Cu ‘nnappi ‘nnappi r’e cassatelli…
A
chi prende l’aereo con destinazione nord, nel periodo pasquale, non mancherà
l’occasione d’incontrare coppie di genitori che vanno a trovare i figli.
Osserviamo una coppia che, accompagnata da parenti, arriva al check-in con
bagaglio da stiva e trollei a mano.
Lei con pelliccia, tacchetto basso, borsa a due manici e un vassoio di
cassatelli avvolto in carta di colore rosa. Lui sportivo, con pantaloni
un po’ sopra il mocassino, pullover a vu, camicia con sotto un girocollo di
“maglia in carne”, giubbotto e in mano paste di mandorla della pasticceria
locale. Tutto procede normalmente finché l’hostess non fa notare che il
peso delle valigie non è consentito. Si guardano, e li accomuna lo stesso
disappunto: la loro bilancia non è precisa e fanno stridere la cerniera
delle valigie. Il contenuto si dilata e cresce di volume, come fosse stato
sotto vuoto e, incuranti, parlano fra di loro: “lèvaci a sosizza… u
cascavallu… a supprissata… accùra e cullùri…” e cercano, estraggono,
chiudono e pesano; riaprono, estraggono e ripesano finché hanno l’ok dell’
hostess che, annoiata, passa al bagaglio a mano, per fortuna, poco sopra i
limiti. E qui la furbizia prevale, ognuno di loro, parenti compresi, ha in
mano un pacchetto dal profumo diverso e furtivamente lo insaccano e lo
rinsaccano in una tracolla sbucata non si sa da dove.
Poi, sudati e stanchi, si guardano attorno e si scusano con chi è stato in
attesa. Una voce si fa coraggio : “scusi, signora, ma lei a Pasqua
porta al nord mezza Sicilia?” - menza ? tutta… ccu ‘stu me’ cori
sdradicatu ca nn’avi abbèntu! - Anch’io porto ai miei figli la
nostra Sicilia… le offro mezzo rametto di mandorlo non ancora sbocciato… le
auguro una felice permanenza! - grazie, anche a lei e…… tinìmmuni
forti! Buona Pasqua 2010! |
La festa della donna?
S’incomincia da piccolissime. Vestite tutte uguali senza perdere di vista l’ombelico,
tutte alle stesse discoteche, tutte con gli stessi amici.
E così si cresce
mentre la meritocrazia e la competizione sono vocaboli difficili da pronunciare.
Ma a che serve affaticarsi se arriva come ogni anno l’otto marzo e con esso le
politicanti che si presentano tirate a lucido e parlano commosse di giovani
donne senza lavoro? E nel frattempo festeggiano.
E’ ora di finirla! Le donne, quelle responsabili, non festeggiano l’otto marzo e
in discoteche a farsi palpeggiare da un cretino mezzo nudo… va bene… non sarà un
cretino ma è mezzo nudo e non tutto!
E festeggiano cosa? Di saper sfruttare
tutte le leggi pensate per le sfortunate donne che neppure le conoscono? quelle
che si conquistano un posto, qualunque esso sia.
Quelle che non hanno avuto la
fortuna di nascere nel posto giusto e con le stesse opportunità, quelle che sono
costrette a fare le puttane e non le escort. Quelle che sono maltrattate da uno
stronzo senza poter cambiare il loro tenore di vita.
Quelle che non decidono
liberamente di fare un figlio perchè per loro: maternità, allattamento,
varicella e morbillo, sono solo parole.
Quelle a cui non importa proprio nulla
delle quote rosa o ciclamino.
E mi chiedo cosa vogliono queste tizie ancora di più? Non sarebbe più corretto
pensare di fare un distinguo tra chi ha diritti e chi dei diritti ne fa
vantaggi?
L’autonomia si conquista incominciando dalle piccole cose: dall’abbandonare
presto la dipendenza dal ciuccio, dal non farsi la pipì nel letto, dal farsi i
compiti da soli, dal conquistarsi la benevolenza dell’insegnante, dal farsi
amicizie vere, dal voler fare quel dato lavoro costi quel che costi, dallo
scegliere un uomo giusto da amare. E quando tutto sembra essere perduto riuscire
a fare lo stesso il proprio dovere.
Questi sono i discorsi che vorrei ascoltare e avere un motivo valido per
festeggiare: la consapevolezza di dire basta a questa festa ipocrita!
L’8 marzo |
L’usufrutto?
No grazie! Se si vogliono sistemare “le cose” prima d’andarsene e “ire ad patres”
si fa testamento.
L’uso del verbo “andare” è improprio, sarebbe meglio “restare” ma
è uso comune, lasciamo “andare!” |
Alcuni notai, consigliano il marito a redigere
il testamento destinando ai figli la proprietà dell’intero patrimonio e alla
moglie l’usufrutto, perché sia “padrona e domina”. Ma cos’è l’usufrutto nello specifico? E’ il diritto di godimento sulla proprietà dei figli, il dovere di curarne la
manutenzione, di pagarne le imposte e di vedersi applicata, anche, una riduzione
sulla pensione di reversibilità. Il legislatore nel passato ha voluto tutelare le mogli subordinate al
marito. Ma oggi che la donna, col proprio lavoro, accresce il patrimonio
familiare che senso ha l’usufrutto se, come la maga di Omero, nasconde un
sortilegio: essere padrona e dover dar conto? |
L'Usufrutto? No
grazie! Un sintetico ma
magistrale trattatello su alcune norme testamentarie; il suo commento è una
feroce caricatura al peperoncino calabrese e, infine, il rimedio è una
esilarante battuta al ...frizer. Grazie!
(n. l.) |
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La riforma del diritto di famiglia dal 1975 disciplina i
rapporti fra coniugi e regola non solo la legittima ma anche la disponibile,
cioè un extra, un terzo del patrimonio che si può destinare o alla moglie o
ai figli o ad estranei. L’usufrutto è un regalo da restituire, la legittima è un
diritto da esercitare in piena libertà. Facciamo un esempio
esplicativo: l’ipotetica vedova, titolare dell’usufrutto, dovrebbe fumare un
“sigaro pestifero” sul balcone al freddo, per non impuzzire la
proprietà dei figli, mentre, titolare della legittima lo fumerebbe nel suo
salotto al caldo e, per par condicio, in compagnia di un giovane badante, se è
di colore, meglio! Chiaro? mi raccomando: “attente a quei due!” (notaio e
marito)
- “E se uno dei due non fosse d’accordo?” - - non è un problema… destiniamogli l’usufrutto della nostra ghiacciaia! -
- “E... cosa se ne fa?” - - il ghiaccio è un rimedio efficace su quelle parti del corpo che,
infiammandosi, gonfiano! - Marzo 2010 |
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Ma che vita!
E... che musica!
Spesso ci siamo chiesti perché alcuni, dopo anni di “fidanzamento” si
sposano e, dopo pochi mesi, si lasciano.
E ci siamo dati anche la risposta:
la convivenza pesa quanto un macigno. Ma se si è fidanzati, come si usa
oggi, che c’è di meglio? Ci si vede quando se ne ha voglia, si cena in un localino intimo cictucic,
lei scuote i lunghi capelli e spande per l’aria il suo profumo e, nel
sofisticato vestito Max Mara, si diverte alle battute di lui.
E come gli uomini che non devono chiedere mai, lui ordina l’amaro e lo
tracanna alla russa, sicuro di sé.
Solo una rosa, è San Valentino. E per dare un senso alla serata, subito a “nanna” con la lingery per ogni
occasione! Che bello! Ma poi lui, a malincuore, torna a dormire dalla mamma. Si vive d’amore, di profumi e balocchi, ma anche di pensieri profondi: non si
può fare questa vita! I piccioncini decidono di cambiarla e si sposano: tutto sarà come prima e
più di prima! Cenette? che noia! E la cassa chi la tiene? e la stirata chi
la fa? e chi porta i pantaloni? c’è la parità dei sessi e l’uomo si
distingue solo se porta i baffi! E a letto? per carità, sempre la stessa solfa, già, oggi la chiamano solfa,
una volta c’era più romanticismo si chiamava musica.
Ma non si era detto
come prima e più di prima? infatti, si ricomincia con un altro
“fidanzamento” e con la stessa solfa!
E me la volete chiamare vita questa? e perché no! Buon San Valentino |
La “Mamma” e la “Madre” Il ruolo della mamma del figlio è a breve termine, diverso da quello della
mamma della figlia che non spezza mai il legame e, se lo fa, poi lo
riallaccia.
Di cosa possono parlare mamma e figlio?
Le tradizioni si perdono, le
confidenze non trovano complicità come tra mamma e figlia che intercalano
parole d’amore senza che qualcuno s‘ingelosisca: è normale!
Mentre quel ragazzo si fa uomo, la sua mamma privata dell’intimità, si sente
madre e si chiede dov’è quel figlio che, nell’incessante domanda “amore, di
chi sei?” non faceva attendere la risposta, “tutto di mamma!” Lei guarda le foto di lui, bambino, e sono di nuovo insieme ad imparare le
prime paroline, a far di conto e, mano nella manina vanno a scuola dalla
stessa maestra. Ora il figlio è diventato padre, si ripongono le foto e lei
spera di riprendere da dove tutto si era interrotto: ritornare mamma e anche
nonna. Un momento, non corriamo, il ruolo di nonna lo assume la vera mamma: la mamma
della figlia. Ma… allora… ditelo! E diciamolo! In natura esiste la par condicio: mamma-orsa e mamma-gatta,
allontanano bruscamente sia il figlio che la figlia e insieme al ruolo
perdono il sostantivo mamma. E la chioccia? cresciuti i pulcini, ritorna gallina. Al contrario,
l’evoluzione della donna ha privilegiato una parte sola penalizzando l’altra,
in cui è rimasta l’intermittenza: prima mamma e poi madre. Perchè? non
sarebbe stato meglio fermarsi all’età della pietra, quando la donna era più
animale e le pietre erano un’arma impropria, ma davano più soddisfazioni e in
tutte le direzioni?! Ormai i giochi sono fatti “rien ne va plus”.
Ma almeno,
la
mamma del figlio, se vuol restare mamma, si tenga stretto il suo “bamboccione”
e se lo sbaciucchi fino a morirne! Febbraio 2010 |
Le due apoteosi Scelta difficile! Un uomo va a trans. Ha chiesto perdono al Santo Padre. La famiglia non
l’abbandona.
E’ una tragedia personale. E noi? c’incartiamo nella solita riflessione! Rientra nella normalità che un uomo abbia una donna alla volta, o tutt’al
più, una fissa la moglie e una mobile l’amante. Ma possedere unificati,
uomo e donna, è di un genio. |
Non mi riferisco al genio dagli occhi stralunati di Einstein e con i
capelli arruffati ma di un uomo all’apparenza normale, senza sex-appeal,
il vicino della porta accanto che, imbarazzato al buon giorno e al buona
sera, arrossisce come fosse febbricitante e si potrebbe portare “a letto”
solo per mettergli il termometro. Come ci si sbaglia nel non riconoscere,
in un insignificante uomo, un raffinato che ama le “morbidezze” di una
donna per i preliminari e la forza “penetrante” d’un uomo!
Ma ciò non toglie che è un infedele e che “da un simile tradimento non
ci si può difendere” ha detto qualcuna. Ed ha ragione! Ma da chi si
dovrebbe difendere una moglie se, inerme ed incredula, non riesce a
vedere come rivale una donna col pisello? e di conseguenza, gelosia,
invidia e rabbia sono passioni che restano mute. La “testa di genio”
ha pianificato il suo tradimento: “vado a trans e se mi scoprono,
resteranno tutti a boccheggiare come pesci: mah... mah... mah!” Non è solo una trovata geniale. E’
l’apoteosi del
tradimento!
Mentre è tutta un’altra musica quella suonata per un uomo che non
va a trans: se viene sorpreso con “la compagnetta di giochi” altro
che chiedere perdono, altro che la famiglia non l’abbandona, altro che
sommesse mah… mah… - Chi è questa … qua? - gli strilla la moglie - e
farfuglia - amore… mi trovi… impreparato…, chiedimi… un argomento a
piacere. Sarà costretto a subire, come suo nonno e suo padre, le solenni
bastonature. E’ l’apoteosi dell’ecatombe!
Tràns-eamus ad 2010 |
E’
proprio difficile commentare la nuova “riflessione” di Laura
Castiglione, perché essa, data la delicatezza dell’argomento, sembra
aver smarrito la sua genuina spontaneità.
Però se la cava nella parte
centrale descrivendo il personaggio come essere insignificante e buffo
che, tuttavia, riesce ad avere un colpo di genio nell’andare a trans
raggiungendo l’apoteosi e ottenendo la comprensione della famiglia.
Apoteosi che si raddoppia nella reazione della moglie che scopre il
tradimento “normale” del marito e lo massacra a legnate. E chiude la Nostra formando spiritosamente un verbo latino:
trans-eamus ad 2010 (passiamo al …!) che equivale a un amaro augurio
di Buon anno! Nicola Lupo Bari, 4 gennaio 2010 |
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Parole
in libertà
Quanto è difficile la
nostra bella lingua italiana!
Da bambini la frase ricorrente era: “attento a
come parli.” E il nostro educatore ci indicava il sostantivo, il verbo e
l’aggettivo più appropriati tra i sinonimi e i contrari.
Poi col tempo s’impara
e si disfa il bagaglio linguistico per mostrare il pensiero.
A volte, però,
basta un avverbio fuori posto o una frase detta senza riflettere che possono
rivelare o tradire ciò che si pensa e anche ciò che si prova. Per esempio,in
questi giorni dopo un fatto grave accaduto si sono pronunciate tante frasi e
alcune hanno attirato la mia attenzione: “bisogna abbassare i toni, ma se l’è
cercato.” “Fatto gravissimo e tra l’altro, lo squilibrato, ha chiesto
scusa.” “Andrei a fargli visita, per fare un’opera di misericordia.” Riflettiamo sulle parole in grassetto.
Cercato, dal verbo cercare. Definizione: frugare affannosamente
spostando oggetti alla rinfusa… …e finalmente l’attentatore è stato trovato!
Tra l’altro, sinonimi: addirittura, nientedimeno….
l’attentatore per superare se stesso ha inferto anche le scuse. |
Pensavamo di avere
ricevuto
un bel regalo di Natale, ma improvvisamente Laura Castiglione
ci sorprende con un altro "pacchettino" piccantissimo con una chiusa
esilarante e spiritosa:
“Parole in libertà" sulla proprietà del
linguaggio. Essa in poche righe ci fornisce una "lectio magistralis" meritevole di una laurea honoris causa
"in Storia della
Lingua Italiana". Ma la fulminante conclusione ti fa esultare di gioia … natalizia! Grazie!
Nicola Lupo Bari, 22 Dicembre 2009 |
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Opera di misericordia, definizione: sentimento di pietà
verso un povero infelice… mai furono usati aggettivi più adeguati
per la persona in oggetto: infelice e povero. Nessuna censura per costoro, siamo in democrazia linguistica anche se inesatta. Si può pensare cosa dire e dire con un lapsus freudiano cosa si pensa.
Rispettiamo queste minoranze e per par condicio, cerchiamo qualcuno che
tra l’altro rompa il muso anche a loro! Dicembre 2009 |
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Regalo di Natale! Alcune battaglie vinte dalle femministe
hanno avuto una valenza illusoria. Se si fosse giocato d’astuzia sulle cose che
l’uomo non amava fare o avere, molte energie si sarebbero risparmiate e, a
piccole tappe, si sarebbe potuto indebolire, sconfiggendolo, senza concedergli
l’onore delle armi. Ma le donne non se ne intendevano di tattica bellica, preferivano l’uncinetto al
parlare di guerra con gli uomini.
E per questa loro ignoranza, l’uomo è stato lo
stratega del femminismo, il perdente beneficiato. Andiamo per ordine. Il
diritto al voto: una conquista e non una vittoria. Le donne hanno potuto
votare, preferendo gli uomini e ancora oggi non votano per le donne.
I tempi erano ormai maturi per metterlo a lavare i piatti e l’americana Josephine
Cochrane inventò la lavastoviglie. |
La libertà sessuale, strillata sotto il vessillo del triangolino, ha nutrito le
speranze anche degli uomini che non ne avevano. L’età pensionabile: l’uomo a 65 e la donna a 60. Cinque anni di riposo
indispensabile a recuperare le forze per affrontare il pensionamento di lui. Il divorzio: “spettinata così tu mi piaci di più”…. ma ti cambio lo stesso. E con questi risultati si persiste nell'errore e si punta più in alto: il
Quirinale.
Ci si arriva anziani e il detto siciliano “u cumannari è megghiu ri….”
non trova posto migliore… non ne vale la pena! Se questa riflessione trova riscontro nel mondo femminile io propongo un
esperimento casalingo: sottrarrei all'uomo una prerogativa di cui lamenta
il peso: “avere una moglie.” E per la prima volta non verrà beneficiato e
poggerà il capo sul ceppo! (tradotto: virimmu commu sa passa!) E’ tutto chiaro? “chiarissimo non fa una piega.
Ma, un momento,…
dopo averla sottratta all’uomo per punirlo,
di questa moglie vagante, cara autrice dell’esperimento, cosa ne fai?” Non è un problema, perchè a me non importa nulla se è innamorata o
indifferente, se aspetta con l’aperitivo in mano o col matterello, della
cena in caldo o dei resti del giorno prima, della tv sintonizzata sul canale
preferito o del suo cianciare, di una notte di fuoco o a guardare il
soffitto. Quel che conta è averla accanto… me la prendo io e… mi faccio un bellissimo
Regalo di Natale! Natale 2009 |
Con la consueta stringata ma incisiva prosa Laura
Castiglione ha criticato il femminismo e con esso tutti gli altri
provvedimenti che ne sono scaturiti, perché sono risultati tutti a
maggior vantaggio dell’uomo. Quindi traccia la vita sacrificata di una
moglie per il proprio marito senza alcun riconoscimento e perciò si
chiede cosa fare di questa figura femminile senza alcun apprezzamento:
allora si erge a giudice di questa ingiustizia e architetta una piccola
vendetta, proponendo di prenderla con sé come regalo di Natale. Prosit! e grazie per questo Suo succulento regalo di Natale anche per
tutti noi. Nicola Lupo Bari, 5 Dicembre 2009 |
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Un consiglio...
«Teneteli a casa!»
Come cambia tutto dopo i sessanta! Chi era bruttina con l’età è migliorata e chi
era bella è imbruttita.
C’è chi rassegnata si accetta e chi guardandosi allo
specchio userebbe un’accetta.
Non è solo un problema estetico ma il confrontarsi
col mondo dei giovani che guarda e passa.
Per esempio in palestra, ragazze ben
sode si riflettono allo specchio e sollevano i pesi: espirano, inspirano e
parlano solo fra di loro.
Le osservo e mi distraggo, l’istruttore mi richiama
con distacco, non sono un’allieva diligente e và dove lo porta il cuore.
Un
signore di una “certa età” sorride, alza le spalle e mi dice: “ormai… i giovani
non fanno al caso nostro… dobbiamo farci compagnia noi!”
“Maa… aah… cchii?” avrebbe detto Totò!
Io avrei potuto rispondere con modi gentili o con la padronanza del turpiloquio
e ho taciuto di fare una battuta: “giovanotto… se ne può parlare… ma a quanto
ammonta la tua pensione?”
All’uscita del supermercato piove a dirotto, un signore di una “certa età” è in
difficoltà e gli offro il mio ombrello.
Cerca affannosamente nelle sue tasche le
chiavi della macchina, me le mostra e alla mia battuta “pensavo che cercava
l’euro di mancia” coglie l’occasione: “signora per lei anche cento euro!”
Guardi… che l’accompagno solo alla macchina” risposi.
Eh sì! … questi signori sono un pericolo se lasciati liberi e le loro mogli
dovrebbero riflettere prima di mandarli da soli in palestra o a fare la spesa.
La “certa età” non dà garanzie ed è sbagliatissimo abbassare la guardia
illudendosi che “tanto chi se lo prende, ormai!”
Non sono le giovincelle scherzose che “ormai ” devono preoccupare le mogli, ma
solo quelle che hanno fame.
Troppe disoccupate e precarie in cerca di lavoro! E
quale miglior posto a tempo indeterminato, finché dura, di un anziano con
pensione!
Capisco che alcuni mariti sono “na cutra” ma ascoltate il consiglio di
una che purtroppo riflette e non si trova male: “Teneteli a casa!”
A gentile richiesta, inserto al mese di
Novembre 2009 |
“Pare!”
Sia meno rischioso tacere che parlare
Leggiamo alcune notizie di cronaca. Verona: impiegato suicida dopo aver ucciso
moglie e figli. Parma: capo officina uccide moglie, figlia e si spara.
Caserta… Taranto… Catania.
Un sindaco intervistato risponde: “pare
non ci sia nulla da capire, si deve rivedere la legge sulle detenzioni di
armi.” Un funzionario di polizia: “la famiglia uccide più della mafia.” Un
vicino di casa: “....pare , ci fossero dissapori per la
separazione.”
E ancora: “marito assegna all’ex moglie mantenimenti esagerati, pare,
per condurre lo stesso tenore di vita.”
La legge è uguale per tutti? pare!
Nessuna differenza tra un ricco e un impiegato che deve mantenere palestra,
danza, estetista alle figlie e vivere in un monolocale.
La mia attenzione va solo a quei casi in cui i motivi di divorzio sono dovuti
all’insofferenza nella convivenza, alla fine dell’amore e s’intraprende la
strada dell’odio mortale perchè “alcune donne” non trovando nel partner un
interlocutore a tutto tondo, pensano che avendo un lavoro, la libertà
sessuale, la legge sull’aborto, le quote rosa, le pari opportunità, la legge
ad hoc sul divorzio, hanno diritto anche alla felicità: l’eliminazione del
marito dalla loro vista con armi non certo pari e con la complicità di
avvocate senza scrupoli.
Mentre gli avvocati del malcapitato al “prego si
accomodi” aggiungono “lei ha perduto la causa.”
Riflettiamoci: questi mariti mentre uccidono si sentono assassini o
giustizieri? non ci è dato saperlo, purtroppo, ma intuirlo.
Non si sta esagerando distruggendo il principio di tutela verso la donna? se
la legge non fosse garantista con una parte sola, se lo stesso tenore di
vita riguardasse entrambi gli ex coniugi, se costituisse reato screditare la
figura del padre e la discrezionalità del giudice fosse più attenta, le
stragi di bambini che la cronaca annuncia con distacco professionale,
sarebbero liquidate con un semplice pare? forse no!
Ma io non posso aspettare e lo dico chiaro e forte: la legge, alcune mamme e
chi tace non tutelano il minore, ma se ne fanno scudo.
Novembre 2009 |
Ipotesi su un delitto L'onore è ancora onore Più di un delitto in Italia rimane irrisolto. Forse manca la capacità di un ragionamento analitico e deduttivo. Forse si confida troppo sui rilievi scientifici. O più semplicemente ci si affida a criminologi e opinionisti ospiti a “Porta a porta” che offriranno la soluzione in un piatto d’argento. Beh! nella confusione m’infilo anch’io e naturalmente ogni riferimento è puramente casuale. Poniamo il caso che una ragazza abbia una relazione consolidata con un bravo ragazzo e ne intraprenda nel contempo un’altra con un uomo sposato che, preso dalla passione, lasci la moglie. La ragazza entra in crisi: le cose si sono messe nel verso sbagliato e non riesce a decidere se lasciare l’ignaro ragazzo o l’uomo “ex felicemente sposato”. La mamma della ragazza, come tutte le mamme attente, intuisce qualcosa. Ma all’improvviso riceve un’atroce notizia: la figlia è stata assassinata con 30 coltellate. Si mettono in moto tutte le macchine investigative, editoriali e televisive. Innocentisti e colpevolisti vantano ipotesi mentre guardano la ragazza ritratta su tutti i quotidiani: bella, solare, sorridente, una brava ragazza che frequentava la parrocchia.
Le indagini vanno verso tutte le direzioni che confluiscono, ahimè, su un unico indagato: il bravo ragazzo. Ma forse è stata trascurata un’altra pista, la mia personale, che per qualcuno sarà ritenuta inquietante, ma ormai una più o una meno! La mamma della povera ragazza potrebbe dire ciò che ha intuito ma tace sull’esistenza dell’uomo sposato entrando in un gioco d’azzardo e pericoloso dal quale non può più uscire: cosa penserà la gente di sua figlia? cosa scriveranno i giornali? cosa potrà mai dire Bruno Vespa? e intanto l’assassino di sua figlia resta impunito! L’assassino? o l’assassina? Dio ci liberi da una moglie inferocita! Sono bastate trenta coltellate per far tornare a casa il marito prodigo! Allora il movente è la gelosia?…. No, solo l’odio ripetuto per trenta volte! E al bravo ragazzo chi ci pensa? Aahh!!... ma ci sono tre gradi di giudizio… è giovane ed è vivo… ha tutta una vita davanti!
Ottobre 2009 |
Totò Riina detto ”u curtu” Condanna a misura d’uomo |
Se diamo uno sguardo alle statistiche, il 30% delle coppie si separa; del perché riteniamo siano fatti loro e sembra che il fatidico settimo anno resti un traguardo non raggiunto o appena superato. Ma sì,
diciamolo “l’amore non è eterno”. Ma niente è eterno e nemmeno la pazienza a cui
fanno da corollario la moderazione e la tolleranza che additano coppie che
resistono da più di quarant’anni: tutta una vita! o “tutto un ergastolo?”
Ma di quali efferati delitti si sono potuti macchiare un uomo ed una donna per essersi inflitta una punizione così lunga e rinnovabile tacitamente? E come se non bastasse ci si mette pure la semilibertà che è la metà della libertà per lei quando va in pensione lui. “All’improvviso”, non si è mai abbastanza preparati, entra in casa come un estraneo invadente e prende possesso di tutte le cose di lei: del telecomando accorpato alla poltrona, del terrazzo con le piante aromatiche, delle sue letture, della sua musica e perfino delle sue riflessioni. La chiama, la cerca, le canta: “cchiù luntana me staie, cchiù vicina te sento”. (*) Ma forse il titolo di questa nota è sbagliato rispetto al testo, non si capisce cosa c’entra Totò Riina. C’entra eccome! |
(...) Laura Castiglione è stata un'altra delle vostre collaboratrici che mi ha attratto e interessato per il suo stile disincantato e disinibito e soffuso di fine ironia e, a volte, di pungente sarcasmo nei suoi argomenti di stretta attualità e di utile informazione anche scientifica. Mi associo al desiderio-richiesta di un vostro lettore che in una “puntura” chiede maggiori notizie di questa Laura, con relativa foto, aggiungo io. (...)
Nicola Lupo Bari, 28 settembre 2009 |
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Il Totò di “casa nostra” gode di un trattamento di tutto rispetto paragonato
alla coppia veterana e se non è così evidente richiamiamo i distratti
all’attenzione: Riina ha 78 anni e secondo le aspettative di vita dell’uomo
dovrebbe essere più di là che di qua e noi che, non gli vogliamo male, gli
concediamo altri due anni di vita.
Al suo attivo ha sedici anni di carcere? Si! Più i nostri due
fanno diciotto? Si! lo vogliamo chiamare
“ergastolo” o
condanna “curta” come la sua statura?
“Effettivamente il
titolo non è sbagliato, anzi, calza come un guanto!”
13 settembre 1967-2009 nell’anniversario del mio matrimonio dedico a
mio marito: “nun me pesa sta croce ca trascino pe’ tte!” (*)
(* “Passione”, Mina canta Napoli)
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