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Un campo da golf alla Difesa

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Dopo quella del 3° Polo turistico un'altra ipotesi di sviluppo economico per la nostra zona: la realizzazione di un campo da golf nel versante nord ovest dell'Etna

Studio di pre-fattibilità di una Struttura Golfistica alle pendici dell’Etna

Un’analisi critica del testo

(osservazioni di Alberto Giovanni Biuso)

Il Sindaco Sen. Firrarello e l'amico Gigi Longhitano mi avevano invitato alla presentazione del Progetto Golf, avvenuta il 28 agosto scorso. Ma io mi trovavo ancora al Nord. Gigi è stato quindi così gentile da farmi avere il testo della Relazione di pre-fattibilità generale.

L'ho studiata con attenzione e le mie riserve sono, se possibile, cresciute. Visto però che sul problema continuo a leggere articoli persino imbarazzanti nella loro uniformità, ho chiesto alla Redazione di Bronte Insieme di pubblicare il Documento con le mie osservazioni critiche. La questione è infatti troppo importante e credo sia giusto che i brontesi sentano almeno una campana contraria. Spero, inoltre, di poter fornire in questo modo qualche informazione in più anche sulle tesi di coloro che sostengono il Progetto.

Naturalmente, questa pagina è a disposizione di chiunque - e in particolare dell'Amministrazione Comunale - voglia inserirsi nel dibattito. Le diverse opinioni sono, infatti, la vera essenza di quella Democrazia urbana che i sostenitori del Progetto affermano di voler praticare. Chi vuole, può pertanto inviare le proprie considerazioni al seguente indirizzo: bronteinsieme@gmail.com.

Il documento originale è in formato pdf. Ne ho comunque rispettato la formattazione: maiuscole, corsivi, grassetto, sottolineature e anche gli eventuali refusi. Le mie osservazioni sono in grassetto e in colore blu [racchiuse fra parentesi quadre].

Alberto Giovanni Biuso
(Settembre 2006)



Relazione di Pre-fattibilità generale

Metaprogetto del Golf Club Etna

Metaprogetto: UTC di Bronte (dott. ing. Salvatore Caudullo; geom. Antonino Saitta)
UTC di Maletto (geom. Antonino Giuffrida)
Consulenza: Studio A. U. (archh. L. Longhitano & G. Paparo)
Studio di pre-fattibilità di una Struttura Golfistica alle pendici dell’Etna

Premesse

Nel mondo giocano a golf circa 61 milioni di persone ed esistono quasi 34.000 campi da golf. In Europa giocano a golf circa 6,5 milioni di persone ed esistono 6.000 campi da golf.

In Italia giocano a golf circa 65.000 persone ed esistono circa 300 campi da golf. Nel mondo una persona su cento gioca a golf mentre la media di giocatori per campo da golf è di 1.800 giocatori per campo.

In Europa una persona su cento gioca a golf mentre la media di giocatori per campo da golf è di 1.000 giocatori per campo. In Italia gioca a golf soltanto una persona su mille e la media di giocatori per campo è soltanto di circa 250 giocatori per campo. Un campo da golf con 18 buche può ospitare al massimo 65-70.000 giri all’anno e viene normalmente ritenuto “saturo” quando raggiunge i 40-50.000 giri all’anno.

Con un normale bacino di giocatori “esterni” un campo da golf raggiunge la massima capienza con una base sociale di 500 giocatori.

Considerando le cifre mondiali ed europee sopra esposte si può capire come in tutto il mondo tranne in Italia ed in pochi altri paesi, i campi da golf sono già oltre la “saturazione” e sarà necessaria la costruzione di molti altri campi da golf nei prossimi anni.


Il mercato del turismo golfistico: analisi della domanda

Da un'indagine di mercato promossa da IAGTO (International Association of Golf Tour Operators - 157 membri nel mondo) il numero di turisti - golfisti nel mondo è passato dai 7,9 milioni del 1989 a 10,5 milioni del 1994 agli 11,8 milioni del 1997 ai 13 milioni del 2000. I golfisti nel 2000 hanno speso quasi 40 miliardi di dollari, così ripartiti:

  • il 29% per l'alloggio,
  • il 25% per il trasporto,
  • il 21% per il cibo,
  • il 9% per i divertimenti,
  • il 7% per i green fee golfistici e per il noleggio dei carts,
  • il 5% per i regali,
  • l'1% per lezioni di golf.

Negli ultimi anni il numero di giri giocati mentre si è in viaggio è aumentato del 26%. Il dato più immediato che salta all’occhio è quello che mostra che i campi da golf sono quelli che beneficiano meno dell’arrivo del turista – golfista la cui presenza favorisce in primo luogo l’intero indotto locale.

Le previsioni dei ricercatori danno una crescita dell’8% nei prossimi anni, con una ulteriore progressione fino al 2010 quando sono previsti 25 milioni di pernottamenti dovuti a vacanze di golf.

I turisti golfisti si dividono in tre categorie:
  • il 47% non gioca solo a golf ma si porta comunque la sacca o la noleggia,
  • il 34% fa il viaggio solo per giocare a golf,
  • il 19% abbina il golf ad un viaggio di affari.
Il 6% dei turisti - golfisti ha un reddito familiare inferiore ai 20.000 dollari annui, l'8% ha un reddito tra i 20.000 ed i 30.000 dollari e così via fino a toccare il 36% di chi supera i 75.000 dollari annui di reddito familiare.

[Questi numeri confermano che il golf è uno sport per ricchi, come appare evidente anche da tutti gli altri dati dell’indagine, in particolare quelli esposti più sotto, dove si dice che "Il cliente golf è il migliore turista" perché "ha tempo libero" e "alti livello di reddito"].

Ogni giorno dell'anno, 40.000 giocatori Europei sono in vacanza su qualche campo da golf nel mondo. In Gran Bretagna, Francia, Svezia e Germania fra il 34 ed il 48% dei golfisti esistenti hanno fatto una vacanza di golf nell'ultimo anno. Questi 4 mercati rappresentano l’85% dei golfisti europei e generano un numero impressionante di vacanze golf.
Nel 1999 i viaggi di golf effettuati da giocatori europei sono stati 1.200.000 per un totale di 10,8 milioni di notti in albergo pari a circa 1,6 miliardi di Euro.

Per i golfisti delle quattro nazioni sopra nominate la durata media della vacanza golfistica è di 4 giorni per i viaggi di golf in patria, di 7-8 giorni per i viaggi di golf a corto raggio e di 14 giorni per i viaggi a lungo raggio. Sempre per i golfisti delle quattro nazioni sopra nominate il costo medio giornaliero del viaggio è di 68 sterline se il viaggio è fatto in patria, di 75 sterline se si tratta di un viaggio di golf a corto raggio e di 95 sterline per i viaggi a lungo raggio. La propaganda di una destinazione golfistica avviene principalmente per passaparola mentre la pubblicità vera e propria influisce solo dopo questa prima fase.

[Quindi nei primi anni sarà molto difficile pubblicizzare un campo scomodo da raggiungere come quello di Bronte-Difesa, tanto più che qualche pagina sotto si afferma che i più appassionati praticanti di questo sport –gli statunitensi- preferiscono «destinazioni vicine a casa o facilmente raggiungibili»]

Il 61% dei turisti golfisti sceglie un dato posto su consiglio di amici, il 15% per averlo visto su una rivista golf, il 12% su una guida o un libro di viaggi, il 9% tramite Internet, il 7% grazie a riviste non golfistiche, un ulteriore 7% grazie ad un agente di viaggio e un altro 34% in maniere non meglio specificate. Dalla statistica sopra riportata emerge l’assoluta necessità di accogliere con grande attenzione il turista –golfista soprattutto nelle prime fasi di una promozione.

Uno dei motivi più comuni per cui un turista golfista non torna più in una determinata nazione è per la difficoltà di trovare le indicazioni per il campo da golf. Da qui l’esigenza di organizzare a livello regionale una nuova segnaletica per le indicazioni relative ai percorsi ubicati nella nostra Regione.

I golfisti domandano di poter giocare su 4 campi diversi nel raggio di 30 Km.

Questi campi devono essere preferibilmente a 18 buche, facili ed in pianura/collina. Per incrementare il turismo bisogna sviluppare questi 8 punti:
  - la domanda (chi è il cliente, dove vive, età..),
  - l'offerta (chi sono i concorrenti, cosa offrono..),
  - i punti di forza (valorizzare arte, cucina, clima…),
  - gli ostacoli (ridurre ostacoli politici, burocratici e finanziari),
  - opportunità (sviluppare originalità e creatività),
  - commercializzazione (come portare a conoscenza del cliente il prodotto e come far giungere il cliente nel luogo promosso),
  - pianificazione (tipi di alberghi, infrastrutture…) e management (la direzione della pianificazione).

Il cliente golf è il migliore turista:
  - ha tempo libero,
  - alti livello di reddito, è un buon consumatore e preferisce periodi fuori stagione avendo al possibilità di scegliere i propri periodi di vacanza.

Il golfista spende 4 volte più di un turista medio ma consuma le stesse risorse.

[Non comprendo su quali dati si basi questa conclusione a proposito delle risorse]

Da uno studio della Federazione Italiana Golf si dimostra che se in una qualunque Regione italiana nascessero 5 campi a 18 buche vicini, le prospettive d'introito annuali sarebbero di circa 55 milioni di Euro (8 milioni di Euro di incassi golfistici per i 5 campi, 21 milioni di Euro per viaggi e alberghi e 26 milioni di Euro per spese extra alberghiere).

L’ESPERIENZA SPAGNOLA – 250 CAMPI / 175.000 GIOCATORI

Leader indiscusso nel mercato turistico – golfistico europeo è la Spagna che è anche, insieme al Portogallo, il competitor alla quale la nostra proposta deve parametrarsi.

Fortunatamente i campi spagnoli sono diventati saturi e molto costosi. I lunghi tempi di realizzazione dei campi da golf fanno sì che questa situazione permarrà almeno per alcuni anni lasciando spazio a nuove proposte turistiche – golfistiche più facili da gestire e a minor costo quale potrebbe essere la nostra ipotetica struttura sull’Etna. La Spagna ha raccolto nell’ultimo decennio i risultati di una massiccia promozione iniziata negli anni 60.

[Quindi per l’economia brontese e degli altri paesi coinvolti i vantaggi veri arriverebbero intorno agli anni Trenta del XXI secolo. E sempre nella migliore delle ipotesi, visto che la Spagna ha ottenuto buoni risultati in un contesto assai più favorevole a questo sport rispetto a quello siciliano.]

La sola Costa del Sol può contare su 40 campi da golf dislocati in 32 circoli. In Costa del Sol ci sono il 52% dei campi da golf di tutta l’Andalusia e il 16% dei campi di tutta la Spagna.

Nel 2000 ben 8 milioni di turisti hanno visitato la Costa del Sol con un incremento dell’8% rispetto al 1999. Questi 8 milioni di turisti hanno generato entrate per 7,2 miliardi di Euro, sempre nel 2000 gli alberghi dell’area di Malaga hanno superato il numero di 15 milioni di pernottamenti con un aumento del 4% rispetto al 1999. La Costa del Sol ha registrato nel 2000 ben 517 milioni di Euro di entrate direttamente dipendenti dall'attività golfistica e dal turismo ad esso collegato. In particolare le entrate derivanti direttamente dal golf sono state di 370 milioni di Euro, quelle indirette 147 milioni di Euro.

Il golf ha generato direttamente la creazione di più di 30.000 posti di lavoro in tutta la Costa del Sol ma indirettamente si calcola che sono stati coinvolti dal business golf ben 200.000 persone. Ben 8.325 persone hanno lavorato nel 2000 nel settore del golf nella provincia di Malaga. Le presenze dei golfisti in Costa del Sol ammontano a più di 50 milioni all'anno con 500.000 di golfisti che ogni anno decidono di passare le loro vacanza in questa area ed un numero di 1.500.000 giri di golf registrati ogni anno nei 40 campi della Costa del Sol. L’80% dei golfisti che giocano nella Costa del Sol sono stranieri.

Il turismo da golf in Spagna rappresenta il 2% delle entrate turistiche annuali.

I beneficiari di queste entrate sono in minima parte i campi da golf (15%), in massima parte ristoranti - bar - noleggi auto - taxi - spettacoli - gite – shopping (47%) e in media parte i gestori di alloggi e gli organizzatori dei viaggi (38%).

Si calcola che un turista golfista spende ogni giorno in Costa del Sol una media di 85 Euro contro i 36 Euro degli altri turisti.

L'aeroporto di Malaga nel 1991 ha avuto 2,2 milioni di arrivi, mentre nel 2000 vi sono stati 4,6 milioni di arrivi.

Fra i turisti stranieri i turisti britannici rappresentano il 55%, i tedeschi il 15%, gli olandesi il 3,5% e i belgi il 3,2%. Dal resto dell’Europa arrivano il 17,2% dei turisti stranieri, gli americani sono il 2,2% mentre dal resto del mondo arriva il rimanente 5%. Il mezzo più usato per i golfisti stranieri per arrivare in Andalucia è l’aereo (89,2%), seguito dalla macchina (9,9%) e da altri mezzi (0,9%).

Il 71% dei turisti golfisti stranieri alloggia in albergo mentre il 14% affitta una casa.

Il 62,8% dei turisti golfisti che arrivano in Andalucia hanno prenotato il viaggio attraverso un’agenzia di viaggio, il 6% attraverso il proprio circolo o una associazione sportiva mentre il 31% prenota direttamente il proprio viaggio.

Nella sola Costa del Sol ci sono 106.000 posti letto distribuiti in 226 strutture alberghiere la maggioranza delle quali sono di categoria superiore alle tre stelle. Malaga è la seconda provincia in Spagna per il numero di alberghi a 5 stelle, possiede infatti il 75% dei 5 stelle di tutta l’Andalusia.

L’occupazione degli alberghi della Costa del Sol è salito dal 48,23% medio del 1991 al 75,65% del 2000. Il mese con l’occupazione alberghiera minore è dicembre che ha soltanto il 45,92% mentre in agosto si arriva alla punta massima di occupazione media che è dell’ 89,49%.

Il golf in Spagna si è sviluppato turisticamente soprattutto grazie a Turespana, l'Ente Turistico Nazionale, che ha agito attraverso sponsorizzazioni di Open del Tour Europeo in zone turistiche, organizzazioni di tornei per dilettanti nel Nord Europa e con pieghevoli e video.

Turespana ha sponsorizzato per 3 anni la Coppa del Mondo di golf facendo un accordo con la Philip Morris a condizione che almeno per un anno venisse giocata in Spagna. In effetti venne giocata a Marbella che per 3 giorni venne collegata televisivamente con 42 paesi.

Inoltre nel 1997 Carlos Hornos, direttore generale di Turespana, ha lanciato una campagna di supporto e di promozione del golf spagnolo secondo un piano studiato sia dall'amministrazione pubblica che dagli operatori privati. Il campo da golf di Valderrama a Cadiz nella Costa del Sol ha organizzato nel 1997 la Ryder Cup, la gara di golf a squadre più importante.

Questo evento è stato visto in televisione da 700 milioni di persone ed è stato il terzo spettacolo sportivo spagnolo più visto nel mondo dopo i mondiali di calcio del 1982 e le Olimpiadi del 1992. Grazie a quell'evento la regione ha incassato in pochi giorni 155 milioni di Euro.

La Costa del Sol è la sede invernale delle associazione dei professionisti di golf della Germania e della Svezia. Il campo da golf chiamato La Dama de Noche è l’unico in Europa dove è possibile giocare la notte. In Andalucia il Governo Regionale finanzia fino al 50% degli investimenti golfistici approvati. Inoltre esiste l'istituzione del Credito Turistico al quale vengono ammessi i campi da golf con incassi provenienti da turisti superiori al 50% degli incassi totali, che concede finanziamenti a tassi agevolati attraverso la Segreteria Generale del Turismo.

Il turista - golfista che va in Costa del Sol ha un’età media fra i 45 ed i 60 anni, soltanto il 9% ha un’età inferiore ai 30 anni. Gli uomini sono il 65%, le donne il 35%.

Nelle Baleari il primo campo da golf commerciale è nato nel 1973, il Golf de Ponente. Nel 1988 sono state dichiarate di interesse sociale le costruzioni di campi da golf in suolo non edificabile e sono state autorizzate le costruzioni di alberghi da 450 posti con minimo di 4 stelle e di club house più piccole di 2000 metri quadrati. Le isole Baleari accolgono ogni anno 10,5 milioni di turisti per un totale di 90 milioni di presenze.
I golfisti stranieri sono 100.000 e giocano circa 600.000 giri di golf all'anno per incassi golfistici pari a circa 7 milioni di Euro.

Nel 1991 i giri di golf giocati dai turisti stranieri erano stati solo 220.000. Per il 60% sono tedeschi, per il 15% sono inglesi e per il 10% sono svedesi. Le isole Baleari hanno investito nel golf il 70% del budget riservato al turismo.

Grazie ad una politica di decisa apertura ai capitali ed agli investimenti stranieri le isole Baleari, una volta definite in maniera dispregiativa le isole delle golf, sono diventate isole di immagine molto alta e di prezzi elevati. Un contributo decisivo a questo miglioramento lo ha dato lo sviluppo delle attività legate al golf. Da più di 10 anni i tedeschi hanno iniziato ad investire nelle Baleari.

Nei 3 mesi estivi gli abitanti delle Baleari passano da 640.000 a oltre 3 milioni. La comunità straniera residente alle Baleari supera i 70.000 abitanti e fra questi 35.000 sono tedeschi. Soltanto a Mallorca ci sono 50.000 proprietà immobiliari in mano tedesca (case, alberghi, ristoranti, negozi, centri commerciali, porti turistici ed anche campi da golf). La spesa media di un turista golfista nelle Baleari è di 170 Euro al giorno mentre un turista medio non golfista spende soltanto 55 Euro al giorno.

LA PATRIA DEL GOLF : GLI STATI UNITI – 16.800 CAMPI / 26.300.000 GIOCATORI
Con 26,3 milioni di giocatori il mercato americano, insieme a quello giapponese è quello più ambito ai fini turistici. Negli Stati Uniti per molti anni è stato costruito più di un nuovo campo da golf al giorno e questo trend è proseguito fino al 2000 con una punta massima di più di 450 nuovi campi nel 1999. A Palm Spring a 100 miglia da Los Angeles una volta c'era solo un piccolo villaggio nel deserto.

Ora è un paradiso con più di 100 campi da golf privati e pubblici. All'inizio degli anni 60 tre Circoli situati nell'area di Myrtle Beach in South Carolina si misero insieme ad un gruppo di alberghi per fondare un CONSORZIO conosciuto come Myrtle Beach Golf Holidays. Nel 1999 è stato inaugurato il 100° campo della zona mentre vengono giocati in questa area circa 4,3 milioni di giri all'anno facendo di Myrtle Beach una delle destinazioni golfistiche più visitate del mondo!

Da un lavoro della National Golf Foundation emerge il dato che 1/3 dei golfisti americani fanno viaggi di golf ogni anno. Si tratta pertanto di 10 milioni di potenziali turisti golfisti.

L'80% di questi turisti è maschio, mentre il 20% è femmina. Per ciò che riguarda l'età di questi viaggiatori, il 40% ha fra i 18 e i 34 anni, il 30% ha fra i 35 ed i 49 anni, il 17% ha fra i 50 ed i 64 anni, l'11% ha più di 65 anni ed infine il 2% ha meno di 17 anni. Per ciò che riguarda il reddito, il 40% di questi viaggiatori guadagna all'anno fra i 35.000 ed i 55.000 dollari, il 29% guadagna più di 55.000 dollari, il 22% da 15.000 a 35.000 dollari e soltanto il 9% guadagna meno di 15.000 dollari all'anno.

Sempre secondo questa indagine questi turisti golfisti americani stanno in viaggio di media 10,6 giorni e giocano a golf in media 5,3 giorni. Le donne giocano più degli uomini nel corso del viaggio. Questi turisti golfisti fanno in media 2,6 viaggi di golf all'anno, il che significa che i golfisti americani fanno circa 25 milioni di viaggi di golf all'anno e che, nel corso di questi viaggi fanno circa 53 milioni di giri di golf. Dei 25 milioni di viaggi, 20 milioni vengono fatti da uomini mentre 5 milioni da donne.

Sui 53 milioni di giri di golf, 42 milioni sono giocati da uomini mentre 11 milioni sono giocati da donne. I 5 fattori più comuni che influenzano la decisione di effettuare il viaggio sono per il 65% il prezzo, per il 57% il luogo, per il 40% il campo da golf, per il 37% le altre facilities e per il 12% altre ragioni. Per ciò che è inerente il campo da golf i fattori più importanti sono la qualità (10%), il disegno (8%), la manutenzione (6%), altre (4%), il numero di campi disponibili in zona (3,8%), la disponibilità di tee times (3,6%) ed infine la difficoltà del campo (3,6%). Combinando alcune risposte si ricava che il 40% degli intervistati preferisce destinazioni vicine a casa o facilmente raggiungibili e che più del 24% degli intervistati chiede una buona qualità del campo da golf.


ASPETTI TECNICI PER LA REALIZZAZIONE DI UN CAMPO DA GOLF DI 18 BUCHE

Cos’è il gioco del golf
E’ opinione corrente dei meno informati che il golf sia uno sport d’élite e adatto solo agli anziani.

Niente di più sbagliato: è dimostrato che il golf si gioca a tutte le età e in tutte le stagioni. Da un punto di vista sanitario il golf è consigliato come il miglior antidoto ai problemi fisici determinati da una vita troppo sedentaria.

[Da dove deriva questo dato? Addirittura il “miglior antidoto”?
I golfisti si spostano nel campo per lo più con l’aiuto di automobiline elettriche; camminano quindi relativamente poco, certamente molto meno di chi pratica altri sport o fa footing e trekking]

Dal punto di vista della promozione turistica di un’area, è ormai chiara che la presenza di un impianto per il gioco del golf, offre una fonte di reddito, creando dei posti di lavoro.

Un ulteriore aspetto particolarmente interessante, è rappresentato proprio dal fatto che il percorso Golf garantisce la sicura conservazione di un’area, dimensionalmente sempre ragguardevole, nella sua originaria conformazione naturalistica, eliminando così tutta una serie di degradi che possono averla nel tempo dequalificata.

Non è un caso che negli ultimi anni, anche Pubbliche Amministrazioni si interessino sempre più al golf e riconoscono maggiormente i risvolti positivi che esso sottende.

Il golf è uno sport molto semplice: il suo scopo fondamentale può sembrare addirittura banale, mandare una pallina in buca con il minor numero di colpi possibile, seguendo naturalmente una serie di specifiche regole di gioco. Caratteristica del gioco del golf, infatti, è che allo scopo primario, precedentemente spiegato, si affiancano anche altre motivazioni non meno importanti:

  • il piacere di godere della bellezza della natura,
  • di fare una passeggiata all’aria aperta,
  • di trovare una sana evasione ai problemi quotidiani,
  • di misurarsi con se stessi combattendo contro i propri errori nel tentativo di migliorare continuamente le proprie prestazioni.

Un altro motivo di successo del golf è dato dal fatto che chiunque lo può giocare, dai giovanissimi (da 8-9 anni in su) agli anziani. Infatti, grazie al “fattore handicap”, che ogni giocatore riceve in funzione della propria abilità, tutti possono giocare contro tutti.

Quanto costa giocare

Contrariamente a quanto si crede, giocare a golf non costa più ci altri sport.

[Veramente, facendo un po’ di conti a partire dai dati forniti, non costa meno di 2.000 € a persona, che non rappresenta una cifra propriamente popolare e sempre escludendo tutte le spese non golfistiche.
Il trekking è molto più salutare e costa circa un quinto del golf]

Per praticarlo, occorre una sacca attrezzata con un numero di bastoni che può variare da 5 a 14, per una spesa iniziale da €. 300.000 in su.
Vi è anche un fiorente mercato dell’usato a prezzi più accessibili.

C’è poi bisogno di qualche pallina (€. 2,5 cad.).

Dopo una serie di 10-15 lezioni, del costo di circa €. 20,00, si è nelle condizioni di iniziare a divertirsi e giocare liberamente sui percorsi. Per quanto riguarda il vestiario, non è richiesto nulla di particolare. Ovviamente a tutto ciò va aggiunta la quota di iscrizione che può aggirarsi intorno a €. 750,00 –1.000,00 nel caso di impianti pubblici. Nel caso invece di giocatori iscritti ad altri Circoli Golfistici il greenfee (iscrizione giornaliera) si aggira intorno a €. 40,00 – 50,00

Localizzazione degli impianti
La scelta delle aree dove realizzare Campi da Golf non va fatta a caso, ma deve tenere conto in maniera molto precisa e realistica del bacino d’utenza esistente nell’intorno. Come per ogni altro impianto sportivo questa è l’unica garanzia che l’impianto sia utilizzato. Si considera che su ogni 100.000 abitanti si ha una propensione media al gioco del golf di almeno 70 abitanti.

[Quindi mettendo insieme tutti i cinque paesi ipoteticamente coinvolti –Bronte, Castiglione, Maniace, Maletto, Randazzo- non si arriverebbe a 70 persone!
Realisticamente, credo che sarebbero ancor meno, visto che la “propensione” verso tale sport è del tutto assente dalle tradizioni storiche e antropologiche della nostra zona.
Insomma, si conferma che il campo sarebbe costruito esclusivamente per dei forestieri. Non sarebbe meglio spendere dei soldi e investire su degli sport praticabili anche da noi poveri mortali brontesi?]


I campi da golf
Sotto tale denominazione si identificano strutture golfistiche di 9-18-27-36 buche o più.
A loro volta tali campi hanno un’ulteriore suddivisione:
- Par 3 - Executive Course - Regular o Championship corse

Il Par di un Campo da Golf è rappresentato dal numero di colpi ideali che un giocatore, in assenza di errori, dovrebbe impiegare per portare a compimento il gioco della buca.

Il Par varia in funzione della lunghezza dei percorsi:
- il par 3 ha una lunghezza fino a 228 m
- il par 4 ha una lunghezza che varia da 229 e 434 m
- il par 5 ha una lunghezza di oltre 434 m

Percorsi par 3
I percorsi par 3, le cui buche sono tutte par 3, a loro volta si suddividono in pitch and putt e vengono realizzati solitamente in aree intensivamente urbanizzate ove il reperimento dello spazio necessario si presenta quanto mai difficoltoso e comunque molto costoso. La lunghezza su 9 buche oscilla tra i 1000 e 1250 m. I par 3 hanno il vantaggio di permettere ai giocatori l’effettuazione dell’intero giro in poco tempo; oltretutto non richiedono costi elevati di manutenzione.

Executive corse
Si tratta di percorsi con buche par 3 e par 4 con una lunghezza, su 9 buche, di circa 1500-2000 m.

Regular o Champion-ship course
I regular course rappresentano la stragrande maggioranza dei campi esistenti. La loro lunghezza, per 9 buche, oscilla attorno ai 3000 m. con un par complessivo oscillante tra 34 e 37 ed una superficie occorrente di circa 20-25 ettari, chiaramente nel caso di 18 buche questi valori raddoppiano.

Superficie necessaria per un percorso di 9 buche championship-course
Generalmente le competizioni di golf si disputano su 18 buche; ne consegue che il minimo di buche richiesto è quello di un modulo da 9 buche ( il complessivo percorso viene compiuto due volte in successione).

Pertanto la superficie minima indispensabile si aggira tra i 20 e i 25 ettari; in tale dimensione è compresa l’area necessaria per un campo pratica; il putting-green, il pitchin-green ed il percorso di 9 buche.

Tale superficie va aumentata con quella necessaria per la realizzazione di altre infrastrutture sportive (tennis, piscina) dei servizi di club, di eventuali aree destinate a residenza, e così via, e che solitamente non supera i 5 ettari per un superficie totale di 25-30 ettari.

Va da sé che la superficie minima richiesta per un percorso di 18 buche è di circa 60 ettari.

[Una estensione enorme, che stravolgerebbe del tutto le caratteristiche ambientali della Difesa.
E comunque un’estensione ancora sottostimata, visto che a pag. 11 si dice che un 18 buche comporta l’utilizzo di una «superficie media complessiva» di 65 ettari di terreno]


Le caratteristiche ideali dell’area

Il terreno ideale per la realizzazione di un Campo da Golf deve rispondere a diversi requisiti:
- struttura del terreno di medio impasto e di facile drenaggio, se diverso sarà opportuno correggere la struttura meccanicamente;
- pendenza media longitudinale inferiore al 10%;
- orografia varia, con presenza di zone pianeggianti accanto d aree mosse;
- possibilità di captare acque meteoriche e presenza di eventuali altre forme di approvvigionamento idrico di soccorso.

L’area può essere ulteriormente apprezzata se risponde anche ad ulteriori requisiti, fra i quali possiamo ricordare:
- elevato valore paesaggistico-ambientale;
- presenza di una ricca vegetazione;
- terreno non eccessivamente pietroso;
- assenza di servitù sulle aree

Studio di fattibilità e piano finanziario

La pratica realizzazione di un Campo da Golf deve essere preceduta da una serie di studi ed interventi che vanno demandati a operatori di provata esperienza. Lo studio di fattibilità che deve precedere sia le fasi di progettazione esecutiva che di costruzione deve comprendere:
  - ipotesi di progetto del Percorso;
  - ipotesi di progetto della Club-house e dei servizi annessi;
  - ipotesi di piano finanziario con il bilancio dei prevedibili costi e ricavi

Tecniche di costruzione

Indipendentemente dal tipo di Percorso che si ha intenzione di costruire, esso deve evidenziare in modo equilibrato 3 principi fondamentali:
  - la strategia e la tattica di gioco;
  - la bellezza e la salvaguardia della natura circostante;
  - la facilità di manutenzione.

La strategia di gioco

Il Percorso di Golf è andato mutandosi nel tempo. L’ architettura del Campo da Golf è divenuta negli ultimi anni “strategica” e cioè propone quesiti interessanti sia per il campione che per il giocatore dilettante. Ma cosa si intende per architettura strategica? Si tratta di una tecnica progettuale e realizzativa del Percorso tale per cui, per ogni buca, vengono proposte ai giocatori varie possibilità alternative di eseguire il colpo. Ciò costringe il giocatore, di qualsiasi livello, a pensare e a costruirsi appunto una strategia di gioco per portare al massimo profitto le proprie maggiori o minori capacità di gioco.

Sicurezza in campo

I campi oggi sono sempre più affollati di giocatori più o meno bravi; risulta pertanto estremamente importante poter garantire buoni livelli di sicurezza sia in campo sia nel suo immediato ritorno. Sono perciò indispensabili alcuni accorgimenti progettuali tali da poter salvaguardare l’incolumità dei giocatori: i tees, i greens e gli assi dog-leg vanno dislocati a debita distanza tra loro (50-70 m.);
  - la scelta, il posizionamento di piantumazioni ex novo vanno accortamente posizionate poiché possono favorire o rovinare la strategia della buca, ma al di là di tutto ciò, il posizionamento degli alberi, soprattutto lungo i lati dei fairways, è garanzia di sicurezza.

Facilità di manutenzione del percorso

Come è facilmente supponibile la progettazione del Campo deve tenere in debita considerazione la facilità di manutenzione; si danno a riguardo alcune indicazioni:

 - i tees devono avere dimensioni adeguate, a forma preferibilmente tondeggiante che favorisce il giro delle macchine da taglio;

 - i fairways vanno previsti preferibilmente ondulati e mossi in quanto, oltre favorire il livello tecnico della buca, vengono facilitati il drenaggio e le opere di manutenzione in generale dei greens, costruiti quasi interamente con materiali inerti, devono essere mossi e rilevati in modo da accelerare lo smaltimento delle acque, facilitare la circolazione dell’aria sopra l’erba del green;

 - i bunkers vanno dislocati ponderatamente, in modo ben visibile e in posizione che devono essere di grande importanza per l’effettuazione del gioco.

La manutenzione

Il taglio dell’erba ha una notevole importanza ai fini estetici. L’erba tagliata in modo concentrico attorno ai greens è un esempio da seguire come anche il taglio dei percorsi in modo appaiato, trasversale e longitudinale. Solo un’ equilibrata combinzione tra la conoscenza del terreno, lavoro di disegno ed esperienza, può essere la premessa vincente per ottenereun nuovo Impianto Golfistico di successo.

[In generale, tutto il discorso sulla manutenzione conferma che la gestione di un campo necessita di personale altamente quali­ficato, che nelle nostre zone non si trova. Verrebbero impiegati quindi soggetti esterni con nessun vantaggio per l’occupazione locale]


Il costo di un Campo da Golf

La determinazione di un costo medio per la realizzazione di un Campo da Golf risulta estremamente difficile. In linea generale, si possono costruire Campi da Golf a costi variabili.

Le grandi diversità dei costi sono dovute dall’ incidenza maggiore o minore di fattori quali:
  - qualità della progettazione;
  - dimensioni e tipo di Campo da Golf;
  - i movimenti terra più o meno pronunciati
  - costruzione di laghi e ruscelli;
  - irrigazione del campo con un impianto irriguo monorango a doppia fila di irrigatori;
  - superficie complessiva della Club-house;
  - materiali usati per la costruzione della Club- house e delle infrastrutture (impianti sportivi vari, parcheggi, ecc.)

- Il costo medio per ettaro è pari a €. 250.000,00

[La realizzazione del campo costerebbe pertanto almeno 15.000.000 di Euro, una cifra già da sola altissima e che sarebbe destina­ta –come sempre- a crescere]


La Club-house

Il centro delle attività di relazione e dei servizi di supporto di un Impianto di Golf trova sede nella Club-house. E’ difficile dare in merito precise indicazioni operative.
E’ preferibile proporre l’articolazione di una Club-house per un campo a 18 buche con l’elenco delle varie funzioni e servizi che deve possibilmente accogliere:

  - segreteria e archivio;
  - shop con retro;
  - spogliatoi uomini;
  - spogliatoi donne;
  - deposito sacche;
  - locali dispensa per bar e ristorante;
  - piccolo bar a quota campo;
  - locale ristorante con atrio e servizi;
  - salette gioco, living-room e tv (eventuale);
  - servizi vari e disimpegni; - locali tecnici.

La superficie coperta va dunque calcolata tra 400 e 1500 mq.
Va previsto inoltre il deposito dei macchinari per la manutenzione del Campo e delle automobiline elettriche a disposizione dei giocatori.
La Club- house va servita da un parcheggio per almeno 120-150 auto.

GLOSSARIO
- Tee: Piazzola di partenza di ogni buca (indica anche il supporto in plastica, legno o sabbia sul quale viene collocata la pallina per effettuare il primo tiro ad ogni buca).
- Fairway: Tappeto erboso ben rasato tra il tee di partenza ed il green della buca.
- Green: Piazzola d’arrivo nella quale è posizionata la buca vera e propria, indicata con una bandiera ( le piazzole del green sono, a seconda delle caratteristiche progettuali, più o meno mosse).
- Rough: Area situata ai lati del fairway in cui l’erba è più o meno incolta e di altezza superiore rispetto al fairway, in modo da rendere più difficile il colpo.


Il progetto del campo da golf di percorsi ecocompatibili

La realizzazione di un percorso di golf deve considerarsi come la risultante di un processo di operazioni che vede coinvolte diverse e qualificate professionalità.

Questa interdisciplinarietà di interventi è alla base di un processo mediante il quale la acquisizione di informazioni, l’elaborazione delle stesse, la tecnologia applicata, l’estro e l’espressione artistica profusa, rappresentano tappe fondamentali per una costruzione di qualità.

L’obiettivo di una realizzazione di un elevato livello professionale, che vale per qualsiasi tipo di iniziativa, indipendentemente dal budget a disposizione, deve porsi a maggior ragione quando si intenda fare del golf un importante strumento di qualificazione ambientale.

L’assioma golf = benefici per l’ambiente circostante, deve sempre più assumere un significato di primaria risorsa. Questo scopo non è di per sé facilmente perseguibile se le iniziative golfistiche non prevedono una regolamentazione ambientale in termini progettuali e costruttivi.

[Questa ammissione è molto importante e significativa, confermando che la presunta dimensione “ecologica” del golf è tutta da dimostrare, come attesta l’insieme delle condizioni elencate più sotto, e in particolare la seguente:
«sviluppare la progettazione assecondando l’assoluta necessità di costruire tappeti erbosi in grado di tollerare forte intensità e stress biotici e abiotici. Sistema costruttivo dei drenaggi, qualità dei substrati, tipo di essenze da tappeto erboso, corretta costruzione dell’impianto di irrigazione, sono solo alcuni dei fattori che influenzano la salute del tappeto erboso»]

I nuovi percorsi di golf dovranno pertanto:
  - insistere su aree di alto valore ambientale e / o culturale;
  - valorizzare l’ambiente naturale preesistente;
  - aumentare il rapporto tra superficie complessiva e superficie di gioco;

  - adattare le movimentazioni naturali alle esigenze tecniche di gioco senza per questo produrre impatti negativi o scarsamente benefici.

Le linee generali per guidare una progettazione ed una successiva costruzione di un percorso di golf a favore di una naturale integrazione ambientale, devono necessariamente comprendere una riduzione nell’uso di fertilizzanti fitofarmaci ed acqua nelle successive fasi di manutenzione.

Una speciale attenzione deve anche essere riposta ai fini di una riduzione complessiva dell’intensità manutentiva attraverso la giusta selezione delle essenze del tappeto erboso, una scelta adeguata delle essenze arboree ed arbustive eventualmente insediate, una corretta modellazione del piano naturale di campagna,ed infine una idonea progettazione dell’impianto di irrigazione.

La progettazione deve avvenire esaltando le seguenti caratteristiche:

  • armonizzazione degli interventi artificiali attraverso una movimentazione del suolo ridotta all’indispensabile e una modellazione delle superfici quanto più possibili naturale;
  • esaltazione di tutte le caratteristiche originali del paesaggio, di eventuali valori culturali, architettonici ed archeologici presenti;
  • introduzione di specie erbacee, arboree e arbustive, solo se conformi alle caratteristiche complessive del paesaggio;
  • se in presenza di un ambiente degradato predisporre un piano di riqualificazione ambientale consultando esperti del settore;
  • evitare di erigere barriere artificiali (reti, muri ecc…) ai confini o all’interno della proprietà salvo i casi di potenziale pericolo;
  • prevedere ampi spazi di vegetazione naturale privi di qualsiasi tipo di manutenzione e di intervento umano;
  • ridurre tutte le potenziali situazioni invasive nei confronti della flora e della fauna preesistenti;
  • in presenza di corsi o bacini d’acqua naturali lo sviluppo del progetto dovrà rispettare e possibilmente proteggere tali elementi caratteristici del paesaggio;
  • sviluppare la progettazione assecondando l’assoluta necessità di costruire tappeti erbosi in grado di tollerare forte intensità e stress biotici e abiotici. Sistema costruttivo dei drenaggi, qualità dei substrati, tipo di essenze da tappeto erboso, corretta costruzione dell’impianto di irrigazione, sono solo alcuni dei fattori che influenzano la salute del tappeto erboso.

Questi ed altri motivi sono alla base della scelta del campo da golf come strumento per la salvaguardia e la valorizzazione delle caratteristiche paesaggistiche come quello in progetto.

Categorie superficiali

1) Percorsi con 36 buche = n° 2. Superficie media complessiva = ha 130.  Superficie fairway = ha 30. Superficie green = ha 3
2) Percorsi con 27 buche = n°13. Superficie media complessiva = ha 100. Superficie fairway = ha 25. Superficie green = ha 1
3) Percorsi con 18 buche = n° 62. Superficie media complessiva = ha 65.  Superficie fairway = ha 15. Superficie green = ha 1
4) Percorsi con 9 buche = n°70. Superficie media complessiva = ha 20.  Superficie fairway = ha 6. Superficie green = ha 05
5) Percorso con meno di 9 buche = n°18. Superfici medie variabili comunque non significative ai fini dell’analisi

Categorie altimetriche

Secondo un ulteriore livello di differenziazione, pur semplificando, i percorsi golfistici possono essere suddivisi per posizione climatica in “campi di altitudine” (percorsi di montagna) e “campi di pianura e litoranei”  > 1) Campi di altitudine = 29; > 2) Campi di pianura e litoranei = 136

Categorie riferibili al livello manutentorio

Fondamentale per questa analisi diviene considerare il livello manutentorio riferibile a tre categorie:
- Campi di alta manutenzione (eseguono tutte le pratiche di manutenzione previste in un programma ideale di gestione tecnica del percorso) = n°32
- Campi a media manutenzione (attuano parzialmente le strategie operative previste in un programma manutentorio ideale) = n°61
- Campi a bassa manutenzione (eseguono solo interventi strettamente necessari per la sopravvivenza dell’erba e per una modesta pratica golfistica) = n°62

Il bilancio idrico
[Si ammette che:]
L’acqua è una risorsa sempre più limitata. E’ bene quindi creare le premesse per un approvvigionamento autonomo e non competitivo nei confronti di altre attività come l’industria, l’agricoltura ecc.

[ma poi si danno indicazioni generiche e non si dice come nel nostro specifico territorio si risolverà il problema della quantità enorme di acqua di cui un campo da golf necessita per tutto l’anno e in particolare nei mesi estivi]

La progettazione di un Percorso di Golf deve quindi porsi l’obbiettivo di ridurre quanto più possibile i consumi idrici e parallelamente, quello di rendere autonoma la struttura golfistica ricorrendo alla creazione di bacini idrici naturali.

In generale quindi un approccio razionale al problema deve prevedere:
 - La scelta di specie arido-resistenti evitando quindi la scelta di essenze particolarmente esigenti di acqua;
 - La captazione di tutte le acque da scorrimento superficiale e sottosuperficiale (drenaggio) ed il loro convogliamento in bacini di stoccaggio (laghetti) favorendo altresì il riciclo di irrigazione;
 - Lo sfruttamento di eventuali acque reflue provenienti da depuratori o da aree di fitodepurazione;
 - La creazione di eventuali risorse alternative (pozzi);
 - La creazione di sistemi costruttivi e manutentori volti a ridurre i consumi irrigui

Struttura di supporto all’attività golfistica

Nel pieno rispetto delle normative C.O.N.I. per la realizzazione di impianti sportivi, la struttura golfistica in questione, come tutte quelle omologabili, dovrà essere dotata di servizi di supporto all’attività sportiva.

La sua localizzazione, per ovvi motivi logistici, deve essere nelle vicinanze del campo pratica e delle partenze delle buche. Inoltre le specifiche inerenti gli “spazi al chiuso” pertinenti a percorsi di 18 buche con lunghezza superiore a 5213 metri valide per associazioni affiliate – omologazione in cat. B- superiore indicano:
- suddivisione in almeno due locali con annessi servizi igienici e docce direttamente accessibili dai locali spogliatoio;
- accessibilità agli spogliatoi ai disabili motori;
- spogliatoio uomini/donne superficie minima pari a 80 mq per percorsi di 18 buche;
- numero minimo complessivo (uomini/donne) di docce pari a 8 per percorsi di 18 buche;
- numero minimo complessivo (uomini/donne) di wc pari a 8 per percorsi di 18 buche;
- numero minimo complessivo (uomini/donne) di lavabi pari ai wc.

Parcheggi e altre strutture sportive

Dovranno essere realizzati n.120-150 posti auto attiguamente alla struttura di supporto all’attività golfistiche nonché strutture sportive accessorie come una piscina e campi da tennis.

LINEE GUIDA PER LA TUTELA AMBIENTALE - PAESISTICA DELL’AREA
In successione si riportano le definizioni di base delle linee guida per la tutela dell’ambiente e del paesaggio che si intendono adottare nell’area (tratte da: LA VALORIZZAZIONE DELLE AREE VERDI REGIONE LOMBARDIA)

Ambiente

Il termine ‘ambiente’, inteso in senso territoriale e paesistico, è diventato di uso comune a seguito della constatazione e presa di coscienza del peggioramento delle condizioni di qualità della vita in particolare urbana dovute ai fenomeni di espansione edilizia, alla meccanizzazione e uso di sostanze inquinanti ed al consumo incontrollato delle risorse.

Se nel linguaggio corrente esso viene spesso riferito sostanzialmente ai fatti naturali, in realtà indica l’insieme delle condizioni fisiche nelle quali si sviluppa la vita degli organismi viventi e dei fattori socio-culturali che influiscono e condizionano direttamente o indirettamente l’esistenza degli esseri umani.

Territorio

Definiamo il “territorio” come il prodotto di una relazione complessa di sistemi ambientali, insediativi e antropici, che configurano nello spazio fisico, luoghi articolati e differenziati. In questa accezione il “territorio” è l’esito di un lungo processo di strutturazione dello spazio fisico (che viene definito processo di ‘territorializzazione’) da parte della società insediata (distinto, quindi, dal territorio etologico delle specie animali).

Ogni territorio ha perciò una propria identità con la quale tutti gli atti di pianificazione, progettazione attuazione e gestione che lo riguardano necessariamente vengono a confronto.

Il “territorio” non è dunque una superficie omogenea e uniforme, uno spazio funzionale e zonizzato, disponibile a qualsiasi modificazione e utilizzo, capace di sostenere tutti i tipi di intervento e di trasformazione, bensì un ambito articolato e complesso, con diverse vocazioni e diverse possibilità di sviluppo inscritte nel suo stesso processo di formazione.

Paesaggio

“Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” (art.1-a Convenzione Europea del Paesaggio).

In particolare in riferimento al tema e al ruolo degli spazi aperti, risulta utile ricordare quanto evidenziato da Maria Chiara Zerbi in un suo scritto sul paesaggio.

“La connotazione progettuale dell’idea contemporanea di paesaggio e la crescente domanda sociale di spettacolo e di frequentazione della natura, impongono non solo di conoscere ma anche di ‘governare’ il paesaggio. L’individuare i caratteri peculiari dei paesaggi e le loro trasformazioni, il decifrarne i significati sociali e simbolici resta una tappa imprescindibile... Diviene allora necessario che le collettività locali formulino un proprio progetto (magari con l’aiuto di esperti) che risulti da un’ampia partecipazione e sia controllato e supportato localmente nella sua concretizzazione.

Tratto peculiare del progetto deve essere la sua carica propositiva. Le sue qualità devono essere quelle di innovare, di fornire indirizzi, ma insieme di mantenere una fluidità che consenta di gestire situazioni imprevedibili e complesse, di creare uno schema di riferimento unitario entro il quale poter valutare la coerenza di interventi diversi... Un principio alla base della Convenzione è che la tutela del paesaggio non deve essere in contrasto con lo sviluppo economico ma, al contrario deve fornire uno sviluppo durevole e sostenibile.
Ma proprio il rilievo che acquista oggi il paesaggio nella pianificazione territoriale induce a guardare indietro alla prima nozione di paesaggio: il paesaggio dell’arte e, in particolare, il paesaggio dell’arte dei giardini.

Nuove relazioni sembrano riannodare tra loro giardino e paesaggio... Un aspetto è rimasto costante: la relazione unidirezionale dal paesaggio al giardino, in cui il paesaggio è il referente ed il giardino la rappresentazione. Il mondo contemporaneo assisterà probabilmente al ribaltamento della relazione.

I cambiamenti che stanno avvenendo nei modi d’uso e consumo del territorio, mostrano una progressiva affermazione dell’urbano, che avviene tuttavia secondo forme spaziali diverse da quelle tradizionali della città. Si è parlato di ‘morte della città’ sostituita dalla campagna urbanizzata. Perché non spariscano gli spazi naturali, le campagne coltivate occorrerà che vengano mantenute ‘artificialmente’.

Sarà un’imitazione come quella del giardino : giardini della natura, dell’agricoltura, della cultura industriale, luoghi della memoria e della sperimentazione che stanno al posto di realtà in via d’estinzione. Sarà il paesaggio a trasformarsi in giardino, in uno spazio intrattenuto intezionalmente dall’uomo” (M.C.Zerbi, Futuro del paesaggio e paesaggio del futuro, in VA, (Valutazione Ambientale), n.01/2002)

[È una tesi, quest'ultima, alla cui base ci sono complessi e certo non neutri presupposti di tipo antropologico e filosofico.
Si tratta, insomma, di una affermazione ideologica alla quale potrei contrapporre enunciati di segno opposto e che non può essere spacciata per tesi tecnica o scientifica.
E, più in generale, i testi citati nelle pagine 13 e 14 sembrano inseriti come un tributo inevitabile alle tesi ambientalistiche di moda, senza un collegamento reale e concreto col problema dell’impatto ambientale in contrada Difesa di questo ipotizzato campo da golf.]


Spazi aperti” - “Territorio aperto

Si possono in prima istanza definire “spazi aperti” tutti gli “spazi privi di edificazioni fuori terra, indipendentemente sia dalla caratteristica e dal trattamento del suolo, che dalla scala (territoriale, urbana o edilizia) di riferimento, distinguendo gli spazi aperti “mineralizzati” (artificialmente e non) e gli spazi aperti “verdi”, e riguardare sia i contesti naturali e agricoli, che quelli urbani e periurbani.

Se il termine “spazio aperto” può non essere direttamente legato ad una precisa scala di riferimento, il termine “territorio aperto” contrapposto a ‘territorio urbanizzato’ connota una precisa condizione dello spazio geografico comprendendo le aree a destinazione agricola e forestale, dove prevalgano gli spazi verdi e non edificati che si estendono all’esterno dei centri abitati e dalle zone industriali.

Per stabilire i limiti tra “territorio aperto” e “territorio urbanizzato” gli indicatori paesistici e insediativi appaiono più facilmente utilizzabili rispetto a quelli funzionali: laddove il costruito non superi mediamente il 20/30% della superficie e l’insediamento isolato prevalga su quello compatto, è possibile riconoscere il carattere di “territorio aperto” anche in un quadro funzionale composito che comprende borghi e insediamenti minori, in particolare se di rilevanza storica. (G.Barbieri, Manuale del territorio aperto, Milano, 2002, pp.9-10)

E’ possibile definire “aree verdi” tutti quegli spazi caratterizzati da permeabilità del suolo e presenza di vegetazione spontanea o coltivata, indipendentemente dalle loro caratteristiche dimensionali, formali e funzionali, e dalla scala territoriale, urbana o edilizia di riferimento, riconoscendone il carattere universale di ‘bene primario’, indipendentemente dal regime di proprietà, dagli usi e dalle caratteristiche specifiche che vengono loro attribuite.

Ci si intende così riferire alla generalità delle “aree verdi” riaffermandone una specifica caratterizzazione nell’ambito della più ampia categoria degli spazi aperti, non per limitarne il significato in una visione riduttiva e specialistica che da questi le consideri separate bensì, al contrario, per sottolinearne e valorizzarne il ruolo fondamentale nel determinare le condizioni dell’ambiente, del territorio e del paesaggio.

Aree di frangia

Nelle regioni metropolitane, caratterizzate da intensi fenomeni di urbanizzazione, le ‘aree di frangia’ sono formate da sistemi complessi: piccoli e medi agglomerati interrotti da spazi aperti, spesso fragili, spazi ‘rurbanizzati’ che partecipano pienamente al funzionamento socio-economico e ambientale delle metropoli.

“Il paesaggio della campagna sopravvive come residuo negli interstizi tra le nuove urbanizzazioni della periferia e, per altro verso, il territorio ‘aperto’ è una sorta di deposito nel quale si accumulano i nuovi insediamenti del decentramento residenziale e produttivo, i centri commerciali, i centri di servizio direzionali, i complessi ricettivi - le nuove funzioni e in molti casi le nuove centralità urbane. Questi si collocano accanto alle preesistenze senza alcuna logica di continuità e reciproca integrazione, secondo le sole convenienze dettate dal mercato immobiliare e dall’accessibilità.

Questo paesaggio di transizione è molto composito nelle sue caratteristiche spaziali e anche nei materiali che lo costituiscono, tanto da rendere più opportuno l’uso del plurale ‘paesaggi’ per rendere esplicite oltre alle discontinuità spaziali, anche le differenze di qualità e consistenza. (Daniele Pini, Il paesaggio dell’urbanistica. Dalla “tutela” alla progettazione degli spazi aperti, in “Paesaggio urbano”, sett-dic 2000 pp.16-17)

In questi ambiti è possibile rilevare come gli stessi elementi costitutivi degli spazi aperti naturali, agricoli e urbani che caratterizzano la ricchezza delle unità di paesaggio consolidate, abbiano spesso assunto (o tendano ad assumere) caratteri specifici e particolari negativamente connotati, come esito di logiche di intervento quasi sempre settoriali e reciprocamente indipendenti, se non contraddittorie, contribuendo ad aumentare, anziché contrastare, i già elevati livelli di criticità raggiunti.

UNA STRUTTURA GOLFISTICA NELL’AREA NORD OVEST DELL’ETNA
Assunti i dati statistici della Federazione Italiana Golf per la Regione Sicilia


[I dati sui tesserati siciliani alle Associazioni golfistiche –che non superano i 400 (compresi i bambini) in tutta la Regione e presenti per lo più a Palermo e a Pantelleria!- confermano in pieno la caratteristica assolutamente elitaria, impopolare e lontana dalle nostre tradizioni di questo sport. Mentre solo a Bronte gli iscritti al C.A.I., Club Alpino Italiano, sono più di 100.]


Le misure territoriali dei comuni dell'area Nord Ovest dell'Etna:


Una sintetica storiografia delle singole cittadine;

note storiche tratte dai seguenti siti
Bronte www.parcodeinebrodi.it/pagina.php?pm2=52&pm=13&idp=52&nw=1&nl=
Maletto (www.provincia.ct.it)
Randazzo www.parcodeinebrodi.it/pagina.php?pm2=63&pm=13&idp=63&nw=1&nl=
Castiglione (www.provincia.ct.it)
Maniace www.parcodeinebrodi.it/pagina.php?pm2=60&pm=13&idp=60&nw=1&nl=

Bronte
- Adagiata ai piedi dell'Etna, su un ripido pendio a dominare la valle del Simeto, la legenda vuole che sia stata fondata del Ciclope Bronte, figlio di Nettuno e operaio di Vulcano nella fucina di Mongibello. La storia, invece, ci dice che il territorio fu abitato da popolazioni preelleniche e poi, via via, da Sicelioti, Romani, Bizantini, Arabi e Normanni ed ebbe il suo massimo sviluppo intorno alla seconda metà del XVI sec.. A tale periodo, infatti, risale l'assetto urbanistico e lo stile architettonico di chiaro stampo rinascimentale. Bronte vanta un patrimonio storico-artistico e monumentale di rilievo: la cinquecentesca Chiesa dell'Annunziata, la Chiesa del Rosario, di San Giovanni e di Santa Maria della Catena. Tra gli edifici civili spicca il settecentesco Collegio Capizzi al quale è annessa la Chiesa del Sacro Cuore. Fuori dell'abitato (13 Km.) si trova il celeberrimo complesso dell'ex Abbazia di Santa Maria di Maniace, esempio di architettura siculo-normanna.

Castiglione di Sicilia - "Castiglione" è il Castel Leone, che domina la Valle dell'Alcantara. Già 730 anni prima di Cristo i greci avevano costruito sulla grande macina di pietra della rocca un punto di avvistamento fortificato per controllare quella che rappresentava l'unica via di accesso per l'interno della Sicilia. Era anticamente chiamato "Quastellum", nel medio evo "Castellum" e poi nel periodo aragonese "Castellione", ovvero Castello del Leone. 234 anni dopo gli esuli di Naxos costruirono una città, distrutta poi da Dionigi, tiranno siracusano. Nella zona poi si avvicendarono i romani, che costruirono ponti, gli arabi, che rivoluzionarono i sistemi di irrigazione (e giunsero fino ad allevare coccodrilli nell'Alcantara), i normanni e gli svevi, sotto i quali Castiglione divenne città regia, e Ruggero di Lauria, il quale scelse Castiglione come sua abituale residenza estiva. Federico II di Svevia concesse alla città l'appellativo di "Animosa" e le confermò il privilegio di battere moneta. Tutti lasciarono qualcosa della loro cultura. E la città prosperava: il Castello si arricchiva di nuove fortificazioni, si costruivano chiese e palazzi, il commercio e l'artigianato erano fiorenti, una grande ricchezza proveniva dalla coltura e dalla lavorazione del lino e famosa era la coltivazione delle nocciole di Castiglione. Nel 1373 venne concessa in Baronia a Pirrone Gioeni e ciò determinò una lenta ma inesorabile decadenza della città, finchè nel 1612 i cittadini, insofferenti al dominio feudale, riconquistarono le libertà civiche. Tale libertà permise la nascita di una borghesia terriera ad un apprezzabile sviluppo urbanistico. Nel 1860 viva fu la partecipazione della città alla causa dell'Unità d'Italia.

Maniace - Deve il suo nome al generale Giorgio Maniace, inviato da Costantinopoli, giunto nell'Isola per riannettere la Sicilia all'Impero Romano d'Oriente. Nei dintorni dell'attuale Maniace si svolse la battaglia, nel 1040, tra Musulmani e Bizantini che vide la sconfitta dell'esercito arabo e la conferma della fama di grande condottiero dello stesso generale. Il nucleo centrale dell'abitato si estende sulla sponda destra delTorrente Saracena e richiama la struttura urbanistica di Tortorici, luogo da cui giunsero i primi fondatori. Divenuto comune autonomo nel 1981, è il più giovane comune del Parco dei Nebrodi.

Randazzo - Cittadina deliziosa ed illustre per il passato glorioso di cui conserva numerose importanti vestigia. Sorge lungo il fiume Alcantara, alle pendici dell'Etna e rientra sia nel Parco dell'Etna, sia nel Parco dei Nebrodi che nel Parco fluviale dell'Alcantara. Fondata intorno all'880 da coloni greci, fu abitata da latini e lombardi. Esistono tre quartieri (San Nicola, Santa Maria e San Martino) che conservano abitudini, cultura e lingua rispetto alle etnie originali: greco, latino e lombardo. Il momento di maggiore splendore inizia con i Vespri Siciliani quando diviene fortezza d'armi di Pietro 1° d'Aragona. Diventa città demaniale e dimora di principi e aristocratici. Nel 1575 inizia un periodo di decadenza dovuto a peste, alluvioni e guerre. L'attuale struttura della città è ancora quella medievale: strade strette e tortuose sormontate da archi, numerose chiese, campanili, torri, dimore signorili e resti di mura e porte di accesso all'abitato. Le chiese più significative sono la Chiesa normanno sveva di Santa Maria (1217-1239), la chiesa di San Martino e quella di San Nicola

Maletto - Il borgo fu fondato nel 1263 da Manfredi Maletto, conte di Mineo. Ripopolato in seguito dagli Spatafora nel 1440, Maletto fu elevato a principato nel 1609 con privilegio di Filippo III in favore di Michele Spatafora. Nel 1707 era principe Muzio Spatafora, che venne riconfermato nel possesso dalla corte di Vittorio Amedeo Duca di Savoia. Fino al 1812, anno dell'abolizione del feudalesimo in Sicilia, la famiglia Spatafora da Randazzo fu sempre feudataria di Maletto. Nel 1820 il paese, insieme a Bronte, insorge in favore della Costituzione siciliana, al fianco di Palermo, contro Catania (pare più per paura dei brontesi che per convinzione). Dal 1947 al 1956 i contadini malettesi conducono una lotta serrata, con l'obiettivo dell'applicazione della legge sull'equa spartizione dei prodotti e sull'assegnazione delle terre incolte. Come tutti i centri dell'Etna, Maletto ha subito diverse distruzioni causate dalle eruzioni.


Si propongono i seguenti:

ELEMENTI DEL SISTEMA DEL DISTRETTO TURISTICO DI AETNA NORD – OVEST

Se consideriamo un qualunque paesaggio opera dell’uomo o della natura nella sua realtà, esso si manifesta come una forma o come un accostamento di forme, connesse con la materia solida, quindi struttura nello spazio che si organizza secondo le gerarchie della percezione visiva. Quindi la forma spaziostruttura che dà un’emozione estetica é l’unico modo di comprendere nella sua interezza la realtà.

Nella forma sono condensate ed espresse tutte le nozioni di carattere logico, economico, funzionale, spirituale, che costituiscono la complessità della vita. L’unica verità possibile é l’oggetto sia dell’uomo quanto della natura nella sua realtà formale. (S.Muratori “Storia e Critica dell’architettura contemporanea”Roma 1980)

Dall'assunzione che la forma é l’unica verità possibile, i principi su cui si basa il metodo per un approccio corretto alla pianificazione territoriale paesistica, si fondano, sull’analisi dell’ambiente e del paesaggio, attraverso la storicizzazione dei segni naturali ed antropici, negando una pianificazione numerica e del pittoresco che sbocca inevitabilmente nello zoning dei vincoli e dei divieti, dunque per una corretta pianificazione é necessario l’esame delle armature territoriali storicizzate, sia naturali sia antropiche, connettendo la continuità dei caratteri del luogo e della vita civile come unico elemento indistruttibile, dato che la formazione del territorio si comporta come un unico organismo vivente che si trasforma nel tempo tramandando alle età successive, pur nel suo mutare, caratteri originali derivanti da momenti formativi precedenti, ad iniziare dalla natura fisica dei luoghi.

Base per tale interpretazione sono le strutture costitutive, riconosciute quindi vere e proprie categorie, atte a definire nei rispettivi distinti valori, l’insieme unitario della compagine dello spazio e del tempo.

Pertanto la meta-progettazione ambientale si fonda sull’analisi dei percorsi, tessuti, nodi e di tutti quegli organismi siano essi opera dell’uomo quanto della natura. (S.Bollati “Tesi Storiche” Reggio Calabria 1976)

I cardini per la lettura delle strutture territoriali, attraverso le fasi evolutive possono così essere riassunti:

  - Riconoscimento della continuità del luogo quale valore semantico;

  - Organicità del territorio che durante le sue trasformazioni nel tempo tramanda alle età successive, con conseguente derivazione di una struttura all’altra, quindi, ognuna é condizionata da quella precedente e condizionante la successiva;

  - Gerarchia nella compresenza di più strutture e quindi valore d'organismo completo e autonomo, con possibilità d'individuazione di fasi autonome d'evoluzione;

  - Significato dei processi tipologici, connessi con la storia civile, cioé della costanza nel tempo di risoluzioni di fronte a situazioni analoghe, dove l’architettura è assunta a modello delle trasformazioni. (R.Bollati “Metodo di lettura delle strutture urbane attraverso le fasi evolutive” Reggio Calabria 1976)

Il sistema del distretto turistico viene attuato con il processo di pianificazione basato sul processo di DEMOCRAZIA URBANA dove grazie ad una progettazione condivisa e partecipata, si uniscono amministratori, professionisti e cittadini, al fine di realizzare il diritto fondamentale di tutti ad un ambiente fatto d'architetture di qualità, basata sulle determinazioni del Consiglio dell'U.E., che nel 2001 ha approvato la risoluzione sulla qualità Architettonica dell'Ambiente Urbano e Rurale.

Il documento afferma che un'architettura di qualità migliorando il modo di vivere ed il rapporto che i cittadini hanno con l'ambiente può efficacemente contribuire alla lotta contro l'emarginazione evitando la ghettizzazione della nostre città. Il documento afferma inoltre che le grandi dimensioni socio economiche, la tutela del patrimonio culturale e la promozione di un'architettura di qualità apportano un contributo significativo alla coesione sociale, così come alla creazione di posti di lavoro, alla promozione del turismo culturale e allo sviluppo economico regionale.

Per l’area si propone il tema del campo da golf, struttura ormai consolidata nella architettura del paesaggio, che offre un basso impatto ambientale.

[Tale conclusione mi sembra incoerente rispetto ai dati forniti, che invece dimostrano a iosa che l’impatto ambientale di un campo da golf in una struttura orografica e antropica così particolare come Bronte-Difesa stravolgerebbe chiaramente il delicato equi­librio naturale e faunistico della zona.]

Lo sviluppo di sensibilità e attenzione verso il paesaggio consente di beneficiare di interventi altrimenti considerati invasivi come occasioni di arricchimento del paesaggio.

Gli elementi portanti di questa progettazione sono, un generale rispetto del paesaggio originario in cui il golf va ad inserirsi, dal punto di vista ambientale, ma anche culturale, e il tentativo di usare appieno l’opportunità che è oggi il collegamento tra Golf e protezione del paesaggio.

La nuova filosofia di pianificazione mette in relazione lo sviluppo attivo del paesaggio attraverso l’estensione della protezione al territorio circostante, la salvaguardia, ma anche l‘inserimento di nuovi biotopi a completare la rete ecologica, l‘attenzione all‘utilizzo di materiali e di essenze in accordo con questi principi. sviluppando progetti che si inseriscano nell’ambiente circostante rispettandone la struttura, usando gli stessi materiali vegetali e approfittando della naturale morfologia per realizzare ondulazioni e avvallamenti previsti nel campo da golf.

Il nostro intervento è localizzato in un’area, ubicata alle pendici dell’Etna, con un bacino di utenza di almeno 900 mila abitanti, ed una potenzialità vista la struttura economica dell’area di circa 1000 utenti.

Inoltre si evidenziano i seguenti dati: - la città di Catania dista circa quaranta minuti; - l’area è contigua al Parco Regionale dei Nebrodi, ed è servita da una viabilità primaria di livello regionale collegata facilmente all’asse autostradale Catania – Messina e Catania – Palermo; - dista 50 km dallo scalo internazionale aeroportuale di Fontarossa, e dall’aeroporto militare di Sigonella.

[Alla luce di quanto ho letto in questa relazione-metaprogetto, le affermazioni conclusive mi sembrano ancor più incoerenti e fortemente contraddittorie. Come si fa, ad esempio, a dire che la potenzialità è di circa 1000 utenti quando in tutta la Sicilia gli appassionati-iscritti sono solo 400?
Forse per questo, e cioè per attirare soggetti da altre regioni, si dà un quadro del tutto irrealistico delle distanze e dei tempi di percorrenza. Conosciamo tutti il tratto stradale Adrano-Bronte, no?]

Si consideri inoltre la variabile rappresentata dalla struttura commerciale di ‘Etna-Polis’ posta a trentacinque minuti dal nostro sito, e nella stessa zona la struttura faunistica ‘Etna Land’.

Dalle superiori argomentazioni, possiamo affermare che l’inserimento di una struttura golfistica nell’area nord – ovest dell’Etna, rappresen­terebbe un’occasione di sviluppo e remunerazione certa anche dal punto di vista dell’investimento, date le risorse turistiche marine, naturalistiche, di architettura, arte, affari e termali.

Con queste premesse è ovvio che la potenzialità di un Golf nell’area Etnea Occidentale, diventa a maggior ragione reale qualora si realizzano, strutture ricettive adeguate e Flussi turistici elitari di qualità e non di quantità per il carico sull’ecosistema ambientale.

Grazie alla realizzazione del Campo da Golf l’offerta turistica dovrebbe aumentare il periodo di fruizione delle strutture ricettive esistenti.

Sulla base del presente studio bisogna avviare:
LA PROGETTAZIONE URBANISTICA DELL’AREA - ZONA ‘C’ PEDEMONTANA - PARCO DELL’ETNA - COMUNI BRONTE – MALETTO.

Finalità
PROGETTO URBANISTICO FINALIZZATO ALLA REALIZZAZIONE DI UN PIANO REGOLATORE PARTICOLAREGGIATO INTERCOMUNALE, PER LA REALIZZAZIONE DEL SISTEMA TURISTICO LOCALE.

Partecipazione
DIRETTIVE DI PIANO DEI CONSIGLI COMUNALI DI BRONTE E MALETTO, RIUNITI IN ASSEMBLEA COMUNE, CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DEI RAPPRESENTATI DEGLI AMBIENTALISTI E DEI SINDACI DEI COMUNI DI MANIACE, RANDAZZO E CASTIGLIONE DI SICILIA;
COSTITUZIONE DEL CONSORZIO PER LA DIFESA DEL PAESAGGIO DELL’AREA

Obiettivi
COSTITUIRE UNO STRUMENTO PER LA GESTIONE E LO SVILUPPO EFFICACE DI UNA REALTÀ CON SIGNIFICATIVI VALORI PAESISTICI, PER UNA FRUIZIONE MARCATAMENTE INNOVATIVA ED ECOSOSTENIBILE IN CUI SIA PREVISTA:

 • UNA GESTIONE ADATTIVA, PER RISPONDERE AI CAMBIAMENTI COSTANTI DELLE CONDIZIONI LOCALI E DEGLI ORIENTAMENTI CHE SI ESPRIMONO A LIVELLO REGIONALE, NAZIONALE E COMUNITARIO;

 • UNA GESTIONE COMPARTECIPATIVA, PER COINVOLGERE NELLE AZIONI I DIVERSI SOGGETTI E I VARI INTERESSI CHE SI ESPRIMONO NELLE COMUNITÀ LOCALI;

 • UNA GESTIONE INTEGRATA DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL PAESAGGIO CON LA RAZIONALIZZAZIONE E LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE LOCALI, ANCHE ATTRAVERSO LA PROMOZIONE E IL SOSTEGNO DEL PROGETTO NORMA;

 • UNA GESTIONE SOSTENIBILE, PERSEGUITA ATTRAVERSO IL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI E SOCIO-ECONOMICHE.

> SEGUE TAVOLA DELLA METAPROGETTAZIONE DELL’AREA


[Infine, le belle e idilliache immagini che corredano la Relazione originale non riescono a nascondere la consistenza dei dati di spesa e di costo ambientale del Progetto stesso.

Se la Relazione di pre-fattibilità generale costituisce il documento base sul quale edificare poi l’intero Progetto, la sua lettura suggerisce l’opportunità di utilizzare in altro modo i finanziamenti eventualmente disponibili, un modo più adeguato alle carat­teristiche antropiche e naturali del territorio nel quale vivono le comunità coinvolte, che da un Campo da golf qual è quello ipotiz­zato avrebbero da trarre molti danni e pochissimi vantaggi.]

Alberto Giovanni Biuso

(Settembre 2006)

Un campo da golf alla Difesa

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