Essere una sola carne
E se a uno dei due piace il pesce?
Quella di quest’anno è un’estate torrida che si sta prolungando
oltre il previsto e, ormai, le coppie che hanno organizzato per
sposarsi non possono rinviare.
Gli uomini sudano in giacca e cravatta e alle donne attraverso
le trasparenze dei merletti, il caldo penetra fino alle ossa.
L’officiante, imprigionato nella tonaca, non si sottrae al suo
compito, si rivolge ai presenti: “parlate ora o tacete per
sempre” ma nessuno osa parlare per non prolungare la cerimonia.
Poi parla agli sposi: “dovrete comporre un puzzle in cui ogni
tesserina s’incastri nell’altra per formare un bel paesaggio.”
I due convenuti, con un bagaglio culturale e genetico diverso,
si frastornano all’incitamento del parroco e si chiedono perché
congiungersi finché vita non li separi?
L’ha ordinato il medico che, senza “tuccàrici u puzu”, ha
fatto la diagnosi: “questa è una coppia sana!”
Certo lo stare insieme “non veni ri caràta”; solo le
coppie del secolo passato festeggiano le nozze d’oro, quelle di
oggi non arrivano nemmeno al settimo anno, la crisi oggi
anticipa i tempi.
I due possono passeggiare l’uno dietro l’altro, chi ha il passo
svelto e chi lento, lui preferisce la cucina della mammina e lei
della mamma, ma perché essere una sola carne?
E se a uno dei due piace il pesce? La scappatella di oggi non ha
il sapore di quella del passato, si fa meno fatica per arrivare
al dunque e non conviene cambiare strumento musicale. Le note e
gli accordi, è vero, sono diversi, ma dopo poco l’armonia si
perde e la musica è finita.
Forse il parroco non ha torto nell’incitare la
coppia a essere una sola carne ma bisogna
allenarsi a riflettere prima di sposarsi e non
dopo, perché tutte le passioni durano poco, solo
l’amore è per sempre.
Riflettere è un’opera di bene da fare soprattutto a se stessi e
ccu friscu.
Agosto 2024 |
Un confidente fuori dal tempo Elogio del camino
Il condizionatore è un
elettrodomestico che appeso a muro tace in inverno e spera che
il caldo soffocante arrivi presto per rivivere.
A poca distanza ha un compagno, il termosifone che,
riscaldandosi, accoglie solo le carezze di chi gli passa vicino. Poveretto, anche lui!
Si era illuso di sostituire il camino che da protagonista stava
al centro di una stanza e non relegato in un angolo o dietro una
porta. Il camino accoglieva le membra di un albero ormai morto, le
faceva rivivere richiamando a sé i componenti della famiglia e i
loro amici che conversavano o discutevano.
Il suo compito non era solo di riscaldare il freddo inverno, era
uno psicoterapeuta di chi seduto di fronte gli affidava le sue
confidenze, un amore, una delusione, un dolore, un tradimento,
un sogno, un progetto fallito, una colpa, un rimorso. Non si
distraeva a prendere appunti, era attento ad ascoltare e capire
anche chi gli confidava di non essere compreso. Sapeva tenere i “sigritanzi”, e se avesse voluto
infrangere un segreto, il suo portavoce era il carbone che
cenere era e cenere diventava.
Non indossava le vesti di un prete, non faceva sentire
colpevoli, non puniva né assolveva, alzava la fiamma,
scoppiettava piccoli fuochi d’artificio per condividere i
momenti felici e per quelli tristi si scuriva e si accasciava. Il camino oggi è presente nelle case di campagna, non è un
confidente né aggrega la famiglia, svolge il solo compito di
riscaldare i fine settimana, ma nelle case di città con i
termosifoni messi a palla, cosa ci sta a fare?
Tiene in mano una luce rossa che finge di essere fiamma, non ha
legna da ardere, né fuoco da soffocare, ha un tappeto prostrato
ai suoi piedi cui non può mandare per ripicca nemmeno ‘na
cimìgghja. Il silenzio parla per lui: “Ma sti strunzi, chi sindi
fanu ri mia?” Aprile 2024 |
Per farlo buono recita un’Ave Maria
L’ovu 'nciratu
Ci sono due tipologie di cuoche non professioniste, una
mescola sapori contrastanti, non rispetta i dosaggi, non bada
all’estetica, non apprende per migliorare ma ha un merito: ne è
cosciente e non bada alle critiche.
Un’altra, di contro, rispetta la convivenza di sapori, dosaggi,
estetica, ruba il mestiere a chi è più brava di lei per
soddisfare tutti, specialmente chi è esperto in critiche. Quando
presenta a tavola una pietanza, per il critico qualcosa
l’avrebbe potuto fare meglio o come la faceva la sua mamma.
Ma veramente i ricordi restano così vivi negli anni da poter
fare paragoni?
E’ anche vero che la materia prima era genuina, il formaggio era
di pecora e di mucca, il maiale sapeva fare ‘u poccu,
l’olio era r’orivi, le uova erano di gallina e non come
oggi che con la parità dei sessi, forse sono di gallo.
E poi, c’era l’appetito che non aveva preferenze, si mangiava di
tutto e non solo per fame.
Oggi, per il critico, anche l'ovu 'nciratu (l’uovo
alla coque), diverso dal
bazzotto col tuorlo duro, non è come ‘u cuciv’a so’ mammitta
che appena l’acqua bolliva il tempo di recitare un’Ave Maria, il
tuorlo era morbido e pure l’albume che non restava mai crudo da
sembrare il moccio del naso.
La cuoca quando presenta la pietanza aspetta trepidante, se non
i complimenti, il silenzio consenziente e, se dovesse mancare un
pizzichino di sale, farebbe il mea culpa, invece il
critico non sapendo che dire enuncia: “è troppo calda.”
Se la cuoca, invece di offendersi, mettesse il suo critico ai
fornelli per cucinare un uovo alla coque, anche rischiando
d’inghiottire senza gustare un pastrocchio, l’avrebbe vinta e
solo prendendolo per il… suo verso:
- “Bravo! Anche se hai
dimenticato di recitare l’Ave Maria, quest’uovo ha la virilità e
la durezza di un uomo!”
Febbraio 2024 |
Sola, a casa e trascurata, oppure...? Ma Babba Natale dov’è? Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di San Nicola, il
quale, per avere riportato in vita tre fanciulli rapiti e uccisi da
un oste, fu eletto protettore dei bambini. Il santo era
rappresentato con la barba, la mitra, il mantello rosso vescovile e
il suo culto si divulgò in quasi tutte le culture. In America subì la trasformazione in un vecchio con la barba
bianca, la giacca rossa e un sacco pieno di regali. Iniziò la strada
della mercificazione e le chiese tradizionaliste ritennero e
ritengono che si sia perso il significato religioso.
Ne sono artefici anche i genitori che spingono i figli a scrivere
a Babbo Natale e non a Gesù una letterina con la richiesta di più
regali. Certo i bambini sperano di ottenerli tutti e se ne manca uno
capiscono e perdonano Babbo Natale e, male che vada, confidano nella
befana: è donna e sa il fatto suo. Una volta Babbo Natale era uno per tutti, arrivava di notte alla
vigilia di Natale e, mentre i bambini dormivano, lasciava i regali
sotto l’albero e non sotto il presepe. Oggi di Babbo Natale ce ne
sono tantissimi, uno per ogni centro commerciale e negozi di
giocattoli, come se il capostipite, non certo San Nicola, avesse
trascorso tutto l’anno a procreare Babbi Natale. Ma Babba Natale dov’è? Sola a casa, al polo nord, al freddo e al
gelo? A tenere in caldo l’acqua per il suo Babbino che stanco, al
suo rientro, possa fare un bagno ristoratore? Oppure, abbandonata e trascurata aspetti le feste
per fare festa e non rischiare di abbassare la media
dei Babbi Natale? Le domande non richiedono risposte, sono per allentare la
tensione di questo Natale senza abbracci, baci e tenere carezze. Cari lettori, anche se in ritardo, è il vostro Babbo Natale con i
regali da voi richiesti e gli auguri di buone feste. Natale 2023 |
L’abito non fa la sposa ... e neppure lo sposo L’abito da cerimonia rappresentava nel passato la sposa e il ceto della famiglia cui apparteneva. Era un manufatto di svariate fogge, di tessuti ricamati e ornati di merletti pregiati, di colori vivaci e perfino il rosso era usato in Cina e India. L’uso dell’abito bianco risale al 1406 in Inghilterra, indossato dalla principessa Filippa, figlia di Enrico IV, un secolo e mezzo più tardi da Maria Stuarda e dalla regina Vittoria. Così iniziò il suo percorso, il cui stile ha seguito la moda per rappresentare l’eleganza e, il bianco, la verginità della sposa. Oggi, tra agosto, settembre e anche primi di ottobre, sotto il segno zodiacale della vergine, i matrimoni sono sospesi, le spose sono in crisi, soprattutto per non potere indossare l’abito nuziale, per il quale hanno messo da parte i jeans strappati e chiesto un mutuo. Neanche lo sposo potrà indossare il suo classico abito scuro, come per un vanto di non essere vergine e con un tocco di colore solo alla cravatta. Ma oggi, in molti, prima del matrimonio convivono e, superato l’innamoramento, messo al mondo un figlio, intrapresa la strada del mal di testa, si sposano per non dire più che si ha un compagno? Per organizzare un catering all’insegna degli sprechi? Perché la donna indossi l’abito bianco che è, oltre partorire, il privilegio che non chiede di spartire con l’uomo? Però, da qualche anno, l’uomo sta abbandonando l’abito scuro, lo spezzato è con gilè o pantaloni bianchi, se lo lascia intero è di colore beige chiaro. Che sia il preludio dell’abito bianco per l’uomo e col significato di verginità? Attenzione! Se l’uomo perseguirà la strada verso l’abito bianco, la donna deve impedirlo e imporsi con fermezza e non per averne lei l’esclusiva, ma per non sembrare di sposare un Papa: l’unico vergine di bianco vestito. Gennaio 2022 |
Il panettone e la cassata oggi “sposi” Il patrimonio siciliano è misto di culture. Alcuni popoli sono venuti in Sicilia per dominarla e altri per rimpiazzarli ma rientrati nei loro paesi di origine vi hanno lasciato il cuore, l’arte, la filosofia e i vocaboli derivati dalla loro lingua. La Sicilia è stata un pied à terre, accogliente con chi dal sud mirava al nord e dal nord al sud e lo è ancora, ma con ospiti e turisti come Matteo Salvini che, venuto in Sicilia per vedere l’Etna e prendersi il sole vi ha lasciato un pezzettino del suo cuore: la Lega. Ma pare che alcuni siciliani vogliano conquistare il nord e con dolcezza, come Nicola Fiasconaro, sorriso furbo e accattivante, che, col suo cappello da pasticciere, come fosse un prete ha sposato il panettone e la cassata. E’ un matrimonio morganatico: lui, di padre sconosciuto e di madre milanese, lei una nobildonna il cui albero genealogico risale agli arabi, ai normanni, ai fenici, ai greci, agli spagnoli, in un connubio di religiosità nelle mani esperte delle sante monache del convento della Martorana a Palermo. Il rinomato pasticcere non rispettando la riservatezza altrui, com’è in uso oggi fare uno scoop, ha ripreso la coppia: il panettone dal viso scuro e butterato, si sdraia gonfio di sé sulla morbida e dolce ricotta dalla pelle chiara, delicata e col cuore coperto da un velo bianco di verginità. Per lei non è un rapporto d’amore, non la lusinga sposare un milanese e forse nemmeno lui è sicuro di volere sposare una siciliana, però, la condivide con gli amici sui social. Questo “prete” come un padre che, pur amando la figlia, incurante dei sentimenti che lei prova e che non ha detto “si lo voglio”, la sposa al primo panettone venuto. “Questo matrimonio non s’ha da fare, né oggi né mai”. Ma è stato già fatto. La “Sacra Rota” di casa mia lo dichiara nullo oggi e pure domani. Natale 2021 | palloni gonfiati Sono lords o lordi d'invidia? La palla, femminile, è una camera d’aria rivestita di cuoio; il suo plurale è palle, il maschile è pallone. Su questa piccola parola si sono costruiti tanti modi di dire: prendere la palla al balzo, avere una palla al piede, avere due palle, rompere le palle, andare in pallone. E ancora, la partita di pallone che le donne non andavano a vedere perché stimolava tanta di quella gelosia che Rita Pavone ne ha fatto una canzone di successo: “perché la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita…”. Oggi agli stadi si recano anche le tifose, si scatenano quanto i tifosi e tutti insieme schiamazzano e urlano una sola parola ricordando la "buonanima": “vincere e vinceremo”. Basta una piccola palla che, potente come una bomba, entra in porta e, senza strategie tattiche, diplomatiche, spionaggio o armi segrete, scoppia, scatena l’esultanza dei fans dei vincitori e come in una guerra fa vittime. Nella cerimonia di chiusura del recente Campionato europeo di calcio, i vincitori (l'Italia) concedono ai perdenti l’onore delle armi, la medaglia d’argento che non è accettata perché (gli inglesi) credono, anche di fronte all’evidenza della sconfitta, di meritare loro la Coppa. E non solo, accompagnano l’inno nazionale italiano con fischi e pernacchie. Ma come mai? Gli inglesi? Proprio loro che sono famosi in tutto il mondo per il fair play, per scusarsi sempre troppo e dire ”sorry” anche quando non pestano i piedi ad alcuno? E l’eleganza? A chi non ce l’ha, la insegnano i cappellini blu, rosso e bianco della regina Elisabetta, che sono i colori della bandiera che rappresenta tutti, nobili e cafoni, insigniti a pari merito del titolo di lords! Ma allora, sono dei palloni gonfiati se perdono la testa per una partita di pallone? Comunque, fatti famma e va cùccati: sempre lords sono, anche se lordi d’invidia. | Tempi di Covid Il pensionato senza speranze Un signore va in pensione, progetta di spendere al meglio la buonuscita ma senza avere fatto i conti col Covid. Dopo un lavoro sedentario vuol mettersi in forma e fa un giro per palestre e piscine, accompagnato dalla moglie. All’ingresso, di fronte ai posters che ritraggono giovani muscolosi, si vede in essi come riflesso allo specchio, mentre in sala attrezzi, nota persone anziane e chiede spiegazioni all’accompagnatrice: - Scusi! ‘Ndì sta palestra suru vecchi pigghjati? - - I giovani vengono la sera, dopo il lavoro. - Guarda perplesso la piscina, non sa nuotare ma pensa che con una bella istruttrice potrebbe imparare: - Scusi signorina, l’acqua è alta? - - Stai sereno, nella piscina dei bambini l’acqua è bassa! - Lui sogghigna: - mi dà già del tu, come è buona lei, mi vede bambino e non come mia moglie, un rimbambito in pensione. Istruttrice: - Signura, ma so maritu è fotti! - La signora: - Si, tutti i santi giorni, Santo Stefano, San Silvestro, Sant’Agata e San Giuseppe. Il primo maggio si riposa! - L’istruttrice: - Gli uomini sono tutti uguali! Lo sa che da domani saremo chiusi? - I congiunti si recano in agenzia per prenotare un viaggio o una crociera ma delusi la trovano chiusa. Non resta che prendere un caffè seduti al bar e decidere cosa fare ma il bar è chiuso. Telefonano agli amici per confortarsi: - Ci vediamo oggi? - Ma gli amici, chiusi in casa dai figli non hanno la doppia chiave. I due rassegnati, per investire in bot la buonuscita, vanno in banca e la trovano chiusa. Che disdetta il Covid! La buonuscita è chiusa, la palestra sigillata, l’agenzia sprangata, il bar tappato, la banca sbarrata, gli amici murati. Lui:- Chissà se sono chiuse le case chiuse? - Lei:- Già dal 1958, in ogni caso, anche tu sei un uomo chiuso. - Lui:- Chiuso con te? Cunsumatu sugnu! - Ottobre 2021 | Chi non si vaccina non sa che ... Ascoltare le esperienze di chi ha vissuto la guerra, se ne fa l’idea. Il nemico ha una divisa che lo distingue e per amor di patria, si combatte con le armi, il coraggio e la solidarietà. Il Covid non ha sembianze umane e per combatterlo basta una siringa con un sottile ago incastrato e, spinto lo stantuffo, spara come una pistola un liquido letale per salvare tutti, soprattutto i deboli e gli indifesi. Ci sono alcuni, tra maschi e femmine che, come in guerra, non obbediscono agli ordini del comandante, disertano e alla richiesta se abbiano partecipato alla battaglia si offendono considerandola un attacco alla privacy. In guerra, chi diserta è fucilato, in questa pandemia è il nemico Covid a giustiziare. Si vuole ricordare a costoro che i dati anagrafici sono iscritti nei registri della parrocchia, dei comuni di residenza, delle banche, della scuola, nei cellulari con le impronte digitali e perfino al cimitero con una foto che ritrae sorridenti. Il loro utilizzo non sarà illecito, anzi è per espletare il diritto ad una libera e sicura circolazione e, finalmente, per riappropriarsi di tutti i contatti che si sono persi. Non si pretende che costoro abbiano la perspicacia di capire che si stanno fregando con le loro stesse mani e pur non vaccinati dovranno comunque indossare la mascherina e mantenere le distanze. Ed è qui che sta l’inghippo: le distanze. Per i maschi, le uniche donne disponibili a stare loro vicino sono le anziane intraprendenti che, persa ogni speranza, oggi non credono ai propri occhi e, grazie al vaccino fatto, sbandierano le mani: la sinistra a pugno chiuso tiene aperto l’indice e il medio in segno di vittoria, mentre la destra tiene aperto il medio. E per le femmine? Se la vedranno con la concorrenza. Settembre 2021 | Caro agosto, non ti conosco Il mese di agosto ha ispirato proverbi popolari come “agosto, moglie mia non ti conosco”. Nasce come consiglio per i mariti a non avere rapporti sessuali, perché la donna rimasta incinta e partorendo a maggio non li avrebbe aiutati nella semina e nel lavoro dei campi. Il poeta Esiodo, consigliava di trovare conforto nel vino Biblo importato in Grecia da Siracusa. Negli anni 70, c’è stata una corsa all’acquisto di bilocali a mare; i mariti restavano in città per lavoro e, liberi da doveri coniugali, tranne il weekend, si davano alla bella vita, sottovalutando la rivendicazione del diritto di parità delle mogli. Dopo anni, in tanti hanno capito che era una noia trascorrere le ferie sempre nello stesso luogo e non solo. La casa restava disabitata tutto l’anno, i costi di manutenzione gravavano da farli decidere a venderla ma ci sono alcuni che la mantengono per amore di nipoti e figli che trascorrono le ferie in Sicilia. Il rito si ripete: inizia a luglio dal trasloco portando di tutto e di più, si stipano nei bagagli i vestiti, anche se basterebbero due costumi, uno mette e l’altro leva; in macchina a stento ci entra il cane, l’unico a chiedersi perché non l’abbiano abbandonato in strada. Disfatti i bagagli, una stanza è per i nonni, l’altra con letti a castello ai nipoti, il soggiorno con angolo cottura e divano letto ai figli e il solo senza fissa dimora è il cane. Il bagnetto è sempre occupato e il nonno con prostatite o se la fa addosso o esce di fretta e ogni macchina posteggiata è il doppio wc. La nonna cucina, lava, stira per “gli ospiti” e non ha tempo per fare un bagno terapia alla sua artrite. Finite le ferie si migra in città: “un bicchiere di vino è la felicità” e “com’è bella la città, com’è grande la città, com’è viva la città, com’è allegra la città”. Agosto… non ti conosco! E poi... si sa da sempre che Agustu ti veni a sustu! Agosto 2021 | Sopravvivera? La dura vita della sdraio La primavera è apparsa a giorni alterni e l’estate come sarà? Le spiagge attendono di essere ripopolate, il mare va e viene, i gestori dei lidi sono indecisi se aumentare i prezzi ai fedeli clienti o puntare sui giornalieri ma sono sicuri che rispetteranno le norme igieniche. Ogni sera alla chiusura del lido tutto sarà igienizzato, soprattutto le sedie sdraio che, dopo essere state spruzzate dai disinfettanti, accatastate le une sulle altre, avranno la congiuntivite e non potranno chiudere gli occhi, riposarsi per ascoltare le storie di chi le siederà domani. Ma sanno già che chi le occuperà parlerà di pandemia, di vaccini sul braccio destro altrimenti il sinistro si ribella, di politici e che si è nelle mani di nessuno. Ma non era Ulisse che per ingannare Polifemo disse di chiamarsi Nessuno? E non è forse un inganno fare credere che si tornerà al mare con normalità? Dopo l’isolamento sarà una transumanza verso il sole che si farà prendere e il mare che bagnerà. A soffrire saranno le sdraio. Quant’era bello per loro ascoltare chi raccontava la propria vita; chi si era illuso che l’amore sarebbe durato; chi ha fatto carriera senza raccomandazioni e chi ascoltava fingendo di dormire per rubare spunti e scrivere articoli. Dopo le pandemie del passato c’è stata la rinascita, il cambiamento, un nuovo modo di pensare e progettare per riprendere quella vita che sembrava fosse finita. E oggi, quale posto migliore del mare con il suo intenso azzurro di quiete dopo la tempesta, per riprendere la voglia di vivere, di scegliere le cose giuste da fare e gli incontri che sappiano dare il meglio e non il peggio. Le uniche a soffrire saranno le sdraio! Sopravvivranno al vuoto di pettegolezzi e di bugie? Sarà la futura normalità a dirlo! Luglio 2021 | Lassàmmuri pèddiri Se gli anziani si danno da fare Sul quotidiano La Repubblica del mese di maggio si legge il titolo: “Arezzo, 93 anni si separa dalla moglie: Ho un'altra, voglio rifarmi una vita”. La notizia stimola ilarità e commenti di disapprovazione, ma questa rubrica si dissocia, per partito preso, a favore. Cosa vuol dire innamorarsi o amare a tarda età. L’amore nell’adolescenza è inesperto, ingestibile per il turbinio degli ormoni sessuali. L’amore negli adulti, attraversa la fase uno dell’innamoramento, in cui l’attrazione fisica illude che sia amore e si parla di sé, non di cosa l’altro pensa o se ha difetti o se sbaglia i congiuntivi. Si vive in uno stato di grazia, causa l’innamoramento che inganna, anche se si presenta come una brava “persona”. Dura pochi mesi, finché inizia la fase due della verifica, su tutto quello che prima non si vedeva, non si voleva vedere o gli si dava poca importanza. Tutto potrebbe finire, continuare finché dura o verificare: - E’ vero che parla di sé, ma chiede cosa ne penso.- - Ha difetti, ma anch’io ne ho! - - I congiuntivi? Congiungono la volontà di stare insieme per amore. Se si potesse dare una equilibrata attenzione alla fase uno e dare maggiore attenzione alla fase due, non si sprecherebbe tempo per poi avere delusione. La coppia di Arezzo, non avendo tempo da sprecare, ha messo in atto le due fasi insieme. La loro attrazione fisica è un bacio, una carezza, un sorriso; la mano nella mano li conforta nel condividere ogni cosa anche gli acciacchi, la gelosia non li ferisce perché non temono rivali. Anche se non c’è la passione “ca nun ti fa dummì” e il dormire poco è dell’età, il loro futuro non è il domani ma oggi. Per definirli non sono necessari aggettivi ma un solo sostantivo: interezza. Eh! Basta! Sempre a criticare! In pandemia non c’è molto da fare e se gli anziani si danno da fare, lasciateli fare o lassàmmuri pèddiri! Ancora Giugno, inizia l'estate 2021 | Il necrologista La gioia nell’urna Il necrologio è l’annunzio sulla dipartita di un familiare; di norma é sintetico al pari di un telegramma, a eccezione di enfatico, ispirato al Martirologio, libro in cui sono registrati i nomi, le opere, il giorno della morte dei martiri cristiani per celebrarli. Nel secondo modo, il necrologio onora il congiunto di generosità, di coraggio, di forza, di acuta intelligenza, di operosità, tanto da indurre a porsi delle domande: veramente era così o chi scrive vuole diffondere la propria appartenenza? Vuole glorificare se stesso per essere ritenuto migliore di chi in vita è stato con lui una carogna? E’ un parente serpente che, abbandonato in vita il congiunto nel momento del bisogno, col necrologio si assolve? E’ deluso da chi avrebbe desiderato che avesse i pregi che elenca? Ci sono dentro tanti sentimenti e risentimenti o forse è solo la vanità di uno scrittore mancato che approfitta per vedere pubblicata una sua inedita composizione. A parte la distrazione di molti a non sapere riconoscere l’intelligenza, il coraggio e la generosità di un individuo, doti queste che hanno l’interesse di mettersi in mostra, nell’umanità di ogni essere umano c’è altro. C’é di commettere errori, pentirsi, perdonare, odiare, essere prepotente, cedere a chi ha ragione o non cedere, invidiare, avere dubbi nel trovare la giusta misura e tormentarsi insonni alla ricerca di soluzioni come faceva Napoleone che disse: “le ore migliori sono le quattro del mattino in cui sono solo al buio con i miei pensieri”. E dopo una vita di lotta anche contro se stessi alla ricerca di felicità, “eppur si muore”. Ora basta! Largo al necrologista che dà gioia nell’urna! Ma attenzione! La lungimiranza è mettersi accanto un congiunto che sappia scrivere ciò che non si è stati, altrimenti che si vive a fare? Giugno 2021 | Vaccini Ma perché scomodare la campagna? La campagna è una superficie di terreno. Quella di Bronte è a coltivazione mista: il pistacchieto, alberi di frutta, il seminativo con grano, legumi e fave, le quali il Venerdì Santo a grappoli decorano il Cristo in croce; i vigneti, i recinti di fichidindia che non impediscono ‘e sparacugnari di appropriarsi di asparagi sottili e scuri, chiamati al femminile sparacogne. C’è una casa da cui guardare l’Etna e chiedersi: non sarebbe stato più incisivo e persuasivo in pandemia definire la vaccinazione, di massa, e non la campagna vaccinale? Quest’ultima con la campagna cosa ha in comune? Estirpare le erbacce? I primi vaccinati sono stati gli operatori sanitari, i residenti e il personale delle RSA, gli over 100 in gara a chi arriva dopo al traguardo, poiché in Italia sono circa 220 e il 10% siciliani. Poi gli over 80, le forze dell’ordine, il personale scolastico e gli over 70 con patologie di cui i sani sono esclusi. Eppure, non hanno contatti di lavoro, escono solo per fare la spesa, preparano teglie di pasta a forno che mettono in ascensore per figli e nipoti. Basta chi cc’è ‘a sarùti! Quale salute? Sono depressi, si sentono trascurati, soli, abbandonati e si chiedono perché sono lasciati per ultimi. E se i vaccini non arrivassero in tempo? C’è sotto qualcosa! e ci sto pensando. Non è per un risparmio pensioni o per creare posti di lavoro, i morti hanno già collaborato, forse si crede che siano così forti contro i quali il virus non ci può? Un momento, forse ci siamo! Chi ha promosso questa campagna, vuole liberarsi di un settantenne da lui odiato e ha pianificato il delitto perfetto: farne fuori migliaia per punirne uno. Draghi ha settant’anni e non è scemo, meno male, si sarà vaccinato di nascosto. E’ un’ipotesi demenziale? Non si ha una risposta logica e voi? Maggio 2021 | L'ironia L’arte ostetrica Il sarcasmo appartiene a chi in modo diretto e senza tergiversare, vuole ferire o deridere per ridere di qualcuno e con qualcuno. Vedi Crozza. L’ironia è il contrario, è dire il meno possibile su ciò che si pensa senza alcuna intenzione di offendere. E’ come una strategia di comunicazione breve, servono poche parole incisive e comprensibili a tutti o, perlomeno, a chi le sa cogliere e poi ribadire con ironia. Infatti, non funziona per tutti fare o capire l’ironia e non dipende certo dal quoziente d’intelligenza ma solo da chi la possiede nel proprio DNA. Così come l’autoironia è una forma o una tecnica di seduzione per dare in modo scherzoso un’immagine simpatica e accattivante di se stessi, fuori da atteggiamenti tronfi che si ostentano al solo scopo di apparire. L’ironia abbassa lo stress, allenta le tensioni e distoglie il cervello, anche se per pochi minuti, dal quotidiano, da situazioni gravi o importanti per poi rivederle in modo più chiaro e obiettivo. L’ironia è maieutica, arte ostetrica, provoca un sorriso e genera una riflessione. In tutti questi anni che curo questa pagina ho scritto su l’uomo e che ragiona meglio quando sta seduto e peggio quando sta in piedi, non per offenderlo o perché io abbia un chiodo fisso contro di lui o perché lo ritenga ’u muru bàsciu ma per estrarre una riflessione. L’uomo di fronte ad un problema non si perde fra elucubrazioni cerebrali come la donna che guidata dal suo innato istinto, indaga, legge il facciale, analizza il tono delle parole, indaga per arrivare ad una soluzione dove non ci potranno essere aspetti che siano sfuggiti. Poi nel confronto con la soluzione cui è arrivato l’uomo è la stessa ma volete mettere che il percorso di lui è diverso da quello di lei? Mio marito, quando parla con me, a scanso d’equivoci si siede e si mette le mani sulla testa, non per ragionare meglio, ma perché teme chissà quale diavoleria avrò pensato. Essere ironici è anche divertente. Aprile 2021, 500.000 vaccini al giorno!?! | |