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Il Real Collegio Capizzi

Visitiamo, insieme, i monumenti di Bronte

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Real Collegio Capizzi

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Chiesa del Sacro Cuore

La chiesa del Sacro Cuore, è posta sul Corso Umberto al centro del prospetto del Collegio Capizzi fra l’ala antica settecentesca (progettata dal Marvuglia e realizzata del ven. Ignazio Capizzi) e quella neoclassica costruita nei primi anni del 1900.

Assume una funzione centrale rispetto alla composizione volumetrica delle due ali del collegio; sembra intermediare tra due momenti storici e tra due diversi stili architettonici ben definiti.

Fu voluta dal Rettore del Collegio Giuseppe Prestianni ed eretta in gran parte sul­l’area dell’antica Cappella di San Rocco, menzionata nel corso della visita pastorale a Bronte dell'arcivescovo di Monreale, Mons. Torres, del 1574 e della quale si hanno anche notizie dai riveli del 1580 e dai registri matrimoniali del 1589.

La costruzione del Sacro Cuore iniziò nel 1907 e la chiesa fu aperta solenne­mente al pubblico, il 15 Novembre 1914, con la benedizione dell’Arcivescovo Mons. Emilio Ferraris.

La  struttura e la composizione architettonica è opera dell’Arch. Leandro Caselli, lo stesso architetto che negli stessi anni progetto l'Ospedale Castiglione-Prestianni. Le decorazioni del prospetto e quelle interne, di stile barocco-rinascimentale, furono realizzate dal catanese Giuseppe D'Arrigo su disegno dell’ing. Sciuto Patti.

Le statue del Sacro Cuore, di Sant'Eligio e di San Rocco furono realizzate dalla romana Ditta Zanazio.

La stile compositivo e la maggiore altezza della Chiesa rispetto al Collegio, la rendono visivamente autonoma ed emergente rispetto alle volumetrie dell’isolato. Benedetto Radice ne "Le memorie storiche di Bronte" la descrive "come opera d’arte è una delle più belle non soltanto del paese, ma anche della Sicilia".

Nella facciata, alla scansione libera e moderna di superfici piane alternate a superfici a bugnato finto, si contrappongono elementi decorativi di chiaro gusto classico.
Due colonne in pietra lavica impostate su piedistalli prismatici, con capitello in pietra bianca, delimitano il portale d'ingresso nel cui centro su una lastra di marmo bianco è scolpita la frase "Ad mite cor accedite".

Bronte, chiesa del Sacro Cuore, il portaleLe due colonne, possenti e ben delineate, sono raccordate attraverso un fregio in pietra lavica deco­rato da putti in pietra bianca, ad un architrave triangolare dalle linee spezzate, che fa bella mostra, attraverso la tonalità scura della pietra, nella chiara tonalità del prospetto.

Una cornice modanata separa il primo ordine dal secondo, dove, nello spazio delimitato dalle due paraste, con massiccia base in pietra lavica che racchiudono il portale, trova posizione un rosone a ventaglio in ferro e vetro colorato, inquadrato da una fascia bom­bata, che filtra la luce all’interno della chiesa. Al di sopra del rosone il disegno dell’archi­trave è ripreso nel cornicione che chiude la elegante composizione architet­tonica.

Nell’interno, a forma rettangolare con aula absidale, la navata unica è segnata da due grosse lesene riprese da grandi fasce anche sulla volta. Risaltano le decorazioni per la ridondanza di stucchi dorati di ispirazione barocca con elementi rinascimentali e classici.

La chiesa ha cinque altari in marmi policromi, opera dell'artigiano marmista Domenico Spampinato.

Il primo altare, a destra entrando, è dedicato a S. Giu­seppe con un quadro sovrastante dipinto dall'adranita prof. La Naia.

Il secondo, quello più bello e caratteristico, è dedicato alla martire fan­ciul­la Santa Caritosa con un quadro dell'Assunzione della Santa che, genuflessa dinnanzi alla Madonna con Bambino, cir­con­dati da angeli, angioletti, cherubini, intercede per Bronte.

Il quadro, un olio su tela del 1919 che misura m. 2,86 per una larghezza di 1,72, è opera del famoso pittore catanese Alessandro Abate (1867-1953, un altro qua­dro di Abate è posto nel prospiciente altare di S. Antonio ed altre sue opere sono espo­ste anche nella vicina Pina­coteca N. Sciavarrello).

In un cartiglio del quadro di Santa Caritosa è riportata l'iscrizione Vivat in aevum Karito­sa martyr MDCCCCXIX mentre in basso a sinistra è ripor­tata la firma del pittore «Cav[alie]re Prof[esso]re Alessan­dro Abate / Catania 3 agosto 1919».

Il corpo della Santa, custodito sotto l’altare, fu donato a Bronte dal filosofo Nicola Spedalieri che nell'occa­sione così scriveva al fratello Erasmo il 23 Luglio 1793: «… Quando vi si darà occasione, scri­vete a Padron Caco­pardi, che venendo quà colla filuca, faccia capo da me, perchè gli darò due cassettine, l'una piena di reliquie di Martiri senza nome, in numero di più di 200 e l'altra con­tenente il corpo intiero di una Marti­re di età di 14. in 15. anni, per quel che apparisce dalla ossatura, che si è trovata negli ultimi scavi colla sua ampolla di sangue e col nome proprio di Caritosa inciso in lapida, che sarà, pure mandata colle due casset­tine. Penso di farne un regalo a cotesto Seminario; ed avrei voluto vestirla e farle la vetrina; ma avendo speso abbastanza per ottenere il corpo, che trovasi con nome proprio, per ciò diventa molto prezioso, non posso fare altra spesa …».

La statua che racchiude il corpo di Santa Caritosa è opera dello scultore e cartapestaio leccese Luigi Guacci (1871 –1934), uno dei più noti nella storia della cartapesta.

L'imponente altare maggiore, in marmo bianco, è sovra­stato dalla statua del Sacro Cuore di Cesù; spiccano le figure in bronzo lavorato a bassorilievo dei quattro evan­gelisti e in basso, nel paliotto, le due statuine di San Pietro e San Paolo.
In alto sotto il cornicione, sono rappresentate le teste dei dieci apostoli.

Una piccola curiosità: per raffigurare il volto del Padre Eter­no, sul bassorilievo posto sulla volta sopra l’altare maggiore, l'artista ha avuto come modello uno dei capostipite della famiglia Barbaria: Don Emanuele, nato nel 1833.

Sulla sinistra davanti all'altare con il quadro di Maria Ausi­lia­trice, opera di un pittore torinese, trovasi il monu­mento-sarcofago, realizzato da Ivo Celesti nel 1993, che contiene le spoglie del ven. Ignazio Capizzi  e di seguito l'altare di Sant'Antonio da Padova, con un dipinto di Alessandro Abate raffigu­rante l'appa­rizione di Gesù Bambino a Sant'An­tonio da Padova (olio su tela di cm 258.5x148.5, dei primi anni del 1900).

Anche questo quadro, un olio su tela di m. 2,60 per 1,50 di larghezza, è stato dipinto da Alessandro Abate nei primi anni del 1900.

A completamento dell'interno da vedere le vetrate istoriate e la cantoria sorretta da due colonnine sottili in ghisa.

 

 
Bronte, chiesa del Sacro Cuore
Bronte, (da un dipinto di Alessandro Abate)
Santa Caritosa, di L. Guacci (Bronte, Chiesa del Sacro Cuore)

La decorazione dell'interno della chiesa risalta per la ridondanza dei fregi e di stuc­chi agget­tanti di varia ispirazione (barocca con ele­menti rinascimentali e clas­sici). Sopra a destra, il quadro di Santa Caritosa di Ales­sandro Aba­te; in basso a de­stra del quadro, l'artista ha dipinto una sugge­stiva veduta di Bronte e del Collegio ai piedi dell'Etna.
Il corpo di Santa Caritosa, dona­to al Collegio Capizzi dal filoso­fo brontese N. Spedalieri nel 1793, è racchiuso in una statua dello scultore leccese Luigi Guacci.

SANTA CARITOSA

di Luigi Margaglio

L’Urbe di sangue e di lussuria piena,
t’arse il fiore del corpo alabastrino?
o ti confisse in croce Tigellino
- coronata di rose - ne l’arena?

 Certo, non mai, sorriso più divino
irraggiò la bellezza che si svena.
Il candore dell’anima serena
vinceva la purezza del mattino.

Su l’estuoso tumulto della folla,
grave e soave ne la tua agonia
saliva il carme: «Cristo vince e impera».

 Il Cristo vince! E tutto, o bimba, crolla.
Troni e delubri svelse la bufera.
Ma l’inno, eterno, echeggia tuttavia.

Bronte, 20 ottobre 1919

 

A destra, i quadri degli altari di Maria Ausiliatrice (olio su tela di m. 2,85 per 1,70 di larghezza, opera di un pittore torinese), di San Giuseppe e Gesù Bambino (olio su tela di m. 2,85 per 1,70 di larghez­za, dipinto nel 1915 da «A[ngelo] La Naia / Firenze 1915») e di Sant'Antonio da Padova, dipinto di Alessandro Abate.

Il monumento al Venerabile

Nella parte sinistra del­la navata della chie­sa, sono con­ser­vate le spoglie del fon­datore del Colle­gio, il Ven. Ignazio Capizzi, tra­slate da Palermo a Bronte nel­l’Aprile 1994.

Alla sua morte (27 Settembre 1783) era stato sepolto nel convento dell’Olivella a Palermo; successi­vamente, il 29 Luglio 1949, in considerazione delle condizioni pietose in cui era ridotti il convento per i bombardamenti aerei del 1943, il suo corpo era stato tumulato, sempre a Palermo, nella chiesa della Sapienza, annessa al collegio fondato dal Venerabile stesso.

Ven. Ignazio Capizzi (di Ivo Celeschi, Bronte, chiesa del Sacro Cuore)Il 27 Maggio 1858, Igna­zio Capizzi, per le sue virtù teologali e il fecon­do apo­stola­to svol­to in Sicilia, fu dichiarato Venerabile da Pio IX, che lo definì il San Filippo Neri della Sicilia.

Il monumento fune­bre, donato dalla Fininvest su iniziativa di un ex colle­giale, l'on. Marcello Dell'Utri (allora del Gruppo Finin­vest), è opera dello scultore Ivo Celeschi (1993).

Rappresenta il mondo, lacerato e sconvolto da emar­ginazioni, ingiustizie, violenze, sul quale, da un seme aperto, germoglia e s'innalza una alta croce, segno di speranza e di giustizia.
Porta la scritta "Bronte - al fondatore del Real Collegio che del suo nome si fregia - A.D. 1993".
In basso, quasi nascosta, un altra scritta recita «Dono del Gruppo Fininvest per il tramite dell'ex allievo M. Dell'Utri».


  

L'orologio del 1787

La parte alta della facciata della chiesa con il rosone a ventaglio ed il tetto; sul fondo si nota l'antico orologio mecca­ni­co (installato nel lon­tano 1787).


Fun­zio­na ancora e con il suo­no squillante delle sue campane per ol­tre un secolo ha scandito ogni quarto d'ora il tem­po di Bronte e dei contadini bron­tesi sparsi nelle vicine campagne.

Le vetrate colorate del rosone e delle fine­stre della chiesa sono un dono dell'ex sottose­gretario brontese on. Vito Bonsi­gnore.  Per non farcelo dimenticare lo ri­cor­da a tutti una frase riportata a carat­teri cubitali sulla parte destra del rosone: «Vito Bonsi­gnore mu­nifico donò nell'anno D. 1992».

San Rocco e Sant'Eligio

Sant'Eligio (Chiesa del Sacro Cuore, Bronte)Nelle due nicchie delle pareti laterali del­l'absi­de sono poste le sta­tue di S. Rocco nella sua tipica icono­grafia (a sinistra) e, sulla destra, di S. Eligio vescovo di Noyon (Francia), patro­no degli orafi, dei mani­scalchi e dei veterinari.

Le due statue, anche se ben fatte e gradevoli, non hanno niente di antico;  sono dell'epoca di co­stru­zione della chiesa (1904 - 1914) opera della Ditta Rosa Zanazio di Roma.San Rocco (Chiesa del Sacro Cuore, Bronte)

Da notare che mentre sembra strana la pre­senza nella devozione tradizionale brontese di un Sant'Eligio, quella verso San Rocco, invece, ha una spiegazione storica.

La Chiesa del Sacro Cuore fu eretta infatti in gran parte sull’area di una antica Cappella dedicata a S. Roc­co, che fin dal 1613 era stata la sede della Con­fra­ternita di Maria SS. della Misericordia.

La piccola chiesa sorgeva in una stradina laterale affiancata in angolo alla parte antica del Col­legio Capizzi. Fu abbattuta nel 1907 per fare posto alla costruenda chiesa del Sacro Cuore.


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