I bassi e sporchi giochi
politici del luogo
Gli abitanti della città di
Bronte hanno sempre mostrato animosità nei confronti della Ducea, per
le ragioni di seguito riportate ed, in parte, perché i capi di un
partito politico sono stati impiegati della Ducea, sebbene io mi sia
sempre, fermamente, astenuto dal prendere parte nei bassi e sporchi
giochi politici del luogo. In tempi diversi ho provato a propiziare entrambi i partiti, per stare
in pace - ed ho acconsentito ad essere eletto presidente del Club
degli operai e del Collegio di Bronte. Rinunciai, tuttavia, ad
entrambe le cariche, per protesta contro la condotta di alcuni
abitanti della città, specialmente dopo vari attacchi alla proprietà,
compiuti avanzando pretese prive di fondamento legale, come diritto di
passaggio su strade private e ponti costruiti dalla Ducea e possesso
di sorgenti d'acqua, per le quali io avevo dovuto sostenere lunghe e
costose azioni legali, alla fine vinte, ma a costo di problemi ed
animosità. Le abbondanti sorgenti d'acqua del Biviere, ora assegnate ed in corso
di vendita per rifornire d'acqua la città di Bronte ed altre nove
municipalità del versante sud dell'Etna, furono il principale oggetto
del contenzioso. In questa terra la giustizia è ancora cattiva e tenuta in scarsa
considerazione, non importa quanto giusta possa essere una causa, non
si è mai certi di ottenere giustizia. Va meglio dall'avvento del Fascismo. Prima, invece, il Socialismo
faceva a modo suo nell'invasione della proprietà e nell'intrigare con
la giustizia, tanto che il principale avvocato della Ducea, di
Catania, un tempo autorevole membro del Governo Italiano, qualche anno
fa mi disse: “Non abbiamo più leggi in Italia”. I nativi sono cavillosi per natura e, quasi tutti, hanno un avvocato
amico, al quale ricorrono per consigli ed azioni - spesso l'avvocato
consiglia l'azione per riempirsi le tasche. Le azioni legali vanno
avanti per anni e, poiché gli avvocati vanno pagati per tutta la loro
durata, non hanno interesse a concluderle. Un tempo, la Ducea doveva mantenere cinque avvocati a Catania, due a
Palermo, uno a Messina, uno a Roma, uno a Tortorici, oltre ad un
notaio a Bronte. Questo numero si è ora felicemente ridotto.
Il “magnifico dominio” della Ducea e le liti con
Bronte |
In tempi antichi, come mostrano diverse
carte, il territorio della Ducea era il doppio di quello attuale. Si
estendeva dallo spartiacque del bosco di faggi (come ora) al cratere
dell'Etna, abbracciando l'enorme estensione di terre laviche ed il
bosco che forma i versanti occidentale e nord-occidentale della
montagna. Il vecchio confine di sud-ovest era il limite tra i territori di
Bronte ed Adernò, vicino al cratere spento chiamato Monte Minardo, a
circa sei miglia da Bronte; si espandeva ad est fino al lago Gurrida
ed al confine con il territorio di Randazzo, certamente circa dieci
miglia, o più in linea d'aria - un magnifico dominio, “degno di essere
il regalo di un re”, come disse lo stesso Nelson. Sebbene fosse possedimento reale solo in parte, essendo i diritti
ecclesiastici riservati, la proprietà fu in seguito acquisita dal
Grande Ospedale di Palermo, come già detto; e, probabilmente, a causa
della mancanza di supervisione, la città di Bronte, gradualmente, si
impossessò di certi, cosiddetti, diritti - per es. quello di pascolo,
di tagliare legna etc. Fra i due
c'era sempre conflitto, come
conseguenza della lite iniziata alcuni secoli fa. Così quando re
Ferdinando diede la terra a Lord Nelson, questa gli giunse con tutto
il peso di quella lite che continuò fino al 1861. In quell'anno la Ducea e la città raggiunsero un accordo e fu
stipulato un patto solenne, sebbene, inutile a dirsi, i Brontesi
hanno, da subito, tentato di non rispettarlo. Quel patto, o
Transazione(17), fu studiato per porre fine a tutte le dispute e, con
esso, la Ducea acconsentiva a cedere circa la metà dei boschi, una
larga parte dei suoi terreni lavici ed una cospicua parte di terra
arabile. Così gli antichi confini rimangono solo a nord, allo spartiacque del
bosco di faggi, ad est, al confine col territorio di Randazzo, che,
dai boschi, passa nel mezzo del lago Gurrida, e a nord-ovest dove il
limite è rappresentato dal torrente Simantile. Tuttavia non ne valse la pena perché, in tempi antichi, grandi
appezzamenti di terreno, specialmente fra Maniace e la città di
Bronte, e sulle terre laviche, erano stati dati in affitto libero (copyhold
= proprietà di un terreno basata su una copia di antichi
documenti) - cioè in perpetuo, ad affitti ridicolmente bassi, a terze
persone - un sistema folle che oggi andrebbe interamente scardinato poiché
la legislazione socialista, mirando in generale alla distruzione della
proprietà terriera, ha dato agli affittuari ingiuste facilitazioni per
ottenere l'alienazione dal proprietario, quasi figura nominale. Di conseguenza molti terreni “in perpetuo” hanno
riscattato l'affitto. Un affitto “in perpetuo” oggi significa alienazione virtuale della
proprietà. E' vero che l'estensione originaria della Ducea è stata
notevolmente diminuita nella speranza di vivere in pace. D'altro
canto, tuttavia, il compromesso con la città ha definito chiaramente i
diritti di ognuno e, per questa importante ragione, si dovrebbe sempre
tenere in mente che - per es. la città non può legalmente
pretendere dalla Ducea terre, privilegi o diritti, eccetto quelli
acquisiti, ed ampiamente delineati nel compromesso; poiché è stabilito
che la Ducea è l'unico possessore del territorio, e che la città ha
rinunciato ad ogni ulteriore pretesa su qualsiasi cosa non sia stata
concordata o dichiarata in quel documento del 1861. |
 |
Il feudo (elevato a Ducea) dato
in regalo a Nelson dal
Borbone (1799) unitamente ai "cittadini vassalli", nella sua originaria
estensione (in giallo ciò che rimase al piccolo Comune, uno spicchio di
Etna ed un mare di sciara; in grigio il territorio di Maletto; in verdino i feudi del
marchese delle Favare ed in grigio chiaro il Feudo Placa). Praticamente, tolti i due Feudi del Cattaino e di Foresta Vecchia (del marchese delle Favare)
e quello della Placa (del duca di Carcaci) tutto
il restante territorio fertile o arabile di Bronte (quasi 15.000
ettari) era stato donato, compresi gli abitanti (i vassalli
dell'epoca). Il Borbone aveva
graziosamente regalato
«… in perpetuo la terra e la stessa città di Bronte, … con tutte le sue
tenute e i distretti, insieme ai feudi, alle marche, alle fortificazioni,
ai cittadini vassalli, ai redditi dei vassalli, ai censi, ai servizi, alle
servitù, alle gabelle …». |
Vedi La Grande lite |
|
|
Si può ricordare che tutti i diritti
sull'acqua, precisamente sui fiumi, torrenti e sorgenti furono inclusi
nel Diploma, o Atto Reale di Donazione a Nelson. Resta da vedere
quanto la successiva legislazione abbia interferito, tuttavia se l'uso
continuativo può essere provato, come nel caso della Ducea, il
possesso dovrebbe essere difficile da negare. Sotto l'abile direzione di Charles Beek fu avviato un progetto per
convogliare le acque sotterranee del Simeto a monte, in un punto sopra
Rocca Saracena. Gli scavi partirono da quella Rocca e proseguirono,
sotto terra, fino al limite del letto del torrente. Giunti lì il
lavoro fu interretto. Tuttavia per completarlo serve solo portare la
condotta sotto il poroso letto del fiume, costruire un muro più in
basso o una condotta in muratura, il muro alto è di pietra a secco,
costruito con grosse pietre. Questo lavoro, quando sarà continuato,
dovrà essere diretto da un ingegnere idraulico; così come quello delle
condotte, o dighe, dell'acqua in superficie verso Maniace. Questo
schema sarebbe probabilmente di grande valore perché fornirebbe
l'acqua per irrigare in estate.
I contadini raramente "crescono"
C'è molto da imparare sulla storia più antica della Ducea, subito dopo
che essa venne in possesso della famiglia, dai numerosi volumi
manoscritti, copie della corrispondenza fra il Conte Nelson ed i suoi
amministratori, questi libri sono conservati a Maniace, insieme a
quelli citati. La rendita della Ducea è andata costantemente crescendo, da quando la
proprietà fu affidata alla mia cura; e, nonostante la tassazione sia
diventata molto gravosa e difficile da sostenere, ci dovrebbe essere
la speranza di una futura prosperità. Quasi tutta la terra è assegnata
in locazione ad affitti crescenti; ciò è positivo in quanto coltivare
personalmente la terra è un errore che porterebbe ad una perdita,
tuttavia anche la mezzadria, o sistema di ripartizione a metà,
richiede la massima attenzione al momento del raccolto, per evitare
ruberie. Dopo tanti anni di esperienza, sul carattere dei contadini e delle
classi lavoratrici, posso dire che trattarli da persone adulte e
responsabili è un errore, poiché raramente “crescono”, ma restano
bambini nella visione della vita, nei divertimenti e nell'insolenza.
Hanno scarsa considerazione della verità e raramente rispondono ad una
domanda con una risposta diretta. Questi difetti fanno parte della
loro natura e, probabilmente esulano dal loro controllo, essendo
originati dall'oppressione dei secoli passati e dalla mancanza di
educazione morale. Si può dire che, tranne rare eccezioni, sono solo
negativamente onesti, perché, per loro, rubacchiare non è peccato. Tuttavia rubare oggetti di valore non è un vizio generalizzato, lo
praticano in pochi. Hanno molta paura l'uno dell'altro e preferiscono
mentire piuttosto che rendere testimonianza, probabilmente non tanto
per proteggere il colpevole quanto per timore di vendetta o
rappresaglia. |
Tale paura è chiamata Omertà ed è una delle
principali cause del prevalere dell'illegalità perché rende la legge
impotente.
«Il rispetto e la devozione per il padrone»
In Sicilia, in tempi passati, il rispetto e la
devozione per il padrone erano notevoli, e anche ora la sua mano viene
baciata come saluto dai suoi dipendenti, in segno dell'antico rispetto.
Tuttavia le
moderne idee di eguaglianza hanno scalfito i costumi dei tempi feudali
e, se gli anziani continuano a mostrare affetto, i giovani sono
diventati più indipendenti e, di conseguenza, meno inclini alle buone
maniere.
Si dovrebbe, comunque, ammettere che la gentilezza è un fattore di
distinzione nella vita di tutti i giorni; non c'è segno della rozzezza
tipica delle regioni del Nord, poiché, tra le altre buone abitudini di
comportamento, un subalterno non si siederà in presenza di un
superiore, a meno che non sia invitato a farlo, e si toglierà il
cappello ed il cappuccio con deferenza nel rivolgersi al padrone.
Tutti rispettano ed apprezzano la tipica franchezza della nostra
nazione, forse perché quella qualità non è così diffusa fra di loro.
Questa nostra virtù è conosciuta e notata a tal punto che, per
guadagnare qualche punto in argomentazioni o questioni di profitto
personale, si adduce, come pretesto, una promessa che spesso ha la sua
origine solo nella mente dei nativi.Questo amore per la sottigliezza
e per l'essere indiretti mi ha frequentemente consentito di “vincere”
perché “"mettevo subito le carte in tavola”, e, di conseguenza,
l'avversario, credendo che le mie intenzioni fossero diametralmente
opposte a quelle dichiarate, dirigeva in tal senso la sua politica,
approdando alla sconfitta.
Il modo migliore di trattare con gli abitanti è di essere
scrupolosamente corretti ma, nello stesso tempo, cauti e scettici
sulla loro buona fede, altrimenti si rimane delusi.
|
 |
«Il rispetto e la devozione per il padrone
erano notevoli, e anche ora la sua mano viene baciata come saluto dai
suoi dipendenti», scriveva il duca nel 1924. «Nessuno andrà al Castello
per baciare la mano a Lord Bridport" intitolava il 24 Marzo 1956 il settimanale "La voce della Sicilia"
al termine delle dure lotte contadine per
la divisione del feudo ducale. |
|
|
L’Obelisco di Serra Spina
Come memoriale per mio padre e per tutto quello che aveva fatto per la
Ducea, nel 1905 io feci erigere, nel punto più alto di Serraspina, a
circa 5.000 piedi sul livello del mare,
un obelisco di pietra alto
circa quaranta piedi.
Una lapide di marmo, posta all'interno della
base, mostra la seguente iscrizione, in latino:
«Memoriae perenni
Alexandri Nelson IV. Dux Brontis, Vìcecomitis Bridport, qui in haec
amaena rura quae emerito hoereditate acceperuit praeclaro parente
Heroe Immortali Nili humanitatis et progressus cultum invexit. Natus
fuit 23 Dicembris, 1814. Obit 4 Junii, 1904. Filius amore impulsus hoc
signum posuit 1905».
(Traduzione: «Alla memoria di Alexander Nelson, IV. Duca di
Bronte, Visconte Bridport, il quale, meritatamente ereditando dal suo
Illustre Antenato, l'Eroe Immortale del Nilo, portò in questi luoghi
ameni la benedizione della civiltà e del progresso. Nato il 23
Dicembre 1814. Morto il 4 Giugno 1904. Suo figlio eresse questo
monumento amore impulsus»).
Castello di Maniace, Maggio, 1924 |
Note
(17) Cfr. B. Radice, op. cit., vol. 1, pagg. 219 e segg. La
ricostruzione del Radice rappresenta un punto di vista
contrastante con quello qui espresso dal Duca, considerando la
prospettiva della popolazione brontese, vessata da usurpazioni e
abusi che ne avevano eroso tradizionali usi civici concessi dal
diritto feudale. |
|
|
|