Nei primi anni della mia dimora negli Usa ebbi il piacere di far venire mio Padre a New York, la prima volta nel 1970, la seconda nel 1973. Dovunque così a New York City il suo ricordo mi è rimasto vivo, e in certi posti mi pare anzi di risentire ancora la sua voce! A distanza di tempo incontrò parenti e amici di gioventù, tra gli altri zio Louis e zia Frances, gli ultimi fratello e sorella di suo padre e tanti, cugini: Frank e Marie, Dino ed Emma e tanti altri cugini americani di seconda e terza generazione. E vecchi amici: Frank Casella, Peppe Lupo, Emmanuele Barbaria, Gaetano Isola e i fratelli Nino e Giovanni Fazio, Fred Aidala, e John Sciacca e i suoi fratelli Ignazio, Sal e Joe, e Fred Margaglio, oriundi tutti della bella Bronte e Mr. Gaetano De Luca di Maletto. In quel periodo estivo Mr. De Luca da Catania aveva ospiti due nipoti, da parte della sua gentile Signora Josephine Grasso, il giovane neolaureato Dr. Piero Grasso e suo padre. Con Piero un giorno ci recammo in Cypress Avenue a vedere certe auto che mi interessavano molto. Chiaramente Piero di buone macchine se ne intendeva e parecchio. E di strada ne ha percorso già tanta. Da Palermo, dove aveva già raggiunto i più alti incarichi nella Magistratura, è stato trasferito da pochi anni a Roma dove, come al solito, occupa i primi posti davvero molto importanti. Auguri Piero! Invitati da John Sciacca un giorno da Borough Park, dove risiedevamo, con mio padre ci recammo a piedi a Bensonhurst. Da Caton Avenue, su la pedonale destra della bella Ocean Parkway di buon passo raggiungemmo Ave U dove gli Sciacca risiedevano. Ogni volta che mi capita di rifare in auto quella bellissima arteria, ricordo ancora chiaramente quel che mio padre mi andava dicendo in quella bella passeggiata sotto gli alberi, tra l’altro la frase che un suo cugino Peppino era solito ripetere spesso: “Cusgì, nun è tantu ppi l’interessi”,“ma è ppi soddi” aggiungeva mio padre. Perchè i Saldi a New York debbano chiamarsi “Sale”, non è così chiaro, qui è quasi sempre stagione di Saldi. I primi giorni a New York papà era meravigliato di quanto Sale si vendeva in tutta quanta la città. Molti negozi infatti esibivano la scritta: Sale, e Sale fu uno dei pochi vocaboli inglesi che lui apprese durante il suo soggiorno. Da Brooklyn oltre che con la Metropolitana tante volte ci recammo in auto a Manhattan attraversando il Brooklyn Bridge, un gioiello architettonico e uno dei ponti sospesi più lunghi del mondo. Nella Little Italy una breve visita alla Chiesa di San Giuseppe, all’altare che la Società dei Brontesi di New York aveva dedicato alla Patrona di Bronte, e poi… in Mulberry Street, tra le variopinte bancarelle e la folla dei devoti alla festa di San Gennaro. Evidentemente ci siamo recati un paio di volte anche al centro: in Fifth Ave, alla Cattedrale di San Patrizio, al Rockefeller Center e al Central Park. Qui allo zoo papà rimase colpito dalla condizione disumana di animali, quali il cammello e il leone, costretti in gabbie troppo strette. Nei bei viali del Parco ammirò i numerosi scoiattoli e dovunque nell’adiacente Fifth Avenue quegli uccelli che fiduciosi a schiere posano davanti agli ingressi dei palazzi. Un giorno volli sbalordire papà, lo invitai a Radio City Music Hall, il più grande teatro del mondo con i suoi 6.200 posti a sedere. Avremmo assistito a un film in prima visione e al celebre spettacolo di varietà delle Rockettes. A dir la verità papà non sembrò gran che interessato. Per lui non valeva la pena esser venuto a New York per poi andare a vedere un film. A Catania, al San Giorgio, se ne potevano vedere, se non di prima visione, lo stesso interessanti. Comunque alla fine riuscii a convincerlo. Rimase semplicemente entusiasta del grandioso spettacolo di varietà delle Rocketts. E naturalmente ci volle tornare ancora altre volte. A New York non si poteva rinunziare a salire sull’Empire State Building, il più alto grattacielo del mondo. Le Gemelle, crollate September eleven del 2001, erano in costruzione ancora. Dalla Terrazza al 102 piano potemmo ammirare a 360 gradi nella limpida giornata un’incredibile panorama.
A ricordare la nostra ascensione sull’Empire
State, sulla terrazza l’inatteso incontro con un
nostro conoscente di Palermo. |