Parlano del Pistacchio di Bronte La littorina che sfida il vulcano
Il primo di «cinque tour ad andamento lento per chi vuol farsi incantare» proposti dal settimanale “Oggi” e dedicati alle vacanze diverse, fatti in treno «alla scoperta di un’altra Italia», parla del giro completo dell’Etna con la littorina della Circumetnea (“un mondo incantato che ha il sapore del mito”). Naturalmente nell’articolo (La littorina che sfida il vulcano, questo il titolo), non poteva mancare la visita a Bronte e l’elogio del nostro pistacchio e dei pasticceri brontesi. Vi proponiamo alcuni stralci e foto del servizio firmato da Antonella Amendola, caposervizio della redazione romana di “Oggi”, pubblicato nel n. 28 del 9 Luglio 2008. Vacanze diverse in treno alla scoperta di un'altra Italia LA CIRCUMETNEA L’emozione di fendere le colate dell’Etna tra piantagioni di pistacchi e tesori dell’arte arabo-normanna: la piccola linea che collega Catania a Giarre è un concentrato di sapori e atmosfere da sogno. Comincia dalla Sicilia il nostro grand tour dello Stivale sui trenini che ci riportano indietro nel tempo Il piccolo Davide non demorde. Parato di lamiere color amaranto e crema, avanza lento. Quasi a fatica fende le creste ostili di lava nera. Sembra pencolare. Poi riprende fiato. S’impenna. Ancora qualche metro strappato con tenacia. Davanti c’è il gigante, Golia, che lo sovrasta, l'Etna, immenso vulcano minaccioso. (…) TRA CASE E CHIESE DI LAVA
(…) Siamo partiti dalla stazione centrale di Catania con una metropolitana che odora di mare e abbiamo preso la Circumetnea alla stazione di Catania Borgo. I primi chilometri sono fitti di case, il trenino sfiora un cimitero, balconi con panni appesi, mura dove campeggia, ripetuta, la scritta: «Io e te tre metri sopra il cielo». Federico Moccia colpisce anche qui, tra palazzetti settecenteschi in vendita e chiese dalla facciata grigia, in pietra lavica, che ci ricordano come sia necessario convivere col gigante etneo. | AGRUMI, OLIVE E POMODORI
Il primo grosso centro che incontriamo è Paternò, famosa per la produzione di agrumi, olive, pomodori. Belle piazze, urbanistica di nobile impianto, la cittadina è fiera della sua acropoli di basalto sulla quale troneggia il Castello Normanno fatto costruire da Ruggero nel 1072. Accanto c'è il cimitero monumentale, pieno di busti marmorei, scritte forbite: una Spoon river di sentimenti all'ennesima potenza, le stimmate della sicilianità. Dopo pochi chilometri incontriamo Adrano, la vecchia Adernò, solare, con la bella villa comunale e un pullulare di circoli ricreativi: uomini vestiti di scuro stanno seduti a far salotto sui larghi marciapiedi, pronti a rispondere con calore a chi chiede informazioni. È bello passeggiare, visitare il Castello, costruito su un'antica torre d'avvistamento saracena, arcigno scrigno di reperti archeologici, spingersi fino alla chiesa di Santa Lucia, ornata di lampadari fantastici: fontane di centinaia e centinaia di cristalli. Se si riesce a predisporre una piccola gita (la Circumetnea offre pacchetti turistici e percorsi integrati di treno e pullman) val la pena di arrivare al Ponte dei Saraceni e all'Oasi naturalistica del fiume Simeto, un eden con acque cristalline, gole di lava, agrumeti, uno spicchio di mondo separato che ti fa venire in mente il Grand Tour, i viaggi di Goethe. «Dopo Adrano comincia il mistero del pistacchio», ci preavvisa Maria Monsè. E in effetti le distese a perdita d'occhio di alberi di pistacchio, che strappano la vita alla lava, sono un rebus. «Perché i frutti si colgono solo negli anni dispari, mentre rimangono sui rami in quelli pari», spiega la nostra amica. «Durante il ventennio Mussolini inviò suoi biologi di fiducia per indagare il fenomeno, ma non conclusero nulla. Probabilmente il raccolto alternato evita che la pianta sia corrosa da parassiti». Bronte è la capitale del pistacchio e dell'intellighenzia: nel suo antico Collegio Capizzi sono state educate generazioni di siciliani di rango, come lo scrittore Luigi Capuana. Basta fare una capatina nella biblioteca che apparteneva ai padri gesuiti per avere un'idea di quale fosse lo spessore dell'insegnamento tra le antiche mura. Più avanti, dopo l’altopiano e Maletto, capitale delle fragole, ecco Randazzo. Ha un cuore medievale, stradine come la via Degli Archi e fortezze come il severo Castello Svevo, con tanto di cupe prigioni, ci raccontano di una Sicilia arcaica, arroccata nella paura. ARRIVA QUASI A MILLE METRI
Il treno ha cominciato la sua dolce discesa verso il lido di Fiumefreddo (il punto più alto della ferrovia è Rocca Calanna, 976 metri sul livello del mare). Perdiamo quota lentamente, tra un trionfo di ginestre dal profumo prepotente. Ci lasciamo alle spalle le vigne di Nerello mascalese, i bei casali primo Novecento, spesso riattati ad aziende agrituristiche. Linguaglossa ci saluta con il suo drappello di sportivi in partenza per le escursioni sull’Etna e le teatrali sculture di Francesco Messina di fronte alla Chiesa dell'Annunziata. A fine corsa, in un sospiro, Davide incontra il mare blu: il premio per il piccolo guerriero che ogni giorno, nel suo giro, fa il solletico al mostro. [Antonella Amendola].
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| Qui trionfano i pistacchi e tutti i tipi di funghi La gastronomia etnea esalta i frutti dell'albero di pistacchio e i funghi che crescono numerosi nei boschi sul vulcano. (…) Nella foto, Ignazio Incognito, pasticciere del Bar Conti, a Bronte, capitale del pistacchio, offre un ricco ventaglio di cannoli, torte, croccanti, gelati aromatizzati al pistacchio. Gli indirizzi giusti per i viaggiatori dal palato esigente Due sono i capisaldi del gusto alle pendici dell'Etna: i pistacchi e i funghi. Per i pistacchi raccomandiamo il Bar Conti, in Corso Umberto a Bronte, che prepara cannoli, pasticcini, torte, e gelati color verde petrolio, con i pezzetti di frutto macinati grossolanamente, che non hanno nulla a che fare con i gelati tinti di verde bandiera che si mangiano dappertutto. Da provare le arancine di riso al pistacchio. Da portare a casa sacchettini di pistacchi a 5 euro e il pesto e la «nutella», specialità che costano 6 euro. (…) |
Dimore regali e collezioni curiose (…) A 18 chilometri da Bronte è tutta da visitare la Ducea di Nelson, un'antica abbazia, nei secoli divenuta prospero feudo agricolo, che fu regalata da Ferdinando IV di Borbone all'ammiraglio inglese Horatio Nelson. Con il dono il re intendeva ricompensare il condottiero inglese che l’aveva aiutato a recuperare il trono e il potere dopo che la Repubblica partenopea l'aveva scalzato da Napoli. Pare che Nelson non abbia mai visitato il possedimento siciliano, in compenso i suoi eredi l’hanno abitato fino al 1982 quando lo cedettero al Comune di Bronte. Tra giardini lussureggianti e suggestivi chiostri la Ducea incanta per le belle camere padronali, i salotti, ornati da stampe e quadri che illustrano la flotta di Nelson e le sue storiche battaglie. |
Ancora a pochi chilometri da Bronte, sulla strada per Maniace, provate a telefonare a un signore tanto appassionato quanto gentile, Giuseppe Gullotta (095-691580). In un capannone custodisce la più strabiliante collezione di carretti siciliani: rarità che meritano un museo. (A. A.)
Carretti siciliani, capolavori di intagli e colori L'imprenditore Giuseppe Gullotta posa, fiero, tra i suoi carretti siciliani, pezzi unici strappati al degrado grazie a un attento e amorevole restauro. |
| 22 Luglio 2009 L'EMITTENTE NAZIONALE GIAPPONESE “ASAHI” SABATO "GIRA" FRA I NOSTRI PISTACCHIETI Dal Giappone a Bronte per filmare il nostro pistacchio Firrarello: "Merito e miracolo della Dop" Dal Giappone fino a Bronte per filmare il pistacchio fresco di riconoscimento Dop. A compiere questo lungo viaggio saranno i giornalisti ed i cameraman dell’emittente nazionale giapponese “Asahi”, che sabato mattina si recheranno fra i pistacchieti dell’Etna per riprendere i luoghi di produzione, le tecniche di lavorazione e di conservazione dell’Oro verde. Per l’economia agricola della cittadina, ma per tutta Bronte una grande occasione, come ci conferma il sindaco sen. Pino Firrarello: “Hanno deciso di venire a Bronte – afferma il primo cittadino - per realizzare un ampio servizio che descrivesse la bontà e le caratteristiche uniche al mondo del nostro pistacchio. Per noi – ribadisce - l’occasione per introdurci verso nuovi mercati come quello giapponese che per vivacità economica è secondo solo agli Stati uniti e che vanta, non solo un prodotto interno lordo di 4,4 trilioni di dollari, ma anche una elevata qualità della vita della sua popolazione”. In verità non è una novità che la fama del nostro pistacchio arrivi fin dall’altra parte del pianeta. Sappiamo che anche a New York viene venduto il gelato a gusto del “Pistacchio di Bronte”. Mai però una truppe televisiva dell’estremo oriente aveva deciso di affrontate un viaggio così lungo e costoso per far conoscere un prodotto tipico dell’Etna. “Merito e miracolo della Dop, - continua Firrarello - che ogni giorno di più mi convinco di aver fatto bene a spingere affinché venisse riconosciuto. La visita dei giornalisti giapponesi sarà l’occasione per far conoscere loro anche la nostra città, i nostri boschi, la nostra storia, il nostro Castello Nelson ed il nostro Collegio Capizzi che profuma di storia e che presto ospiterà una delle più importanti pinacoteche dell’Isola. Chissà – continua - se una fetta del florido turismo giapponese che le grandi agenzie non dirottano fin da noi, possa in questo modo conoscere questo territorio apprezzarlo e visitarlo. Insomma – conclude il senatore – si cominciano a vedere i frutti delle politiche di sviluppo economico e sociale che abbiamo intrapreso. Tutti sanno che il pistacchio di Bronte è il migliore al mondo ed adesso con il riconoscimento della Denominazione di origine protetta e chiaro che il valore aumenterà”. E venerdì mattina alle 11 presso Comune si svolgerà una conferenza stampa sull’avvenimento che per la città rappresenta un pò un evento. |
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