Real Collegio Capizzi. i Salesiani

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I Padri Salesiani al Collegio Capizzi (1892 - 1916)

di Nicola Lupo

Premessa - I documenti storici - Le richieste di statalizzazione - I padri salesiani - Conclusioni - Bibliografia


I padri salesiani

E veniamo ai documenti fornitimi gentilmente dai PP. Salesiani, Don Gino D’Amico e Don Salvatore Spitale, di Catania, che ringrazio di cuore: «Finalmente nella seconda metà di ottobre (1880) vi fu l’apertura del collegio Santa Maria a Bronte, grosso borgo sulle falde dell’Etna, a non molta distanza da Randazzo.

Presero le scuole elementari femminili e la direzione dell’ospedale. Non senza meraviglia noi vediamo le Figlie di Maria Ausiliatrice, nate e cresciute in ambienti ristretti e avvezze a una vita casalinga, spiccare il volo per paesi lontani e d’altra lingua, massime allora, che i lunghi viaggi non si facevano né con la frequenza né con la facilità dei giorni nostri. Tanto poteva l’ascendente di Don Bosco sulle anime loro da spingerle a qualunque sacrificio per andar a fare del bene.

Don Bosco tuttavia non le avventurava per il mondo da sole: così, a Bronte le fece accompagnare da Don Cagliero, che per Roma, Messina e Catania le condusse fino alla loro residenza. Arrivarono il 22 dopo otto giorni di viaggio. I Brontesi uscirono in folla a dar loro il saluto augurale. Le autorità religiose e civili avevano preparato un dignitoso ricevimento.
La mattina dopo nella chiesa matrice, piena di popolo, Don Cagliero, pregato di dire due parole, mostrò che cosa fosse la suora di carità, che cosa l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e quale il loro programma nella cristiana educa­zione delle fanciulle.

Trattò nei due giorni successivi col Municipio e con la Congregazione di Carità di più cose riguardanti il buon anda­mento e la stabilità del nuovo convitto femminile, che doveva aprirsi al più presto.

Nel ritorno passò da Randazzo, dove trovò che il collegio salesiano progrediva rapidamente: Fu di nuovo a Catania, poi a Caltanisetta, a Siracusa, a Noto, ad Acireale, a Messina, accolto dappertutto da vero trasporto da quei zelanti Pastori, impazienti di avere nelle loro diocesi i figli di Don Bosco(1). Fra le maestre mandate a Bronte vi era suor Carolina Sortone, sorella di Enrichetta […]; a lei Don Bosco fece due profezie un paio di mesi prima che partisse per la Sicilia(2).[…]»

* * *

«Bronte,di cui ci siamo occupati per l’andata delle Suore, possedeva da un secolo un grande collegio, che aveva goduto bella rinomanza per tutta l’isola, ma allora andava verso lo sfacelo. N’era stato fondatore il venerabile Ignazio Capizzi, sacerdote brontese dell’Oratorio palermitano. Lo tenevano preti secolari.

Sebbene in nuovo Governo l’avesse rispettato, anzi nel 1867 gli avesse accordato il pareggiamento, pure il numero dei convittori e degli allievi esterni scemava sempre più. Ora la presenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la vicinanza dei Salesiani di Randazzo fecero pensare che potesse Don Bosco rialzare le sorti del decadente istituto.

«Nel 1879 pertanto quel sindaco, mostrandosi ben informato dell’Opera salesiana, chiese a Don Bosco due professori per il Ginnasio superiore. Poi nel 1880 il priore Gioachino Leone Zappìa, monaco brasiliano e direttore del Collegio, preoccupandosi soprattutto di un miglior assetto morale, gli scriveva:
 - Per la parte educativa manco di braccia; perché questo Collegio da un secolo è stato educato col sistema coerci­tivo, e non trovo in paese soggetti che sappiano adoperare altro modo. E’ stato questo il motivo, per cui è venuto meno il concorso degli alunni, i quali al 1859 ascendevano presso a 400 ed ora appena a 40.-

Pregava dunque Don Bosco di mandargli in aiuto un sacerdote salesiano che la facesse da direttore spirituale, e un paio di assistenti sacerdoti o chierici, che v’introducessero “l’ottimo sistema a Lui ispirato dallo Spirito Saettiforme». Con i figli di Don Bosco egli prometteva di comportarsi da confratello, come si addiceva a chi gloriavasi di essere cooperatore salesiano.

«Quantunque anche il bisogno di assistere spiritualmente le Suore consigliasse di fare buon viso alla domanda, tuttavia fu forza rispondere negativamente per mancanza di personale.

Nel febbraio 1881 il cardinale De Luca, brontese e già alunno del collegio Capizzi, raccomandò oralmente l’affare a Don Bosco, che non potè opporgli senz’altro un rifiuto, ma gli manifestò la sua buona disposizione a secondarne il desiderio; la qual cosa appena risaputa a Bronte bastò a mandare in sollucchero il Direttore.

O il Cardinale non avesse posto mente che Don Bosco non si era vincolato quanto al tempo o che dai Brontesi fossero malamente interpretate le parole del Cardinale, il fatto è che in Bronte si credette a una imminente esecuzione della promessa; onde un succedersi di istanze perché vi si andasse presto.

Ma la parola data da Don Bosco senza determinazione di anno fu tenuta nel debito conto dal suo Successore, che vi diede corso quattro anni dopo la morte del Beato(3).»

«Bronte è un centro notevole nella regione subetnea, a circa dieci chilometri da Randazzo. Vi stavano già nel 1880 le Figlie di Maria Ausiliatrice alla direzione dell’ospedale e delle scuole elementari, oltrechè dell’oratorio festivo.

Gloria locale era stato da circa cent’anni un Collegio-convitto con ginnasio pareggiato, che portava il nome del Ven. Ignazio Capizzi, brontese, Filippino dell’Oratorio palermitano. Lo tenevano preti secolari; ma ormai precipitava verso la rovina.

La presenza delle Suore e la vicinanza dei Salesiani di Randazzo fecero nascere il pensiero, che i figli di Don Bosco potessero rimettere in auge il vecchio Istituto.

Nel 1881 il Card. De Luca, nativo di Bronte e già alunno di quel Collegio, raccomandò personalmente la cosa al nostro Santo in Roma. Don Bosco, non potendo rispondere con un rifiuto al Prelato in un momento, nel quale riceveva da lui segni molto positivi di benevolenza, gli manifestò tutto il suo buon volere, ma senza vincolo di tempo. I Brontesi, saputo questo, s’immaginarono che la sua fosse una formale promessa e a brevissima scadenza; onde reiterate istanze per la pronta venuta. Ma Don Bosco non fece in tempo a esaudirli.

“Il suo Successore, tenendo come sempre, nel debito conto la parola del Padre, vi diede corso nel 1892. L’arrivo dei Salesiani fu il toccasana per il Collegio, che rapidamente si riempì di giovani. Ma la condizione dei Salesiani non era soddisfacente.

Un sacerdote brontese, rappresentante della Deputazione del Collegio, non solo risiedeva in casa col titolo di Rettore, ma, pur non ingerendosi nella Direzione, amministrava, faceva le accettazioni e anche senza volerlo legava le mani al Direttore, rendendo oltremodo difficile per vari motivi la disciplina secondo il nostro spirito.»

«La magnanimità del Direttore Don Fascie(4) per lungo periodo di tempo attuò un modus vivendi non fissato da nessuna convenzione, ma del tutto intollerabile. Peggiorarono le cose non appena comparvero in città preti brontesi forniti di laurea e aspiranti a qualche cattedra nell’Istituto.

Di qui presero realmente le mosse due questioni di ordine giuridico accampate contro i Salesiani, che essi cioè si fossero infeudata una fondazione locale e che allora, rinnovando la Convenzione, mirassero ad assorbirla anche economicamente a proprio esclusivo vantaggio. La situazione già poco sostenibile peggiorò ancora, quando, chi sa come e chi sa da chi, fu provocata l’ordinanza superiore di ammettere alunne alle scuole.

Dopo una snervante serie di manovre avversarie e di contromanovre dei nostri, i Superiori di Torino ordinarono nel 1916 il ritiro. E’ degna di nota, perché rispecchia lo spirito di Don Bosco, la formula stesa da Don Cerreti e rimessa all’Ispettore Don Minguzzi, per annunciare, sul finire di aprile, le irrevocabili dimissioni.»

«E’ certamente a conoscenza di cotesta Spett. Amministrazione e del suo Rev.mo Presidente Padre Prestianni(5), come i Salesiani fino dalla loro venuta al R. Collegio Capizzi si siano adoperati in ogni modo e abbiano fatto del loro meglio per le sorti del Collegio e per corrispondere così a quello che era desiderio del P. Prestianni e del Rev.mo Sig. Don Rua di santa memoria.

Allora, nel 1892, quando furono inviati colà i primi Salesiani in adesione all’invito di P. Rettore, erano assai diverse le condizioni del Collegio da quelle che, grazie a Dio, ora può esso vantare e per la vita prosperosa e per il regolare funzionamento delle Scuole. Ora è indicato come uno dei primi Istituti di educazione dell’Isola.

Si potrebbe quindi tenere che ormai l’opera nostra a pro del Collegio Capizzi sia compita e il Collegio in grado di continuare la sua vita ascendente sotto la direzione dell’Amministrazione medesima.

* * *

 

Il Collegio Maria disegno tratto da "Sto­ria della Città di Bron­te", di p. G. De Luca, 1883)
Don Cagliero e don Bosco
Don Cagliero e don Bosco

Il Card. Antonino Saverio De Luca (Bronte, 28 Ottobre 1805 - Roma, 28 Dicembre 1883)

Don Bartolomeo Fascie e (sotto) Don Francesco Cerruti, direttore gene­rale degli studi e della stampa salesiana (mor­to il 25.3.1917)

L'interno della chiesa del Sacro Cuore

Il sac. Giuseppe Calan­na (rettore del R.C.C. dal 1946 al 1992). Sotto, padre Giuseppe Zingale, attuale rettore

p. Giuseppe Zingale

Ciò posto, coscienti di aver fatto per ventitre anni nel miglior modo possibile il nostro dovere d’insegnanti e di educa­tori e di aver preparato un felice avvenire al Collegio, desiderosi di lasciare libera l’Amministrazione di prendere quei provvedimenti che crede più utili nell’ora presente, stremati per di più di personale per tante chiamate sotto le armi, abbiamo deciso di ritirarci, come effettivamente intendiamo ritirarci, dalla direzione del Convitto e dall’insegnamento del Collegio-ginnasio Capizzi.

Mentre direttore e professori presenteranno le loro dimissioni in tempo utile, preghiamo cotesta Spett. Amministrazione che voglia prendere nota del nostro ritirarci, che avverrà nel luglio prossimo e di provvedere quindi alla vita avvenire del R. Collegio Capizzi, che auguriamo ogni dì più rigogliosa e fiorente.

«Grati delle attestazioni di fiducia usateci, con ogni ossequio mi raffermo ecc. ecc.»

«Il caritatevole augurio di Don Cerruti andò a vuoto; così pure rimasero senza effetto posteriori tentativi di riavere i Salesiani. Secondo il pensiero e la pratica del fondatore, essi per isvolgere efficacemente il loro programma debbono avere piena libertà di azione.»(6)


Conclusioni

Sic stantibus rebus, possiamo abbozzare un riepilogo e alcune osservazioni conclusive, anche se attendiamo altri eventuali documenti sui due turbolenti e travagliati anni 1914/16:

1) Il clero di Bronte si è sempre attenuto alla lettera alle Regole del Ven. Ignazio Capizzi ed ha considerato il Collegio come cosa propria, come asserisce B. Radice;

2) I Deputati(7), in maggioranza preti, erano i custodi delle Regole e trattavano gli affari esterni, come nel nostro caso;

3) Il Comune interveniva con delibere di spesa per la realizzazione di quanto richiesto dai Deputati per il Collegio, ma, a delibere approvate, non si realizzavano le opere previste, “come per l’ acqua”, sottolinea sempre il Radice;

4) Il Provveditore agli studi controllava i problemi strettamente scolastici da quando le scuole avevano ottenuto il pareggiamento;

5) Le richieste di statalizzazione delle stesse dal 1862 al 1945 furono ben 7, ma sempre con esito negativo per motivi riconducibili all’opposizione del clero brontese;

6) I PP. Salesiani svolsero bene il loro compito per 24 anni, sebbene mal sopportassero quella specie di diarchia o consolato che nel 1914 denunziarono chiedendo per altri 9 anni anche l’amministrazione del Collegio;

7) Il Rettore Prestianni si era riservata l’amministrazione e, assieme alla Deputazione, si preoccupò dei restauri prima e poi del completamento dell’istituto e della costruzione della chiesa del Sacro Cuoreuna delle più belle non soltanto del paese, ma anche della Sicilia.”(8)

8) In conclusione le richieste di statalizzazione delle scuole, e in particolare quella proposta e richiesta nel 1945, non furono mai contro i preti e i Salesiani in particolare, ma per dare ai Brontesi scuole “pubbliche” (come aveva stabilito nelle “Regole” il Capizzi) meno care, più stabili e di più indirizzi, come si è ottenuto in seguito; infatti oggi a Bronte esistono bel 7 scuole statali fra Medie, Licei e Istituti tecnici e professionali.

9) E per finire e dare “a ciascuno il suo”, come premesso in esponente, dobbiamo dire che il sac. Giuseppe Calanna che fu prima bibliotecario e aprì la biblioteca al pubblico, dimostrando apertura mentale alla nuova situazione e alle esigenze dei Brontesi, divenuto poi Rettore per circa cinquanta anni, e il suo prima aiutante e poi successore sac. Giuseppe Zingale, ancora in carica, ottennero e conservarono il consenso della popolazione perché hanno saputo mantenere in piedi il Collegio, pur non avendo più né convittori né scuole, facendone il centro culturale della nostra città.

E in chiusura bisogna ribadire che l’ultima richiesta di statalizzazione, fallita, fu quella Lupo, Meli e Sofia, del 1945, ma essa fu il seme che fruttò negli anni successivi, perché sparso sul terreno fertile di un folto pubblico di concittadini, interessati e partecipi, a differenza delle precedenti fatte al chiuso dei Consigli comunali, delle Delegazioni, degli uffici e dello stesso clero che riusciva a bloccare tutto nel proprio interesse.

Bari, 21 Marzo 2006
Nicola Lupo

P. S.: Non ho avuto le altre notizie previste a pag. 5 (vedi "alcune osservazioni") e mi sorprende l’atteggiamento di chiusura del Collegio Capizzi che pure per tanti anni e fino alla pubblicazione del Vocabolario brontese mi ha aiutato nelle mie ricerche su uomini e cose brontesi, ricevendone sempre la mia dovuta riconoscenza.
Bari, 29 Marzo 2006
Nicola Lupo.



Note

(1) Lettera di Don Cagliero a Don Bosco, Randazzo, 27 ottobre 1880 […]
(2) E. Ceria, Memorie biografiche del beato Giovanni Bosco 1879-1880 pagg. 650/51.
(3) E. Ceria cit. vol. XV pagg. 296/ 298.
(4) Fascie o Fasce come riporta il Radice?
(5) Era il così detto Rettore. (Poco simpatico il “così detto”. N.d.A.)
(6) E. Ceria, Annali cit. vol. II pagg, 214/216.
(7) Erano i rappresentanti delle classi sociali più importanti: “I primi deputati eletti dal Capizzi nel 13 aprile del 1781 dei quali dava partecipazione al rettore ed ai quali incombeva l’obbligo di vegliare sull’istituzione e riferire al governo, furono: Mariano Scafiti, direttore; barone don Giuseppe Meli, deputato nobile; sac. don Giuseppe Uccellatore, deputato ecclesiastico; dott. Giuseppe Margaglio Gangemi, deputato legale; Nunzio Scafiti, deputato borghese.” (risultano esclusi, quindi, operai, artigiani e contadini, maggioranza dei lavoratori dell’epoca).
Oltre a questi vegliavano sull’andamento del Collegio l’Arciprete, il vicario foraneo, e il direttore del monastero di Santa Scolastica, come visitatori auriculari, i quali unitamente dovevano ogni mese ascoltare i giovanetti delle scuole circa la disciplina, gli studi e l’osservanza delle regole.” (Vedi B. Radice, Memorie… cit. pag. 551 nota 71.)
(8) Vedi B. Radice, Memorie… cit. pagg. 598/99. 


Bibliografia

1 - Radice Benedetto, Memorie storiche di Bronte – Edizione Banca Popolare di Bronte – 1984, pagg. 598/600.
2 - Corsaro Antonio, Il Real Collegio Capizzi – Giuseppe Maimone Editore – Catania 1994, pag. 124
3 - Lupo Nicola, Benedetto Radice in www.bronteinsieme.it, cap. 15 pag. 5 e nota 18 pag. 7.
4 - Lupo Nicola, Vincenzo Schilirò in www.bronteinsieme.it, cap. 3 pag. 03b/7.
5 - Ceria Eugenio, Memorie biografiche del beato Giovanni Bosco (1879-1880) Vol. XIV e XV Edizione extra-commerciale. S.E.I. Torino.
6 - Ceria Eugenio, Annali della Società Salesiana, vol. II. Il Rettorato di Don Michele Rua, Parte I dal 1888 al 1898. SEI Torino.

Cenni storici su Bronte


        

Il monumento a Don Bosco

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