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VOCABOLARIO POPOLARE BRONTESE

Parliamo brontese, archeologia lessicale

a cura di Nino Liuzzo
 

AFORISMI, PROVERBI, MASSIME, MODI DI DIRE

 

D

Da (o Ri) cchi mundu è mundu
Praticamente da sempre.

Di bben ‘e mmègghju!
Di bene in meglio! Frase di augurio equivalente al classico "ad maiora!".

Dio affriggi ma non bbanduna
Dio affligge ma non abbandona.

Ddoppu 'a cinquantina, un malannu ogni matina
Dopo la cinquantina un malanno ogni mattina. Non è per niente bello crescere con questa prospettiva poco felice ma così dice qualcuno che ha raggiunto i 50. Crìsciunu l’anni e crìsciunu i malanni afferma invece qualche altro in modo meno categorico.

Ddoppu i cunfetti nèscinu i difetti
Le delusioni della vita.

Ddu’ sunu i putenti: cu havi assa’ e cu non havi nenti
Gli estremi si toccano.


E

E chistu è u ringraziu
Il modo sarcastico di far notare la non riconoscenza.

E cu ccu parru, cu muru?!
Si dice quando l'altro fa finta di non capire o di non sentire. Come dire i' parru e iu mi sentu!

E lupi e mari cristiani scupetta e cani
Contro i lupi e i malvagi bisogna usare fucili e cani. Frase usata scherzosamente, ma non troppo, nei riguardi dei molti componenti delle numerose famiglie Lupo di Bronte.

E novi miszi 'ndi virimmu
Ci vediamo fra nove mesi. L'augurio, una vera formula di rito, che gli invitati al matrimonio facevano agli sposi nel salutarli al termine del ricevimento mentre si prendevano 'u nèscitu (un tabbarè cu ì coszaruci, 'a filletta, pastisecchi e past'i mèndura). E, un tempo, trascorsi i canonici 9 mesi, i figli arrivavano puntuali.

E' pigghiatu ra bbrutta bbèstia (N. Sc.)
Più che indiavolato, insano o violento.

E’ ricchi ricchizzi, e scassi scassizzi
La ricchezza va (quasi) sempre a chi è già ricco come recita anche un altro detto: “O riccu ricchizzi o pòviru povertà”. E poi si sa che ‘u cani mùzzica sempri ‘u spaddatu.

Èssiri cchiù bèstia ra canni nfunnata
Proprio il non plus ultra della stupidità e dell'ignoranza. Ma perchè a paragone con la carne al forno? Forse perche qualche volta della carne restano solo le ossa e poca polpa, come per la carne di castrato o capretto (svrigogna famìgghja).

Éssiri cucchiara ri tutt’i pignati
Si dice di chi mostra conoscenza di tutto, più presunta che reale ed anche di chi chiacchiera a sproposito, saltando di palo in frasca, senza combinare nulla.

Èssiri cu mussu 'n terra
Essere ridotto al lastrico, nella più nera miseria (con lo stesso significato si dice anche èssiri cu mussu 'npintu 'nda muràmmi.

Èssiri fìgghju ra gallina janca
Chi riceve od esige trattamenti di favore del tutto ingiustificati, insomma un raccomandato o un privilegiato senza mèriti.

Èssiri l’ùttimu chiovu ra naca
Lett.: essere l'ultimo chiodo della culla; in italiano, l'ultima ruota del carro. Cioè non contare un bel nulla, assolutamente niente.

Éssiri 'na musca ndo`n boscu
Lett. essere come una mosca in un bosco, proprio insignificante, una nullità, completamente solo in un ambiente vasto e sconosciuto. Essere nullu ‘mbiscatu cu nnenti o, se ne volete ancora altri, commu ‘u grillu supra a timogna o commu ‘a pruci c'hav‘a tussi.

Éssiri un pezzu 'i pani
Cordiale, disponibile, altruista, ben disposto con tutti. Un buon uomo, insomma!

E tti sarutu peri 'i fica
Come a dire che non c'è più niente da fare, quel che non doveva succedere è successo e "'a ficara" (l'albero di fichi) è ormai andata, definiti­vamente persa.

E villani 'a zzappa ndè mani
Ad ognuno il suo mestiere ed ognuno resti nella propria classe sociale. Per avere ottimi risultati ognuno faccia quel che sa fare, il proprio mestiere e crapi e lapi lassa fari a ccu ‘ndi sapi.


F

Fa’ beni e scòddati, fa’ mali e pènsaci
Monito ad agire sempre correttamente per essere in pace con la propria coscienza (n.l.).

Facci chi non è vista è disiata
Faccia che non è vista si fa desiderare | Ma non si era detto luntanu ri l’occhi, luntanu ru cori?

Facci 'i fròspuru
Impenetrabile, imperturbabile ed indifferente, come chi fa buon viso a cattivo gioco. "Ci ponu sparari i fròspiri 'nda faccia", si accendono ma lui non fa una grinza.

Facci ‘i ntàgghiu
Faccia di bronzo, faccia tosta. Chi ce l'ha è sicuramente parente ra facci 'i fròspuru.

Facci stotta vintura dritta
Detto di donne brutte ma fortunate in amore.

Faciti ben'e pocci
Un modo di dire per stigmatizzare che a volte si fa bene a chi non lo merita affatto.

Fa passari u Signuri ravanti
Detto di chi ha tanta eloquenza e capacità di convincimento da far credere ai miracoli (LC).

Fari a fin'i Pacchiotta
Un completo fallimento su tutto. Chi sia poi questo Pacchiotta lo abbiamo chiesto a tanti ma nessuno ne sa niente.

Fari 'a motti ru suggi
Una morte misera a causa di qualcosa che si sarebbe dovuto e potuto evitare.

Fàricci nèsciri i peri ‘i fora
Il modo di dire si riferisce a coloro che enfatizzano le cose ed esagerano smodatamente nel raccontarle.

Fàricci 'u mazzettu
Barare, ingannare, imbrogliare come fa qualcuno mischiando le carte da gioco.

Briciole di saggezza popolare

«Il parlare dei nostri nonni era pieno di pro­ver­bi e mo­di di dire.
Oggi queste briciole di saggezza po­po­lare so­no sem­pre meno ricordate ed usate an­che perché corri­spon­dono poco alle nuove con­di­zioni eco­no­miche e sociali.
Eppure malgrado il declinare della civiltà con­ta­di­na e con essa di certi pregiudizi, gli afo­ri­smi ed i modi di dire mantengono an­co­ra una loro effi­ca­cia, espri­mo­no an­co­ra oggi il buon senso, la sag­gez­za e l’espe­rien­za di tante genera­zio­ni.
Valori quali la fede, la giustizia, la bellezza, la fami­glia ed il lavoro nei campi trovano espres­sio­ne con­cisa ed efficace in questi “motti”, che non sono altro che ester­nazioni di sag­gezza popo­lare.»
(Èlia Longhitano)

Il dialetto di Bronte nella cultura dell'Isola di ieri e oggi, di È. Longhitano (Leggi il libro in formato PDF)

Fari felli grassi
Lett. significa far fette grosse con il significato di spendere e spandere, sperperare, fare le cose in grande senza averne la minima possibilità economica

Fari fossa chi peri
A volte è necessario tentare anche l'impossibile ed impegnarsi oltre ogni limite.

Fari maru sangu
Destare antipatia e repulsione senza motivi apparenti, d’istinto, riuscire antipatico o essere incompatibile.

Fàrindi cann'i poccu
Trattare qualcuno come carne di maiale, quindi sminuzzarlo, annientarlo, distruggerlo.

Fàrisi a cruci cca manu manca
Farsi il segno di croce con la mano sinistra (in segno di scongiuro o di meraviglia).

Fàrisi ‘u so firagnu
Era la regola aurea dei mietitori (ognunu si tira ‘u sò firagnu, ognuno miete nella fila assegnatagli) per andare di pari passo ma nel sentire comune è diventata l’apoteosi dell’egoismo e del pensare solo ai propri interessi.

Fari 'u fissa pi nnò pagari 'u dàziu
Spesso facciamo lo gnorri per evitare una discussione che non ci convince o sottrarci ad un obbligo.

Fari un viàggiu e ddu suvvizzi
Fare un viaggio e due servizi, con una sola azione ottenere due differenti risultati.

Fatti u nnommu (o famma) e va cùccati
Sarà anche un'illusione ma la saggezza degli anziani così diceva: diventa famoso per qualcosa e dopo potrai tranquillamente dormire,  vivrai sugli allori (F.C.).

Fìgghja ri gatta i suggi pìgghia
L'ereditarietà: i figli risentono dell'indole e del carattere dei loro genitori, è nel loro Dna. Altri modi di dire con significato uguale o somigliante recitano che figghj ru lupu nàsciunu cu-ì renti oppure cu pràtica cu zzoppu all'annu tira 'a còscia.

Figghj nichi peni nichi, figghj randi peni randi, figghj maritati peni raddoppiati (LC)
Quanto impegno e quante angosce per crescere figli e condurli all'altare. Ma dopo non è che la fatica e le pene finiscono, raddop­piano.

Èssiri fìgghju ra gallina janca
Chi riceve od esige trattamenti di favore del tutto ingiustificati, insomma un raccomandato o un privilegiato senza mèriti.

Fìmmina chi ‘u curu cci bballa, si non è buttana è tintata ri falla
Le donne con atteggiamento troppo provocante sono tutte poco raccomandabili (M.G.P.).

Finìri a ttri tubbi
(lett. finire a tre tubi) Concludere un'azione in malo modo, con un completo insuccesso. Perchè poi sia così non sappiamo spiegarcelo.

Finu all'undia ri peri
(lett. fino alle unghie dei piedi). Espressione che si usa per dire “molto”, in modo soddisfacente, completo (Mi rrichiavu fin’all’ùndia ri peri).

Frìiri ‘ndò so ògghiu
Lett. friggere nel proprio olio. Fare da sé, in modo autonomo, senza ricevere alcun aiuto o suggerimento. Come dire anche còciri ‘ndò so broru.

Friscu commu 'na rosa
Una persona ideale: tranquilla, pacifica, senza alcuna preoccupazione.

Friscu e còmmuru
Un'altra persona ideale: tranquilla e comoda, che vive alla giornata senza affanno e con la massima calma e che undi ci chiòvi cci scìllica.

Fulla e mara vìndita
Tanti clienti e nessuno compra, tutto apparenza e niente sostanza. Insomma tanto fumo ma niente arrosto.

Fungi e niri undi 'i ttrovi pigghitìri
Un consiglio prezioso che invita a sfruttare subito l'occasione che si presenta. Cogli l'attimo, insomma (F.C.).

Futti e cciangi
Similmente all'altro "llatta e ciangi" indica chi se la gode e si lamenta, forse per non farsi invidiare.

Futtitìnni!
Non te la prendere troppo, non ci badare, frègatene!


G

Gallina c'a fattu l'ova non si chiamma pullastra
Ognuno si identifica per quello che fa, non per quello che sembra e... tanti saluti alla gioventù.

Gallini e caruszi càcanu i caszi
Il rapporto di causa ed effetto. E' inutile meravigliarti, molte cose sono la conseguenza naturale di una causa già nota.

Gallu o non gallu Ddiu fa jonnu
L'aforisma, che un vecchietto ha voluto consegnarci, rivela l'incedere inesorabile del tempo e la grande e genuina religiosità della gente umile che crede semplicemente. Afferma anche che la natura non fa privilegi, i suoi benefici sono a disposizione di tutti (si possegga o meno un gallo o si sia più o meno ricchi) | L'aforisma, a volte, ha anche un'appendice, un seguito: Gallu o non gallu Diu fa jonnu e senza 'u to crivu spàgghiu e cennu. Con il gallo o senza il gallo Dio ugualmente fa sorgere il sole ed io anche senza il tuo crivello (senza il tuo aiuto, da solo) ugualmente completo la trebbiatura del grano, pulendolo e selezionandolo.

Genti ri maru culuri o birbanti o tradituri (NL)
Persone dal brutto aspetto o sono farabutti o traditori. Insomma questa volta l’abito fa il monaco. Un viso radioso ispira sempre fiducia. Ma bisogna tenere anche presente che a volte l’apparenza inganna e Cu s’innammura ri capilli e denti s’innammura ri nenti.

Gira, vota e furrìa 'ntuppa sempri 'ndi mia
Appiccicoso come una mosca che pur cacciata ritorna sempre.

Giriàrisi i cunnicelli
Andare in giro a vedere in tutti i posti possibili ed immaginabili.

Giugnettu 'a faci o pettu
(V. mesi dell'anno)

Giugnu ‘a faci ‘n pugnu
(V. mesi dell'anno)

Guai e maccarruni si màngianu càvuri
Un consiglio, o forse un augurio, di liberarsi subito delle cose pericolose o fastidiose (se ci si riesce! naturalmente) e di approfittare subito delle cose buone come i maccheroni che, a ragione, si mangiano caldi e fumanti e con una grattatina ri tumazzu.

Guai e tacchi r'ògghju
Il non plus ultra delle sventure o della scalogna. La frase in genere si utilizza per suscitare un briciolo di compassione. Come a dire "non parlate a me di sventure o di difficoltà" perche io mi trovo già nella peggiore delle situazioni ed in mezzo a mille problemi: «'ndaiu, pi ccuntu mè, guai e tacchi r'ògghju...!» (aL)


I / J

Janca ’a muntagna, nìvura a simenza, l’ommu chi la fa sempri ci pensa
Più che un aforismo è una metafora (o meglio ‘na ‘ndiminàgghja): la montagna è un foglio bianco su cui (il seme) il pensiero dell’uomo viene scritto e solo lui non lo dimentica. Si usa anche al posto di: fa beni e scòddaru fa mali e pensaci (LC).

Jetta 'a simenza chi Ddiu cci penza
Fai quel che ti tocca fare che del resto ci pensa la natura.

I gastìmmi su’ commu 'i fogghj, cu ‘i manda s’i ricogghj
I mali augurati agli altri ricadono su chi li pensa (n.l.) | Lo stesso aforisma, in un'altra versione, afferma, invece che 'i gastimmi su commu a canìgghia, e cu i jetta si pìgghia (le maledizioni sono come la crusca, ricadono sul capo di chi le lancia) | Il destinatario della maledizione si consola, comunque, pensando che o cavallu gastimatu ci lluci ’u piru.

I guai ra pignata ‘i sapi ‘a cucchiara c’a rimina
Le disavventure le conosce solamente chi le ha subite (n.l.) | Vedi anche l'altra versione dal consimile significato "Nullu sapi i guai ra quarara si nò ‘a cucchiara chi rimina” . Insomma la vita, nostra e degli altri, non è sempre bella come appare.

I guai rì Peppi e Ninu si ciangi ù pòviru Tànu
Paga sempre il più debole (M.G.P.). “O cu non ccì cuppa!”

I mi màngiu ‘a cipulla e a ttia ti àddunu l'occhi
Uno lavora e l’altro si stanca. (A. C.)

I murammi non hannu oricchi e sèntunu, non hannu bucca e pàrranu
Le pareti non hanno orecchie e sentono, non hanno bocca ma parlano. Neanche in casa propria si è più sicuri. Sembra di risentire lo slogan del Ventennio: «Taci! Il nemico ti ascolta».

Jnnaru puta paru
La Natura dorme, taglia tutto. (V. mesi dell'anno)

I parenti ra mugghièri su ruci commu 'u meri, i parenti ru maritu su agri comm'acitu
Si credeva (o si crede ancora?) che i parenti della moglie siano dolci e buoni come il miele, invece quelli del marito siano aspri come l’aceto. Ma forse c'entrano i rapporti non sempre idilliaci tra sòggira e nora (gatta e cagnòra)?

I' parru e iu mi sentu
Lett.: io parlo e io mi sento. Parlare da solo, tra sè e sè o, meglio, parlare agli altri quando tutti fanno finta di non sentire e allora torna spontaneo l'altro modo di dire: E cu ccu parru, cu muru?!

Jri all'ùnghia ri peri
Arrivare fino alle unghie dei piedi. Gustare e godersi compiutamente un cibo od una bevanda. "Mi biviu un biccheri 'i vinu che mi rivà fin'all'ùnghia ri peri".

Jri peri peri
Andare a zonzo, girovagare chugghjiunandu 'nda chiazza.

Jrisìndi a ligna senza codda
(lett. andarsene a fare legna senza portare una corda per legarla). Andare per fare qualcosa scordandosi l’attrezzatura (V. S.).

Jrisìndi suppiri suppiri
Andarsene all’altro mondo piano, piano. Spegnersi lentamente, giorno dopo giorno, quasi senza accorgersene, in deliquio. Come vanno a finire i soldi della pensione dopo i canonici 30 giorni.

Jttàrisi 'i chiattu
Chi non lavora più con lo stesso ritmo di prima.

Jucari ccu-ttanti par-e catti
Giocare con tante paia di carte, fare il doppio gioco o, meglio, come si fa in alto loco fare, ad esempio, la politica dei due forni.

Jùngiti cu i mègghju e pèddici i spiszi
Unisciti con i migliori di te e non badarci se ti costa qualcosa. Un saggio consiglio pratico (n.l.) | Anche nella versione "Mèntiti cu chilli mègghju i tija e ppìzzicci i spiszi".

Iu votu l’occhi e illu llonga i mani
Io giro gli occhi, guardo altrove, e lui subito allunga le mani. Un consiglio prezioso nell’eterna lotta per la “robba”. Mai distrarsi, mai fidarsi ciecamente dell’altro e, come recita un altro aforisma, se anche lo fai stai attento: l’occhi a na via e i mani e bètturi, distraiti pure ma tieni la mano sempre vicina al portafoglio.


L

L’àbburu pecca e 'u rammu ricivi
Gli errori dei padri ricadono sui figli (LC).

Llà ccu llà
Identici, siamo pari.

L'amma a Diu e a robba a ccu veni
L'anima a Dio e i beni (l’eredità) a chi spettano.  E’ stato e sarà sempre così: ‘a robba , per quanta uno ne possa avere fatta, non può portarsela nell’al di là. Però è anche bene sempre ricordare “a ccu veni” che... «'a gallina si pinna motta» e che qualcuno afferma catego­ricamente che «ci lassa 'u furrìzzu a ccu si viri o capìzzu!».

Llampa e stampa
In un baleno, immediatamente.

Llà pi llà
Uguale la stessa cosa, come dire "Diciannovi soddi cu 'na lira".

Lassa ‘u focu ardenti e succurri ‘a partorienti
Nei casi di urgente bisogno tralascia qualsiasi cosa e corri in soccorso degli altri (della partoriente). Consiglio ad essere solidali con chi è in difficoltà e dare aiuto (n.l.).

Lassari in trìrici
Squagliarsela dal lavoro comune senza farsi notare o scomparire mentre si fa qualcosa con altri. "Oggi ta squagghiasti e mi lassasti in trìrici" | Lasciare in asso, abbandonare (come il Signore che lasciò i tredici apostoli e se ne salì in cielo).

Llatta e ciangi
Similmente all'altro detto "futti e ciangi" indica chi se la gode e si lamenta, forse per non farsi invidiare.

Lavari 'a testa o tignuszu
Perdere tempo inutilmente, beneficare un ingrato.

Lèvacci a sassa!
Sii serio, non scherzare, finiscila di prendermi più in giro.

Lliccàrisi 'a sadda
Vivere in povertà, di stenti ma in modo dignitoso.

Lligari 'ì mani
Salutare, ossequiare i propri genitori, i nonni o anche amici anziani e di rispetto ed anche i preti (i parrini), con la parola "sebbenerica" (mi benedica). La risposta poi era un buon augurio: “santu e riccu, nobbili e cuntenti”.

Livàndici 'u battesimu
Frase che intende limitare una invettiva o ingiuria alla natura animale dell'uomo: E' un poccu, livàndici u battesimu!

L’occhi a na via e i mani e bètturi
Un utile consiglio in tempi di scippi e furti con destrezza: distraiti pure ma tieni la mano sempre vicina al portafoglio. Stai sempre sul chi vive ed attento alle cose care perché, come dice un altro aforisma, si ttu voti l’occhi, illu llonga i mani.

L’òcchiu ru patruni ‘ngrassa u cavallu (LC)
Quando non c’è sorveglianza ognuno fa ciò che vuole. Sii attento e vigile quindi negli affari tuoi, picchì quandu ‘a gatta non c’è i suggi trìppanu oppure, per dirtelo con un aforisma originario brontese, ed in modo più chiaro: si vvo' mpuvvirìri manda l'ommu e non ci jri!

L'ògghju va 'ndo stissu cafiszu
Lo si afferma parlando di persone fra le quali non c'è alcuna divisione di beni, che sono un tutt'uno o il migliore esempio di comunione dei beni.

L'òmmu chi sì marìta nasci o mori
È sicuramente uno degli aforismi più belli che abbia sentito. Un uomo quando si sposa se trova una brava moglie rinasce, se trova invece una cattiva moglie muore (M.G.P.).

L’ommu p’a paròra e u bbo’ p’i conna
L’uomo (si distingue) per la parola e il bue per le corna. E in Sicilia questo senso della “parola” è stato esasperato tanto che essa è diventata l’emblema dei mafiosi, che si definiscono uomini d’onore. Altra frase: “Ommu ’i panza” e il suo contrario “ommu viri!”.

L’ommu proponi e Ddiu disponi
Ognuno di noi fa progetti per il futuro ma è Dio che ci permette di portarli a termine.

Longu e babbu (o longu e fissa)
Tutta apparenza e niente sostanza anche se bisogna ricordare che "u longu cogghj i fica e u cuttu si llambìca!". Comunque c'è sempre anche l'opposto: "cuttu e maru cavatu!". A questo punto non ci capisco più niente: è mègghju lungu o cuttu?!

Llungari u bbroru
Allungare il brodo finchè perde il sapore. Detto di chi fa un discorso prolisso, pieno di verbosità e di noiosa insistenza.

Luntanu ri l’occhi, luntanu ru cori
La lontananza fa dimenticare tutto anche chi si ama.

Luvàrisi a vita
lett. togliersi la vita. Sfinirsi, stancarsi per portare a al termine un lavoro.
 

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