L'OPINIONE DI ...

RIFLESSIONI al FEMMINILE

a cura di Laura Castiglione

OGNI TANTO UNO SGUARDO AL FEMMINILE AL MONDO CHE CI CIRCONDA

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La prostata?

Prostra!

Prostata, sostantivo femminile, definizione: è la ghiandola maschile a stretto contatto con gli organi sessuali. Ha una funzione importante per la procreazione, rende fluido lo sperma ma, all’uomo, poco importerebbe se non fosse stretta nella sua capsula da un groviglio di terminazioni nervose che la collegano all’erezione.
Ha la forma di una castagna, ma non toglie le castagne dal fuoco, anzi, fino ai cinquant’anni se ne sta silenziosa ‘nda so ‘ngona , in seguito rompe i cosiddetti e sono guai amari.

Il pisello, si sa, serve per fare pipì e tante altre belle cose ma, con l’avanzare dell’età e anche a causa della prostata che si gonfia, trascura le belle cose e fa solo pipì.

E’ un evento naturale! Ma l’uomo non lo accetta come tale, egli pensa che non sia tanto il fatto in sé di fare sesso quanto il non poterlo fare.
Escludendo i casi in cui la patologia necessita di intervento chirurgico radicale, avendo salva la vita, guardiamo al comportamento di chi, diffidente e poco informato, crede che se un chirurgo ci mette mano per non fargli fare la pipì addosso, è un uomo finito.

Consulta i migliori specialisti e opta, omertoso, per quello che opera il più lontano possibile dalla sua città, caso mai si venisse a sapere. E con lo psicologo al capezzale che lo rassicura entra in “sala parto”. L’intervento riesce, il decorso post-operatorio è normale ma l’ansia e l’attesa di “sapere” lo logorano, firma e si fa dimettere.

Un mese di attesa? E’ troppo!
Al settimo giorno si mette alla prova e il suo pisello risponde con voce convalescente: “ecco, lo sapevo, non mi dovevo fidare, non sono più io”.

“Ma no, si auto rassicura, forse è troppo presto e, anche quando, nè tu il primo né tu l’ultimo, non ci fare caso”!

Caso? E’ un caso da studiare e, in questi casi, il tempismo è un cattivo consigliere.

Ma l’uomo è fatto così: perde il lavoro e ne cerca un altro; la moglie lo lascia e ne trova una più giovane; sfrattato, dorme in macchina. Ma se gli toccano la prostata si scava la fossa!

Luglio 2011

Peddòno, amore, peddòno!

Vediamo come di fronte alla stessa situazione ognuno sceglie il comportamento che ritiene più opportuno.

Diamo per scontato che l’uomo consideri il rapporto sessuale occasionale come gustare un cono alla fragola con panna e fragoline di bosco e, sgranocchiando la cialda, si sporchi la giacca e con un gesto naturale della mano scrolli i piccoli frammenti.

Scoperto, l’infedele, affronta la sua compagna, confidando nel suo buon cuore: “peddòno, amore, peddòno”!

Peddòno - dice lei - ma nel senso di per dono ricevuto o da ricevere?

La reazione della signora ferita è salvare la propria dignità, punire il traditore e cacciarlo fuori casa; ma dopo pochi giorni, il tempo necessario che si sparga la voce fra parenti e amici, ci riflette, lo perdona e Lassy torna a casa.

Un’altra signora, coglie l’inattesa occasione e non fa rientrare Bobby, ritenendo imperdonabile che lasci sul tappeto la sua cacca.

Rispettabili tatticismi!

C’è un’altra opportunità, farlo riflettere:

- ma veramente la superficialità di un uomo valuta il rapporto occasionale con una donna un “cono”?

Le spiritose ipotesi
della Laura Castiglione sono azzeccate, ma non tengono conto della realtà. Infatti la ipo­te­tica signora tradita non rico­rre a nes­suna delle reazioni esposte.
Quella reale è che lei, pre­sentandosi co­me Mon­na Lisa con il suo enigmati­co sor­riso, dal cer­vello "fuma" la sua rispo­sta "a buon rendere!"
Cari saluti

Nicola Lupo, 15 Giugno 2011

- e perchè fra tante parole sceglie “perdono” che implica l’assoluzione per quel peccato che ritiene veniale?
- questo adolescente non sa usare l’italiano o si contraddice?

Ma è il caso che rifletta anche la sua compagna:

- lui, potrà mai crescere finché lei lo vuole ragazzo? Prima lo vizia e, dopo, quando fa i capricci lo punisce perchè ha amato “se stesso” e il suo “giocattolo-pisello”.

Il tempo potrà essere medicina, se il paziente collabora a fare qualcosa su “se stesso” ma se la donna non vuole perdere tempo potrà agire sul “giocattolo” e, con un pizzico di sadismo e un frustino proporzionato, cambiargli colore; non un colore pastello, ma deciso, cangiante dal rosso fuoco al nero definito: nero come il carbone, come la notte.

A proposito, e poi la notte … che si fa? C’è una possibilità che può venire a vantaggio: “ti suszi? aspetta, mi sevvi” e col consiglio di sfiancare a dovere il giovanotto; potrebbe “colpire di prima” e considerare “il ritiro” un allenamento per vincere altre partite fuori casa!

13 Giugno 2011

Sant’Antonio protettore: … di oggetti smarriti.

A vurìsti a bricicletta?

Pedala, nonna!

Siamo proprio sicuri che alla mamma della figlia fili tutto liscio? L’interessata non ne parla, lamentarsi è della mamma del figlio! E senza farsi intrappolare dalla gelosia, l’esito della riflessione, per “qualcuna”, potrà essere confortante.

Andiamo al momento in cui la mamma della figlia diventa nonna. Il mondo attorno a lei si spegne, è il buio, infranto da un cono di luce che illumina il nipotino a cui lei si vende, da qui il detto “è vinduta”. Lei non è la nonna, è un’altra mamma e sua figlia si fida solo di lei: stesso metodo educativo e interpretativo del pianto ru pupìttu ‘i zzùccaru, stesse fiabe da raccontare e canzoncine da cantare.

Solo un male inteso le sfugge: scambia nel farfugliare del bambino la “N” di nonna con la “M” di mamma, ma solo perché non è lei che l’allatta, altrimenti accetterebbe il mamma! E, forte di ciò, mette in atto la strategia del sequestro: perché turbare “l’amore mio” e sballottarlo da una casa all’altra, dove altre attenzioni o “disattenzioni” lo attendono?

Ma colta di soprassalto dal rispetto per il “bravo” genero, anche se con trepidazione, farà prendere al suo tesoro, a piccole dosi, l’ora d’aria dall’altra nonna, la quale gli racconterà le fiabe, gli canterà le canzoncine che cantava a suo padre e, nelle sue braccia mentre lo culla, lui stenterà ad addormentarsi:

- C’era una volta cappuccetto rosso …

- … il gatto con gli stivali …

- Siam tre piccoli porcellinn…

- Heidi, ti sorridono i monti …

- Lu suli è già spuntatu ntra lu mari …

- Bella ciao… bella ciao…

- Si stu figghiu ri “buttana” … non vori dummìri…

- ssssssssssss … si è addormentato!

La “nonnaccia” è senza voce e, stanca, si stravacca sul divano cu na coscia ccà e na coscia llà, si fa una domanda e si dà la risposta:

- ma a badare ogni giorno a questo bambino che “forza” ci vuole? -

- “La forza del destino” della mamma della figlia! -

24 Maggio 2011

Visita di cortesia

Ciiao amooree…

di Renato GuttusoUna frase compiuta che non ha bisogno di una parola in più: sfruttamento della prostituzione. Ispirata su l’argomento da “Porta a Porta” ed escludendo i professionisti che “vivono” per le sventurate donne, guardiamo alle signorine “griffate” che, liberamente e in un libero mercato, svolgono la loro attività.

Immaginiamo un signore che telefona ad una di loro, la quale, rispondendo, salta ogni preliminare e lo pervade con voce suadente: - “Ciiao amooree!”

- Cazzo - pensa lui - già mi ama!

E dopo fatte alcune domande di routine, decide di andarle a fare visita per ricambiare la cortesia.

Non bevono un tè con i biscottini, non parlano di filosofia ma di geometria e, in particolare, del triangolo isoscele di lei, da non confondere con l’altro nei libri scolastici; lui si entusiasma nella conversazione, viene aiutato nel trasloco dei suoi emisferi celebrali in zona bassa, dimostra la sua gratitudine con assegno circolare, la saluta con un arrivederci e “cala a saracinesca”.

Torna al suo lavoro, alla mogliettina che, se ce l’ha, lo aspetta “pi caràrici ‘a pasta”: bacetto a te, bacetto a me e il pranzo è servito!
Fin qui tutto fila liscio, ma mettiamo il caso che la polizia invece di chiudere un occhio lo apra, interrompa l’equilibrio perfetto e incrimini per sfruttamento della prostituzione il “padre esemplare” di famiglia!

E la puttana?

Per la precisione non è puttana, ma escort; sostanziale differenza: l’escort riceve ai piani alti, non ha limiti di tempo, analizza il “malato immaginario” al pari di una psicologa, lo circuisce come un incapace, gli consiglia la cura appropriata e poi, applica esose parcelle, di cui ne fa vanto in tv, da istigare anche una casalinga senz’arte e né parte a pensare: “sarà il mestiere più antico del mondo, ma è più sicuro di un superenalotto!”

Qualche mandrillo dovrebbe porsi una semplice domanda: “ma sono io che sfrutto o è l’escort che sfrutta le mie risorse?

E’ vero che se non ci fosse la richiesta non ci sarebbe l’offerta ma: “Pensaci Giacomino” prima di fare una visita di cortesia!

Maggio 2011

Risorgere

Fare riemergere la solidarietà!

Affittasi, bilocale arredato, terrazzino, terzo piano senza ascensore, adatto solo coppia.

Prima visitatrice: “per me … sarebbe troppo bello! Sono tunisina, ho due figli e un compagno muratore”
Risposta: “… i bambini … ma … le farò sapere!”

Seconda visitatrice: “mi piace … posso tenere il cane? Si? Le farò un sms … stasera.
Sms: “malgrado bello non adatto per cane”

Risposta all’sms: “non avrebbe dovuto dire al cane che non c’è l’ascensore!”

Terza visitatrice: “è perfetto … ma “l’ospite” per andare in bagno, deve attraversare la camera da letto e io sono disordinata.”
Risposta: “l’ospite incontinente, avrebbe un problema!”

Quarta visitatrice: “abito in un monolocale, questo è più grande e costa anche meno ma … resto dove sono.”
Risposta: il posto fisso è da preferire!

Quinta visitatrice: “finalmente! E’ come lo cercavo! Mi posso sedere? … sono stanchissima di quanto ho girato … e non posso decidere oggi!”
Risposta (Rossella O’ Hara): “Ci penserò domani, dopotutto domani è un altro giorno.”

Riflettiamo? Solo poco poco! Alcune ragazze di oggi dicono di voler andare a vivere con il loro ragazzo ma, tutto sommato, sono “all’antica”, non vogliono un appartamentino dove temono che lui possa trovarsi bene e farci il nido, ma una capanna!

Le pensano tutte per nascondere che la pluralità è sicurtà!

Ho preso la mia decisione e telefono alla tunisina: i suoi figli avranno una vera casa, il compagno muratore farà qualche piccola riparazione, lei dal terrazzino al passaggio della processione del Venerdì Santo mi raccomanderà al mio Dio e, senza dubbio, le farò uno sconto per avermi salvata dalle puttanelle di cui sopra che nel “pensier” mi girano e rigirano in moto perpetuo!

Non avere pregiudizi può dare anche soddisfazione!

Buona Pasqua a tutti!
Laura

Subito donne, saltando tutto

E si ritrovano in mano crisantemi

Il quinto comandamento è il primo che recita ciò che non si deve fare: non uccidere. Una negazione e un verbo.

Ma nei secoli si è pensato che accanto a “non uccidere” ci mancasse per gelosia, per denaro, per futili motivi, … e secondo l’infrazione l’assassino è punito per le sue responsabilità; in questi mesi, di fronte ad una giovane vita stroncata, con ipotesi e analisi, è ciò che si è cercato d’ individuare.

Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, si è mirato ad imprimere nella memoria di tutti l’identikit dell’assassino col berrettino, semmai se ne dovesse incontrare il sosia! Il sospetto si è fatto strada. Ma è il sospetto che proteggerà le ragazzine dal volto infantile in un corpo di adulte che la moda vuole lolite?

I più le guardano con comprensione e i pochi con morbosità ne interpretano intenzioni che non hanno.

Ma è il non parlare agli sconosciuti? Il non ritirarsi tardi la sera? O è il voler crescere e farle crescere saltando tutte le tappe dell’adolescenza?

Queste bambine scambiano il sogno con la realtà, il lupo cattivo con la nonna, il ragazzo di buona famiglia per amico affidabile, la discoteca per il parco giochi e si ritrovano in mano i crisantemi al posto delle rose rosse.

E’ vero che la pubertà è in anticipo come, a volte, lo è l’arrivo della primavera in cui uno sbalzo di temperatura, ancora invernale, fa cadere tutti i fiori; ma lo sviluppo mentale ha bisogno dei suoi tempi e un tempo per ogni ragazzina.

Ma oggi si fa così! Distinguersi vuol dire isolarsi dal gruppo e per starci dentro bisogna uniformarsi, anche se queste ragazzine si sentono, e sono, ugualmente sole! Gli adulti si scambiano la responsabilità: è la società, è la scuola, i cattivi esempi della politica … e l’adesione a “questo movimento” è l’inevitabile soluzione.

Ormai, resta poco da fare ma non il dire, anche se non condivisibile e inaccettabile, che manca la forza educativa della famiglia che non ha il coraggio di uscire dagli schemi per “salvare” la propria bambina: la vuole subito donna come a volersela togliere, infastidita e al più presto, dalle scatole!

Pensare non è una sottile differenza...

- Ritornare: andare di nuovo in un luogo.

- Riprovare: provare di nuovo una sensazione.

- Ricadere: finire di nuovo a terra.

- Ritrovare: trovare di nuovo ciò che si è perso.

- Rischiare: correre dei rischi. Meglio scegliere un’altra definizione: esporsi di nuovo al pericolo. E quale pericolo? Lo definiamo con il verbo tradire: essere infedele, perdere la fiducia, la stima, la propria donna.

Chi tradisce una volta, lascia o raddoppia, ma comunque vada non bisogna farla troppo grossa per non rischiare o esporsi al pericolo di essere cacciato da casa, di perdere i propri figli, di dover abitare un piccolo spazio, solo e sbarraggiatu a pentirsi di ciò che ha fatto.

Invece dimentica, ritorna, riprova, ricade e perde senza riuscire più a ritrovare chi ama e che ha tradito. Perde la testa e perde la faccia!

L’uomo si distingue dall’animale solo perché è pensante.

E’ una sottile differenza: mentre pensa fa l’animale, come un qualsiasi animale, e quello che viene in mente è il leone: simbolo di forza e di coraggio, che ispira forti sentimenti contrastanti di amore e odio.

Ha il tono di voce forte e chiaro: un ruggito! Ha dentatura sviluppata, piccole orecchie sopraffatte da una folta criniera che porta con orgoglio anche quando diventa rada, da sembrare innocuo; sguardo sornione ma puntatore.

All’improvviso monta la sua “preda”, senza preferenza. Dorme sazio e poi ritorna nello stesso luogo; e anche la sua compagna attua per se stessa ciò che si chiama conservazione della specie: non è nella natura dell’animale pensare!

L’uomo è rimasto un animale che non pensa e, quindi, non può capire che per un suo piacere fine a se stesso, la sua compagna, seppur con lucida follia d’amore, sconvolga la propria vita e quella di lui.

Ormai, è inutile che egli si sbatta la testa sul muro, non uscirebbero quei pensieri che non ha; e lei che colpa ne ha se ritiene che pensare non sia una sottile differenza!

Iniziamo gli esercizi spirituali.

Un televisore nuovo?

Piccolo e piatto…

La televisione si siede a tavola con noi e non è un ospite che fattasi l’ora tarda saluta e se ne va, resta a cullarci per farci dormire.

Non ha un nome che le renda giustizia al pari della lavatrice, lavastoviglie, aspirapolvere; le sue funzioni sono molteplici: trasmette immagini e suoni; accoglie i suoi contrari: discreta e invadente, colta e ignorante, rassicurante e irritante; vincola come la vittima al suo oppressore e il vizio al suo dipendente, si fa complice e la si chiama a testimone: “l’ha detto la televisione”, per gli amici, la tv.

E’ onnisciente, undi a tòccanu sona: il manuale di criminologia, la maestra con cui si ha un affido congiunto, l’educazione dei figli, la compagnia degli anziani, il quiz per le cellule cerebrali.

E’ un oggetto inanimato che anima l’esistenza; le si parla anche se non risponde, perché? Per avere un rapporto irriverente col presidente della repubblica e col Papa, perdendo i freni inibitori della buona educazione? Perché si ha bisogno di qualcuno che ascolti senza che interrompa o faccia compagnia in una casa vuota di figli? O perché ha un effetto terapeutico e liberatorio: dire in faccia, lì per lì, a chi parla cosa viene in mente.

Per esempio quando sentiamo un politico che urla: “sono stanco di questo governo!” gli rispondiamo: eh… ssèttati!

“Si è fatto l’harem!”
“Avìssumu tutti sta cummurità!”

“Prenda il cappello e vada dalla Merkel”
“Non lo usa, ci sconsza i capilli”

E alla domanda cretina della cronista?
“Signora, cosa le ha detto suo marito prima di morire?”
“… ti lassu … finammenti!”
“E cosa si sente di dire all’assassino?”
“… grazie …!”

Speriamo che resti tutto com’è e che le future tecnologie non consentano un tu per tu con i partecipanti alle trasmissioni! Altro che rapporto terapeutico!

Ve lo figurate un “mezzo busto” in pollici a rincorrerci per darci ‘na fraccata ri lignati? Il nuovo televisore compratelo piccolo e piatto non si sa mai!

Buon carnevale 2011

Faccia a faccia

Il pubblico ministero

I fatti che riguardano “l’imputato” hanno diviso il paese fra calvinisti e cattolici. E non saremmo qui a discutere, se fossero stati di altra entità, come andare con persone dello stesso sesso o con i trans, ma andare a donne è gravissimo.

E cosa possiamo rispondere agli stranieri che chiedono come mai il nostro uomo di spicco e riccone, ci rappresenti in mutande?

E che dire alla sua destra, impegnata a fare altro, più che a risolvere i problemi dei precari? E come la mettiamo con le femministe che dicono basta perché non vogliono essere “oggetto” di sporadiche attenzioni?
E le prostitute? Manifestano in piazza a rivendicare l’adeguamento salariale, già insostenibile per i tanti disoccupati?

Una domanda rivolgiamo all’imputato: pensa che fare sesso piaccia solo a lei? Anche a noi, modestamente!

Ma stacchiamo il telefono e a luci spente, per non vedere chi ci vive accanto, ci impegniamo per farcela una volta, per tutte! Noi chiediamo il massimo della pena: faccia un passo indietro!

L’avvocato difensore

Il mio assistito, informato sull’azione difensiva, è stato redarguito: amico caro, ci troviamo di fronte un reato nuovo, sul quale non c’è giurisprudenza; ma a ttia cu ti pòtta ‘n terra chi mpica?

Egli è milanese e il verbo ’mpicari lo sconosce e gliel’ho spiegato: la donna è come la colla per topi che, sinuosa si stende, attira lo sprovveduto che resta ’mpicatu, cioè, incollato.

La differenza tra lui e noi è nel reddito: io medesimo, come i presenti in aula, il pubblico ministero e Vostro Onore, ci aggiorniamo sulle ragazze guardandole sul dvd comprato dal marocchino.

BRAVA LAURA!

Abituata come sono alle cose “serie” e “bar­bo­se” mi sono vera­mente divertita e non mi sono af­fatto me­ra­vigliata di tanta legge­rez­za “pen­sosa”.

So da sempre che questa leggerezza è par­te inte­gran­te di Laura, della sua visione di­sin­can­tata e iro­nica della vita, del suo sguar­do spie­tato sulle ipo­crisie palesi e sul­le debo­lezze ta­ciute di uomini e donne, sugli incon­fes­sabili vizi pri­vati e sulle sban­die­rate pub­bliche virtù.

Brava Laura! Continua così, abbia­mo pro­prio bisogno di pensare sorridendo

Un bacio

Maria Barbanti
5 Marzo 2011

Ma un riccone, le ragazze se le fa “venire” a casa e, come sostiene l’innocente confesso: “guardarle di presenza è tutt’altra cosa!”

Ma sempre di “guardare” parliamo!

E a sostegno di ciò abbiamo portato prove a confronto: il dvd del marocchino e le ragazze in carne … e ossa.

Vostro Onore! Io e il mio assistito ci rimettiamo alla Vostra clemenza, da uomini d’età, ad uomo d’età: questi comunisti vogliono far passare per reato l’unica cosa che ci resta: stare a guardare!

Si dormiva con le porte aperte!?

Ai nostalgici d’annata

“Io non sono fascista, ma quando c’era Mussolini si dormiva con le porte aperte!”

Questa frase ancora oggi circola e chi “ai tempi” non era ancora nato si chiede: ma veramente si dormiva con le porte aperte? In estate si, ma in inverno perché?

I termosifoni non c’erano e 'a conca sutta u ciccu, a stento, riscaldava il letto umido fumante di chi, rannicchiato, vi entrava. La pesantezza ra cuttunìna, differente dal soffice piumone, manteneva costante l’umidità anche se impediva l’ingresso d’aria fredda ‘nde carni e ‘nd l’ossa.

La maglia interna di lana grezza provocava il prurito e “il morto di freddo” dopo una convulsa grattata, riattivava la circolazione del sangue. Un aiutino provvidenziale proveniva dalla cena consumata, a base di fave, col rilascio di gas caldi dei quali, uno per tutti e tutti per uno, godeva la famiglia che, allora, esisteva! E le porte aperte? Facevano corrente distribuendo il “calore”.

Ma mi facciano il piacere! Ma chi teneva le porte aperte? Non i ricchi, possessori di massicce porte di legno e robuste ringhiere, ma i poveri! E di quali beni avrebbero potuto essere derubati?
La fame era a portata di tutte le tasche bucate e si tagghiava cu cutellu. L’arredamento era minimalista: a tavàcca, l’ammùarru, a càscia, a buffètta, i seggi, a maìlla, u stipu e u cori ri Gesù.

I figli erano a iosa in tutte le famiglie. Non si desiderava neppure la minorenne, già fuiùta e con figlio a carico.

La fede nuziale, semmai fosse stata d’oro, se l’era presa la patria e il capo famiglia, se per sventura aveva rubato na dumundèlla ri favi, non perché facesse il ladro di professione ma per sfamare e “scaldare” la sua famiglia, dormiva fuori casa: nelle patrie galere.

E ci mancava anche che dormissero con le porte sprangate!

Che i nostalgici se la cantino fra di loro! Se incontro un altro rimbambito che parla di porte aperte gli dirò che se vuole cambiare la “sua aria” esistono oggi, in democrazia, i climatizzatori a riciclo d’aria che funzionano anche a porte chiuse!

Febbraio 2011

Le tre soddisfazioni...

... che un marito può dare!

Nella vita di coppia vi sono due modi diversi d’interagire quando la moglie fa solo la casalinga perchè diversi sono i protagonisti: un marito che non perde occasione di evidenziare che lavora solo lui e la mantiene; e un altro, sostenitore della parità fra coniugi e disinteressato al denaro lascia la moglie libera di agire e, contento, l’approva. Sul giudizio che se ne deduce del primo stendiamo una “coperta impietosa”, mentre del secondo resta favorevole anche quando si sente la mamma di lui che, senza remore, dice: “me figghiu si fici méntiri i cugghiùni ‘nda cascia!”

E qui scatta la curiosità di voler cercare qualcosa su cui riflettere, anche se tutto sembra chiaro. Andiamo a stuzzicare la moglie, oggetto di rispetto che, in confidenza, ammette di essere fortunata ma che in fondo in fondo invidia una sua amica sposata, a suo dire, ad uno stronzo.

Ecco la sua opinione: “perché prendere i soldi liberamente dal cassetto e spenderli come si vuole se, a rubarli al marito mentre dorme, c’è più soddisfazione?

E mettere in atto ogni stratagemma per farsi regalare un gioiellino, solo a titolo gratuito, per avergli lavato le mutande e averlo fatto divertire al bisogno, non è di maggiore soddisfazione? Il marito perfetto fa passari ‘u piacìri, mentre lo stronzo fa salire l’adrenalina!”
Non si è mai contenti del marito che si ha!

E perché quest’invidia se non ne ha motivo? Forse a causa di quel quid genetico contro l’uomo che è ancora presente in alcune donne ed esce ogni tanto fuori, magari chissà, per riscattare la mamma che è stata succube? O più semplicemente per provare la terza soddisfazione: fare fesso il marito.

Ma se non ricalcitra, come il toro davanti al torero, perché infilzarlo? Per rompere la monotonia della parità col rilascio prolungato di quell’inde­finito senso di scontentezza? Credo che a questo punto, senza che il Prof. Lupo lo definisca un aforisma, si possa dire che nessun uomo si debba sentire al sicuro, sia che i suoi “gioielli” li lasci in giro per casa, sia che li abbia savvàti ‘nda cascia!

Piazzata la “… fine polverina” accendiamo la miccia!
Gennaio 2011

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