«Negli ultimi tempi —aggiunse — ha fatto il possibile per migliorare la funzionalità della tenuta, realizzandovi fra l’altro un moderno impianto d’irrigazione». A Bronte si pensò subito che il Duca non avesse deciso di vendere la ducea perché afflitto da difficoltà economiche, ma principalmente per l’impossibilità di seguirne direttamente la conduzione che «con i tempi che corrono», comportava sempre maggiori problemi. Comunque la decisione dei Nelson di abbandonare dopo quasi due secoli il territorio e la Ducea ricevuti in dono del Borbone era per tutti un esito quasi scontato. La comparsa di una brochure realizzata da una Società londinese per pubblicizzare al meglio la vendita non suscitò particolari sensazioni nè entusiasmi. La secolare lotta della popolazione brontese contro i Nelson, ritenuti signorotti usurpatori del territorio, era di fatto quasi dimenticata. All’epoca della morte del padre (1969), Alexander Nelson-Hood era molto giovane, appena ventunenne, e aveva davanti a sé una carriera nella City di Londra e ambizioni fra le quali non rientrava la conduzione di una tenuta in Sicilia. In ogni caso, negli anni Settanta la proprietà era stata al centro di dure lotte contadine, aveva subito una notevole riduzione ed era gravata da consistenti debiti. «Nel 1950, - scrive Nunzio Galati - per sfuggire alla imminente legge di riforma agraria, la Ducea costringe i mezzadri di Semantile a compere forzate. Vende loro 225 ettari di terreno. Sotto pressione delle autorità governative, in conformità ai nuovi provvedimenti legislativi, il duca concede in enfiteusi ai contadini, con i benefici della legge sulla piccola proprietà contadina, altri 1.470 ettari di terreni. Poi nel 1959 per la grossa somma di 189 milioni, vende al Demanio delle foreste 1.880 ettari di bosco.» Alexander Nelson-Hood rimane proprietario del restante latifondo fino ai primi mesi del 1962, quando, per decreto regionale, altri 1.247 ettari di terre del feudo (delle contrade Piana, Zerilli, Cavallaro, Fondaco, Galatesa e Petrosino) in forza della legge siciliana di riforma agraria del 1956 e a seguito di un movimento di lotta contadina culminata con duro sciopero nell’agosto 1961, vengono espropriate dalla Regione Siciliana per essere assegnate i contadini. In seguito concede al demanio forestale 881 ettari di terra sterili ed incolti per essere sottoposti a rimboschimento mentre tra il ’64 ed il ’66 vende ancora ai contadini, con la legge sulla piccola proprietà contadina, altri 650 ettari di tenute agricole (ricadenti nelle contrade Boschetto Vaccheria, Boschetto Vigne e Margherita). A questo punto, e siamo nel 1976, rimangono in proprietà del Duca solo 248 ettari di terra, il castello con il suo parco, il cimitero e il Borgo Caracciolo che travolto dalle ruspe era stato rimpiazzato da campi da tennis e da bocce per lo svago dei Nelson. La notizia della vendita ai privati venne accolta in Sicilia con molta curiosità e meraviglia e soprattutto, specie a Bronte, anche con disappunto, considerato che non si trattava di una tenuta qualunque se non altro perché strettamente legata alla storia locale e sempre collegata ad avvenimenti storici di rilievo. Anche il Parlamento veniva interessato dalla vendita. L'on. Vito Scalia (DC) presentava il 10 gennaio 1977 una interrogazione a risposta scritta (la n. 4/01477) al Ministro dei beni culturali ed ambientali sulla «ventilata vendita dell'Azienda agricola e delle opere murarie della "Ducea" Nelson a Bronte». Ma per oltre due anni non si ebbero più informazioni ne notizie sulla paventata o ventilata vendita. Come aveva dichiarato mister King doveva trattarsi evidentemente di un sondaggio o di uno stratagemma per avere un’idea del valore della proprietà. Due anni dopo, infatti, a febbraio 1979 i quotidiani nazionali ritornarono sull’argomento. La Stampa di Torino titolava che «Il visconte non vende la terra di zio Nelson» scrivendo anche che «la ducea di Maniace, donata nel 1799 all’ammiraglio inglese Orazio Nelson dal re delle Due Sicilie, Ferdinando I, e posta in vendita al miglior offerente per mezzo di un annuncio economico» pubblicato due anni prima su alcuni giornali Italiani, non sarebbe stata venduta, «almeno per il momento.» Il giornale scriveva pure che «il proprietario della tenuta, Alexander Nelson Hood, 30 anni, visconte di Bridport, funzionario di banca e ultimo erede del famoso ammiraglio, non ha mai avuto l’intenzione di disfarsi della ducea. Sembra infatti che il giovane abbia fatto pubblicare l’avviso al solo scopo di avere un’idea di quanto valga la proprietà. L’offerta più alta ricevuta da uno dei numerosi aspiranti compratori, è stata di 4 miliardi di lire.» «Da quando è stata proposta questa cifra — affermava questa volta Mr. Frank King, 56 anni, amministratore e uomo di fiducia del visconte — sono passati circa due anni, per cui il valore della tenuta nel frattempo è salito ulteriormente». Come dire non vendiamo perché ancora non abbiamo trovato un buon acquirente. A causa di vertenze, espropri e della riforma agraria, la ducea si era ridotta da oltre 10 mila ettari a soli 240, ma in compenso era diventata una moderna azienda agricola al centro della quale troneggiava un “castello” sul quale da 200 anni sventola la bandiera britannica e le insegne dei Nelson. L’idea della vendita sembrava tramontata. L’annuncio sui giornali non era stato altro che un curioso ed economico sistema per stabilire il valore del territorio che, a detta di qualcuno, si aggirava intorno ai 5 miliardi delle vecchie lire. Ma un anno e mezzo dopo la Ducea di Maniace ritornò ancora nelle pagine dei giornali e questa volta la vendita era in parte già avvenuta: «E’ in vendita il castello di Nelson» titolava sempre La Stampa del 26 luglio 1980, precisando però anche che la tenuta era stata già ceduta per tre miliardi e che «il maniero» forse sarebbe stato acquistato dal Comune». «Dopo 181 anni – si leggeva - la bandiera britannica con le insegne dei Nelson sarà ammainata per sempre nel castello della ducea di Maniace, tra le lave dell’Etna, a 794 metri sul livello dei mare. Dal prossimo novembre, infatti il feudo e il maniero in esso esistente cesseranno di appartenere ad Alexander Nelson Hood, visconte di Bridport e ultimo discendente del famoso ammiraglio. Nelson Hood, dopo tanti tentennamenti, si è infatti deciso a vendere la tenuta ad alcuni operatori catanesi disposti a pagare, per la sola terra, tre miliardi di lire. Il compromesso di vendita è stato già stipulato. Per quanto riguarda, invece, il castello, molto probabilmente esso sarà acquistato dal Comune di Bronte nel cui territorio la ducea si stende.» «Il prezzo richiesto dal visconte di Bridport (che ha 32 anni ed è alto funzionario di banca) è di un miliardo. Gli amministratori di Bronte si sono già rivolti alla Regione Sicilia per ottenere il finanziamento che consentirà al comune etneo di acquistare non soltanto il castello ma anche tutti i cimeli storici in esso contenuti.» «Quattro anni fa Alexander Nelson Hood, che vive a Roma, fece pubblicare in alcuni giornali annunci economici in cui offriva in vendita feudo e castello. Pareva però che Nelson Hood non si sarebbe mai disfatto della ducea. Adesso, improvvisamente ha invece cambiato idea.» Ancora un anno, necessario per ottenere il finanziamento regionale, ed il 4 Settembre 1981, agli atti del notaio Nunzio Isola di Bronte, mister Frank Edward King, amministratore del Duca Alexander Nelson Hood visconte Bridport, e l’allora sindaco di Bronte Giuseppe Franchina firmarono l'acquisto del Castello e dell'annesso parco da parte del Comune per l'importo complessivo di un miliardo e 750 milioni di lire (di cui 950 per il Castello vero e proprio e per il terreno circostante; 237 per gli altri immobili; 570 per i mobili, i cimeli, i quadri ed ogni altra cosa mobile esistente nel castello). L'acquisto, deliberato dalla Giunta comunale il 30 aprile 1981, fu finanziato dall'Assessorato ai Beni Culturali della Regione siciliana con i benefici previsti dalla L. R. 80/77 sui beni culturali che in Sicilia regola l'acquisto da parte degli enti pubblici di monumenti di particolare valore storico e culturale. L'Assessorato intervenne allora pagando oltre il 90% dell'intera spesa. Dopo secoli di espropriazione e di vassallaggio, di lotte e di interminabili cause legali, l'antico potere feudale era finalmente del tutto cessato, la bandiera inglese ammainata e la vecchia Abbazia Benedettina finalmente restituita alla comunità brontese. Il piccolo cimitero inglese, dove riposano Duchi, nobili inglesi, amministratori, ed anche il poeta scozzese William Sharp, rimase l'unica proprietà in mano ai discendenti di Nelson nel nostro territorio.
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