Eduardo Cimbali Instancabile combattente per la
libertà di tutti i popoli oppressi
Eduardo
Cimbali, (Bronte 1862 – Catania 1934, dove è sepolto),
pubblicista fecondo, professore di Diritto Internazionale
presso la Regie Università di Macerata, Sassari e Catania.
Ultimo dei quattro fratelli Cimbali (Enrico, Giuseppe e Francesco,
secondo deputato brontese a Montecitorio) iniziò gli studi nel Real
Collegio Capizzi per completarli alla Regia Università di Catania.
Fu definito "fondatore del nuovo diritto internazionale"; in un'epoca
di colonialismo e di conquiste, fu infatti un instancabile
combattente per la libertà di tutti i popoli oppressi.
Sue le parole: "Ogni popolo che si conquista è una nuova fonte di
guerra che si apre"; "Lo stato naturale e legittimo dei popoli deve
essere la scambievole indipendenza di tutti fra essi, non mai la
padronanza di alcuni e la servitù degli altri".
Pubblicò importanti saggi e studi sul diritto internazionale.
Alcune sue affermazioni, quali il considerare il diritto internazionale
esistente come falso e non vero Diritto, gli valsero però ostracismi di ogni
genere. «Io, invero, sono colpevole - scriveva lo stesso Cimbali nel 1909 - di
avere inaugurato, e nelle opere e dalla Cattedra, un indirizzo di Diritto e di
Politica internazionale che è la più completa rivolta a quello che s'insegna da
tutte le Università italiane.
Mentre,
infatti, il mio indirizzo è "la guerra, dovunque e per sempre, alla conquista e
a tutte le guerre di conquista", l'indirizzo dominante, al contrario, è la
consacrazione della conquista e delle guerre di conquista.» "La più nera
intolleranza scientifica - scriveva il 28 Marzo 1916 il Corriere di Catania
- colpiva l'opera di redenzione internazionale, iniziata ufficialmente dal
Prof. Cimbali con l'insegnamento dalla cattedra di Macerata". Ma lui non
si piegò, non cambiò le sue idee e «tanta tenacia di buoni propositi e
d'indefessa attività doveva avere il suo trionfo; ...sempre combattendo la
violenza internazionale, l'ingiustizia, l'asservimento dei popoli, il
brigantaggio collettivo; e sostenendo, ad ogni costo, un ordinamento giuridico
esterno, a base di redenzione di tutti i popoli - civili o barbari - riuscì a
conquistare la cattedra di straordinario all'Università di Sassari; dove, a
detta del compianto sociologo russo Giacomo Novicow, gli studenti tedeschi di
Vienna e Berlino si sarebbero dovuti recare ad apprendere il vero diritto
internazionale.»
Lo stesso Novicow diceva di lui: "Egli marcia
alla testa di tutti i professori di diritto
internazionale. Ha formulato delle verità senza
le quali la civiltà umana resterà eternamente
una vana parola".
Fra i libri di Eduardo Cimbali si ricordano "La Bulgaria e il
diritto internazionale" (Roma, Fratelli Bocca Editori,
1887),
"Popoli barbari e popoli civili" (Roma, Strambi, 1887),
"Il non-intervento" (Roma-Torino, Fratelli Bocca Editori,
1889), Le guerre balcaniche? Eccole le preparatrici della
conflagrazione!, G. Carrabba Editore, Lanciano, "Lo
Stato secondo il Diritto internazionale universale" (Roma,
Forzano e C. Tipografia del Senato, 1891), "Di una nuova
denominazione del cosidetto Diritto internazionale privato"
(due ediz., Roma, F.lli Bocca editori, 1893), "La Sardegna è
in Italia?" (Editore Bernardo Lux di Roma, 1907), "Il
matrimonio dello straniero"
(Torino, Utet, 1898), "I miei quattordici anni di campagna
contro la Triplice alleanza" (Campobasso, G. Colitti, 1917).
Scrisse anche una commedia in quattro atti "Il Letterato di
Provincia"
(Roma, Fratelli Bocca, 1886). Molte sue opere sono state
tradotte e divulgate all’estero. Di seguito vi proponiamo alcuni giudizi su
Eduardo Cimbali riportati sulla stampa dell'epoca.

Per il nuovo diritto internazionale
(I giudizi lusinghieri espressi su Eduardo Cimbali dal sociologo russo
Giacomo Novicow in una lettera del 1907):
«Odessa, agosto 1907 Caro Signor Cimbali, Vi
ringrazio per «La Sardegna è in Italia?»
L'ho
letta col più grande interesse. Quanto sono stato felice di vedere affermare
ancora una volta con coraggio sì retto e sì ardito che la conquista è un delitto
(p. 46)!
Quello che voi dite della colonizzazione è inattaccabile:
quando è naturale, essa è legittima e benefica. Quando è
violenta, essa è infame, degradante e stupida.
Ah! se i vostri colleghi professori di Diritto Internazionale delle
Università tedesche avessero le vostre idee! La faccia del mondo sarebbe
cambiata! I Tedeschi, intanto, tengono nelle loro mani i destini dell’Europa e
con le loro idee medioevali ci conducono all’abisso.
Come mi adiro tutte le volte che veggo la scienza italiana
assumere delle arie modeste e servili dinanzi alla scienza tedesca!
Le vostre idee sul Diritto Internazionale Sono tanto superiori a
quelle di Hegel quanto le idee di Poggio Bracciolini erano superiori nel Secolo
XV a quelle degli oscuri umanisti della Germania barbara.
Io ignoro lo stato delle altre Scienze, ma dal punto di vista del
Diritto Internazionale trovo che voi altri italiani conservate il posto che
avevate nel XV secolo, cioè il primo. Sono gli studenti tedeschi di Berlino e di
Vienna che dovrebbero andare a Sassari ad ascoltare Eduardo Cimbali e non gli
studenti italiani andare a Vienna o a Berlino per ascoltare i professori che
basano il diritto sulla violenza (pura contraddizione di termini).
Ho anche applaudito con tutte le mie forze il
voto che voi esprimete a pag. 46: «Non saremmo degni del nome italiano che
portiamo se, delineando la nazione degna di proclamarsi civile e moderna, non
avessimo sempre e calorosamente espresso l'augurio, che questa prima e
benemerita nazione del mondo debba essere l'Italia».
Ah! possa la vostra nobile Patria realizzare questo magnifico progresso, che la
manterrebbe di nuovo alla testa delle Nazioni!
Rinunziare per sempre alla conquista è ciò che io considero come la salute
dell’umanità, come il cominciamento del periodo in cui l'uomo cesserà di essere
un animale, per diventare veramente una creatura incivilita!
Malgrado la vostra triste descrizione, io ho un gran desiderio di
vedere la Sardegna! Spero che ne avrò il tempo!
Cordialissimamente, vostro
Giacomo Novicow» (La lettera è stata citata da
molti giornali e pubblicata anche da “La vita internazionale”, anno X, n. 16,
Milano 20 Agosto 1907)
Fra l’antipatriottismo di Hervè e il patriottismo degli antihervéisti
Un altro libro di Eduardo Cimbali che per le opinioni espresse ha suscitato
critiche ma anche giudizi lusinghieri: «Un
libro onesto È intitolato: Fra l’antipatriottismo di Hervè e il patriottismo degli
antihervéisti (Edit. Bernardo Lux – Roma - L. 3). L'autore, il Prof, Eduardo Cimbali, docente di Diritto Internazionale
nell'Università di Cagliari, è uno scrittore fecondo e popolare, che ha
pubblicato pregevoli opere di scienza e di volgarizzazione, di alcuna delle
quali avemmo ad occuparci anche da queste colonne. Dal titolo stesso del libro,
che pare un bisticcio, si capisce subito che il fautore non è un hervéista nè un
patriottardo. Egli segue il dettato classico in medio virtus e critica con uguale
risentimento l'hervéismo assolutista, che nega sistematicamente la difesa dei
lavoratori alla patria borghese e quello ch'egli chiama assai bene
l’antipatriottismo dei patrioti ossia l'odio che i nazionalisti d'ogni
patria nutrono… contro la patria degli altri. Ogni popolo ha il diritto
d'esplicare le sue energie e di vivere la sua vita nazionale secondo la propria
volontà e colla costituzione politica ed economica, che più gli aggrada.
L'ideale di libertà è integrato dal principio del non intervento.
L'errore della Santa Alleanza e della Rivoluzione Francese fu di volere imporre
rispettivamente il regime repubblicano o monarchico a tutti gli Stati d'Europa.
La Rivoluzione Socialista compirà un attentato contro le libertà nazionali, se
dopo aver trionfato in un paese vorrà imporre il regime economico trionfatore ai
paesi, che non avranno raggiunto un uguale grado di sviluppo e persisteranno nel
ritenere consono ai propri interessi nazionali il regime capitalistico.
Intanto le patrie, come sono, hanno la loro ragion d'essere. Come compiono un
attentato contro le patrie altrui i nazionalisti fautori del brigantaggio
conquistatore così attentano all’integrità della loro patria Hervé e gli
hervéisti.
Il nazionalismo espansionista e militarista promuove l'omicidio delle patrie, ma
l'hervéismo antipatriota e antimilitarista predica e prepara il suicidio della
patria. Così Eduardo Cimbali. [...] Il Cimbali ha scritto un libro onesto,
dal quale si può in parte dissentire, ma che costringe ogni lettore in buona
fede ad esclamare contento:
- Ecco un uomo con cui si discute volentieri! Il suo libro è la voce serena
della scienza e del cuore; che fa piacere d'ascoltare in questo momento, in cui
in Italia gli asini del nazionalismo ragliano alla luna e i cani del militarismo
ringhiano alla frontiera. […]»
[La Pace, Anno VII, n. 6, Genova, Giugno 1909]
Un altro libro di Eduardo Cimbali
«Edoardo Cimbali, l'illustre professore di
Diritto internazionale presso l'Università di Sassari, continua nel nuovo libro,
di cui abbiamo dato sopra il titolo, la sua nobilissima campagna contro le
«spogliazioni territoriali» degli Stati pretesamente civili e contro quel genere
di scienza giuridica, che tenta legittimare e giustificare «l'imposizione di
dominazioni straniere» ai popoli inferiori a noi per coltura. Dopo aver
illustrato con altre profonde argomentazioni e con recenti esempi la sua vecchia
tesi della necessità della «assoluta indipendenza di tutti i popoli della terra»
e quindi del non intervento nelle faccende di alcuno Stato, popolo, tribù ecc.,
nega agli odierni
patriotti il diritto di scagliarsi contro l'antipatriottismo di Hervé, «che
null'altro rappresenta fuori che la naturale, inevitabile e giusta reazione alla
concezione e alla perpetrazione di delitti di Patrie contro Patrie». Il
Cimbali con un'espressione concisa e magnifica chiama l'antipatriottismo di
Hervé il suicidio della Patria, ed il patriottismo degli antiherveisti
l'omicidio della Patria e non esita a dire che se entrambi sono mali, il secondo
è peggiore del primo, come quello che rappresenta, in tutti gli Stati cosidetti
civili e moderni, la «persistente tendenza al barbaro delitto della conquista».
La quale si maschera con i falsi nomi di equilibrio politico, status quo,
confini nazionali, porta aperta, zona d'influenza, penetrazione pacifica,
protettorato, colonizzazione, libertà commerciale ed altri sostantivi più o meno
eufemistici, sotto i quali si nascondono l'invasione, la spogliazione,
l'oppressione e l'uccisione. [...] Fin che, per il moto ascensionale della
classe lavoratrice, alla borghesia di tutti i paesi non sarà tolta la
possibilità di arricchirsi ed irrobustirsi col lavoro altrui, la generosa ed
ammirabile battaglia del prof. Cimbali non registrerà alcun risultato pratico
rilevante nell'indirizzo politico degli Stati, necessariamente obbedienti ai
voleri ed agli interessi delle classi proprietarie; nè sarà evitato che di
quando in quando rampollino dalla mente umana disegni catastrofici, come quelli
di Hervé, contrastanti troppo con la realtà e perciò sterili, che si vorrebbero
sostituire alle leggi supreme della evoluzione sociale. L'ideale del Cimbali
è, per concludere, destinato a divenir una delle basi della vita degli Stati e
delle nazioni soltanto con il socialismo e nel socialismo.
[t.]»
[Il Lavoratore, giornale dei socialisti italiani in
Austria, Anno XIV, n. 1890, Trieste 9 Dicembre 1908]
Per il nuovo diritto internazionale
e per la missione d’Italia
Alla
vigilia della dichiarazione di guerra (1915-1918) il “Corriere di Catania”
di Martedì 4 Maggio 1915 (anno, XXXVII, n. 146) pubblica in prima pagina un
articolo di fondo dal titolo “Per il nuovo diritto internazionale”, nel quale
vengono esposte ed elogiate le teorie di Eduardo Cimbali definito “fondatore del
nuovo diritto internazionale”.
«(Ancora l’onore di una parola ai detrattori del Prof. Cimbali)
Non
era certo mia intenzione sollevare polemica intorno ad un argomento che ha avuto
il suo pieno svolgimento nel campo accademico, ove il prof. Cimbali, dopo lunga
ed accanita lotta è stato riconosciuto didatta di gran valore ed innovatore
scientifico di carattere e di fede. Ma poichè il Signor S. d'A. trova ancora a
ridire sulla solennità di una teoria d'innanzi alla quale non solo gli uomini,
ma anche i tempi, si sono religiosamente piegati, eccomi a spazzare con rapidi
cenni i punti interrogativi che si addensano sullo scritto pubblicato avanti
ieri dal «Giornale dell'Isola» E’ bene premettere, anzitutto, che il signor S.
d'A. (?) per ignoranza, confuta non quello che il Cimbali propugna, ma quello
che, comunemente, a proposito od a sproposito, si dice, in tema di pace
Universale. Ecco perchè io lamentavo, chiudendo il mio precedente articolo,
che delle teorie del Cimbali si discute spesso da coloro che sconoscono la ricca
produzione, scientifica del fondatore del nuovo diritto internazionale. Ed
entrando subito in argomento faccio rilevare che il Cimbali distingue fra guerre
giuste e guerre ingiuste. Guerre ingiuste chiama quelle che mirano a violare i
diritti di un qualsiasi popolo; guerre giuste quelle che si propongono la
rivendicazione o la difesa dei propri o degli altrui diritti. Quando l'Umanità
sarà giuridicamente organizzata, la rivendicazione e la tutela dei diritti dei
popoli sarà esercitata dagli alti poteri internazionali destinati a tale
ufficio. Fino a quando però i poteri tutori internazionali non saranno
costituiti, quell'ufficio sarà esercitato da tutte quelle Potenze, che unite o
separate, sentono il dovere di rispettare e di far rispettare il Diritto nei
rapporti della vita dei Popoli e degli Stati. Proprio quello che contro la
prepotenza germanica sta facendo la Triplice Intesa. Il Cimbali sostiene
inoltre che in Diritto internazionale non si deve parlare di Diritto di guerra,
ma di diritto contro la guerra, non escludendo, così, in forma assoluta,
la possibilità della guerra. Anzi riconosce che fino a quando l'Umanità non sarà
giuridicamente organizzata, la guerra deve limitare la propria attività coattiva
contro quei Popoli che ingiustamente usurpano il territorio altrui… Le Nazioni
che sognano e realizzano imprese guerresche a danno dei diritti di altre Nazioni
- sia pure per la loro prosperità, grandezza, onore e gloria - non fanno che
consumare dei delitti nefandi, come la Germania e l'Austria dei nostri giorni.
Contro delitti tanto nefandi è diretto il Diritto Penale Internazionale del
Cimbali: e le grandi potenze, veramente civili, hanno sempre l'eterno diritto di
combattere e di ridurre all'impotenza quegli Stati i che si macchiano dei
delitti sopra deplorati. (…) L'Italia nostra ha il dovere di partecipare alla
guerra contro la prepotenza Austro-Tedesca, non soltanto per la rivendicazione
delle terre italiane soggette alla più tirannica di tutte le dominazioni
straniere, ma per concorrere al sollievo nazionale ed Internazionale della pace
e del Disarmo così a lungo invocati. I Problemi
sociali - in Italia e fuori Italia ha sempre affermato e dimostrato il Cimbali -
si renderanno insolubili finchè l’Umanità sarà obbligata a sperperare in aumenti
di armamenti i miliardi indispensabili per la soluzione di quei problemi.
(…)
Cesare Vecchio» |