Casca anellu ma no ‘u jritèllu Il nobile perde i beni ma non il titolo (LC). La dignità (se uno ce l’ha) rimane sempre anche se cambia lo stato sociale. Cascari 'a facci 'n terra Vergognarsi di fronte agli altri, del sentire comune, di ciò che dice la gente. Cascari 'u poccu 'nda
sàia Una tragedia, una grande sventura per il povero contadino ed infatti dalla sua faccia si legge e si capisce tutto senza necessità di chiedergli: “Ma chi ccià? ti cascà ‘u poccu ‘nda saia? Ca scusa ra figghja 'a mamma si ripigghja E’ quasi il motto della brutta politica: fare qualcosa a proprio vantaggio facendo credere di voler favorire gli altri. Casza lodda genti aspetta Le cose a volte accadono quando meno te lo aspetti e nei momenti meno opportuni. Quando la casa è sporca arriva sempre qualche visita inaspettata. Ccatta quandu si pprittatu e vindi quandu si ciccatu Compra quando qualcosa ti viene insistentemente offerta e vendi quando ti viene richiesto. Approfitta insomma delle occasioni che la vita ti offre (LC) | E’ la solita legge economica della domanda e dell’offerta. Ccàtta un riàvuru cent'ùnzi e nnò un bàbbu trì tarì Serviti di lavoratori (ommi) svegli ed energici, anche se costano di più e non di buoni a nulla nonostante costino meno (M.G.P.). Cazzu rritatu non guadda parentatu (A. F.) La prepotenza della passione incontrollata. Cchiù scuru 'i menzanotti non ppò fari O, nella variante, sempri scuru non ppo fari! In qualche modo sono l'esaltazione della rassegnazione ed insieme dell'ottimismo. Cecca l'àgghiu ppi rutari Trovar in ogni modo la scusa per litigare. (A. M.) Celu picurino si non chiovi a sira chiov'o matinu Le previsioni del tempo dei contadini di una volta. E, forse, ci azzeccavano più del Col. Bernacca. Chiàmmara babba! Si dice di persona all'apparenza ingenua e bonacciona ma in realtà svelta e approfittatrice, la classica finta tonta. Cchianàri mura lisci Il dover affrontare difficoltà della vita (muri) senza appigli: “Ora sindi dduna, havi vogghja a cchianari mura lisci!”. Ed anche il classico arrampicarsi sugli specchi. Chianu chianu ‘u maratu potta ‘u sanu Un proverbio comune a tutt'Italia ma differente nel significato che se ne dà. Certo è vero che, messaggio di altruismo, a volte è il più debole che riesce ad aiutare il più forte ma l'altro aspetto è il simbolo dell'egoismo più assoluto, di chi approfitta del lavoro e della debolezza degli altri. Chilli sunu curu e cammìsa Indica amici intimi, ma perlopiù complici in affari poco puliti. Chillu chi fa pi me renti, non fa pi me parenti Sulla stessa falsariga di altri numerosi aforismi consiglia il più becero egoismo e non fa guardare al di là del proprio naso. Altri aforismi che denunciano e bollano questo diffuso individualismo sono quelli di «Mastru Peppi piricùllu…» o di colui che «Quandu llesti ri mangiàri...». Chi nnicchi e nnacchi! Ma che c’entra! Che ci azzecca? Per quale motivo?! | La frase deriva probabilmente dal latino “Quid nam ho est in hac re!” (F.C.), oppure “Quid in hic et in hac (re)?” (aL) Chjnu comm'un ovu Completamente pieno, stipato, occupato al massimo, "non ci traszi cchiù mancu na musca". Chi ritàgghj non si fanu vistiti Come a dire che dal poco, dalle cose inutili non si può ricavare granchè. Veru è! Però caccùnu a pensa i natra manera, picchì - rici - chi "ogni ficatell'i musca è sustanza". (aL) Chista è a zzita! Nessuna alternativa o possibilità di manovra, così è e non c'è nulla da fare, prendere o lasciare. Chistu è picca ma sicuru Questo è poco ma almeno è certo. Accontentiamoci altrimenti si rischia di perdere qualcosa di sicuro per inseguire ciò che non lo è. Chistu passa ‘u cunventu! Oggi bisogna accontentarsi e, d'altra parte, non sono ammesse ne repliche ne lamentele. Ccià livanu a cciappa o funnu Hanno tolto il coperchio di chiusura del forno, come a dire che il sole picchia forte e fa un caldo atroce oppure che, ormai, è tutto finito, non si può più intervenire per modificare qualcosa. Ciàngiri c'un òcchiu Limitare in qualche modo le perdite o il danno. Ciangi e riri commu a gatta ‘i San Basìri Prende in giro lo sciocco che cambia umore come un animale. Di questa “gatta di S. Basilio” nessuno però ha saputo dirci qualcosa, ne ci ha fornito la benchè minima informazione. Chi sa parli! Ciàngiri ‘u mottu su làcrimi persi E’ inutile disperarsi per gli eventi definitivi (anche se qualcun altro dice che “’u mottu insìgna a ciàngiri”). Ciccàri commu 'na gùgghja persa Quando una cosa o persona non si trova in nessun modo. Ciccu, populu e Sicilia Non ci cuntati nenti a chillu, picchi orrora u veni e sapi Ciccu, populu e Sicilia! Se raccontiamo un segreto a qualcuno poco riservato, in breve tempo lo scopriranno una moltitudine di persone (M.G.P.). Cìciri chi non si còciunu (da A. F.) Questo modo di dire indica la difficoltà nel trovare soluzioni possibili a noiosi problemi di vita difficili da superare, guai seri insomma. (V. anche Peculiarità del dialetto brontese) Cci finì commu a zzita ‘i Troina "Puvirellu, mischinu!, gli è finita come la fidanzata di Troina". Questa povera zzita è ricordata e portata come esempio di affari andati a male o di rovinosi incolpevoli disastri. Sappiamo solo che questa fidanzatina era di Troina ma non deve essere stato un fatto molto piacevole ciò che le è successo, lasciata in asso dal fidanzato sul più bello, davanti all'altare. Ci lassu u furrìzzu a ccu mi viu o capìzzu E’ l’eterno (quanto l’uomo) tema dell’eredità e dei soldi, della roba. Così gli anziani avvertono gli eredi che coloro che avranno cura di loro saranno i prediletti: "Lascio le mie cose ('u furrìzzu è la sedia contadina) a chi mi assiste (a chi vedo al mio capezzale)". E gli eredi facciano anche attenzione al fatto che ’a gallina si pinna motta. Cci po scrìviri canni i poccu! Una cosa prestata, si sa!, "si chiamma tonna" e qualche volta viene anche restituita ma quando si tratta di soddi o di rrobba "cci pò scrìviri canni i poccu! (non riavrai più nulla); l'affermazione è categorica e non lascia alcuna speranza | Nel caso di prestito di soldi si dice (ridendo sotto i baffi) anche una frase consimile: "scrìviri ndò muru e cancèllari cu curu!", insomma dimentica, non ti verrà mai restituito, i soddi puoi scordarteli definitivamente. Ci vori futtuna a frìiri l'ova Nella vita un pizzico di fortuna non guasta mai, ci vuole sempre anche nelle piccole cose. Di questo detto esiste anche una variante: "Ci vori sorti macari pi frijri l’ovu (ci vuol fortuna persino a friggere le uova). Commu fìciru l'antichi E' la risposta scherzosa ma saggia alla domanda "Ma commu si fa?", quando la vera risposta non si sa o, per sdegno o tedio, non si vuole dire. Commu finisci si cunta (o commu finisci finisci) O la va o la spacca. Commu mi viri mi scrivi Posseggo solo quello che vedi, quello che ho addosso, non ho altro. Commu veni 'ndà pigghjammu Espressione di malcelata rassegnazione. Cosza fatta cu 'i peri Cosa o modo di agire mal fatti. Coszi ccu mìcciu Avvenimenti eccezionali, unici o cose fatte veramente bene, che luccicano e si fanno ammirare. Coszi nìvuri Cose nere. Come a dire mari frìscuri, c'è aria di tempesta, cattivi presagi, si prevedono guai e tacchi r'ògghju all'orizzonte! Crapi e lapi, lassa fari a ccu ‘ndi sapi Per avere ottimi risultati ognuno faccia quel che sa fare, il proprio mestiere e, come si dice, e villani 'a zzappa ndè mani. Criccu e croccu e mànicu ‘i fhiascu i due compari (accompagnati dall’amico comune) inseparabili nelle sregolatezze e nei bagordi, sempre assieme per vicissitudini e avventure folli e stravaganti. Le persone con gli stessi difetti sembrano cercarsi e attrarsi a vicenda, come si dice sempre Dio li fa e poi l'accoppia. Crisci e nnobirìsci Cresci e nobìlitati! Due parole di augurio dette dai genitori ai figli prendendoli per le orecchie e sollevandoli leggermente da terra nel momento in cui suona il Gloria, nella domenica di Pasqua (aL). | «Quando suonavano le campane di tutte le chiese di Bronte per annunziare la Resurrezione, tutte le mamme di qualunque ceto sociale, sospendevano quello che stavano facendo in quel momento (e c’era tanto da fare in quei giorni di festa) e, presi uno alla volta i propri figli, a cominciare dal più grande, e sollevandolo verso il cielo, gridavano, ripetutamente, di gioia: “Crisci e nubbirisci!” e li baciavano sulla bocca, ed era una commozione ed un augurio generale.» (N. Lupo, La Pasqua) Crìsciunu l’anni e crìsciunu i malanni Aumentano gli anni e con essi anche i malanni. Bella prospettiva! Qualcuno altro anzi afferma che si raggiunge il limite dopo i 50: Ddoppu 'a cinquantina, un malannu ogni matina. Cu ama a Ddiu campa felici (V. S.) Si può considerare un aforisma morale, con il quale, però, si cerca di mettersi al riparo da ogni responsabilità. In genere è la risposta che si da alla domanda "Chi ddici?" o "Chi si rici?". Ccu amici e ccu parenti no ccattari e non vìndiri nenti La più completa sfiducia. Con amici e con parenti meglio non fare affari, non comprare e non vendere niente. Parenti serpenti si dice in Italia ma in quel di Bronte in questo caso anche gli amici non sfigurano. Anche se qualcuno si salva. Infatti è mègghju n’amicu chi un tintu parenti, e poi non ce n’è per nessuno: chillu chi fa pi me renti, non fa pi me parenti. Cu'avi 'a rrugna s'a gratta Solidarietà no!? Vero? Un altro motto egoistico che contrasta con la “carità cristiana” o la solidarietà e consiglia il più becero egoismo. Chi è nei guai non si guardi intorno ma cerchi di cavarsela da solo. Fa rima con l'altro detto Arangi, arangi, cu avi guai si ciangi o, per meglio dire, Cu havi figghj mi si nnaca. Cu'avi cchiù sari consa ‘a minestra Il più intelligente deve trovare la soluzione del problema in discussione (nl). Chi è prudente e ha cervello aggiusta situazioni difficili (LC). Cu'avi figghj mi si nnaca Prenditi le tue responsabilità, muoviti e non cercare aiuto negli altri. Se hai voluto o fatto qualcosa devi pagarne le conseguenze. Un motto egoistico che richiama e ricalca altri due modi di dire: Arangi, arangi, cu avi guai si ciangi o, per spiegarsi meglio, Cu havi 'a rrugna s'a gratta perché, spesse volte, capita di N’aviri figghj e ciàngiri niputi. Cu’avi mani friddi è ‘nnamuratu, cu’avi mani cavuri è maratu Un assioma che è difficile contestare, O no!? Il raffreddato o 'u fridduruszu sarà allora perennemente innamorato? E 'u cavurizzanu è sempri maratu? Cu'avi picca soddi sempri cunta Chi ha poco lo tiene caro e lo rispetta. Esortazione alla prudenza a saper conservare quel poco che si ha, infatti cu picca havi caru teni. Il modo di dire non è completo. C’è, infatti, una premessa: cu avi ‘a mugghjieri bella sempri canta. Cu’avi sonnu non cecca capizzu Chi ha sonno non cerca cuscini. Ci si adatta e si dorme ugualmente. Quando c’è un’urgenza o un’impellente bisogno è meglio improvvisare e andare al sodo per risolvere il problema. Fa rima con un altro aforisma che recita: cu’avi fammi non cecca cumpanaggiu. Cu'avi u maru vicinu avi u maru matinu Ogni giornata comincia sempre male se non hai un buon vicinato. Cu’ bella vori pariri peni e guai havi a patiri Chi vuole sembrare bella (e non lo è!) per diventarlo deve patire pene e guai. Lo dicevano gli antichi ed, oggi, anche quelle della odierna chirurgia plastica. Ma non è detto! Basta restare come si è! A volte acqua e sapone è meglio. Cu campa vècchiu si fa! Bello, pertinente e consolatorio specie per chi ha una certa età, come dire "se vivrai diventerai vecchio anche tu come me". (aL) Cu cangia 'a vècchia quà nova trìvuri trova (LC) Non sempre modificare le vecchie abitudini od uscire dal solito tran-tran porta benefici, anzi può invece causare tormento ed angustie (trìvuri). Cuccàrisi commu 'i gallini Andare a letto presto. Cu ccià ttacca a ciancianella o gattu? (lett. Chi lo lega il campanellino al collo del gatto?). Modo di dire in caso di dubbi o eventuali rischi e pericoli nell’intraprendere un’azione. E se poi le cose vanno male? Troppo pericoloso, non mi assumo il rischio e la responsabilità di fare questa cosa. Cu cci-avi cummirità e non sinni servi mancu 'u cunfissuri 'u pò assòlviri Chi ha tutte le opportunità e le possibilità per vivere bene e non le sfrutta non può essere perdonato neanche dal confessore. Insomma l'aforisma è un misto di rabbia, gelosia, desiderio di vivere meglio ed invidia per chi ha tutto e nemmeno se ne accorge. Insomma il solito rimpianto che a volte 'u Signuri runa i biscotti a ccu n’avi ganghi. Cu cci-àvi ‘u maru vicinu ccià-vi ‘u maru matinu Un buon vicino rende sempre più tranquilla la sveglia ed anche... la giornata. (aL) |