Questo conetto vulcanico, posto a pochi metri dalla Strada statale
284, di fronte al Cimitero di Bronte, è di formazione antichissima.
Il nome deriva dalla sua caratteristica forma che richiama la
carena di un grosso barcone e, protetto dal monte Colla, è stato sempre risparmiato dalle secolari
colate laviche che hanno interessato il versante di Bronte e, per
questo, si è conservato ancora intatto.
Così ne parla Benedetto Radice
nelle sue "Memorie storiche di Bronte":
«Esso è sito in un profondo cono non lungi otto metri dalla
strada provinciale, costruita verso il 1830.
Monte Barca è il più
profondo cratere secondario dell’Etna, detto così dalla sua forma
a vela latina.
E’ ignoto il tempo della sua origine; ha una base ellittica. Le
sue due larghezze nell'interno segnano la direzione da sud a
nord.
Il bacino del cratere composto di un tufo rossiccio,
notevole per la esalazione di cloro e di solfato sulfureo, ricorda
le zolfaie di Napoli.
Da questo tufo vengono lavagnette e piccoli cristalli di ferro
lucido.
L'esterno inviluppo del mantello del cono è formato d’una
conglo-merazione di frammenti di plagiodasio, angite e olivina, fra
i quali appare dello schisto ricco di ferro bianco; simile a questo
tufo sono le lave del fortino di Catania e del monte Cerna.
Non si
trova a monte Barca una corrente di lava come negli altri crateri. Esso è in maniera notevole circondato di pietra arenaria al suo
piede.
Circa 750 metri in giù, sopra un piano orizzontale lungo 400
metri e largo 150, appare un campo di tufo guazzoso vomitato in gran
parte dello stesso monte Barca; vi è anche del gesso.
Sul poggio
sabbioso, che è dinanzi, s’ignora se la sabbia sia stata vomitata
dal cratere del vicino monte Barca, o dal cratere dell’Etna».

Il prof. Rosario Barbagallo, acese, nel segnalarci che le notizie
sul Monte Barca da noi sopra riportate sono in parte sbagliate o superate, anche
perchè in
parte anche generati dalla vetustà delle fonti (per es. Benedetto Radice), ci ha
gentilmente inviato un articolo ("Monte Barca x Bronte Insieme"), da lui
redatto e avallato direttamente dal vulcanologo prof. Branca, che fa parte di un
suo lavoro riguardante anche altri crateri etnei. In accordo e con l'autorizzazione dell'illustre vulcanologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ci ha
fatto anche pervenire un lavoro/studio originale con quelle che sono le ultimissime conoscenze scientifiche relativamente
al Monte Barca, alla sua genesi, evoluzione, ecc., sia al fine di
aggiornare "al meglio" il nostro sito, che di riportarvi notizie esatte e scientificamente interessanti:
The occurrence of Mt Barca flank eruption in the evolution of the NW periphery of Etna volcano (Italy) di
S. Branca, P. Del Carlo, M. D. Lo Castro, E. De Beni, J. Wijbrans. Published online: 8 April 2008,
© Springer-Verlag 2008.
MONTE BARCA
Finalmente si è riusciti a dare con metodi scientifici un’età al Monte
Barca: circa 28 mila anni
di Rosario Barbagallo
In questi ultimi anni il settore dell’Etna compreso tra la cittadina di
Bronte, il fiume Simeto, e le ultime propaggini della
colata del 1843, è
stato oggetto di studio al fine di meglio individuare e capire la genesi e
l’evoluzione (Branca et al. 2009) di un antico cratere: il Monte Barca.
Tali
studi geologico-stratigrafici realizzati sull’intero edificio vulcanico
hanno, inoltre, permesso di pubblicare la nuova Carta Geologica del vulcano
Etna (Branca et alii, 2011).
Per quanto concerne il territorio di Bronte lo studio di Branca et alii
(2009) ha determinato una migliore ricostruzione dei processi e degli stili
eruttivi di Monte Barca, tracciando, nello stesso tempo, le dinamiche e
progressive mutazioni dell’intero basso versante Nord-Ovest del vulcano
Etna.
Tale zona, identificabile anche come la parte alta della valle del Simeto, è
stata oggetto di diverse invasioni laviche da parte del potente e vigoroso
vulcano Ellittico che nel periodo compreso tra circa 60 mila e 15 mila anni
fa dettava legge sull’intero territorio etneo.
In particolare, a partire da circa 41 mila anni fa, vi furono 4 colate
dell’Ellittico che raggiunsero questo settore, sbarrando diverse volte il
drenaggio principale della paleo valle del fiume Simeto.
Intorno ai 28 mila anni fa un dicco magmatico, con l’aiuto delle strutture
tettoniche presenti nel basamento sedimentario sul quale l’Etna si è
edificato, lascia il condotto-sistema centrale, sbucando fuori a 15 Km di
distanza dal cratere sommitale di quei tempi (l’Ellittico).
Da questa
eruzione di fianco nasce Monte Barca che quindi non è più inquadrato come un
cratere di tipo eccentrico, ma bensì laterale.
Questa certezza, e quindi
l’esclusione che quella di Monte Barca sia stata una eruzione di tipo
eccentrico, è data dalle analisi dei prodotti eruttivi del Barca in quanto
la loro composizione è del tutto uguale a quella dei prodotti del condotto
centrale (Branca et alii 2009).
Lo stile eruttivo iniziale alquanto esplosivo del Monte Barca è stato
determinato dal fatto che avendo il dicco “tagliato” il basamento
sedimentario impermeabile (Flysch Numidico Siciliano quasi esclusivamente
composto da quarzareniti ed argille gialle), e le colate laviche
dell’Ellittico giacenti sopra, trovò, interposta tra questi due strati,
acqua freatica, che, innescò delle esplosioni di tipo freato-magmatico.
Queste esplosioni, oltre ad edificare buona parte di quello che noi oggi
chiamiamo Monte Barca, generarono dei depositi piroclastici da ricaduta.
Successivamente, il neonato Barca, frenò i suoi “bollenti spiriti”, passando
ad una attività esplosiva meno intensa, di tipo stromboliano, seguita
dall’emissione di una piccola colata di poco oltre il chilometro di
lunghezza. |