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Nicola Spedalieri, filosofo

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La visuale di Nicola Spedalieri su i Diritti dell’uomo

(di Bruno Luigi Spedalieri, Sydney 2005)


Nicola Spedalieri (1740-1795)

La vita ed il carattere

Nicola era nato il giorno di San Nicola di Bari, 6 Dicembre 1740, da Vincenzo e da Antonina Dinaro nella casa sita in Via Annunziata N. 80 a Bronte. Il 13 Ottobre 1878, sul frontale dell’edificio è stata posta una lapide che dice: “Il 6 Dicembre 1740 nacque in questa casa NICOLA SPEDALIERI, che rivendicando da Roma, con eroismo senza esempio, il Diritto Umano e la Sovranità del Popolo, abbatteva la radice delle vecchie tirannidi. – 13 Ottobre 1878.”

Ragazzetto ancora, Nicola entrò nel Seminario di Monreale. Era molto intelligente, ma di carattere vispo e poco ligio alla disciplina; e Monsignor Francesco Testa gli permetteva di uscire dal seminario per andare a seguire corsi di musica e di pittura. Di queste scienze l’autore ci ha lasciato degli esemplari molto apprezzati.

Ordinato sacerdote nel Dicembre 1764 fu nominato professore di teologia nello stesso seminario. Come tale scrisse una tesi sui bambini morti senza battesimo, dove si discostava dalla teoria dell’epoca. Per lo Spedalieri il Limbo non era la destinazione dei bambini morti senza battesimo.

Fu accusato di eresia, e Mons Testa prudentemente fece esaminare la tesi dal Maestro del Sacro Palazzo Pontificio Padre Ricchini, il quale diede il nulla osta alla pubblicazione non trovando in essa nessuna eresia. (Va notato che il Limbo non è mai stato oggetto di definizione dogmatica nella Chiesa e che il Nuovo Catechismo pubblicato con gli auspici di Papa Giovanni Paolo II, non menziona affatto il limbo inteso ad accogliere le anime dei bambini morti senza battesimo).

Nel 1773, morto Mons Testa, lo Spedalieri si trasferì a Roma dove s’iscrisse subito all’Accademia Letteraria dell’Arcadia. A Roma il filosofo pubblicò due voluminosi trattati apologetici che attirarono su di lui l’attenzione dei critici di tutta Europa: La Analisi dell’esame critico di Nicola Freret sulla prova del Cristianesimo, e la Confutazione dell’esame critico del Cristianesimo del Sig. Edoardo Gibbon.

Nel 1789, dietro invito di Papa Pio VI, lo Spedalieri prese a scrivere, De’ Diritti dell’Uomo, che ultimò nel 1790 e fu pubblicato ad Assisi nel 1791. La pubblicazione di quest’opera levò un schiera di critici contro lo Spedalieri e poche voci di elogio. L’Autore benché si aspettasse una forte reazione negativa, ne fa menzione nella lettera a Mons. Fabrizio Ruffo, Tesoriere della Santa Sede, se ne afflisse molto.

Si diede quindi a scrivere la Storia del prosciugamento delle Paludi Pontine, ma morì, il 26 novembre 1795, prima che l’opera fosse pubblicata. È inumato a Roma nella Chiesetta Vaticana dei Santi Leone, Michele e Magno con una lapide scritta a cura di Mons Nicola Nicolai. Un monumento in suo onore, e per interesse del Professore Giuseppe Cimbali, fu elevato in Piazza Sforza Cesarini a Roma il 24 novembre 1903. Sul piedestallo si legge: A Nicola Spedalieri, l’Italia Nuova

Leggendo l’opera De’ Diritti dell’Uomo si noterà a tratti il modo di esporre apologetico dell’autore che riflette una certa inflessione di carattere ed una terminologia diretta e a volte pure pungente. Ma ciò che si noterà ancora e senza alcun dubbio è la sua fede profonda, la sua incrollabile convinzione e la sua sincera preoccupazione per il bene della Società e dell’Uomo.


Premessa all’opera De’ Diritti dell’Uomo

È da specificare, anzitutto, che lo Spedalieri, come dice nell’introduzione, parla dell’Autorità e dell’uomo in una veduta cosmica, universale, non guarda all’uomo esclusivamente dal punto di vista cristiano. Nella prefazione dice:

“Mi scorderò quasi di essere Cristiano, metterò da parte la persuasione che ho della divinità della Rivelazione, e mi limiterò solo a considerarla dalla parte della politica, per vedere se essa giovi agli affari anche temporali degli uomini.”

Ora consideriamo che la popolazione della terra conta 6 miliardi di persone, e di queste circa due miliardi sono cristiane. Se si partisse a fare filosofia dal punto di vista cristiano cosa ne faremmo degli altri 4 miliardi di persone? Come si adatta l’autorità per una popolazione buddista per esempio e come spiegheremmo i capi criminali come un Hitler, Pol Pot, Saddam Hussein? Nei comandamenti, la sola autorità  che si menziona è quella dei genitori: “Onora il padre e la madre.”

Malgrado il suo avvertimento Nicola Spedalieri, prevedeva una levata di scudi contro il suo libro e ne fa menzione nella sua lettera a Monsignor Fabrizio Ruffo. “Io ho bisogno, dice, di un uomo che m’insegni a non temere, che m’ingrandisca l’animo, che m’ispiri fermezza e costanza nel sostenere, contro gli urti delle irate passioni, la causa della verità.”

Il suo era certamente un presentimento, ma dicendo questo sapeva pure che le più severe critiche gli sarebbero giunte dai ceti cattolici, non dai liberi pensatori. Noi dobbiamo considerarlo come un avvertimento per non interpretare male il suo pensiero e la sua incontestabile fede. Questo è il motivo principale del mio studio: Mettere in luce il pensiero Spedalieriano e liberarlo dalle false interpretazioni siano esse un prodotto erroneo fatto in buona fede, o una studiata distorsione fatta in mala fede.



DE’ DIRITTI DELL’UOMO

I Diritti Umani e la Societá Civile

Lo Spedalieri enumera i diritti dell’uomo, iniziando con quello che è il motivo dominante, la ragione di questi diritti: LA FELICITA'.
Va notato questo procedimento, poiché si era creata una erronea percezione nel popolo, che cioè la Chiesa e la Religione Cristiana fossero nemiche della felicità umana.

L’autore specifica inoltre che la tendenza alla felicità è insita nell’essenza stessa dell’uomo, è una proprietà essenziale della natura umana. “E poiché, continua il filosofo, la felicità è il gran fine di tutte le nostre operazioni, la natura ci ha forniti del necessario per conseguirla.”

Il necessario sono i DIRITTI UMANI. Ma ad evitare ogni malinteso, asserisce che il Diritto deve essere regolato dalla ragione e non dalla forza. “Íl diritto si estende, fin dove il potere (fare) sia conforme alla ragione.” “In tutti, dice, vi è un impeto che ci trasporta necessariamente a procurarci la felicità. Il che posto come principio, ne segue… che la natura ci dà diritto sopra tutto ciò che la ragione considera essere mezzo opportuno per conseguire quel fine.

E Nicola Spedalieri passa ad elencare l’ampiezza della Signoria Naturale Umana.

1. Ogni uomo ha diritto di conservare il proprio individuo… L’uomo sarebbe infelicissimo al solo pensare che non è in sua balia di sostentare la propria vita. La facoltà do provvedere alla propria conservazione è conforme alla ragione, cioè a dire è un vero diritto naturale.

2. Ogni uomo ha diritto di perfezionare il proprio individuo… Ciascuno ha un impulso interno di migliorare il suo stato. Capace di paragonare un bene con un altro, l’uomo aspira al sommo bene maggiore e si sforza di conseguirlo. Dunque dalla tendenza alla felicità scaturisce il potere, conforme alla ragione, di perfezionare sé stesso.

3. Ogni uomo ha diritto di proprietà sopra tutto quello che acquista… Proprietà mia è ciò che non può essere di altri. Se non potessi dire di ciò che acquisto: “Questo è mio” non avrei il potere di perfezionare me stesso; il che andrebbe contro i diritti uno e due. E qui l’autore si dilunga a controbattere lo "Jus omnium in omnia" di Hobbes. Spedalieri spiega: Tutti hanno il diritto di aspirare, di pretendere e di concorrere all’acquisto di una cosa, ma solo chi è riuscito ad acquistarla ha il diritto di possederla. E conclude con la seguente e razionale sentenza: “Jus omnium concurrendi ad omnia.”

4. Ogni uomo ha un diritto di libertà di fare tutto ciò che concerne i diritti della conservazione e della perfezione di se stesso e della sua proprietà… Libertà è indipendenza dall’altrui volere. Se non avessi questo potere non potrei avere diritto sui tre punti considerati sopra.

5. Ogni uomo ha diritto di libertà anche in pensare e in giudicare riguardo ai punti di cui si è parlato… Cioè, il giudicare di ciò che si riferisce alla mia conservazione, alla mia perfezione e alla mia proprietà, appartiene a me e non ad altri.

6. Ogni uomo ha il diritto di usare la forza, quando è necessario, per la difesa o per la reintegrazione dei 5 diritti citatiL’autore spiega tuttavia che la forza deve essere l’ultima risorsa da usare dopo avere provato la via pacifica della persuasione. E nell’usare la forza non è permesso di fare più male di quel che giovi. L’eccesso non è conforme alla ragione e quindi è fuori di diritto. I 5 primi diritti sono detti “Perfetti” in quanto possono essere difesi con la forza.

7. Ogni uomo, nei riguardi dei primi 5 diritti enunciati, ha diritto di essere aiutato dagli altri uomini… ma questo, benché sia naturale, è un diritto imperfetto, non si può cioè ottenere con la forza, eccetto che nel caso di estrema necessità.

“Ecco, conclude l’autore, la dote della natura nostra madre, ecco il deposito che dobbiamo custodire nella Società Civile. Questi diritti sono gli strumenti della nostra felicità e ne è garante la ragione giudice del vero e del falso.
Non c’è nulla di erroneo in tutto questo esposto e quanto alla copiatura dall’elenco di Rousseau lascio a voi giudicare; a me risulta essere una gratuita asserzione.
(Libro Primo, Capitoli I-III)


Gli Obblighi Umani

Spedalieri, continuando il suo esposto parla (Capo V) degli obblighi umani e specifica che gli Obblighi Naturali Umani sono fatti per proteggere i Diritti. La fonte di questi obblighi è la ragione stessa.
Quanto agli Obblighi l’Autore propone questa massima generale: “Lo stesso principio naturale che fa nascere il diritto ad una cosa, conforme alla ragione, nello stesso tempo, fa nascere in tutti gli altri l’OBBLIGO di lasciar godere a quello tranquillamente la cosa su cui cade il di lui diritto.”
In altre parole: Un DIRITTO è avere potere, conforme alla ragione, di possedere o di fare qualcosa. Ora un Diritto non sarebbe tale se non fosse nello stesso tempo un DOVERE, conforme alla ragione, per gli altri, di lasciarglielo esercitare. E questo Dovere è l’Obbligo.

Conseguentemente, sempre in conformità della ragione:

1. Il diritto alla vita, comporta l’obbligo di rispettare la vita degli altri.

2. Il diritto al proprio perfezionamento, comporta l’obbligo di non impedirlo agli altri.

3. Il diritto di proprietà sopra tutto quello che si acquista, comporta l’obbligo del rispetto della proprietà altrui.

4. Il diritto di libertà di fare tutto ciò che concerne i diritti della conservazione e della perfezione di se stesso e della sua proprietà, comporta l’obbligo di non intralciare libertà degli altri.

5. Il diritto di pensare e di giudicare liberamente riguardo ai diritti di cui sopra, comporta l’obbligo di lasciare pensare e giudicare.

6. Il diritto di usare la forza, quando è necessario, per la difesa o per la reintegrazione dei 5 diritti citati, comporta l’obbligo di lasciar fare e di non punire colui che usa tal diritto. Sempre che tal diritto è usato secondo ragione.

7. Il diritto di essere aiutato nei riguardi dei primi 5 diritti enunciati, comporta l’obbligo di aiutare, ma quest’obbligo è lasciato al giudizio dell’individuo, non può essere imposto con la forza, mentre le 5 prime obbligazioni possono essere imposte con la forza.

“Questa è la difesa, finisce l’autore, che la natura pone ai diritti… Vuole che si rispettino i nostri diritti? Rispettiamo quelli degli altri. Desideriamo che gli altri non manchino ai loro obblighi verso di noi? Non manchiamo noi a quelli che abbiamo verso gli altri.”
(Libro Primo, Capitoli IV, V).

Nicola Spedalieri

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