La Ducea inglese ai piedi dell'Etna (1799 - 1981)

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Le Memorie del V Duca di Bronte

The Duchy of Bronte

Un libro di memorie scritto nel 1924 per la sua famiglia da Alexander Nelson Hood,

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LA DUCEA INGLESE AI PIEDI DELL'ETNA

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I bassi e sporchi giochi politici del luogo

Gli abitanti della città di Bronte hanno sempre mostrato animosità nei confronti della Ducea, per le ragioni di seguito riportate ed, in parte, perché i capi di un partito politico sono stati impiegati della Ducea, sebbene io mi sia sempre, fermamente, astenuto dal prendere parte nei bassi e sporchi giochi politici del luogo.

In tempi diversi ho provato a propiziare entrambi i partiti, per stare in pace - ed ho acconsentito ad essere eletto presidente del Club degli operai e del Collegio di Bronte. Rinunciai, tuttavia, ad entrambe le cariche, per protesta contro la condotta di alcuni abitanti della città, spe­cialmente dopo vari attacchi alla proprietà, compiuti avanzando pretese prive di fondamento legale, come diritto di passaggio su strade private e ponti costruiti dalla Ducea e possesso di sorgenti d'acqua, per le quali io avevo dovuto sostenere lunghe e costose azioni legali, alla fine vinte, ma a costo di problemi ed animosità.

Le abbondanti sorgenti d'acqua del Biviere, ora assegnate ed in corso di vendita per rifornire d'acqua la città di Bronte ed altre nove municipa­lità del versante sud dell'Etna, furono il principale oggetto del contenzioso. In questa terra la giustizia è ancora cattiva e tenuta in scarsa considerazione, non importa quanto giusta possa essere una causa, non si è mai certi di ottenere giustizia. Va meglio dall'avvento del Fascismo. Prima, invece, il Socialismo faceva a modo suo nell'invasione della proprietà e nell'intrigare con la giustizia, tanto che il principale avvocato della Ducea, di Catania, un tempo autorevole membro del Governo Italiano, qualche anno fa mi disse: “Non abbiamo più leggi in Italia”.

I nativi sono cavillosi per natura e, quasi tutti, hanno un avvocato amico, al quale ricorrono per consigli ed azioni - spesso l'avvocato consiglia l'azione per riempirsi le tasche. Le azioni legali vanno avanti per anni e, poiché gli avvocati vanno pagati per tutta la loro durata, non hanno interesse a concluderle.

Un tempo, la Ducea doveva mantenere cinque avvocati a Catania, due a Palermo, uno a Messina, uno a Roma, uno a Tortorici, oltre ad un notaio a Bronte. Questo numero si è ora felicemente ridotto.


Il “magnifico dominio” della Ducea e le liti con Bronte

In tempi antichi, come mostrano diverse carte, il territorio della Ducea era il doppio di quello attuale. Si estendeva dallo spartiacque del bosco di faggi (come ora) al cratere dell'Etna, abbracciando l'enorme estensione di terre laviche ed il bosco che forma i ver­santi occidentale e nord-occidentale della montagna.

Il vecchio confine di sud-ovest era il limite tra i territori di Bronte ed Adernò, vicino al cratere spento chiamato Monte Minardo, a circa sei miglia da Bronte; si espandeva ad est fino al lago Gurrida ed al confine con il territorio di Randazzo, certamente circa dieci miglia, o più in linea d'aria - un magnifico dominio, “degno di essere il regalo di un re”, come disse lo stesso Nelson.

Sebbene fosse possedimento reale solo in parte, essendo i diritti ecclesia­stici riserva­ti, la proprietà fu in seguito acquisita dal Grande Ospedale di Palermo, come già det­to; e, probabilmente, a causa della mancanza di supervisione, la città di Bronte, gra­dualmente, si impossessò di certi, cosiddetti, diritti - per es. quello di pascolo, di tagliare legna etc. Fra i due c'era sempre conflitto, come conseguenza della lite iniziata alcuni secoli fa.

Così quando re Ferdinando diede la terra a Lord Nelson, questa gli giunse con tutto il peso di quella lite che continuò fino al 1861. In quell'anno la Ducea e la città raggiunsero un accordo e fu stipulato un patto solenne, sebbene, inutile a dirsi, i Brontesi hanno, da subito, tentato di non rispettarlo.

Quel patto, o Transazione(17), fu studiato per porre fine a tutte le dispute e, con esso, la Ducea acconsentiva a cedere circa la metà dei boschi, una larga parte dei suoi terreni lavici ed una cospicua parte di terra arabile.

Così gli antichi confini rimangono solo a nord, allo spartiacque del bosco di faggi, ad est, al confine col territorio di Randazzo, che, dai boschi, passa nel mezzo del lago Gurrida, e a nord-ovest dove il limite è rappresentato dal torrente Simantile.

Tuttavia non ne valse la pena perché, in tempi antichi, grandi appezzamenti di terreno, specialmente fra Maniace e la città di Bronte, e sulle terre laviche, erano stati dati in affitto libero (copyhold = proprietà di un terreno basata su una copia di antichi documenti) - cioè in perpetuo, ad affitti ridicolmente bassi, a ter­ze persone - un sistema folle che oggi andrebbe interamente scardinato poiché la legislazione socialista, mirando in generale alla distruzione della pro­prie­tà terriera, ha dato agli affittuari ingiuste facilitazioni per ottenere l'aliena­zione dal proprietario, quasi figura nominale.

Di conseguenza molti terreni “in perpetuo” hanno riscattato l'affitto. Un affitto “in perpetuo” oggi significa alie­na­zione virtuale della proprietà.

E' vero che l'estensione originaria della Ducea è stata notevolmente diminuita nella speranza di vivere in pace.

D'altro canto, tuttavia, il compromesso con la città ha definito chiaramente i diritti di ognuno e, per questa importante ragione, si dovrebbe sempre tenere in mente che - per es. la città non può legalmente pretendere dalla Ducea terre, privilegi o diritti, eccetto quelli acquisiti, ed ampiamente delineati nel compromesso; poiché è stabilito che la Ducea è l'unico possessore del territorio, e che la città ha rinunciato ad ogni ulteriore pretesa su qualsiasi cosa non sia stata concordata o dichiarata in quel documento del 1861.

 

Il feudo (elevato a Ducea) dato in regalo a Nelson dal Borbone (1799) unitamente ai "cittadini vassalli", nella sua originaria estensione (in giallo ciò che ri­ma­se al piccolo Comune, uno spicchio di Etna ed un mare di sciara; in grigio il territorio di Ma­letto; in ver­dino i feudi del marchese delle Favare ed in grigio chiaro il Feudo Placa).

Praticamente, tolti i due Feudi del Cattaino e di Fore­sta Vecchia (del marchese delle Favare) e quel­lo della Placa (del duca di Carcaci) tutto il restante terri­to­rio fertile o arabile di Bronte (quasi 15.000 et­tari) era stato donato, compresi gli abitanti (i vassalli dell'epo­ca).

Il Borbone aveva graziosamente regalato «… in per­pe­tuo la terra e la stessa città di Bronte, … con tutte le sue tenute e i distretti, insieme ai feudi, alle mar­che, alle for­ti­ficazioni, ai cittadini vassalli, ai red­diti dei vas­salli, ai censi, ai servizi, alle servitù, alle gabelle …».

Vedi La Grande lite

Si può ricordare che tutti i diritti sull'acqua, precisamente sui fiumi, torrenti e sorgenti furono inclusi nel Diploma, o Atto Reale di Donazione a Nelson. Resta da vedere quanto la successiva legislazione abbia interferito, tuttavia se l'uso continuativo può essere provato, come nel caso della Ducea, il possesso dovrebbe essere difficile da negare.

Sotto l'abile direzione di Charles Beek fu avviato un progetto per convogliare le acque sotterranee del Simeto a monte, in un punto sopra Rocca Saracena. Gli scavi partirono da quella Rocca e proseguirono, sotto terra, fino al limite del letto del torrente. Giunti lì il lavoro fu interretto. Tuttavia per completarlo serve solo portare la condotta sotto il poroso letto del fiume, costruire un muro più in basso o una condotta in muratura, il muro alto è di pietra a secco, costruito con grosse pietre.

Questo lavoro, quando sarà continuato, dovrà essere diretto da un ingegnere idraulico; così come quello delle condotte, o dighe, dell'acqua in superficie verso Maniace. Questo schema sarebbe probabilmente di grande valore perché fornirebbe l'acqua per irrigare in estate.


I contadini raramente "crescono"

C'è molto da imparare sulla storia più antica della Ducea, subito dopo che essa venne in possesso della famiglia, dai numerosi volumi mano­scritti, copie della corrispondenza fra il Conte Nelson ed i suoi amministratori, questi libri sono conservati a Maniace, insieme a quelli citati.
La rendita della Ducea è andata costantemente crescendo, da quando la proprietà fu affidata alla mia cura; e, nonostante la tassazione sia diventata molto gravosa e difficile da sostenere, ci dovrebbe essere la speranza di una futura prosperità.

Quasi tutta la terra è assegnata in locazione ad affitti crescenti; ciò è positivo in quanto coltivare personalmente la terra è un errore che porterebbe ad una perdita, tuttavia anche la mezzadria, o sistema di ripartizione a metà, richiede la massima attenzione al momento del raccolto, per evitare ruberie.

Dopo tanti anni di esperienza, sul carattere dei contadini e delle classi lavoratrici, posso dire che trattarli da persone adulte e respon­sabili è un errore, poiché raramente “crescono”, ma restano bambini nella visione della vita, nei divertimenti e nell'insolenza. Hanno scarsa considerazione della verità e raramente rispondono ad una domanda con una risposta diretta.

Questi difetti fanno parte della loro natura e, probabilmente esulano dal loro controllo, essendo originati dall'oppressione dei secoli passati e dalla mancanza di educazione morale.

Si può dire che, tranne rare eccezioni, sono solo negativamente onesti, perché, per loro, rubacchiare non è peccato. Tuttavia rubare oggetti di valore non è un vizio generalizzato, lo praticano in pochi. Hanno molta paura l'uno dell'altro e preferiscono mentire piuttosto che rendere testimonianza, probabilmente non tanto per proteggere il colpevole quanto per timore di vendetta o rappresaglia.

Tale paura è chiamata Omertà ed è una delle principali cause del prevalere dell'illegalità perché rende la legge impotente.


«Il rispetto e la devozione per il padrone»

In Sicilia, in tempi passati, il rispetto e la devozione per il padrone erano notevoli, e anche ora la sua mano viene baciata come saluto dai suoi dipendenti, in segno dell'antico rispetto.

Tuttavia le moderne idee di eguaglianza hanno scalfito i costumi dei tempi feudali e, se gli an­zia­ni continuano a mostrare affetto, i giovani sono diventati più indipendenti e, di conse­guenza, meno inclini alle buone maniere.

Si dovrebbe, comunque, ammettere che la gentilezza è un fattore di distinzione nella vita di tutti i giorni; non c'è segno della rozzezza tipica delle regioni del Nord, poiché, tra le altre buone abitudini di compor­tamento, un subalterno non si siederà in presenza di un superiore, a meno che non sia invitato a farlo, e si toglierà il cappello ed il cappuccio con deferenza nel rivolgersi al padrone.

Tutti rispettano ed apprezzano la tipica franchezza della nostra nazione, forse perché quella qualità non è così diffusa fra di loro.

Questa nostra virtù è conosciuta e notata a tal punto che, per guadagnare qualche punto in argomen­tazioni o questioni di profitto personale, si adduce, come pretesto, una promessa che spesso ha la sua origine solo nella mente dei nativi.Questo amore per la sottigliezza e per l'essere indiretti mi ha frequen­temente consentito di “vincere” perché “"mettevo subito le carte in tavola”, e, di conseguenza, l'avver­sario, credendo che le mie intenzioni fossero diametral­mente opposte a quelle dichiarate, dirigeva in tal senso la sua politica, approdando alla sconfitta.

Il modo migliore di trattare con gli abitanti è di essere scrupolosamente corretti ma, nello stesso tempo, cauti e scettici sulla loro buona fede, altrimenti si rimane delusi.

«Il rispetto e la devozione per il padrone erano no­te­voli, e anche ora la sua ma­no viene baciata co­me sa­lu­to dai suoi dipen­denti», scri­veva il duca nel 1924.

«Nessuno andrà al Ca­stello per baciare la mano a Lord Bridport" intitolava il 24 Mar­zo 1956 il setti­ma­nale "La voce del­la Si­ci­lia" al ter­mine delle dure lotte con­ta­dine per la divisione del feu­do ducale.


L’Obelisco di Serra Spina

Come memoriale per mio padre e per tutto quello che aveva fatto per la Ducea, nel 1905 io feci erigere, nel punto più alto di Serraspina, a circa 5.000 piedi sul livello del mare, un obelisco di pietra alto circa quaranta piedi. Una lapide di marmo, posta all'interno della base, mostra la seguente iscrizione, in latino:
«Memoriae perenni Alexandri Nelson IV. Dux Brontis, Vìcecomitis Bridport, qui in haec amaena rura quae emerito hoereditate acceperuit praeclaro parente Heroe Immortali Nili humanitatis et progressus cultum invexit. Natus fuit 23 Dicembris, 1814. Obit 4 Junii, 1904. Filius amore impulsus hoc signum posuit 1905».
(Traduzione: «Alla memoria di Alexander Nelson, IV. Duca di Bronte, Visconte Bridport, il quale, meritatamente ereditando dal suo Illustre Antenato, l'Eroe Immortale del Nilo, portò in questi luoghi ameni la benedizione della civiltà e del progresso. Nato il 23 Dicembre 1814. Morto il 4 Giugno 1904. Suo figlio eresse questo monumento amore impulsus»).
Castello di Maniace, Maggio, 1924


Note

(17) Cfr. B. Radice, op. cit., vol. 1, pagg. 219 e segg. La ricostruzione del Radice rappresenta un punto di vista contrastante con quello qui espresso dal Duca, considerando la prospettiva della popolazione brontese, vessata da usurpazioni e abusi che ne avevano eroso tradizionali usi civici concessi dal diritto feudale.

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