Saggio sul possesso... Un saggio scritto da Enrico Cimbali nel Febbraio
del 1879 (ad appena 23 anni) che oltre a fargli avere meritate lodi dai cultori
del diritto gli valse la libera docenza alla Regia Università di Napoli. Questa
che segue è la recensione al libro fatta dal famoso avvocato Luigi Landolfi,
presso il cui studio il Cimbali fece il biennio di pratica. «Questioni giuridiche
Errico Cimbali ha testè pubblicato, un Saggio del Possesso per acquistare i
frutti. È un volume che depone bene della gioventù nostra:
il Cimbali tratta un arduo soggetto; ne ha misurata l'importanza, ne ha
affrontato coraggioso le difficoltà, e, quel che rileva, le ha risolute con
un'indipendenza che rivela in lui un serio carattere di severo ingegno.
Egli
ha chiamato a contribuzione l'antico e ‘l nuovo diritto che tanto si è
travagliato nella qualificazione del possesso e nelle quistioni che se ne
ingenerano. Ei si sa che il possesso se non è un dritto è però il
conquistatore di tutt'i dritti: da ciò le perpetue fluttuazioni sull'indole,
sugli effetti e sulle conseguenze di esso: tra queste, la più frequente,
l'appropriazione de' frutti.
Ma quale il fondamento della protezione che la
legge dà al possesso, quali i rapporti giuridici che ne nascono, quando lo
si può affermare di buona fede? E se lo si può ingenerare da un titolo
traslativo, qual è desso codesto titolo? E basterà un titolo putativo e
quando?
Il titolo universale quando da per sè fa nascere il possesso? E il
testamento, il testamento può (idea arditissima) esser anch'esso allogato
fra i contratti? Ma il vizio conturba la coscienza del possessore: Or quando
è che il titolo si può qualificar vizioso? E che cosa è la buona fede?
Quando, donde principia e come si converte in mala fede? E, in fine, che
s'ha da intendere proprio per frutti?
Ci si vede che il campo non è nè angusto, nè agevole. Or il valoroso
ardimento del giovine v'entra e lo tiene. Ed è bello vederlo alle prese con
i maggiori giureconsulti moderni: or è il Borsari, ora il Pacifici Mazzoni,
ora è il Laurent con cui entra in lotta: innamorato del suo soggetto,
animoso per i suoi studii, il giovine siciliano (gli è di Bronte) riverisce
tutti, ma non è devoluto a nessuno: sorge con la sua brava opinione senza
arroganza e senza paura: pare che tenesse ad affermare che egli ha la spina
dritta, pregio non comune.
Il leggitore può parecchie volte non partecipare alle sue opinioni, ma
impreparato non lo può dire giammai. Certo alcuna volta v'è un'esuberanza
che risente delle prime prove, alcuna volta eccede il soggetto, si avverte
una lacuna compiutissima intorno al dritto patrio, che pure poteva arricchir
di tanto il suo tema, ma non io, nè altri che guardi all'ardua pruova, andrà
cercando i difetti in quest'opera d'un giovine a 23 anni, che potrebbe
onorare anche i capelli che lasciano il colore primo. Un volume di
disquisizioni positive di 850 pagine come questo del Cimbali è un allegrezza
per coloro che nella gioventù cercano i depositari delle glorie antiche.
Degno di non mediocre lode è il signor Marghieri che ha collocato questo
volume nella sua Biblioteca delle Scienze giuridiche. Io mi volgo
all'egregio E. Cimbali e con fede sicura gli dico: bravo; proseguite.
11 settembre 1879
Luigi Landolfi» (Il Piccolo, giornale politico della sera, anno XII, n. 253, Napoli 12
Settembre 1879)
[…] Sul possesso si è scritto, e si è scritto assai:
materia palpitante del dritto per le umane necessità, ha richiamato le cure di
tutti i cultori della scienza. - Ma il possesso per acquistare i frutti ha una
specialità tutta sua, e piglia posto di argomento elegante in una materia
elegantissima. Noi ci compiacciamo con l'autore del suo lavoro.
È il prodotto di
lunghi e meditati studii in uno dei rami più difficili del dritto perchè
s'innesta negli altri dai quali trae forza e vigore. - Per esso, avvegnachè
giovane ancora, egli ha acquistato un giusto titolo alla stima di coloro che
versano nelle discipline giuridiche.
(Gazzetta dei Tribunali, anno XIX, Napoli 18 Giugno 1879)
I Partiti politici in Italia
Lo studio del Diritto Civile negli stati Moderni I due libri sono del 1881, quando il ventiseienne
Enrico Cimbali insegnava nell'Università di Roma. Il primo (I partiti
politici in Italia) è una lettera aperta diretta a Francesco Crispi nella
quale era denunciata la corruzione e la contemporanea dissoluzione dei partiti
politici; il secondo è la prolusione con la quale il 26 Gennaio 1881 Enrico Cimbali inaugurava nella
Regia Università di Roma il corso pareggiato di Codice Civile. «Bronte è stata, in ogni tempo, culla di illustri Siciliani, che, o nelle
lettere o nelle scienze, resero chiarissimo il loro nome. Se non ce ne
fossero stati altri, basterebbero quelli dello Spedalieri e del De Luca a
rendere rinomata quella fortunata terra. Però, alla morte dell'illustre economista Placido De Luca, uno dei più
valenti professori del nostro Siculo Ateneo, e valentissimo rappresentante
della deputazione siciliana al Parlamento Nazionale, pareva che non restasse
altro nome, (tranne quello del cardinale, fratello al grande economista) a
seguitare la tradizionale fama di quella terra. Ma essa non è isterilita quando ci dà ancora campioni così chiari nel campo
della giurisprudenza e della politica come il giovane avvocato e professore,
Enrico Cimbali. D'ingegno acuto e forte, studiosissimo, dotato di rara
eloquenza, di carattere leale e franco, di corretti principii morali e
politici, educato alla nobile scuola di Stanislao Mancini, anzi, uno degli
allievi che potrebbero accrescere la fama dell'illustre maestro, se ce ne
fosse bisogno; così giovine ancora, egli è l'orgoglio e il vanto della sua
terra natia, che gli ha dato, per ora, la miglior prova di stima e di
fiducia, nominandolo, appena compiuta l'età, suo rappresentante al Consiglio
provinciale: come abbia disimpegnato il nobile ufficio lo sappiamo tutti noi
della provincia e una modificazione da lui voluta nella convenzione per la
Circum-Etnea, fece palese la sua onesta oculatezza. Rifiutata la
cattedra di Diritto all'università di Macerata, egli insegna nell'Università
romana; poichè lo ambiente della Capitale è quello nel quale ei sente
bisogno di vivere, accanto a quel Parlamento nel quale ancora non è entrato, perchè non glielo consente l'età; a quel Parlamento nel quale, in un
avvenire non lontano, mostrerà anche lui la sua capacità politica, quel
Parlamento del quale egli ha studiato sempre così minutamente le vicende, le
tradizioni, i partiti, i mali dei quali, nella sua lettera politica
accenna, con prudenza senile, anche ai rimedii. Noi siamo convinti che il secondo Collegio di Catania; se quel bravo
professore avesse avuto gli anni, non sarebbe stato costretto ad adottare
per terzo l'onorevole Depretis, un nome illustre, ma non un nome nostro:
dopo il rifiuto del quale bisogna scegliere, se si cerca in seno al Collegio
stesso, tra mediocrità oscurissime, il meno inetto. Tutti questi pensieri ci son venuti in mente alla lettura di quel
pregevolissimo lavoro: I partiti politici in Italia: in tal lavoro
francamente, spassionatamente, sapientemente enumera le cause delle
infeconde lotte parlamentari, della mancanza di veri partiti politici in
Italia, del bisogno della riforma elettorale; la quale, speriamo produca
quei benefici effetti che se ne aspettano, a meno che il basso e potente
intrigo non la vinca ancora con la elezione d’individui, che sarebbe assai
meglio, pel decoro comune, restassero nell’oblio ove li tiene o l'ignoranza,
o l'inettezza o dove li seppellì un tristo passato. Lo Studio del Diritto Civile negli Stati Moderni, prolusione letta
nella R. Università di Roma, il 25 gennaro 1881, ci dimostra sempre meglio
la profondità degli studii di questo ancor giovane professore, e ci spiega
la grande abilità che abbiamo ammirato in quest'egregio avvocato tutte le
volte ch'è venuto a perorare dinanzi alla nostra Gran Corte di Giustizia.
Ma
le strette colonne del nostro giornale non ci permettono una minuta analisi
dell'uno e dell'altro lavoro; poichè allora, ne siam certi, i pensieri che
abbiamo formato noi, sarebbero meglio condivisi dai nostri lettori; epperò
anche noi facciamo lo stesso voto della nostra consorella la Ragione,
la quale desidera che l'opuscolo I Partiti politici, ecc. sia in mano
di tutti quei giovani, che amano la patria e sperano sempre più prospero il
suo avvenire.» (La Gazzetta di Catania, anno XII, n. 252, Catania
Domenica 22 Ottobre 1882) |
La nuova fase del diritto civile...
Con proposte di riforma della Legislazione civile
«La Nuova fase del Diritto Civile nei
rapporti economici e sociali con proposte di riforma della legislazione
civile vigente - Enrico Cimbali prof. di Diritto nella R.
Università di Roma, Torino Unione tipografica L. 6.
Spedalieri, De Luca, Cimbali, ecco un triumvirato nella scienza del Diritto,
per il quale Bronte, la fortunata patria di tutt’e tre, sarà rinomata. Ma se
dei primi due possiamo giudicare il merito e misurar la fama, non è cosi
dell'ultimo. Giovane tanto, il Cimbali, è già professore all'Università
romana; e già avvocato valentissimo, e di giorno in giorno, per opere
importantissime nella Giurisprudenza egli giganteggia in modo che molti di
coloro che hanno consacrato la vita a tali studi, sarebbero assai
ricompensati se nella tarda vecchia potessero arrivare ove è giunto lui, non
ancora trentenne.
Queste riflessioni facevamo meditando sul lavoro che sopra abbiamo
annunziato: il quale segna intanto il principio d'una rivoluzione nel campo
dello studio del Diritto Civile, per tanti secoli rimasto, come a dire,
quasi stazionario; e ci fa prevedere per la vigorosa spinta del prof.
Cimbali e degli altri giovani civilisti che seguiranno la sua bandiera,
anche in esso salutare trasformazione.
Le più ardue questioni di diritto civile e le più umanitarie sono ivi
ventilate e su ciascuna è proposta innovazione, frutto di studi severissimi
di meditazioni profonde e di sentimenti filantropici per l'associazione
umana.
Ci duole che la strettezza dello spazio non ci permette entrare in materia e
presentare almeno le proposte più interessanti: altri, di noi più competenti
e in giornali di materia giuridica, saprà giudicare, o meglio dimostrare i
pregi dell' opera.
A noi tocca solamente
annunziare l'importante lavoro alla gioventù studiosa di tali discipline
e rallegrarci coll'esimio autore e
augurargli sempre più prospero quell'avvenire del quale non solamente Bronte
e la Sicilia, ma Italia tutta avrà vanto. [G.]» (Gazzetta di Catania, anno XVI, n. 83, Catania 9
Aprile 1985)
Il valente autore dei lavori: Del possesso per acquistare i
frutti, La proprietà e i suoi limiti nella legislazione civile
italiana e di altre pregiate pubblicazioni, giuridiche e politiche,
diede testè in luce un libro sulla «nuova fase del Diritto civile
ne' rapporti commerciali e sociali», del quale si fece già cenno in
questo giornale, dandosene anzi un saggio a' lettori. |
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Io, però, in
ossequio all'importanza del tema, ne dirò tuttavia brevemente, sia per
rilevare il giusto concetto dell'egregio Cimbali, professore di Diritto
nella Università di Roma, sia per compiacimento dì notare, con parca e
appena conveniente parola di studioso, il progresso ragguardevole che,
pur da questo lato, vengono facendo le giuridiche discipline.
L'autore fa precedere l'opera da una breve introduzione, e la distingue
in tre parti. Nella prima di queste svolge le tre fasi del Diritto civile, e tratta:
del diritto consuetudinario - del diritto privato individuale - del
Codice del diritto privato sociale - delle leggi speciali, che
formerebbero elementi di un Codice sociale privato. Nella parte seconda ei formula alcune proposte di riforma della
legislazione vigente sulla cittadinanza, sull'assenza, sul matrimonio
qual contratto civile, sul divorzio, sulla ricerca della paternità
naturale, sulla condizione giuridica dei figli adulterini e incestuosi,
sull'ordinamento della proprietà e della espropriazione, sul sistema
successorio, sulla successione contrattuale, sulle obbligazioni e sui
contratti. Consacra la terza parte all’assunto importante di una futura
legislazione del diritto privato; e in essa dimostra le seguenti
proposizioni: «Che il Codice commerciale è un elemento costitutivo del
Codice del diritto privato; che molti degli istituti consacrati dal
nuovo Codice di commercio non trovano quivi il loro posto naturale; che
il fenomeno del commercio, un giorno monopolio esclusivo di pochi, è
divenuto oggi comune alla totalità dei cittadini.» (pag. 358, 359). […] […] E quindi da impartirsi lode, e lode meritata, al Cimbali per aver
trattato con senno, dottrina e co' lumi della scienza progredita il tema
gravissimo della riforma del codice… […]
B. E. MAINERI (Il Diritto, giornale della democrazia italiana, anno XXXI, n. 329,
Roma 24 Novembre 1884)
(…) Il primo è dell'egregio avv. Enrico Cimbali, professore di dritto nella
regia Università di Roma, intitolato: La nuova fase del Diritto civile
nei rapporti economici e sciali, con proposte di riforma della legislazione
vigente.
«Quest'opera pregevolissime fa seguito a molte altre importanti
pubblicazioni riguardanti materie giuridiche, fatte dallo stesso prof.
Cimbali, le quali tutte dimostrano il grande ingegno e i forti studi di
questo valente giovane brontese, che fa vita alla Capitale da molto tempo, e
che non tarderemo a vedere annoverato fra i deputati del nostro collegio.
Gli studiosi delle scienze giuridiche farebbero bene a leggere queste
interessanti pubblicazioni del Cimbali, che onora la Sicilia.» (Gazzetta di Messina, anno XII, n. 308, Messina 29
Dicembre 1884) |
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Il progetto
del nuovo codice civile spagnolo «Il signor Augusto Comas, professore di diritto civile nella regia
Università di Madrid, senatore dal regno e autore del progetto del nuovo
Codice civile spagnuolo, ha inviato all'avvocato Enrico Cimbali, professore
nella nostra regia Università, cotesto suo progetto per quelle osservazioni
che egli credesse di farvi.
Noi, nel congratularci ora con l'amico nostro della stima che egli gode
fuori d'Italia per le sue opere giuridiche, siamo lieti di poter offrire a'
lettori la lettera scrittagli in proposito dall'illustre senatore Comas. Eccola, senz'altro: ”Distinto Professor - Egregio collega. Pochi giorni fa, ebbi la fortuna di leggere la sua pregevolissima opera
intitolata: La nuova fase del diritto civile. Dedicato da molti anni
allo studio di questa materia giuridica, della quale sono professore in
quest'Università, ella capirà l'interesse vivissimo che le sue dottrine mi
hanno destato, tanto in armonia colle mie.
Per questa ragione e facendo appello al titolo di collega, mi prendo la
libertà di offrirle un esemplare del mio ultimo lavoro sopra la
codificazione civile in Spagna ed il progetto di codice presentato da me al
Senato del Regno, pregandola di farmi sapere la sua dotta opinione che potrà
servirmi di guida e di consiglio. Anch'io credo, com'Ella, che lo spirito
innovatore dell'epoca nostra non deve fermarsi alle porte del Diritto
Civile. Tutt'altro. Mi pare che, abbracciando tutti gli atti della vita
umana ed essendosi questa grandemente modificata per la continua evoluzione
della società, il diritto privato non può mantenersi estraneo a questo
continuo progredire senza che lasci di compiere il suo scopo. Ecco perchè ho
sostenuto sempre dalla cattedra che i moduli dei codici vigenti son piccoli
per la moderna sfera civile. Sembrami che quei paesi, come il mio, nei quali
non si è potuto ancora realizzare l'opera codificatrice in materia civile,
debbano scostarsi dal codice francese, che già il suo illustre concittadino
Pellegrino Rossi trovava deficiente.
Bisogna partire da una base nuova, come ella dice tanto bene; bisogna
cominciare per rompere l’antica struttura e servirsi di un'altra nuova,
avuta considerazione dell'importanza straordinaria riconosciuta a' nostri
giorni al metodo. Per altro ella ha molta ragione quando accusa i moderni Codici
d'individualismo, perchè nessuno tien conto di quel secondo soggetto
giuridico che volgarmente si chiama persona morale e ch'io ho
battezzato col nome, a mio sentire più esatto, di persona collettiva
per metterla in contrapposizione colle persone individuali. Per me le
Associazioni rappresentano una parte importantissima nel moderno diritto,
dato lo stato della Società; cosi che non è possibile dimenticarlo senza
lasciarlo zoppo.
Per ultimo, anch' io penso com'ella, egregio collega sopra il bisogno di
dare più larghezza alla sfera del diritto civile, facendo comprendere sotto
le sue orme molte materie, oggetto oggi di leggi speciali. Ella vedrà che le
nostre idee hanno molti punti di rassomiglianza. Per questo è mio ardente
desiderio che ella conosca il mio modesto lavoro e che mi esponga con intera
libertà il suo criterio. Non posso nasconderle che nel mio progetto di codice vi sono alcune lacune
che collo studio potrebbero riempirsi. Ma ella deve tener conto che ho
dovuto lavorare in fretta per poterlo presentare al Senato, prima che
cominciasse la discussione sopra questo argomento.
Domandandole mille scuse per la libertà che mi prendo di scriverle, ed
aspettando di meritare una sua gentile risposta, mi offro Madrid, 1 gennaio 1886. Suo collega dev.mo
Augusto Comas (Il Diritto, Giornale della democrazia italiana, anno XXXIII, n. 77,
Roma 18.3.1886)
Ensayos sociales
Enrico Cimbali
Todos los estudiosos de los problemas sociales saben que una gran parte
de la cuestion social està en el derecho privado. Asì es que la figura de
Enrique Cimbali, primer reconstructor del derecho civil sobre bases
antropològicas y sociològicas, ha de merecer para ellos una gran
consideraciòn, ya por haber aplicado las doctrinas darwinianas y
evolucionistas à tal materia, ya por haber presentado una completa y
acabadìsima sistemacion de esa aplicaciòn. |

L'edizione spagnola de "La nuova fase del diritto civile":
La NUEVA FASE del DERECHO CIVIL en sus relaciones econòmicas y sociales por
ENRIQUE CIMBALI.
Traducida de la secunda ediciòn italiana por Don Francisco Esteban Garcìa -
Doctor en derecho, Jues de primera instancia por oposiciòn - con un pròlogo de
Don Felipe Sànchez Romàn, catedràtico de la Universidad Central - Madrid - Est.
tipogràfico «Sucesores de Rivadeneyra», Impresores de la Real Casa - Paseo de
San L'edizione spagnola de "La nuova fase del diritto civile"Vicente, 20 - 1893. |

Busto di Enrico Cimbali, conservato nel "fondo
antico" della biblioteca del Real Collegio Capizzi
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Quando en 1886 el ilustre civilista espagñol don Augusto Comas escribìa a
Enrique Cimbali rogàndole que leyese su trabajo sobre la codificaciòn civil
en Espagña y el proyecto de Còdigo presentado al Senado del Reino, y le
manifestase su opiniòn, rendìa un justo tributo de admiraciòn y respeto à la
inteligencia del ilustre profesor de la Universidad de Messina. Y màs tarde,
en 1893, al traducirse la obra magistral de Cimbali al español, por don
Francisco Esteban Garcìa, otro civilista insigne, Sànchez Romàn, escribiò el
pròlogo de la versiòn castellana, en el que prodigò merecidas alabanzas al
Profesor siciliano. El mérito principal de Cimbali consiste, no sòlo en la innovaciòn sino en la
profundidad de la innovaciòn. Las personas colectivas, las nuevas formas de
propiedad (ferrocarriles, telégrafos, fabricas, talleres, minas, bosques)
los bienes de relaciòn (Verhältnisse) tales como la clientela, la
marcha en los negocios, los nombres comerciales, las combinaciones de
crédito, los contratos producto de las actuales condiciones econòicas y
sociales, y otros muchos institutos jurìdico-privados modernos, no
encuentran regulacion en los vigentes Còdigos civiles. De todos ellos ha
mostrado Cimbali la estructura eminentemente civil, y ha señalado las
razones porque deben incluirse en un Còdigo privado-social. La prematura muerte de Enrique Cimbali, arrebatò a la ciencia un civilista
moderno, no influido del socialismo (como Menger, Salvioli, Secretan) sino
inspirado en un sano y verdadero sentido de las necesidades individuales y
colectivas de nuestra civilizaciòn. Asi es que cuando el Ministro de Gracia y Justicia y de Cultos, On. Gallo,
por R. D. de 10 de septiembre de 1910, nombrò una comisiòn compuesta de los
jurisconsultos màs eminentes de Italia, para que estudiase y propusiese la
reforma general de la legislaciòn de derecho privado, Michele Barillari
escribìa que seria culpable ignorancia olvidar la Nueva fase del derecho
civil (tìtulo de la obra de Cimbali) que fué como el programa de batalla
de la Nueva Escuela juridica. En esta obra se diò, por vez primera, el extraordinario maridaje de la
ciencia y la amenidad; pero no una ciencia cualquiera, sino una ciencia
documentada en los datos, lògica en las deducciones y severa en las
consecuencias. Es un trabajo lleno de atractivos, que no perderà su interés,
pues es la base para intentar una reforma fundamental del derecho civil. Y
que esta reforma es necesaria lo prueba el Ministro On. Gallo en la exposiciòn del real decreto citado. Dice asì: «El nuevo pensamiento polìtico,
las variadìsimas aplicaciones de la ciencia al tecnicismo de la producciòn,
las grandes industrias, la elevacion de todas las clases, la expansiòn de
las ideas democràticas, un terror de vida espiritualmente màs alto, una
inteligencia màs viva y màs extendida de los intereses generales en todas
sus particulares expresiones, un sentimiento cada vez màs noble de justicia
y de solidaridad: he aquì los nuevos factores llamados à resquebrajar la
vieja arquitectura de las antiguas formas legislativas, y à crear la
necesidad de nuevas intuiciones y de nuevas investigaciones sobre las normas
reguladoras do la vida». Todo este trabajo se encuentra hecho en la obra de Cimbali, segùn los
resultados de las ciencias antropològicas y sociales. [Fedro] (Diario de Cordoba, periodico independiente. Decano de la prensa
cordobesa – Año LXII, N. 18.676, Lunes 17 de Aril de 1911) |
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La Regia
Università di Messina «Quando in esito ai numerosi concorsi
universitari banditi dal Ministero
della P. I. il telegrafo ci comunicò, che a coprire la Cattedra di Diritto
Civile sarebbe fra noi venuto l’egregio prof. Cimbali, ornamento della
Università di Roma, noi fummo immensamente lieti della notizia, sicuri che il
prof. Cimbali avrebbe fatto onore al proprio nome dimostrandosi
nell’insegnamento del Dritto Civile nel nostro Ateneo degno continuatore
dell'opera indefessa di quell’illustre giurista che fu Antonio Fulci. E le nostre aspettative non furono deluse. Enrico Cimbali è già fra noi ed à
dato principio alle sue lezioni. Nella prolusione che ebbe a titolo: Le obbligazioni civili compimento e
funzioni della vita sociale egli si è mostrato cultore appassionato delle
dottrine giuridiche, conferenziere abilissimo, sociologo insigne, economista
valente. L’uditorio numerosissimo à accolto con una vera dimostrazione d’affetto
la bella prolusione. Noi ci rallegriamo di cuore con l’egregio insegnante; gli è
giovane e volendo potrà far molto con l'aiuto dei colleghi per l'incremento del
nostro Ateneo. La facoltà di Giurisprudenza conta oramai fra noi elementi, che molte fra le
primarie università a buon dritto c'invidieranno, poichè, quando fra essi si
hanno, a prescindere dagli antichi professori, individualità spiccate come
quelle del Faranda, del Cimbali e dell'Or1ando, c'e da attendersi molto per
l'avvenire degli studi nel nostro paese.»
(La Ragione, giornale politico letterario, anno I, n. 4, Messina 3
febbraio 1887)
«Oggi davanti a numerosissimo uditorio il professore Enrico Cimbali lesse
nella nostra Università la prelazione all'insegnamento di diritto civile
col tema: Le obbligazioni civili sono complemento delle funzioni della vita
sociale. Il discorso dell'illustre professore fu ascoltato con profonda
attenzione e sollievo. Applausi entusiastici e fragorosissimi. La gioventù
studiosa festante assieme a molti professori lo accompagnò all'albergo
acclamandolo.»
(Giornale di Sicilia, anno XVII, n. 26,Palermo, 26 gennaio 1887) Prolusione del Prof. Enrico Cimbali
«Ieri innanti a numerosa studentesca ed a parecchi professori del nostro
Ateneo, l'egregio prof. Enrico Cimbali lesse la prolusione del suo corso di
Diritto Civile, trattando Delle obbligazioni civili complemento e funzione
della vita sociale. Noi crediamo conveniente dire in riassunto quali siano
stati i concetti dell'applaudito discorso. L'egregio professore esordì
mandando un affettuoso saluto alla forte Sicilia, cui si sente orgoglioso di
appartenere e con specialità alla generosa Messina, che nelle lotte della
patria e della scienza, dell'industria e dei commerci, ha mantenuto sempre
alto e rispettato il nome siciliano.
(...) Il professore conclude che all'Italia, maestra nella scienza del
diritto, spetta una gran parte per compiere la riforma della legislazione di
Diritto privato a base sociale.
Finisce col dire ch'egli può mancare di forze, ma non di volontà o di fede,
che ha grande nell'avvenire della patria e chiede ausilio ai professori e ai
giovani, chiamando i primi maestri ed i secondi collaboratori nell'arduo
compito. Un lungo applauso tenne dietro alla bella e dotta prolusione, di
cui noi abbiamo creduto utile riferire i concetti perchè importanti e
palpitanti d'attualità. Noi ci congratuliamo coll'egregio sig. Cimbali che
in questo discorso. come in altri lavori, ha dato prove brillanti di forti
studi, di retto giudizio e di facile esposizione, tre qualità indispensabili
per un professore di vero merito. Messina, 26 Gennaio 1887 Michele Crisafulli» (Politica e Commercio, anno XXXI, n. 21, Messina 27.1.1887) |
Elezioni
nazionali del Maggio 1886 «Il prof. Cimbali
succederà all’on. Romeo Ci scrivono da
Giarre. che, giunta in quel paese la infausta notizia della perdita
dell'on. Romeo, deputato del 2° Collegio di Catania, è sorta unanime
nella cittadinanza l'idea della candidatura del Prof. Enrico Cimbali
della nostra Università. Al distinto e simpatico professore che alla
Camera rappresenterà l'integrità, l'ingegno, l'onestà ed il
patriottismo, auguriamo fin da ora il lieto responso dell'urna.» (L’Imparziale, anno X, n. 126, Messina, Mercoledì 1 Giugno
1887)
«Candidatura Cimbali
8 giugno 1887. (Turillo) Per tutto il secondo
collegio, ha incontrato una grande e meritata simpatia, la
candidatura a deputato al parlamento Nazionale, del nostro egregio
Enrico Cimbali illustre professore di Diritto civile in codesto
Ateneo.
É un fatto ormai sicuro la vittoria del prof. Cimbali. Gli elettori
del secondo collegio andranno, il 26 Giugno, a deporre nell'urna il
nome di Enrico Cimbali, che si presenta al campo elettorale senza
alcun altro competitore.
La città di Aci Reale, che sì amaramente
piange la perdita del suo degno rappresentante, a cui oggi si
faranno solenni funerali, ha già con un manifesto elettorale
invitato gli elettori del secondo collegio a propugnare unanimamente
la candidatura del signor Cimbali.»
«2° Collegio di Catania
Castiglione, 7 giugno
1887
c.) Il movimento elettorale si accentua; in ogni punto del
collegio si tengono riunioni, si formano comitati per sostenere la
candidatura del Prof. Enrico Cimbali - Castiglione non rimane
indietro a nessun altro paese per testimoniare la sua simpatia verso
il Prof. Cimbali. - Noi che nelle ultime elezioni generali diemmo
all'illustre candidato la maggioranza dei suffragi - stavolta daremo
l'unanimità - Quì il suo nome viene accolto con grande entusiasmo -
non si parla, non si discute che di lui - Cimbali sarà il deputato
del nostro cuore - e noi siamo alteri di poter mandare a
Montecitorio questo forte e giovane campione della scienza.
Anche quì ieri i cinque sodalizii esistenti in paese si riunirono
straordinamente in numerosissima assemblea e ad unanimità venne
acclamata la candidatura dell'Illustre Professore. La vittoria del
nostro amico e oramai assicurata, il nome di Enrico Cimbali avrà la
totalità dei suffragi.» (L’Imparziale, anno X, n. 132, Messina Giovedì 9 Giugno 1887) |
Proclama agli elettori «Pubblichiamo volentieri il seguente proclama inviatoci, firmato dalla più
eletta schiera di persone oneste delle due città sorelle Giarre e Riposto.
Esso risponde tanto perfettamente agl'ideali prefissici nel concepire l'idea
della pubblicazione della presente gazzetta elettorale che gli accordiamo il
primo posto e riprodurremo in tutti i numeri.
Il risveglio, morale e politico noi vogliamo ed il nome del Prof. Enrico
Cimbali che si presenta con questa bandiera sarà da noi appoggiato colla
mente, col cuore e colla mano se mai si volesse violentare la volontà degli
elettori, se si volesse alterare d'un pelo il responso delle urne. Ecco
intanto il programma.
Elettori del 20 Collegio di Catania
L'esercizio dei diritti elettorali politici nelle nazioni civili è base e
fondamento d'ogni libertà.
Tali diritti noi vogliamo ad ogni costo
esercitare nelle prossime elezioni politiche. Alle votazioni in massa
disdoro e vergogna del collegio, noi surroghiamo il voto libero e spontaneo
dell' elettore.
Ai mezzi, bassi e gretti di campanile noi sostituiamo nella
lotta i principj politici ed i meriti personali dei candidati. Informati a
tali principj d'alta moralità politica noi vi proponiamo la elezione a
nostro deputato del Prof. Enrico Cimbali.
Elettori!
Il nome di Cimbali è un programma d'intelligenza e d'onestà.
Giureconsulto profondo, oratore eloquente, è noto in Italia pel suo ingegno;
è apprezzato in Europa per le sue opere.
Noi presentandolo ai vostri suffragi abbiamo piena coscienza di meritare il
plauso della Nazione.
Il Comitato» (La sveglia politica, Gazzetta
elettorale quotidiana del 2° Collegio di Catania, Giarre, 8 maggio 1886) |
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La
malattia e la morte |
Erano trascorsi appena quindici giorni dalla notizia
dell'unanime consenso dato alla candidatura
a favore di Enrico Cimbali che i giornali riportavano in gran evidenza
la sua malattia e l'improvviso decesso.
«Professore Cimbali Annunziamo con piacere che a quanto assicurano gli egregi dottori
Cambria, Salomone, e Crisafulli, il nostro pregiato amico prof. Enrico
Cimbali tra giorni lascerà il letto, entrando ne] periodo di
convalescenza. Ci congratuliamo col futuro deputato del secondo collegio
di Catania.» (L’Imparziale (anno X, n. 143, Messina Giovedì 23 Giugno 1887)
Tre giorni dopo lo stesso giornale, nel n. 46 del 26 giugno, pubblicava il necrologio e comunicava
alla cittadinanza gli orari del suo funerale
«Necrologio Enrico Cimbali è morto. - A 31 anni, alla vigilia della più
splendida manifestazione di fiducia che gli avrebbe dato il secondo
Collegio di Catania, eleggendolo deputato al parlamento, è morto. Dopo
un periodo breve di malattia si è spento: di lui non rimane che una
ricordanza.
Quando tutto un edificio aveva già innalzato. quando, a compimento delle
sue aspirazioni, già gli veniva concessa la ricompensa che gli uomini
grandi si meritano, egli è morto. E ne sono rimasti colpiti, i parenti,
gli amici, i suoi discepoli, tutti cui egli si manifostò grande di cuore
e di mente; cui egli prodigò affetti senza limite.
L'ha perduto la famiglia, la nazione, la scienza!
[La Redazione]» «I funerali e le commemorazioni Per Enrico Cimbali - Oggi, alle ore 11 a. m. gli studenti
dell'Università son pregati di riunirsi nell'atrio del detto Ateneo, per
prendere gli accordi necessarii in occasione della dolorosa morte
dell'Illustre Professore Cimbali. L'accompagnamento avrà luogo domani,
in molto solenne. Il ministro Coppino vi sarà rappresentato.»
Nel numero di Martedì 28 Giugno, il giornale messinese L’Imparziale,
nel pubblicare alcuni risultati della tornata elettorale
della domenica
precedente, ricordava in prima pagina con un articolo a tre colonne la
figura di Enrico Cimbali e, nell’interno,
faceva il resoconto del suo
funerale.
«Enrico Cimbali - Il giorno 25 gennaio il prof. Enrico Cimbali, acclamato dinanzi a
numeroso uditorio, leggeva la sua dotta prolusione al corso di Diritto
civile in questa R. Università.
Un uomo, seduto in un angolo dell'aula
echeggiante di applausi, sembrava indifferente alla festa che veniva
fatta al nuovo Professore. Ma quell'uomo piangeva - commosso forse di
una gioia ottenuta o forse presago di vicina sciagura!
Dopo cinque mesi io lo rividi quell'uomo, pazzo di dolore: Era il padre
venuto a chiudere con le proprie mani gli occhi del suo figliuolo! del
suo figliuolo, che a 32 anni colpito da fierissima malattia (ilio-tifo)
moriva in Messina la sera del 25 giugno in una stanza del Belle Vue
alla vigilia di essere eletto Deputato nel suo Collegio nativo (…)
[Prof. A. Fleres]»
(L’Imparziale, anno X, n. 147, Messina Martedì
28 Giugno 1887,
in prima pagina) |
Funebria - Furono proprio commoventi le estreme onoranze rese alla salma del
caro professore Cimbali.
Il corteo, che accompagnò la salma alla
stazione, donde essa verrà trasporta a Bronte, mosse alle 6 pom., dalla
Chiesa di Sant'Andrea Avellino, nell'ordine seguente: Banda e Convitto
Cappellini - Convitto Sant'Angelo dei Rossi - Convitto La Farina, -
Studentesca dell'Istituto Tecnico con stendardo - studentesca
Universitaria con stendardo.
Eran confusi in essa sei giovani
dell'Università di Catania, rappresentanti anche i giovani
dell'Università di Roma. Veniva quindi il carro mortuario e ne tenevano
i lembi a destra, il commissario Regio cav. Sermanni, il primo
Presidente comm. Noce, il Rettore dell'Università, cav. Oliva, che oltre
alla propria qualità, rappresentava anche l'on. Ministro della pubblica
istruzione; a sinistra, il Sindaco di Bronte, patria del defunto, il
cav. Lastrucci, consigliere delegato rappresentante del prefetto, l'on. Perroni Paladini, deputato del nostro primo collegio. Sulla cassa erano deposte in bella guisa parecchie corone, tra esse ne
notammo una splendida del sig. Carmelo Cimino, del quale l'illustre
estinto fu amico, consigliere e maestro affettuoso. C'erano inoltre una
ghirlanda del Municipio di Riposto, un'altra del Municipio di Bronte,
un'altra del Casino dei civili di Bronte, un'altra del Municipio di Linguaglossa. La ghirlanda (era veramente bella) offerta dai giovani
dell'Università veniva portata da loro sulle braccia.
Dietro al carro venivano un gran numero di amici dello estinto, tra i
quali notammo il sig. Francesco Sanfilippo e il nostro egregio amico
Rosario De Meo, direttore del Piccolo Intransigente di Giarre,
che l'estinto ebbe sempre cari. E confusi agli amici, venivan dietro i professori della nostra
Università, il generale Ghersi, accompagnato dal capitano Bellini, il
comm. Picardi, i deputati provinciali Boscia e Craxi, parecchi
magistrati, un gran numero di avvocati e procuratori legali, parecchi
rappresentanti di comuni e di sodalizi della provincia di Catania.
E in
coda a tutti poi la banda cittadina, diretta dal Maestro cav. Lorella. Il corteo traversò il Corso Cavour, la Via Primo Settembre e si
trattenne sulla spianata della Stazione ferroviaria, dove, deposta la
cassa il sig. Pietro Bianco a nome della studentesca Universitaria di
Messina e un altro studente, a nome di quella di Catania salutarono per
l'ultima volta la salma, del loro Maestro.
Seguì poscia la dotta e appassionata parola del Rettore Cav. Oliva che
commosso consegnava il cadavere dell'illustre estinto al Sindaco della
città di Bronte, il quale a sua volta rispondeva, ringraziando a nome
dei suoi concittadini. Presero la parola altri oratori, e quindi, la
mesta cerimonia si sciolse fra il compianto degli intervenuti.
La patria dell'illustre estinto ne avea reclamato le ceneri, ma dovunque
esse siano, il nome e la memoria di lui resteranno sempre impressi nel
nostro pensiero.
Nella chiesa di S. Andrea Avellino ove si resero gli estremi ufficii
all'illustre defunto, si leggevano le seguenti iscrizione dettate dalla
vigorosa penna del prof. comm. Zarobaldi:
SUL FRONTONE DELLA CHIESA Al Professore
ENRICO CIMBALI
rendono l'ultimo tributo
d'onore e di pianto
Congiunti, colleghi, studenti
e uniti nell'immenso dolore
come prima nell'affetto e nell'ammirazione
invocano per lui
l'eterna pace dei giusti
NELL'INTERNO DELLA CHIESA I° -
Giovane e già illustre
per nobili prove
ne la teoria e ne la pratica del diritto
fu vanto e decoro
della risorta Università Messinese
II°-
Spirito ardente
nutrito da severi studi
temperava colla prudenza dello storico
le ardite intuizioni del novatore
assicurando senza turbarlo
il progresso delle relazioni civili
III° -
Scienza e Patria
sue ispiratrici
lo presagivano continuatore
di glorie antiche e recenti
nella legislazione italiana
IV° -
Morì a XXXII anni
alla vigilia d'un voto unanime
che lo voleva rappresentante del popolo
nell’aula legislativa
degna palestra, del suo alto intelletto
e dell’animo onesto. (L’Imparziale, anno X, n. 147, Messina Martedì 28 Giugno 1887,
in prima pagina) |

La cappella della famiglia Cimbali al
Cimitero di Bronte dove è sepolto Enrico.
L'immagine è del 1902.
«Da Linguaglossa 29 giugno 87
Egregio Signor Direttore
Eccomi a darle nuove sulle onoranze funebri rese in Linguaglossa
alla sacra memoria del non ancora abbastanza compianto Professore
Enrico Cimbali.
Si era ancora a un chilometro di distanza da
questa e già un grosso popolo commosso alle lagrime veniva incontro
al feretro ornato delle varie corone, che costì avean deposte gli
studenti universitari, questo Municipio, quello di Riposto ecc. ecc.
Giunto appena in paese il mesto convoglio, fu salutato e poscia
seguito dal Municipio, dal Gabinetto dei Civili, dalle Società
operaia ed agricola colle bandiere e dall'intiera cittadinanza
dolentissima e direi quasi avvilita per così tremenda sciagura.
Quale strano e desolante contrasto! Ieri Enrico Cimbali dovea qui venire accolto da un popolo
festoso che compatto lo avrebbe acclamato quale suo rappresentante
al Parlamento Nazionale, e in quella vece viene a noi estinto; le
campane dovevano suonare a festa e invece ci straziano l'animo coi
mesti rintocchi; la musica che dovea intuonare al suo arrivo gli
inni patriottici ci rompe il cuore colle melanconiche note di Coop e
di Petrella. Il corteo sfilava così in bell'ordine e dovunque passava era un
accalcarsi sempre più vivo di popolo. Gli occhi umidi di tutti si
fissavano sulla cassa, su quella cassa che dovrà chiudere
eternamente le preziose reliquie di quel distinto uomo, che fu
Enrico Cimbali. Giunto all'ultima estremità del paese il corteo si ferma.
L'egregio avv. Gioacchino Conti pel primo colla sua parola franca e
niente affettata, facendosi interprete di tutta la cittadinanza,
saluta per l'ultima volta l’amico sincero, l'intemerato cittadino,
il profondo scienziato. - Anche l’avv. Milano disse parole commoventissime, ed in fine il bravo Prof. Calabrò, a nome della
cittadinanza di Bronte, saluta e ringrazia questa di Linguaglossa.
Quindi la salma proseguiva il viaggio, muovendo alla volta di
Randazzo, accompagnata dall'eletta commissione brontese composta dai
Signori avv. Placido De Luca, Saitta Nunzio Pace presidente del
Circolo Annunziata, Prof. Gioacchino Calabrò, rappresentante il Casino dei Civili, Notar Francesco Saitta, presidente della
Società operaia, Giuseppe Calabrò Spedalieri presidente della
Società murifabri.
Le spontanee e sentite dimostrazioni di dolore siano, in tanto
frangente, conforto all'infelice genitore, alla madre desolata, agli
addolorati fratelli, agli amici tutti.
Enrico Cimbali non e più, ma durerà eterna, imperitura, nei
cuori di tutti, la sua cara memoria. - Vale, anima bella, e
sfortunata!
Reganati Rosario» Lettera di un lettore di Linguaglossa pubblicata su
L’Imparziale, anno X, n. 147, Messina venerdì 1° Luglio 1887) |
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Le commemorazioni del 1912 Genova, 3 Giugno 1912
«La commemorazione di Enrico Cimbali fatta dal prof. Cogliolo all'Università In parecchie università italiane sarà quest'anno commemorato il
venticinquesimo anniversario della morte del prof. Enrico Cimbali.
Fu
l'argomento della lezione di chiusura del corso di diritto romano che fece
ieri il prof. Pietro Cogliolo. Nell'aula Gabella affollata di studenti, il
prof. Cogliolo cominciò con ringraziare della costante benevolenza per la
quale ha potuto svolgere un corso completo del diritto delle successioni nel
diritto romano con raffronti continui ed organici col diritto civile. E
proseguì: Quando nel 1887, cioè venticinque anni fa, mori a trentun anni
Enrico Cimbali professore nell'università di Messina, gli studi del diritto
civile cominciavano a risvegliarsi in Italia, abbandonandosi il commento
della scuola francese e le astrattezze dogmatiche della scuola tedesca. Si
cominciò a volere quello che oggi è un fatto compiuto, cioè una scuola
italiana di diritto privato, romano civile commerciale: scuola ormai grande
e rigogliosa, sì da riverberare la sua luce su ognuno di noi, che per ragion
di età e di studi vi abbiamo, sia pure in modesta misura partecipato. Questa
scuola preconizzò il Cimbali con la sua opera: La nuova fase del diritto
civile, nella quale il concetto fondamentale è che gl'istituti di
diritto privato vanno modificati con maggiore contemplazione del bisogni
sociali: l'elemento individuale deve essere contemperato con l'elemento
collettivo. Il prof. Cogliolo esamina alcune teorie del Cimbali, delle quali
parecchie erano ardite come quella che il testamento fosse un contratto, ma
che contribuirono a creare quei concetti di ribellione alle tradizioni
scolastiche, che permisero una più moderna e scientifica ricostruzione degli
istituti giuridici. Fu così che gli studi del diritto romano, abbandonate le
antiquitates iuris, fecondarono il diritto civile […]
Applausi prolungati salutano l'oratore.» (Caffaro, Genova 3 Giugno 1912) |