Di lui ricordo la figura grassottella, una voce profonda che lo annunciava prima che lo si vedesse, una risata piena; caratteristiche queste che ha trasmesso ai figli Giuseppe e Nunzio. Con la Famiglia ci frequentiamo in quanto Pietro Minissale (n. progr. 1.1.4.8.2.1) era coetaneo di mio fratello Francesco, l’ex parroco di Cristo Re a Catania, Antonino Minissale (1.1.4.8.2.2) è coetaneo di mio fratello Adolfo, e guarda caso entrambi sono Monsignori, entrambi insegnano allo studio teologico S. Paolo di Catania, l’uno, Antico testamento e Lingua ebraica, l’altro, Diritto Ecclesiastico. Io sono coetaneo di Peppino Minissale (1.1.4.8.2.3); Fausto, mio fratello, coetaneo di Nunzio Minissale (1.1.4.8.2.4). Tutti, in vari momenti, abbiamo frequentato il Piccolo seminario di Bronte «’a Catina», di conseguenza le nostre due famiglie, per un certo periodo si frequentarono assiduamente, almeno fino al trasferimento a Catania di miei Genitori. Quando i miei fratelli e l’attuale Monsignor Nino, passarono al Seminario Arcivescovile, allora “sfollato a S. Giovanni la Punta” nella sede estiva, dato che i bombardamenti avevano distrutto la sede di Catania, i nostri genitori, soprattutto le Mamme, collaborate dagli altri familiari, si alternavano o si facevano compagnia nell’affrontare l’arduo viaggio, da Bronte alla Punta per portare loro la biancheria pulita e qualche genere di prima necessità come pane appena sfornato o qualche altro sussidio alimentare. Il viaggio era veramente arduo poiché si doveva fare il primo tratto con la Circumetnea e, salire alla stazione, specie d’inverno, non era tanto confortevole, con i bagagli da trasportare. Arrivati a Catania alla stazione del Borgo, era necessario raggiungere il Seminario e quindi aspettare una corriera che ci portasse a San Giovanni La Punta. Qualche volta, soprattutto al ritorno, bisognava scendere a Catania a piedi per poter salire in tempo sulla “littorina” che ci avrebbe riportati a Bronte se tutto andava per il verso giusto. Quando, appena laureato, ho avuto il mio primo incarico di professore di Scienze Naturali, ho avuto come allievo Nunzio, alla neo Succursale dell’I.T.C. “Carlo Gemmellaro” da poco istituita a Bronte, dove ero stato inviato come brontese di nascita, secondo il Provveditorato forse per favorirmi, non sapendo che ero già sposato ed abitavo a Catania, costringendomi quindi, ogni mattina, a recarmi a Bronte. Un ricordo va pure a Franca Minissale (1.1.4.8.3.1), figlia di Giuseppe Amedeo Minissale (1.1.4.8.3), farmacista e futuro sindaco di Bronte nel 1955 (foto a destra), che conobbi all’Università. Io ero laureando e lei matricola di Farmacia e frequentava diverse lezioni insieme all’allora mia fidanzata “in pectore”, Cinzia Agresti, che studiava Scienze naturali ed era stata la prima amica fattasi all’Università; dopo un certo periodo non la vide più alle lezioni e se ne dispiacque. Dopo diverso tempo seppe che si era sposata. Ultimo dei Minissale, da me conosciuti, il figlio di Vittorio Renato Minissale (1.1.4.8.6), Pietro (1.1.4.8.6.1) il quale avendo vinto la borsa di studio per il Dottorato di Ricerca in “Vegetazione mediterranea” ha svolto la tesi presso il Dipartimento di Botanica a Catania e alla cui discussione sono stato in commissione. Iniziò anche lui dalla “gavetta” con un posto di tecnico laureato come Curatore dell’Orto Botanico e successivamente di Ricercatore. E’ stato ospite nel mio studio, date le ristrettezze di spazio, fino al mio pensionamento, quando gli è stata affidata la mia materia d’insegnamento, in qualità di Professore Aggregato di Botanica Ambientale ed Ecologia Vegetale. Nunzio Longhitano Febbraio 2008 La famiglia del dr. Pietro Minissale
di Nicola Lupo Il Prof. Nunzio Longhitano mi ha fatto il gradito e piacevole onore di invitarmi a presentare la Sua ricerca genealogica sulla Famiglia Minissale, ricordando quelli di questa famiglia che io ho conosciuto e che abbracciano tre generazioni a partire dal Dott. Pietro. Io ho accettato con gratitudine e spero di non deluderLo con i miei ricordi personali. Per rinfrescare la mia memoria ho telefonato a Bruno, che vive a Fidenza e con il quale ci sentiamo almeno “alle feste comandate”e anche perché nella genealogia trasmessami dal Prof. Longhitano non figura il primogenito Antonino. Bruno mi ha promesso che, a stretto giro di posta, mi invierà tutte le notizie sulla sua famiglia che potranno correggere eventuali errori o omissioni della genealogia ufficiale. Ho conosciuto la Famiglia Minissale in primo luogo perché il Capo Famiglia era un noto Medico del paese e poi perché alcuni dei suoi figli sono stati compagni di scuola dei miei fratelli o amici miei. La famiglia abitava nella Piazza Maddalena che ora porta il nome del Notaio Nunzio Azzia, come esponente della D.C. del dopoguerra, quindi vicino a Batìa e a Piazza Spedalieri. Il dottore era un uomo alto e imponente e, ai nostri occhi di ragazzini, burbero, mentre in effetti era molto umano; la signora Francesca era una persona esile e dolcissima la quale, come tutte le mamme dell’epoca, era “la regina della casa”, come si diceva allora, ma non compariva molto in pubblico. Il dottore morì abbastanza giovane per il diabete che gli aveva procurato prima l’amputazione di una gamba; a questo proposito Bruno mi ha ricordato che il padre non voleva amputarsi, ma i familiari gli portarono il piccolo per convincerlo in modo da poterlo veder crescere; ma io voglio riportare un episodio alquanto buffo: quando si sparse la notizia dell’amputazione, Bruno frequentava le elementari e tutti i suoi compagni, fra i quali mio fratello Ugo, ne furono addolorati, ma uno di essi, poiché allora a Bronte il diabete si chiamava “‘a maratìa zuccarina” in quanto produceva più zucchero del necessario, esclamò: “E picchì non di rava un picì a n’atri?” (“E perché non ne dava un poco a noialtri?, dalla forma spagnola nosotros), dato che lo zucchero era un genere di lusso e usato con molta parsimonia in molte famiglie. Questa coppia benestante ebbe sette figli: - Antonino: ricordo che era professore e giornalista de La Stampa, perché viveva a Torino ed era anche noto come appassionato podista; - Michele: geometra che si sposò e restò a vivere a Bronte; - Giuseppe: Farmacista che era stato in Africa e, tornato in Italia, aprì una farmacia e sposò Emilia Meli, sorella del mio amico e compagno Gino, dalla quale ha avuto una figlia alla quale imposero il nome della nonna paterna, Francesca. Egli fu sempre un grande estimatore di noi fratelli Lupo e infatti ci incoraggiò quando, subito dopo la guerra, volemmo produrre l’olio di lino, per il quale ci fornì 50 chili di seme, e di mandorle. Inoltre aiutò mio fratello Elio che voleva fare il farmacista, prendendolo come suo collaboratore esterno. La moglie l’ho rivista una volta alla Difesa con sua madre, e l’ultima volta, il 10 febbraio 1996, al Collegio Capizzi in occasione della presentazione dei miei Fantasmi, assieme alla cognata Anna e alla figlia Francesca, che ricordavo bambina quando andavo a trovare lo zio Gino, malato. - Anna: Era una bella donna, ammirata da tutti, ma sposò solo in età matura Aurelio Isola, rimasto vedovo di una Dagnino di Catania. Quando la incontrai al Capizzi con la cognata Meli e la nipote, aveva 90 anni, ma era ancora bella e di grande simpatia. In gioventù era stata in competizione con la cugina Anita Paesano la quale, venuta laureata ad insegnare a Bronte, rappresentava la bellezza moderna e più emancipata, mentre lei era la bellezza classica e genuina. Anita vinse il concorso e si trasferì a Nicosia, dove si sposò, ma ebbe una vita difficile per via del figlio malato. - Amedeo: seguì la carriera di professore di ginnastica alla Farnesina di Roma, ma durante la seconda guerra mondiale morì nelle acque di Creta; il suo corpo fu recuperato e seppellito da un soldato che, rientrato in patria, informò la famiglia la quale scrisse al sindaco dell’isola dove il suo congiunto era seppellito e, avuta conferma sull’indicazione del luogo della sepoltura, poté chiedere il rimpatrio della salma che ora riposa nella tomba di famiglia a Bronte. - Vittorio: era compagno di scuola di mio fratello Nino e diventò Dottore e poi Medico Provinciale; come tale ebbe buoni rapporti con mio fratello Elio che era farmacista. - Bruno era compagno di scuola di mio fratello Ugo, ma era ed è rimasto mio grande amico di cui ho due simpatici ricordi: mentre frequentavamo l’Università di Catania un giorno fui chiamato al Collegio Pennisi di Acireale per alcune lezioni private; parlandone con lui si prestò di accompagnarmi in bicicletta, ma io ce la facevo fino ad Acitrezza e lui risolse il problema tirandomi in tandem. Tanti anni dopo ero in un caffè di Abano Terme quando sentii alle mie spalle una voce e senza voltarmi gridai: Bruno! E fu un memorabile incontro con le nostre mogli. Nicola Lupo Bari, 14 gennaio 2008 |