Appena potrò, tornerò in Sicilia (ci stetti in viaggio di nozze nel febbraio '62; e a Mondello i tedeschi facevano il bagno, ad Agrigento i mandorli era tutti fioriti e sull'Etna ciucciammo la neve), tornerò in Sicilia in pellegrinaggio d'amore. Andrò a Bronte a trovare i Fantasmi di Nicola Lupo, a percorrere le loro strade, a vedere le loro chiese, ad entrare nei loro negozi. Perché Nicola Lupo me li ha descritti e me li ha fatti amare (miracolo di un libro!); e son sicuro che li troverò, anche se molti, a detta dello stesso autore, sono morti da un pezzo. Alcuni di questi Fantasmi, che sono personaggi - l'hai capito - di un buon libro, han visto la luce tipografica proprio su questo giornale; e mi avevano colpito per la carica umana, di cui eran dotati, e per l'eleganza letteraria, con cui eran rivestiti. Il libro offre ancora di più: in carica umana, in eleganza letteraria, e... in sincerità spregiudicata. Vedi il capitolo "Maria a Fillittàra", che è la narrazione della prima esperienza sessuale e dove tutto è detto con la massima sincerità e chiarezza, eppure senza malizia e spregiudicatezza. E' la caratteristica di Nicola Lupo: di trattare, o accennare soltanto, ad argomenti anche delicatissimi e farlo con una particolare eleganza, con una umana comprensione, con una compassione che non è solo letteratura. (A proposito di questo giornale, gli ultimi contributi del Lupo riguardano fantasmi "nuovissimi", che non compaiono nel libro (le Gattine di Anzio, gli Ospitanti di Letoianni, il Miracolato di Selva di Fasano), per cui c'è da ben sperare in un Fantasmi, parte II. Nuove storie paesane). Tornando al Fantasmi appena uscito, diremo che accompagnano il volume diverse illustrazioni; e tre sono cartine geografiche, proprio indicate come vademecum per un pellegrinaggio. Quasi tutti i termini dialettali sono tradotti: e, ciò nonostante, mi sto facendo un elenco di espressioni che non mi son chiare... Luminosa, la copertina, e calda e riposante la carta che la Tiemme ha usato per la Stampa (ai Castellanesi bibliografi ricorderò che la Tiemme è la tipografia della l5a ed. del libro del Prof. Anelli). Ancora una curiosità. In copertina e in frontespizio il libro dichiara quella che mi sembra una intitolazione di collana. Bene! Auguri, Vito Editore! Peraltro, quando mi consegnasti una delle prime copie, giustamente orgoglioso, ridendo un po' con importanza e distacco dicesti: "Sembra veramente un libro...". Tu alludevi alla evidenza fisica del volume. lo alludo a quella che c'è dentro: lo è, caro Vito. Lo è. [Pietro Piepoli] [Da "Portagrande" (Rubrica Il Quartino), N. 44, Novembre 1995 – Gennaio 1996]
Grazie, Bronte!
Presentati in Sicilia i “Fantasmi” di Nicola Lupo Caro Mastrosimini, peccato che sabato 10 febbraio 1996, a Bronte, non ci fosse anche Lei, per raccogliere la sua percentuale di soddisfazione per i nostri "Fantasmi"! Prima di tutto per la splendida giornata che il Buon Dio si compiacque di inserire tra le brume umide dei giorni precedenti e seguenti; il sole illuminava un cielo terso, spazzato da una modesta tramontana, e faceva spiccare tra le nere "sciare" i primi mandorli in fiore, come quelli tradizionali della valle dei templi di Agrigento. Il bel tempo mi ha permesso di visitare, quasi in allegria, i miei cari morti, di percorrere i miei antichi itinerari brontesi, di ammirare i quartieri nuovi e di salire fino alla Difesa da dove si ammira la più bella vista dell'Etna innevato e, quel giorno, in fase esplosiva con boati e sussulti. L'incontro per la presentazione dei "Fantasmi" avvenne nel teatrino del Real Collegio Capizzi che io conosco dal 1925 e che ho frequentato da ragazzino, per assistere alle rappresentazioni della Filodrammatica di cui faceva parte mio padre, da studente fino al 1938, anno della "maturità", e poi da professore, subito dopo la laurea, nell'anno 1942/43; gli anni più belli e più tristi insieme. Mi hanno accolto il Presidente della Banca Popolare di Bronte, sponsor del nostro libro, con i componenti del Consiglio d'Amministrazione, il Direttore Generale e alcuni funzionari della stessa Banca, nonché il Rettore del Collegio, Padre Zingale, che faceva gli onori di casa. La sala era gremita da più di cento persone, quasi tutte anziane, che mi hanno trattenuto a lungo prima di farmi giungere al tavolo della presidenza, fra abbracci, baci e rapidi ricordi. Mentre un fotografo e un operatore di una TV locale riprendevano la panoramica della sala e le scene più toccanti tra persone che si rivedevano anche dopo più di cinquant'anni. Dopo una buona mezz'ora, tutti prendemmo posto e fu silenzio assoluto: pur essendo quasi tutti anziani, per non dire vecchi, non si senti neppure un colpo di tosse: unico diversivo comico fu quando il Dott. Biagio Botta, mio vecchio compagno di scuola, fin dalle elementari, ed amico intimo, si alzò e venne a salutarmi per la seconda volta dicendomi: «Sono Biagio Botta, posso abbracciarti?» E mentre io lo riabbracciavo, rispondendogli che ci eravamo già abbracciati una prima volta, i più vicini sorridevano toccandosi allusivamente la tempia destra con l'indice. Il Presidente della Banca, Avv. Pietro De Luca, ha fatto una breve, ma lusinghiera presentazione dell'Autore, mentre la presentazione del libro è stata tenuta dal Prof. Gino Saitta, Ordinario di Storia Medievale presso l'Università di Catania. La mia sorpresa è stata quando ho constatato che l'illustre Presentatore non aveva letto solo qualche pagina e, in base alle impressione da essa suscitategli, aveva imbastito una di quelle presentazioni che, belle a sentirsi, non dicono un granché dell'opera recensita. Il Prof. Saitta, invece, non solo aveva letto tutto, ma aveva annotato e poi illustrato il mio lavoro, dimostrando grande par 0173 tecipazione entusiastica e aggiungendo suoi lucidi ricordi su personaggi e storiette dei mie racconti. La sua minuziosa, puntuale e calorosa disamina si protrasse per più di trenta minuti, quasi una lezione universitaria, e subito dopo prolungati applausi verso l'oratore e la mia persona, presi la parola io per dire semplicemente tre cose: come quel libro è nato da diversi casuali avvenimenti che, ad un certo punto, hanno formato un bel puzzle, gradevole e gradito, a mia insaputa. Aggiunsi perché avevo inserito la pagina "Ai miei concittadini" e infine che, per me, le cose più belle del libro erano: la copertina di Nunzio Sciavarello, la prefazione e il collage di Silvio Cirillo e la dedica di Filippo Parodi; il resto, e cioè i "fantasmi" erano cose modeste, di poco conto che, però, avevano suscitato emozioni e ricordi, simili a quelli che avevo provato e rivissuto io, e ciò, naturalmente, mi faceva gran piacere e mi gratificava enormemente. Ho chiuso il mio dire ricordando il semplice ma "essenziale insegnamento di mia madre, che aveva "fatto" solo le scuole elementari e che, forse, non conosceva neppure la parola "pedagogia", la quale il Sabato Santo, quando "si scioglievano" le campane, lasciava qualsiasi occupazione (e un anno lasciò di impastare certi biscotti) e, prendendoci in braccio in ordine di nascita, ci sollevava ripetutamente verso il Cielo esclamando, in un grido che era un augurio e una preghiera: "Crisci e nubbirisci, crisci e nubbirisci!" che vuol dire, come ben si può comprendere: cresci e nobilitati! Cosa che, ho aggiunto, io spero di aver fatto. Ho concluso augurando a me e promettendo ai Brontesi di poter tornare nella Primavera, per presentare il mio "Federico Il di Svevia" particolarmente ai miei giovani concittadini studenti. Seguirono grandi applausi, che io, senza falsa modestia, reputo sì generosi, ma poco meritati, e in chiusura l'intervento del dott. Camuto, ultimo generoso e affettuoso medico di mia madre, il quale volendo rivolgermi ancora un omaggio, ma quasi un bonario rimprovero, mi ha quasi gridato: "Tu non hai scritto delle cose modeste, ma hai fatto un vero monumento storico di Bronte! Al che tutti i presenti hanno applaudito a lungo, suscitando in me e negli astanti un momento di autentica commozione. La riunione si sciolse con reiterati saluti e gran richiesta di autografi e dediche sui libri dei nostri "Fantasmi" distribuiti all'inizio della manifestazione; autografi e dediche che io ho concesso di buon grado, ma con grafia tremolante. Nicola Lupo [Da "Portagrande" (Rubrica lettere, commenti, opinioni), N. 45, Febbraio -Marzo 1996] |