alcune aziende enologiche ed olearie, che hanno iniziato il confezionamento e la commercializzazione dell'olio extravergine d'oliva di provenienza esclusiva dai territori alle pendici dell'Etna (olive nocellara etnea, tonda iblea e biancolina), premiate per i loro prodotti di eccellenza; industrie di trasformazione di prodotti agricoli e zootecnici, fabbriche di materiali da costruzione, segherie, e sopratutto aziende dedicate alla lavorazione e trasformazione del pistacchio che proprio in funzione del suo colore verde vivo (un vero e proprio marchio, l'"oro verde di Bronte"), è commercializzato quasi prevalentemente in condizione di "pelato". Per la bellezza e l'unicità del territorio un notevole incremento allo sviluppo occupazionale potrebbe darlo l'industria turistica ma le sporadiche iniziative via via programmate stentano sempre a decollare e vengono ben presto abbandonate e dimenticate. Resistono ancora alcune piccole industrie dedicate alla frantumazione e alla lavorazione della pietra lavica ed alla trasformazione della legna in carbonella (quest’ultima di fattura tradizionale e di ottima qualità, viene esportata anche all’estero). I carbonai di una volta erano uomini che vivevano per la maggior parte dell'anno fra i boschi dei Nebrodi e dell'Etna a tagliare alberi ed a produrre carbone di legna. Anche oggi (agli inizi del nuovo secolo), per i pochissimi carbonai che ancora continuano l'attività, non è che sia cambiato granchè. La tecnica è sempre la stessa: fare ardere grandi cataste di legna coperte da terriccio inumidito per ottenere il carbone o la carbonella per uso domestico. Solo una piccola Azienda brontese, con la manualità e la tecnica del passato, continua a svolgere questa antica attività, ottenendo un prodotto di qualità richiesto da molti paesi esteri. Il lavoro del carbonaio è duro e pericoloso: in mezzo a esalazioni venefiche deve controllare costantemente l'andamento della combustione per chiudere con zolle di terra bagnata le prese d'aria laterali, o per introdurre dall'alto altra legna da fare ardere lentissimamente. Le cupole di terra (4-5 metri di altezza con un diametro di circa 8 metri) hanno un cratere centrale (o camino); contengono i tronchi che il fuoco alimentato dall'alto carbonizza lentamente senza ridurli in cenere. Con lunghi pali acuminati i carbonai fanno dei buchi (fumarole) per far fuoriuscire il gas dalle fornaci. Solo dopo giorni e giorni di dura fatica e di apprensioni (la cottura richiede da 15 a 20 giorni), il carbonaio può finalmente ammirare il frutto del suo duro lavoro. Il prodotto, ormai pronto, viene immesso in grossi sacchi ed avviato al centro di commercializzazione di Bronte. Per produrre un quintale di carbone occorrono circa 6 quintali di legna. |