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Lo strano diario

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Lo «strano»

Diario di Sam

di Salvatore (Sam) Di Bella

Storie di vita, ricordi, curiosità, riflessioni, …di un giovane novantenne brontese


XV - Il signor Talamo

Dopo l’armistizio, migliaia e migliaia di ex militari meridionali si trovavano sbandati nel nord Italia e impossibilitati a raggiungere le proprie famiglie per mancanza di mezzi di trasporto. Niente treni o autobus. Non funzionava più niente.

Nell’appartamento di Milazzotto eravamo in quattro ad abitarci e faceva un freddo incredibile. Non ricordo di aver percepito tanto freddo, come allora, in tutta la mia vita. Assieme a me e al Milazzotto c’erano pure altri due calzolai brontesi, anche loro, militari rimasti nel nord Italia. Uno era Salvatore Trischitta e l’altro Nunzio Prestianni. Non so, ma dubito che siano ancora vivi.

Avevamo una piccola stufetta a carbone o legna. Ci abbiamo bruciato dentro di tutto e di più: tutte le sedie superflue, i battiscopa e le intelaiature di porte e finestre di tutte le camere, e qualche poco di carbone che la mamma della mia ragazza, Lina, riusciva a farci comprare.

La sera, prima di andare a letto, ci coprivamo con passamontagna e con tutto quello che avevamo e tra le coperte mettevamo tutta la carta di giornali che potevamo procurarci, anche con l’aiuto sempre della mia piccola Lina.

Veniva spesso a trovarci un certo signor Talamo, residente a Milano da tanto tempo, fratello di un mio caro amico, Gennaro Talamo di Bronte (foto a destra, ndr). Era un rappresentante, non so esattamente di che cosa, però mi ha aiutato molto portandomi prima dei fogli di tabacco che io bagnavo e arrotolavo con pazienza e con l’aiuto di uno strumento, fatto da me, che conteneva una lametta da barba, tagliavo a fettine quei rotoli per fare del tabacco da pipa che lui rivendeva, facendomi cosi guadagnare qualche lira.

Mi ha pure insegnato a fare modellini di scarpe da donna per mezzo di sagome di cartone che lui mi aveva procurato. A queste io aggiungevo vari stili e decorazioni. Ne feci tantissimi, di tutti tipi e per tutte le stagioni. Il signor Talamo riusciva a venderli e mi portava gran parte del denaro che otteneva.

25 luglio 2013


XVI - 25 aprile, la liberazione

Ho abitato da Milazzotto dall’inverno del ‘43 fino a Maggio del ’45. Allora avevo una carta d’identità falsa con il nome di Giuseppe Cataldo, della provincia di Trapani e della classe 1911. Me l’aveva procurata la mamma della mia ragazza Lina, che aveva tutti i contatti giusti nel sottobosco milanese. Io appartenevo alla brigata Garibaldi di Milano, dove avevo conosciuto alcuni esponenti del partito comunista italiano.

Il venticinque aprile 1945, il giorno della liberazione, a Milano scoppiò una vera rivoluzione. I partigiani erano venuti giù in citta e i tedeschi si arrendevano da tutte le parti. Anche dall’edificio dove abitavo io partimmo un gruppetto di giovani su una camionetta.

Non avevamo armi vere. Io avevo una bomba a mano svuotata che apparteneva a un vicino di casa. Un cimelio dalla grande guerra. Un altro aveva una piccola pistola vera. Gli altri avevano qualche fucile da caccia o pistole scaccia cani.

Con quelle armi, in parte finte, abbiamo attaccato un grosso camion di tedeschi i quali hanno subito alzato le mani e ci hanno dato l’automezzo che era carico di tutto il ben di dio. Noi siamo andati subito a consegnare il tutto a un centro di raccolta, vicino a Piazzale Loreto. Invece in seguito abbiamo appreso che qualche partigiano si appropriava di tutto quello che sequestrava ai tedeschi in fuga.

Il disordine a Milano era totale. Alcuni giorni dopo si è sentita la notizia che Mussolini era stato catturato, ucciso e appeso per i piedi in una stazione di servizio di piazzale Loreto. Nunzio Prestianni ed io siamo andati a vedere… Una scena infernale. Il corpo del duce era appeso ai resti di una tettoia di una demolita stazione di servizio con ancora addosso un pastrano tedesco. Accanto al suo c’era pure il corpo della sua amante Clara Petacci, appesa anche lei per i piedi e con la veste fermata da un gancio un po’ al disopra delle ginocchia. La folla intorno sembrava impazzita.

Ricordo un’anziana donna che presa la pistola a un partigiano ha sparato tre colpi al corpo di Mussolini gridando i nomi dei suoi tre figli morti in guerra.

Ricordo la camionetta sulla quale è arrivato Achille Starace: Indossava una tuta di ginnastica. Aveva gli occhi fuori dalle orbite. Era spaventatissimo. L’hanno buttato giù dalla macchina e mentre a terra lui cercava di attaccarsi alle gambe di un enorme partigiano, questi l’ha spinto con un calcio via da lui e gli ha scaricato addosso la sua mitraglietta. Era raccapricciante… gli hanno legato i piedi con fil di ferro e l’hanno appeso accanto al suo adorato duce mentre ancora il suo corpo si sconvolgeva nell’iter della morte.

Per parecchi giorni avevo queste cose di fronte ai miei occhi e trovavo difficile mangiare senza che non mi venisse voglia di rovesciare.

29 agosto 2013


XVII – Democrazia da esportare

La situazione in Siria sta diventando sempre più rovente. Per l’uso, più o meno provato, di armi chimiche, Obama vuole iniziare un intervento armato per punire il dittatore Assad, re della Siria che da anni sta cercando di combattere un movimento rivoluzionario coadiuvato da Al Caida.

L’America, con questi improvvidi interventi in Europa, in Vietnam, in Irak, in Afganistan, in Libia, in Tunisia etc. ha cercato di esportare la sua tanto amata democrazia in paesi che spesso, con questo sistema politico, diventano assolutamente ingovernabili. Spero che il congresso americano bocci queste deprecabili voglie di Obama come ha fatto il parlamento inglese.

Il nostro papa Francesco è assolutamente contro l’iniziativa di Obama che potrebbe addirittura portarci ad un conflitto mondiale. Io sono d’accordo con lui. Alla democrazia, ammesso che questa esista, bisogna arrivarci con la maturità dei popoli, non con la coercizione o la guerra.

Lui dice che da queste verità non si può “sfùggere” e noi tutti, da ora in poi, dovremmo dire “sfùggere” invece di sfuggire.

30/8/2013


XVIII - A proposito di Malthus

Finalmente questo mese di Agosto se n’è andato. Abbiamo ancora nove giorni per la fatidica data in cui la decadenza o meno dell’agibilità politica per Berlusconi sarà votata. Comunque vada, non credo che il Governo Letta cadrà a seguito di un possibile esito negativo di questo voto al Senato.
Berlusconi molto spesso si contraddice. Dice che se i democratici voteranno la sua decadenza, il governo cadrà ma vuole pure che esso continui a fare le riforme di cui l’Italia ha urgente bisogno.

Veramente non si capisce più niente. Stranamente sto pensando alle teorie di Malthus di un paio di secoli fa. Penso che la catastrofe Malthusiana, sbagliata perché credeva impossibile poter produrre abbastanza cibo per una sempre crescente popolazione, adesso ritorni valida perché sta diventando sempre più difficile trovare lavoro per lo sterminato, e sempre crescente, numero di disoccupati in tutto il mondo.

Quando avevo circa quarant’anni, in Australia io scrissi una lettera a un parlamentare australiano chiedendogli di suggerire a chi compete, all’Onu, di distribuire a tutte le ragazze povere, dai dodici anni in poi, in Africa e in altre povere regioni del mondo, qualche dollaro al mese, fino al giorno della loro prima gravidanza. Il signore, forse indignato, non mi ha mai risposto. Tuttavia penso ancora che, se qualcosa del genere fosse stata fatta cinquant’anni fa, tanti problemi del mondo di oggi sarebbero stati più facilmente risolvibili.

In Italia è ingenuo pensare che, se anche avvenisse una forte ripresa delle attività industriali ed economiche, possa essere possibile occupare le orde di disoccupati, in particolare di giovani e dei tanti migranti che affollano i nostri lidi.

Non c’è cassa integrazione che tenga. Il futuro per qualsiasi governo, di larghe intese o meno, appare incerto e veramente difficile. I problemi sono enormi e non sembra che ci siano soluzioni plausibili.

2/9/2013


XIX – Le mattonelle di linoleum

Mentre lavoravo nella fabbrica di scatole per tabacco incontrai, nel blocco di appartamenti dove abitavo, un maltese che parlava un po’ d’italiano. Non correttamente ma abbastanza per stabilire una conversazione.

Lui era un applicatore di mattonelle di linoleum nelle case, specialmente nelle cucine, ed io ero andato un paio di volte, nei sabati liberi, ad aiutarlo in questo lavoro. Fu cosi che appresi, dove comprare le mattonelle, la colla, la masonite da fissare sui pavimenti di legno e su cui attaccare le mattonelle.

A Sydney, la gran parte dei negozi di frutta e verdura erano gestiti da italiani. Ogni sabato mattina io andavo in uno di questi negozi e cominciavo a elogiare il proprietario per l’esposizione della sua frutta, asserendo che per me era una assoluta meraviglia, superiore all’esposizione di frutta in Italia, però, facevo notare, che il pavimento di legno era terribile in confronto e gli facevo vedere alcune mattonelle di linoleum che avevo in una borsa. La reazione era di solito la stessa: ”Si, ma chissà quanto questo costerebbe”. “Glielo dico subito” rispondevo io, e dopo aver misurato l’area del negozio, gli presentavo il costo, sempre tra le trenta e mai sopra i quaranta sterline.

“Quello andrebbe bene” dicevano di solito, “ma noi siamo aperti tutti i giorni”. ”Non c’è problema” ripetevo io “se voi mi date il negozio alla chiusura del sabato sera potrete riaprire alle nove o, al massimo alle dieci, della seguente Domenica”.

Concluso l’affare io proponevo, ad uno dei ragazzi che lavoravano nel nello stesso negozio, di dargli cinque sterline per una nottata di lavoro con me per rivestire quel pavimento. Normalmente loro accettavano ed io, tranne il costo del materiale, che si aggirava tra le nove e dodici sterline, e le cinque per l’aiuto, riuscivo a guadagnare almeno quindici sterline per il lavoro, molto duro ma di una sola notte.

Considerate che in fabbrica guadagnavo solo sette sterline alla settimana.

3/09/2013


XIXa – Bronte Insieme

Dopo alcuni mesi dacché ero tornato in Italia, non in vacanza ma per restarci, mi resi conto che a Bronte poche persone usavano il computer o, comunque, erano in grado di fare qualcosa oltre le semplici operazioni di contabilità o di scrittura.

Io avevo cominciato a usarlo quando avevo sessanta anni e sapevo fare tante cose con la grafica. Sapevo creare siti web e riuscivo già a programmare alcune semplici applicazioni con l’uso di un Macintosh. Volevo fare un sito per il mio paese e avevo pensato di poterlo chiamare bronteonline.it. Nello stesso tempo volevo formare un gruppo di giovani ai quali insegnare come fare queste cose e approfondire la loro conoscenza d’informatica in generale.

I miei allievi in questa iniziativa erano Nino Liuzzo e altri ragazzi. Ci riunivamo in un locale di uno dei ragazzi ed io insegnavo loro come elaborare e mettere insieme pagine web e caricarle sui siti.

Comunque dopo qualche mese l’entusiasmo iniziale per questo lavoro cominciò a scemare e molti dei miei allievi non hanno più voluto continuare a far parte del gruppo. Solo Nino Liuzzo, un funzionario di banca in pensione, decise di restare con me e continuare ad aiutarmi nella costruzione del sito, anzi, un giorno mi disse: ”Perché non chiamiamo questo sito bronteinsieme.it?”

L’idea mi è subito piaciuta e così è nato il sito web che è diventato molto popolare fra i brontesi che vivono fuori da Bronte in Italia o all’estero. Naturalmente il colto contributo del bibliotecario Franco Cimbali e quello dei tanti altri collaboratori che ne hanno ingrandito ed impreziosito i contenuti, sono gli artefici del suo successo. Tuttavia bisogna riconoscere a Nino Liuzzo, che dall’inizio si é occupato della gestione di Bronteinsieme ed é ancora presidente dell’Associazione Onlus dello stesso nome, la mossa veramente vincente di estrarre dai giornali tutte le notizie riguardanti Bronte e pubblicarle sul sito. Questo ha fatto aumentare in maniera esponenziale le visite alle nostre pagine.

Io ho tradotto il contenuto essenziale del sito in inglese e sono fiero di aver dato la possibilità ai figli o nipoti dei tanti nostri concittadini che vivono in America, in Australia e altri paesi, di conoscere un po’ della storia del loro paese di origine, anche se non capiscono l’italiano.

4 Settembre 2013


XX - Gli scacchi

Io sono sempre stato un accanito giocatore di scacchi. Ho cominciato a giocare quando avevo circa diciotto anni. Un mio compagno di scuola alle elementari, che era stato a studiare in un istituto religioso, ha voluto insegnarmi a giocare a scacchi. Non era molto bravo ma amava immensamente questo gioco.

Dopo avermi insegnato le mosse di tutti i pezzi, giocava con me senza la regina. Dopo qualche settimana, però, io lo vincevo anche a pezzi pari. Allora il Circolo di Cultura si era spostato in un locale di fronte al collegio Capizzi e si chiamava Pubblico Impiego. Lì c’erano allora molti soci che giocavano a scacchi. Ricordo i fratelli Guastella, i Santangelo, il professore Lupo, il dottor Ponzo e tanti altri. Fino alla nostra partenza per l’Australia i migliori eravamo io e Nunzio Ponzo.

Quando decisi di tornare in Italia per restarci, pensavo di trovare qui tante persone con cui giocare, ma al Circolo di Cultura, in genere, si preferisce giocare a carte. Quando mi hanno voluto eleggere Presidente del Circolo, ho cercato di far rinascere la voglia di cimentarsi in questo gioco che sicuramente è molto più intelligente della scopa o della briscola. Per questo avevo anche comprato altre cinque grandi scacchiere da competizione. Ma non è servito a nulla. I soci di questo Circolo che sanno giocare a scacchi non hanno più voglia di esse coinvolti in questo gioco che richiede tanta concentrazione.

Solo due dei soci, il gestore del bar Nino e l’attuale presidente, giocano con me a scacchi. Soprattutto Nino che ha giocato con me per molti anni ha, adesso, raggiunto un livello quasi uguale al mio. E il presidente, che gioca molto con lui, si trova, più o meno, allo stesso livello.

Giovedì 5 settembre 2013


XXI - Pendle Hill

Dopo circa due anni di residenza a Sydney cominciavo a capire quello che le persone mi dicevano e ad esprimermi in un inglese appena comprensibile. Mia madre mi scriveva continuamente: “Se non hai abbastanza soldi ti paghiamo noi il biglietto per tornare a casa”. Ma, per me non era una questione di soldi, che ne avevo guadagnati già tanti. Il mio inglese era ancora inadeguato ed io ero deciso a impararlo veramente.

Tra gli amici italiani che frequentavo, c’era un certo Peter Garofano, un costruttore che non riuscì mai fare fortuna per i tanti vizi che aveva. Aveva un contratto per fare ristrutturazioni a un convento di monaci francescani italiani a Pendly Hill, un sobborgo piuttosto lontano dal centro di Sydney. Mi propose di andare lì, come supervisore dei suoi operai, offrendomi una paga adeguata al servizio.

Nel convento, il superiore era un giovane monaco di pochi anni più vecchio di me. Diventammo subito buoni amici e nel tempo libero io dipinsi per lui alcune tele d’immagini sacre. Gli comunicai anche di essere non credente ma questo non influì affatto sulla nostra amicizia, anzi mi confidò di avere avuto molti dubbi anche lui prima di accettare il sacerdozio. Comunque era riuscito a mantenere la fede attraverso la preghiera.

I lavori andavano molto a rilento per mancanza di materiali. L’impresario mi mandava su muratori senza i mattoni. Una disorganizzazione enorme.

Io a Sydney avevo conosciuto una bellissima ragazza alla quale proposi di fidanzarmi proprio con una telefonata da Pendle Hill e, alla fine è stato proprio il mio amico monaco francescano a sposarci pochi mesi dopo.

6/9/213


XXII – La “Di Bella Constructions Pty. Ltd.”

Adesso vi racconto come sono diventato un costruttore di case e di appartamenti in Australia. Verso la fine dell’anno 1954, cioè quando ero già sposato, con tutti i vari mestieri che avevo fatto fino a quel periodo, avevo accumulato abbastanza soldi da comprarmi una casa che era in condizioni disastrose. Conoscevo due ragazzi italiani, un messinese che sapeva fare un po’ di tutto in edilizia, e un toscano, bravissimo e specializ­zato in tutti i tipi d’intonaco. Con loro due, e il mio aiuto di progettista e di manovale, riuscii a fare di quella casa una residenza confortevole e molto attrattiva.

A quei tempi io producevo e vendevo lampade fluorescenti e insegne luminose, ma questi due ragazzi mi proposero di formare una società di costruzioni specializzata in ristrutturazioni di edifici già esistenti che richiedevano di essere ammodernati. Io dovevo occuparmi di ottenere i lavori e procurare tutte le attrezzature e i materiali necessari e loro avrebbero eseguito i lavori.

La cosa ha funzionato e abbiamo rinnovato tante case e edifici in gran parte appartenenti a italiani.

Un giorno mentre davamo i ritocchi finali a una casa molto carina in un sobborgo chiamato Mascot, fuori da una enorme Mercedes Benz esce un distinto signore australiano. Era molto alto. Io arrivavo poco sopra al suo ombelico. Ci chiede: “Chi è il capo qui?”

Mi avvicinai un po’ intimidito e dissi: “Può parlare con me se vuole, cosa posso fare per Lei?”.

- “Avete fatto un ottimo lavoro di questa casa. Chi è stato l’architetto?”

- “Veramente per questa casa non abbiamo ingaggiato un architetto. Abbiamo fatto tutto da noi”.

- “Complimenti! Conoscevo in quale terribile stato era questo fabbricato. Complimenti davvero. Io vorrei mostrarvi una casa che sto pensando di comprare. Potreste spendere con me una mezz’ora e darmi la vostra opinione?”

- “Certamente” risposi e lui mi fece accomodare sul suo macchinone e ci avviammo verso Vaucluse, il sobborgo più elegante ed esclusivo di Sydney.

La casa di cui lui mi aveva parlato era, infatti, una sontuosa villa situata in mezzo a un grande giardino e con meravigliose vedute sul golfo di Sydney. Il fabbricato era nobile ma in condizioni disastrose. Lui mi disse che il prezzo richiesto era di 25.000 sterline. Io, pur non avendo la minima idea del valore della proprietà, gli consigliai di offrirne 22.000 e gli diedi il mio recapito e il mio numero di telefono.

Dopo pochi giorni, lui, molto eccitato e contentissimo, mi comunicò che l’offerta era stata accettata e che voleva che io mi occupassi del rinnovo della villa. Non sapevo che pesci pigliare. Non credevo di essere all’altezza di poter portare a termine un lavoro tanto impegnativo. Gli dissi comunque che c’era bisogno di un architetto. Lui mi rispose che aveva totale fiducia in me e di fare tutto quello che io ritenevo necessario.

Siccome i miei soci non parlavano o capivano inglese, dovetti impiegare un falegname italiano, da tanti anni in Australia, che fungeva anche da capo cantiere.

Ai miei soci questa situazione non è piaciuta e dopo qualche settimana mi comunicarono che preferivano lavorare solo per clienti italiani. Cosi, liquidata la società con loro, fondai, con mia moglie e la mia prima figlia, già nata, una nuova società: Di Bella Constructions Pty. Ltd.

7/9/2013


XXIII - Fred Fitzpatrick

Il signore per il quale avevamo rinnovato la villa di Vaucluse si chiamava Fred Fitzpatrick. Non solo era rimasto molto contento del risultato del nostro lavoro ma era anche diventato uno dei miei migliori amici e, in gran parte, il procuratore di innumerevoli altri lavori che ottenevo attraverso le sue raccomandazioni.

Sul costo del rinnovo della sua villa io, in accordo con lui, aggiungevo il 10% per la mia ditta, oltre lo stipendio per la mia personale contribuzione ai lavori. Ricordo che completati i lavori, c’era rimasto un saldo di 300 sterline che lui mi doveva. Mi ha chiesto se poteva darmi quella somma in contanti, io dissi di si e lui cominciò a contare i soldi con biglietti da dieci sterline e, mentre contava, sbagliava e andava da cent’ottanta a cento dieci e cosi via.

Quando aveva messo sul tavolo cinquecento sterline invece di trecento io, gli dissi: “Fred, hai sbagliato, questi sono cinquecento invece di trecento sterline”. Cominciò a ridere e disse: “No, non ho sbagliato”. “Sono molto contento per l’ottimo lavoro che avete fatto e voglio che, con questi duecento sterline, tu faccia una festicciola per i tuoi collaboratori”.

Senza dubbio alcuno, il mio incontro con questo signore è stato alla base del mio successo nel campo dell’edilizia. Dopo il rinnovo della sua villa a Vaucluse seguirono ristrutturazioni ad alcuni dei suoi negozi di moda maschile, sparsi su tanti sobborghi di Sydney e la costruzione del mio primo blocco di sei appartamenti.

07/9/2013


XXIV – La decadenza del cav.

Domani si dovrebbe votare la decadenza da senatore di Berlusconi. Speriamo che questo non comporti la caduta del governo Letta, le conseguenze sarebbero disastrose, e io credo che i tanti senatori del PD, quelli non antiberlusconiani per antonomasia, ci penseranno due volte prima di votare questa decadenza che potrebbe avere ripercussioni micidiali nell’interesse dell’Italia.

Proprio adesso, mentre si comincia a vedere qualche timido cenno di ripresa, la nostra amata Italia potrebbe ricadere nel caos e nell’incertezza di alcune settimane fa. Tutto per una questione di ripicca. Non si vuole accettare una pacificazione fra i due grandi partiti che, insieme, potrebbero veramente risolvere i problemi che affliggono l’Italia da molti anni. Sicuramente Berlusconi non è un santo, come sicuramente non lo siamo la gran parte degli italiani. La conclamata virtù della classe operaia o impiegatizia di non evadere le tasse dipende solamente dal fatto che per loro è impossibile farlo, non perché non ne avrebbero la voglia.

Il cav. Berlusconi è un uomo di eccezionali abilità. Ma è anche un uomo che, forse senza volerlo, suscita nelle persone che lo ascoltano grandi simpatie, fino ad una inspiegabile adulazione ed adorazione e altrettanto grandi antipatie che si possono generare un odio assolutamente sviscerato e privo di qualsiasi ragionevolezza.

Tantissime persone lo vogliono addirittura morto, ma se chiedi loro perché lo odiano cosi tanto qualcuno non sa neanche dare una ragione valida e convincente. Lo stesso vale per quelli che lo adorano. Se chiedi perché non hanno risposte plausibili.

Alla guida del governo io preferisco un tipo come Enrico Letta. Ha la competenza ma è un moderato senza le complicazioni dei leader carismatici che spesso creano proprio quelle reazioni di profonde simpatie o antipatie, responsabili delle più odiose divisioni dei popoli.

8/9/2013

(segue)

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