte Mary Nelson al Comune di Bronte con l'atto di transa­zione del 1861 col quale si cercò di estinguere dopo i tragici Fatti di Bronte l'annosa lite e tensione con la popolazione brontese.

Nel 1940 l'estensione del feudo seque­strato ed espro­priato ai feudatari inglesi dallo Stato fascista era stato di 6.540 ettari.

E' del Dicembre 1976 l'annuncio del­l'Ansa della vendita del Castello Nel­son; la smen­tita arriva tre anni dopo a febbraio 1979. Solo a luglio 1980 la Ducea annuncia la defi­nitiva scomparsa del Feudo.

Alexander Nelson-Hood che aveva eredi­ta­to la Ducea nel 1969 non aveva alcuna pas­sio­ne nè interes­se per continuare a gestirla ed a viverci.  Nei dieci anni di "regno" prov­vide a vendere gradatamente tutte le pro­prie­tà rimaste e, nel 1981, anche il com­ples­so dell'antica abbazia.


     


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