Cenni storici sulla Città di Bronte
Il periodo di dominazione greca La presenza a Bronte dei Greci, che in Sicilia fondarono gruppi di colonie più o meno dal V° al VIII° secolo A.C., risale probabilmente a dopo la fondazione di Naxos (735-730 a.C.). E' attestata da rinvenimenti di avanzi di mura, orcioli e manufatti di uso quotidiano, mattoni e tegole, monete e sarcofagi nelle nostre contrade Piana, Spedalieri, Saragordio, Spanò, Cardà e Castellaci. Buona parte di tali territori ricade nell’antica "via consolare", posta nelle immediate vicinanze del fiume Simeto e confinante col territorio dell’antica Adranos. A tal proposito, lo storico brontese Benedetto Radice, (Memorie Storiche di Bronte, Epoca Greco-Romana, pag. 28) ci narra del ritrovamento a Castellaci di un sarcofago laminato di piombo e altri metalli preziosi, venduto poi ad un orefice. Il fortunoso rinvenimento è ricordato ancora oggi tra i vecchi di Bronte col nome "u tesoru ra riggina" (il tesoro della regina). Oggi, nella zona, sopravvivono i resti di mura absidate (una chiesetta a croce greca dedicata a San Nicolò), un bellissimo portale in pietra lavica contenente una piccola edicola votiva e i resti di tombe violate dai ladri. Ancora il Radice dà testimonianza diretta di un altro ritrovamento di monete (che il prof. Orsi giudicò delle epoche di Timoleonte e di Agatocle), di anforette, vasi di fine argilla e lucerne, di sicura origine greca. Avvenne in contrada Arciprete pochi anni prima della morte dello storico, nel 1927, in occasione della posa della conduttura dell’acqua di Maniace. Vasi e monete andarono a ruba e, purtroppo, nessuno ne impedì la dispersione. Ancora recentemente, le Guardie forestali del distaccamento di Bronte, nel contesto di una operazione organizzata per individuare i tombaroli che illegalmente fanno razzia di antichità, hanno rinvenuto un "Askos a colomba", ovvero un piccolo contenitore di unguenti di ceramica fine decorata, che l'archeologo, Francesco Privitera, giunto a Bronte per rendersi conto del valore del ritrovamento, ha datato della fine del quinto secolo a. C.. «Si trovava semicoperto dalla terra - ha affermato il comandante della Forestale – in una zona dove erano visibili altri cocci e qualche tegola sicuramente risalente allo stesso periodo. Rendendoci conto del valore lo abbiamo prelevato per farlo esaminare dalla Soprintendenza ai Beni culturali ed Ambientali di Catania». |