Non è, come leggete
in nota, un mio lavoro, ma un simpatico libretto di 102
pagine, con una bella copertina sulla quale è riprodotto un
olio su cartone telato, cm. 40x30 di Renato Tosini, Etna e
verdi campi, 2004, che l’Autore gentilmente ha voluto
mandarmi e che io ho letto tutto d’un fiato e con grande
diletto e commozione.(1) Ho detto commozione perché mi ha piacevolmente sorpreso come
un giornalista palermitano di 48 anni, lasciato il suo
mestiere, esercitato con soddisfazione nella sua città per 18
anni, e trasferitosi a Nicolosi come responsabile dell’Ufficio
Stampa dell’Ente Parco dell’Etna, abbia preso tanto a cuore il
nuovo incarico da innamorarsi della nostra Muntagna
alla quale dedica questo appassionato monologo, che egli
definisce dialogo perché sente come se la montagna gli
rispondesse con la sua attività o con i suoi benefici, ma che
io definirei una lunga poesia d’amore come usavano gli antichi
poeti della scuola siciliana. Il Perricone dimostra questo suo amore per l’Etna fin dal
titolo: infatti usa un possessivo da innamorato, oltre che nel
primo sottotitolo, ma poi specifica che ricorderà luoghi,
storie e personaggi.
Come sei bella, irresistibilmente bella vista da
quell’osservatorio privilegiato, a mio avviso il più
panoramico e spettacolare dell’ intero territorio: stai di
fronte, quanto mai attraente nella tua sinuosa sagoma; alla
tua sinistra quel piccolo suggestivo rilievo che prende il
nome di Rocca
Calanna; ai tuoi piedi quel godibile
avvallamento, una volta sede di esemplari tipici della più
caratteristica tradizione rurale etnea, chiamato contrada
Difesa per reminiscenze belliche.
“Alla simpatica coppia di anziani che gestisce quel
distributore di benzina ho chiesto, serio, più di una volta:
- Perché non mettete su un piccolo belvedere a pagamento?
Potreste farvi un bel po’ di soldi.-
Fra i luoghi mi piace riportare, per i
“visitatori di Bronte Insieme”, quanto egli scrive sulla
veduta della Muntagna dal territorio di Bronte:
“E cosa può esserci, ancora, di più rasserenante che
fermarsi, in una giornata di sole, in quel piccolo
distributore di benzina, sulla suggestiva strada che unisce i
paesi di Bronte e Maletto, a guardarti scolpita nel cielo in
tutta la tua maestosità? L’occhio si fissa su di te, come
l’obbiettivo di un esperto fotografo che non verrebbe mai
abbandonare la sua “preda”; e un inebriante senso di pace
pervade lo spirito.
Mi hanno sempre guardato con una faccia strana, come se li
prendessi in giro. Forse neanche loro sono consapevoli della
grande fortuna che si ritrovano nel potere ammirarti quando
vogliono nel massimo del tuo splendore.”(2)
Un’altra citazione su Bronte
si trova quando il Perricone parla dei prodotti tipici della
zona dell’ Etna, espresso nel seguente brano:
“Per non parlare del sublime
pistacchio di Bronte, paese
che va senza alcun dubbio considerato la vera capitale
mondiale della produzione e della lavorazione pasticcera di
questo frutto assolutamente particolare, prodotto da un albero
sempre suggestivo a vedersi.
Non ho alcun dubbio nel
dichiarare, mia cara Montagna, che un piatto di pennette
condite con il pesto di pistacchio o il gelato al pistacchio
dei bar del centro brontese, valgono sicuramente da soli una
gita al tuo territorio.
Pensa che, circa il famoso pesto del
quale credo di essere diventato un ottimo promotor, ho in
corso ormai da anni una gustosa - è il caso proprio di dirlo -
querelle gastronomica con numerosi amici ristoratori:
va amalgamato con la panna oppure va lasciato al naturale, al
massimo integrandolo con un po’ di burro e pancetta?
Io
propendo decisamente per questa seconda ipotesi, convinto che
gusti particolari come quello del pesto di pistacchio vadano
apprezzati dal palato umano nella loro piena naturalezza.
Va
da sé che, ogni volta che mi presento con clienti sempre
diversi e che parlano lingue diverse dai suddetti ristoratori,
quelli che mi conoscono sanno ormai bene che ci devono
propinare il pesto al naturale…”(3)
Fra le storie e i personaggi l’Autore del libretto in
esame ha occasione di nominare per la terza volta Bronte; dei
personaggi il Perricone ha deciso di non fare i nomi, facendo
però eccezione per quattro persone: il compagno di lavoro di
nome Ettore, morto improvvisamente a soli 40
anni; Nino Carbonaro, guida, di cui, fra l’altro
dice:
“Mi raccontò anche, l’ultimo dei mulattieri,
con gli occhioni attenti solcati dalle lacrime, la struggente
e leggendaria storia di Umberto Cagni, una delle più famose e
in fondo rare vittime dell’Etna, scomparso improvvisamente il
28 febbraio del 1956 durante una troppo audace ascesa verso
l’Osservatorio etneo, mentre era in corso una violenta
tempesta di vento. Le ricerche furono intense e sempre più
angosciose: intervennero perfino i militari, ma Cagni fu
trovato morto, dopo novanta giorni, in una zona nei pressi di
Bronte.
Capii subito, cara Muntagna, dalla tristissima
espressione del signor Nino, quanto questo doloroso evento,
del quale peraltro non fu diretto protagonista, lo avesse
turbato: era difficile per lui, che ti ha amato tanto,
accettare l’idea che al tuo nome rimanesse per sempre legata
una storia luttuosa.
“Gli chiesi, alla fine dell’ intervista, di dirmi in tutta
sincerità com’era stato il suo rapporto con te, cosa poteva
dirmi di questa avvincente ed intensa convivenza. La sua
risposta fu semplice e toccante:
- Forse qualche volta l’ho pure odiata, ho faticato tanto e le
ho dato tutto me stesso; ma Lei con me è stata buona, è stata
davvero tutta la mia vita. - Una bellissima dichiarazione d’amore vero per te, dal piccolo
grande uomo. Ecco perché l’ appassionante incontro con
l’ultimo dei mulattieri mi resterà sempre nel cuore.” (4)
“Il terzo è un grande amico, Giovanni. Ne faccio il
nome, terza volta in queste pagine […] perché è Giovanni e
basta.
Per tutti, innanzitutto per te. Vi conoscete a fondo e
vi amate moltissimo a vicenda. Lui grande professionista della
telecamera, ti fa ammirare in tutto il mondo facendo circolare
immagini di una bellezza sconvolgente; tu gli regali stimoli,
sfaccettature, sfumature, sempre nuove.
Tutti sanno e vedono
dell’Etna principalmente grazie a Giovanni; è forse il tuo
migliore ambasciatore, le sue splendide inquadrature, permeate
di sapienza tecnica e di passione viscerale, fanno il giro del
pianeta, […] e ti raccontano nei tuoi momenti più esaltanti e
in quelli più inquietanti, ma sempre affascinanti. […] (5)
“Non posso, mia Montagna, chiudere questa carrellata di
ritratti di tuoi figli “doc” senza parlarti di un
personaggio che mi ha fortemente stimolato, e tanto, a
capirti ed amarti.
E’ anche lui, anzi era - da pochissimo è in pensione - un uomo
del Parco: si chiama Orazio (per l’ ultima volta,
trasgredisco la regola dell’anonimato che mi sono imposto e
voglio citarne il nome), per me è stato in questi anni un
importante punto di riferimento.
Mi ha aiutato a conoscerti
sempre meglio, mi ha costantemente trasmesso ideali di
profondo rispetto per te e i tuoi valori, mi ha soprattutto
fatto comprendere quali sono le regole da seguire per una sana
e serena convivenza con te e con tutto ciò che tu rappresenti.
Con passione e prudenza, a seconda delle circostanze, con
grinta e ironia, sempre con molta competenza, questo distinto
signore, certamente carismatico, mi ha insegnato a distinguere
con chiarezza e tempestività coloro che ti amano davvero da
coloro che, per arroganza o insipienza, tendono o tentano di
aggredirti.
Credo, cara Etna, che abbia fatto molto per te e
il tuo territorio e mi è sembrato quasi doveroso citarlo.” (6)
Chiudendo con le citazioni devo aggiungere che il Perricone vede l’Etna come un personaggio dalla doppia
identità: come vulcano lo considera padre serio a volte
burbero e anche punitivo; come Muntagna la vede madre
affettuosa, comprensiva e benefica.
Egli descrivendo pregi e
difetti dell’uno e dell’ altra e amandoli di un unico grande
amore, ne diventa ambasciatore nel mondo con questo piacevole
libretto scritto in genuino stile giornalistico, non privo di
un pizzico di retorica, come egli stesso ammette con sincera
onestà intellettuale.(7)
Auguro a questo atto d’ amore per l’Etna di potersi aggiungere
alle numerose opere scritte da autori italiani e stranieri e
di potere trovare traduttori in tutti i paesi in cui è
conosciuta la nostra Muntagna, cioè in tutto il mondo.
Bari, 8 dicembre 2004
Nicola Lupo
Nelle foto alcune immagini dell'Etna e dell'ampia vallata
di Contrada Difesa in diversi periodi dell'anno. «L’occhio
- scrive l'autore Gaetano Perricone - si fissa su di te, come l’obbiettivo di un
esperto fotografo che non verrebbe mai abbandonare la sua
“preda”; e un inebriante senso di pace pervade lo
spirito».
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