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Cos’è il gioco del golf Niente di più sbagliato: è dimostrato che il golf si gioca a tutte le età e in tutte le stagioni. Da un punto di vista sanitario il golf è consigliato come il miglior antidoto ai problemi fisici determinati da una vita troppo sedentaria. [Da dove deriva questo dato? Addirittura il “miglior antidoto”? Dal punto di vista della promozione turistica di un’area, è ormai chiara che la presenza di un impianto per il gioco del golf, offre una fonte di reddito, creando dei posti di lavoro. Un ulteriore aspetto particolarmente interessante, è rappresentato proprio dal fatto che il percorso Golf garantisce la sicura conservazione di un’area, dimensionalmente sempre ragguardevole, nella sua originaria conformazione naturalistica, eliminando così tutta una serie di degradi che possono averla nel tempo dequalificata. Non è un caso che negli ultimi anni, anche Pubbliche Amministrazioni si interessino sempre più al golf e riconoscono maggiormente i risvolti positivi che esso sottende. Il golf è uno sport molto semplice: il suo scopo fondamentale può sembrare addirittura banale, mandare una pallina in buca con il minor numero di colpi possibile, seguendo naturalmente una serie di specifiche regole di gioco. Caratteristica del gioco del golf, infatti, è che allo scopo primario, precedentemente spiegato, si affiancano anche altre motivazioni non meno importanti: • il piacere di godere della bellezza della natura, Un altro motivo di successo del golf è dato dal fatto che chiunque lo può giocare, dai giovanissimi (da 8-9 anni in su) agli anziani. Infatti, grazie al “fattore handicap”, che ogni giocatore riceve in funzione della propria abilità, tutti possono giocare contro tutti. Contrariamente a quanto si crede, giocare a golf non costa più ci altri sport. [Veramente, facendo un po’ di conti a partire dai dati forniti, non costa meno di 2.000 € a persona, che non rappresenta una cifra propriamente popolare e sempre escludendo tutte le spese non golfistiche. Per praticarlo, occorre una sacca attrezzata con un numero di bastoni che può variare da 5 a 14, per una spesa iniziale da €. 300.000 in su. C’è poi bisogno di qualche pallina (€. 2,5 cad.). Dopo una serie di 10-15 lezioni, del costo di circa €. 20,00, si è nelle condizioni di iniziare a divertirsi e giocare liberamente sui percorsi. Per quanto riguarda il vestiario, non è richiesto nulla di particolare. Ovviamente a tutto ciò va aggiunta la quota di iscrizione che può aggirarsi intorno a €. 750,00 –1.000,00 nel caso di impianti pubblici. Nel caso invece di giocatori iscritti ad altri Circoli Golfistici il greenfee (iscrizione giornaliera) si aggira intorno a €. 40,00 – 50,00 [Quindi mettendo insieme tutti i cinque paesi ipoteticamente coinvolti –Bronte, Castiglione, Maniace, Maletto, Randazzo- non si arriverebbe a 70 persone!
Il Par di un Campo da Golf è rappresentato dal numero di colpi ideali che un giocatore, in assenza di errori, dovrebbe impiegare per portare a compimento il gioco della buca. Il Par varia in funzione della lunghezza dei percorsi: Executive corse Regular o Champion-ship course Pertanto la superficie minima indispensabile si aggira tra i 20 e i 25 ettari; in tale dimensione è compresa l’area necessaria per un campo pratica; il putting-green, il pitchin-green ed il percorso di 9 buche. Tale superficie va aumentata con quella necessaria per la realizzazione di altre infrastrutture sportive (tennis, piscina) dei servizi di club, di eventuali aree destinate a residenza, e così via, e che solitamente non supera i 5 ettari per un superficie totale di 25-30 ettari. Va da sé che la superficie minima richiesta per un percorso di 18 buche è di circa 60 ettari. [Una estensione enorme, che stravolgerebbe del tutto le caratteristiche ambientali della Difesa.
Il terreno ideale per la realizzazione di un Campo da Golf deve rispondere a diversi requisiti: L’area può essere ulteriormente apprezzata se risponde anche ad ulteriori requisiti, fra i quali possiamo ricordare: La pratica realizzazione di un Campo da Golf deve essere preceduta da una serie di studi ed interventi che vanno demandati a operatori di provata esperienza. Lo studio di fattibilità che deve precedere sia le fasi di progettazione esecutiva che di costruzione deve comprendere: Indipendentemente dal tipo di Percorso che si ha intenzione di costruire, esso deve evidenziare in modo equilibrato 3 principi fondamentali: Il Percorso di Golf è andato mutandosi nel tempo. L’ architettura del Campo da Golf è divenuta negli ultimi anni “strategica” e cioè propone quesiti interessanti sia per il campione che per il giocatore dilettante. Ma cosa si intende per architettura strategica? Si tratta di una tecnica progettuale e realizzativa del Percorso tale per cui, per ogni buca, vengono proposte ai giocatori varie possibilità alternative di eseguire il colpo. Ciò costringe il giocatore, di qualsiasi livello, a pensare e a costruirsi appunto una strategia di gioco per portare al massimo profitto le proprie maggiori o minori capacità di gioco. I campi oggi sono sempre più affollati di giocatori più o meno bravi; risulta pertanto estremamente importante poter garantire buoni livelli di sicurezza sia in campo sia nel suo immediato ritorno. Sono perciò indispensabili alcuni accorgimenti progettuali tali da poter salvaguardare l’incolumità dei giocatori: i tees, i greens e gli assi dog-leg vanno dislocati a debita distanza tra loro (50-70 m.); Come è facilmente supponibile la progettazione del Campo deve tenere in debita considerazione la facilità di manutenzione; si danno a riguardo alcune indicazioni: - i tees devono avere dimensioni adeguate, a forma preferibilmente tondeggiante che favorisce il giro delle macchine da taglio; - i fairways vanno previsti preferibilmente ondulati e mossi in quanto, oltre favorire il livello tecnico della buca, vengono facilitati il drenaggio e le opere di manutenzione in generale dei greens, costruiti quasi interamente con materiali inerti, devono essere mossi e rilevati in modo da accelerare lo smaltimento delle acque, facilitare la circolazione dell’aria sopra l’erba del green; - i bunkers vanno dislocati ponderatamente, in modo ben visibile e in posizione che devono essere di grande importanza per l’effettuazione del gioco. Il taglio dell’erba ha una notevole importanza ai fini estetici. L’erba tagliata in modo concentrico attorno ai greens è un esempio da seguire come anche il taglio dei percorsi in modo appaiato, trasversale e longitudinale. Solo un’ equilibrata combinzione tra la conoscenza del terreno, lavoro di disegno ed esperienza, può essere la premessa vincente per ottenereun nuovo Impianto Golfistico di successo. [In generale, tutto il discorso sulla manutenzione conferma che la gestione di un campo necessita di personale altamente qualificato, che nelle nostre zone non si trova. Verrebbero impiegati quindi soggetti esterni con nessun vantaggio per l’occupazione locale]
La determinazione di un costo medio per la realizzazione di un Campo da Golf risulta estremamente difficile. In linea generale, si possono costruire Campi da Golf a costi variabili. Le grandi diversità dei costi sono dovute dall’ incidenza maggiore o minore di fattori quali: [La realizzazione del campo costerebbe pertanto almeno 15.000.000 di Euro, una cifra già da sola altissima e che sarebbe destinata –come sempre- a crescere]
Il centro delle attività di relazione e dei servizi di supporto di un Impianto di Golf trova sede nella Club-house. E’ difficile dare in merito precise indicazioni operative. - segreteria e archivio; La superficie coperta va dunque calcolata tra 400 e 1500 mq. La realizzazione di un percorso di golf deve considerarsi come la risultante di un processo di operazioni che vede coinvolte diverse e qualificate professionalità. Questa interdisciplinarietà di interventi è alla base di un processo mediante il quale la acquisizione di informazioni, l’elaborazione delle stesse, la tecnologia applicata, l’estro e l’espressione artistica profusa, rappresentano tappe fondamentali per una costruzione di qualità. L’obiettivo di una realizzazione di un elevato livello professionale, che vale per qualsiasi tipo di iniziativa, indipendentemente dal budget a disposizione, deve porsi a maggior ragione quando si intenda fare del golf un importante strumento di qualificazione ambientale. L’assioma golf = benefici per l’ambiente circostante, deve sempre più assumere un significato di primaria risorsa. Questo scopo non è di per sé facilmente perseguibile se le iniziative golfistiche non prevedono una regolamentazione ambientale in termini progettuali e costruttivi. [Questa ammissione è molto importante e significativa, confermando che la presunta dimensione “ecologica” del golf è tutta da dimostrare, come attesta l’insieme delle condizioni elencate più sotto, e in particolare la seguente: I nuovi percorsi di golf dovranno pertanto: - adattare le movimentazioni naturali alle esigenze tecniche di gioco senza per questo produrre impatti negativi o scarsamente benefici. Le linee generali per guidare una progettazione ed una successiva costruzione di un percorso di golf a favore di una naturale integrazione ambientale, devono necessariamente comprendere una riduzione nell’uso di fertilizzanti fitofarmaci ed acqua nelle successive fasi di manutenzione. Una speciale attenzione deve anche essere riposta ai fini di una riduzione complessiva dell’intensità manutentiva attraverso la giusta selezione delle essenze del tappeto erboso, una scelta adeguata delle essenze arboree ed arbustive eventualmente insediate, una corretta modellazione del piano naturale di campagna,ed infine una idonea progettazione dell’impianto di irrigazione. • armonizzazione degli interventi artificiali attraverso una movimentazione del suolo ridotta all’indispensabile e una modellazione delle superfici quanto più possibili naturale; Questi ed altri motivi sono alla base della scelta del campo da golf come strumento per la salvaguardia e la valorizzazione delle caratteristiche paesaggistiche come quello in progetto. 1) Percorsi con 36 buche = n° 2. Superficie media complessiva = ha 130. Superficie fairway = ha 30. Superficie green = ha 3 Secondo un ulteriore livello di differenziazione, pur semplificando, i percorsi golfistici possono essere suddivisi per posizione climatica in “campi di altitudine” (percorsi di montagna) e “campi di pianura e litoranei” > 1) Campi di altitudine = 29; > 2) Campi di pianura e litoranei = 136 Fondamentale per questa analisi diviene considerare il livello manutentorio riferibile a tre categorie: [ma poi si danno indicazioni generiche e non si dice come nel nostro specifico territorio si risolverà il problema della quantità enorme di acqua di cui un campo da golf necessita per tutto l’anno e in particolare nei mesi estivi] La progettazione di un Percorso di Golf deve quindi porsi l’obbiettivo di ridurre quanto più possibile i consumi idrici e parallelamente, quello di rendere autonoma la struttura golfistica ricorrendo alla creazione di bacini idrici naturali. In generale quindi un approccio razionale al problema deve prevedere: Nel pieno rispetto delle normative C.O.N.I. per la realizzazione di impianti sportivi, la struttura golfistica in questione, come tutte quelle omologabili, dovrà essere dotata di servizi di supporto all’attività sportiva. La sua localizzazione, per ovvi motivi logistici, deve essere nelle vicinanze del campo pratica e delle partenze delle buche. Inoltre le specifiche inerenti gli “spazi al chiuso” pertinenti a percorsi di 18 buche con lunghezza superiore a 5213 metri valide per associazioni affiliate – omologazione in cat. B- superiore indicano: Dovranno essere realizzati n.120-150 posti auto attiguamente alla struttura di supporto all’attività golfistiche nonché strutture sportive accessorie come una piscina e campi da tennis. |
LINEE GUIDA PER LA TUTELA AMBIENTALE - PAESISTICA DELL’AREA Il termine ‘ambiente’, inteso in senso territoriale e paesistico, è diventato di uso comune a seguito della constatazione e presa di coscienza del peggioramento delle condizioni di qualità della vita in particolare urbana dovute ai fenomeni di espansione edilizia, alla meccanizzazione e uso di sostanze inquinanti ed al consumo incontrollato delle risorse. Se nel linguaggio corrente esso viene spesso riferito sostanzialmente ai fatti naturali, in realtà indica l’insieme delle condizioni fisiche nelle quali si sviluppa la vita degli organismi viventi e dei fattori socio-culturali che influiscono e condizionano direttamente o indirettamente l’esistenza degli esseri umani. Definiamo il “territorio” come il prodotto di una relazione complessa di sistemi ambientali, insediativi e antropici, che configurano nello spazio fisico, luoghi articolati e differenziati. In questa accezione il “territorio” è l’esito di un lungo processo di strutturazione dello spazio fisico (che viene definito processo di ‘territorializzazione’) da parte della società insediata (distinto, quindi, dal territorio etologico delle specie animali). Ogni territorio ha perciò una propria identità con la quale tutti gli atti di pianificazione, progettazione attuazione e gestione che lo riguardano necessariamente vengono a confronto. Il “territorio” non è dunque una superficie omogenea e uniforme, uno spazio funzionale e zonizzato, disponibile a qualsiasi modificazione e utilizzo, capace di sostenere tutti i tipi di intervento e di trasformazione, bensì un ambito articolato e complesso, con diverse vocazioni e diverse possibilità di sviluppo inscritte nel suo stesso processo di formazione. “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” (art.1-a Convenzione Europea del Paesaggio). In particolare in riferimento al tema e al ruolo degli spazi aperti, risulta utile ricordare quanto evidenziato da Maria Chiara Zerbi in un suo scritto sul paesaggio. “La connotazione progettuale dell’idea contemporanea di paesaggio e la crescente domanda sociale di spettacolo e di frequentazione della natura, impongono non solo di conoscere ma anche di ‘governare’ il paesaggio. L’individuare i caratteri peculiari dei paesaggi e le loro trasformazioni, il decifrarne i significati sociali e simbolici resta una tappa imprescindibile... Diviene allora necessario che le collettività locali formulino un proprio progetto (magari con l’aiuto di esperti) che risulti da un’ampia partecipazione e sia controllato e supportato localmente nella sua concretizzazione. Tratto peculiare del progetto deve essere la sua carica propositiva. Le sue qualità devono essere quelle di innovare, di fornire indirizzi, ma insieme di mantenere una fluidità che consenta di gestire situazioni imprevedibili e complesse, di creare uno schema di riferimento unitario entro il quale poter valutare la coerenza di interventi diversi... Un principio alla base della Convenzione è che la tutela del paesaggio non deve essere in contrasto con lo sviluppo economico ma, al contrario deve fornire uno sviluppo durevole e sostenibile. Nuove relazioni sembrano riannodare tra loro giardino e paesaggio... Un aspetto è rimasto costante: la relazione unidirezionale dal paesaggio al giardino, in cui il paesaggio è il referente ed il giardino la rappresentazione. Il mondo contemporaneo assisterà probabilmente al ribaltamento della relazione. I cambiamenti che stanno avvenendo nei modi d’uso e consumo del territorio, mostrano una progressiva affermazione dell’urbano, che avviene tuttavia secondo forme spaziali diverse da quelle tradizionali della città. Si è parlato di ‘morte della città’ sostituita dalla campagna urbanizzata. Perché non spariscano gli spazi naturali, le campagne coltivate occorrerà che vengano mantenute ‘artificialmente’. Sarà un’imitazione come quella del giardino : giardini della natura, dell’agricoltura, della cultura industriale, luoghi della memoria e della sperimentazione che stanno al posto di realtà in via d’estinzione. Sarà il paesaggio a trasformarsi in giardino, in uno spazio intrattenuto intezionalmente dall’uomo” (M.C.Zerbi, Futuro del paesaggio e paesaggio del futuro, in VA, (Valutazione Ambientale), n.01/2002) [È una tesi, quest'ultima, alla cui base ci sono complessi e certo non neutri presupposti di tipo antropologico e filosofico.
Si possono in prima istanza definire “spazi aperti” tutti gli “spazi privi di edificazioni fuori terra, indipendentemente sia dalla caratteristica e dal trattamento del suolo, che dalla scala (territoriale, urbana o edilizia) di riferimento, distinguendo gli spazi aperti “mineralizzati” (artificialmente e non) e gli spazi aperti “verdi”, e riguardare sia i contesti naturali e agricoli, che quelli urbani e periurbani. Se il termine “spazio aperto” può non essere direttamente legato ad una precisa scala di riferimento, il termine “territorio aperto” contrapposto a ‘territorio urbanizzato’ connota una precisa condizione dello spazio geografico comprendendo le aree a destinazione agricola e forestale, dove prevalgano gli spazi verdi e non edificati che si estendono all’esterno dei centri abitati e dalle zone industriali. Per stabilire i limiti tra “territorio aperto” e “territorio urbanizzato” gli indicatori paesistici e insediativi appaiono più facilmente utilizzabili rispetto a quelli funzionali: laddove il costruito non superi mediamente il 20/30% della superficie e l’insediamento isolato prevalga su quello compatto, è possibile riconoscere il carattere di “territorio aperto” anche in un quadro funzionale composito che comprende borghi e insediamenti minori, in particolare se di rilevanza storica. (G.Barbieri, Manuale del territorio aperto, Milano, 2002, pp.9-10) E’ possibile definire “aree verdi” tutti quegli spazi caratterizzati da permeabilità del suolo e presenza di vegetazione spontanea o coltivata, indipendentemente dalle loro caratteristiche dimensionali, formali e funzionali, e dalla scala territoriale, urbana o edilizia di riferimento, riconoscendone il carattere universale di ‘bene primario’, indipendentemente dal regime di proprietà, dagli usi e dalle caratteristiche specifiche che vengono loro attribuite. Ci si intende così riferire alla generalità delle “aree verdi” riaffermandone una specifica caratterizzazione nell’ambito della più ampia categoria degli spazi aperti, non per limitarne il significato in una visione riduttiva e specialistica che da questi le consideri separate bensì, al contrario, per sottolinearne e valorizzarne il ruolo fondamentale nel determinare le condizioni dell’ambiente, del territorio e del paesaggio. Nelle regioni metropolitane, caratterizzate da intensi fenomeni di urbanizzazione, le ‘aree di frangia’ sono formate da sistemi complessi: piccoli e medi agglomerati interrotti da spazi aperti, spesso fragili, spazi ‘rurbanizzati’ che partecipano pienamente al funzionamento socio-economico e ambientale delle metropoli. “Il paesaggio della campagna sopravvive come residuo negli interstizi tra le nuove urbanizzazioni della periferia e, per altro verso, il territorio ‘aperto’ è una sorta di deposito nel quale si accumulano i nuovi insediamenti del decentramento residenziale e produttivo, i centri commerciali, i centri di servizio direzionali, i complessi ricettivi - le nuove funzioni e in molti casi le nuove centralità urbane. Questi si collocano accanto alle preesistenze senza alcuna logica di continuità e reciproca integrazione, secondo le sole convenienze dettate dal mercato immobiliare e dall’accessibilità. Questo paesaggio di transizione è molto composito nelle sue caratteristiche spaziali e anche nei materiali che lo costituiscono, tanto da rendere più opportuno l’uso del plurale ‘paesaggi’ per rendere esplicite oltre alle discontinuità spaziali, anche le differenze di qualità e consistenza. (Daniele Pini, Il paesaggio dell’urbanistica. Dalla “tutela” alla progettazione degli spazi aperti, in “Paesaggio urbano”, sett-dic 2000 pp.16-17) In questi ambiti è possibile rilevare come gli stessi elementi costitutivi degli spazi aperti naturali, agricoli e urbani che caratterizzano la ricchezza delle unità di paesaggio consolidate, abbiano spesso assunto (o tendano ad assumere) caratteri specifici e particolari negativamente connotati, come esito di logiche di intervento quasi sempre settoriali e reciprocamente indipendenti, se non contraddittorie, contribuendo ad aumentare, anziché contrastare, i già elevati livelli di criticità raggiunti. |
UNA STRUTTURA GOLFISTICA NELL’AREA NORD OVEST DELL’ETNA
note storiche tratte dai seguenti siti |
ELEMENTI DEL SISTEMA DEL DISTRETTO TURISTICO DI AETNA NORD – OVEST Se consideriamo un qualunque paesaggio opera dell’uomo o della natura nella sua realtà, esso si manifesta come una forma o come un accostamento di forme, connesse con la materia solida, quindi struttura nello spazio che si organizza secondo le gerarchie della percezione visiva. Quindi la forma spaziostruttura che dà un’emozione estetica é l’unico modo di comprendere nella sua interezza la realtà. Nella forma sono condensate ed espresse tutte le nozioni di carattere logico, economico, funzionale, spirituale, che costituiscono la complessità della vita. L’unica verità possibile é l’oggetto sia dell’uomo quanto della natura nella sua realtà formale. (S.Muratori “Storia e Critica dell’architettura contemporanea”Roma 1980) Dall'assunzione che la forma é l’unica verità possibile, i principi su cui si basa il metodo per un approccio corretto alla pianificazione territoriale paesistica, si fondano, sull’analisi dell’ambiente e del paesaggio, attraverso la storicizzazione dei segni naturali ed antropici, negando una pianificazione numerica e del pittoresco che sbocca inevitabilmente nello zoning dei vincoli e dei divieti, dunque per una corretta pianificazione é necessario l’esame delle armature territoriali storicizzate, sia naturali sia antropiche, connettendo la continuità dei caratteri del luogo e della vita civile come unico elemento indistruttibile, dato che la formazione del territorio si comporta come un unico organismo vivente che si trasforma nel tempo tramandando alle età successive, pur nel suo mutare, caratteri originali derivanti da momenti formativi precedenti, ad iniziare dalla natura fisica dei luoghi. Base per tale interpretazione sono le strutture costitutive, riconosciute quindi vere e proprie categorie, atte a definire nei rispettivi distinti valori, l’insieme unitario della compagine dello spazio e del tempo. Pertanto la meta-progettazione ambientale si fonda sull’analisi dei percorsi, tessuti, nodi e di tutti quegli organismi siano essi opera dell’uomo quanto della natura. (S.Bollati “Tesi Storiche” Reggio Calabria 1976) I cardini per la lettura delle strutture territoriali, attraverso le fasi evolutive possono così essere riassunti: - Riconoscimento della continuità del luogo quale valore semantico; - Organicità del territorio che durante le sue trasformazioni nel tempo tramanda alle età successive, con conseguente derivazione di una struttura all’altra, quindi, ognuna é condizionata da quella precedente e condizionante la successiva; - Gerarchia nella compresenza di più strutture e quindi valore d'organismo completo e autonomo, con possibilità d'individuazione di fasi autonome d'evoluzione; - Significato dei processi tipologici, connessi con la storia civile, cioé della costanza nel tempo di risoluzioni di fronte a situazioni analoghe, dove l’architettura è assunta a modello delle trasformazioni. (R.Bollati “Metodo di lettura delle strutture urbane attraverso le fasi evolutive” Reggio Calabria 1976) Il sistema del distretto turistico viene attuato con il processo di pianificazione basato sul processo di DEMOCRAZIA URBANA dove grazie ad una progettazione condivisa e partecipata, si uniscono amministratori, professionisti e cittadini, al fine di realizzare il diritto fondamentale di tutti ad un ambiente fatto d'architetture di qualità, basata sulle determinazioni del Consiglio dell'U.E., che nel 2001 ha approvato la risoluzione sulla qualità Architettonica dell'Ambiente Urbano e Rurale. Il documento afferma che un'architettura di qualità migliorando il modo di vivere ed il rapporto che i cittadini hanno con l'ambiente può efficacemente contribuire alla lotta contro l'emarginazione evitando la ghettizzazione della nostre città. Il documento afferma inoltre che le grandi dimensioni socio economiche, la tutela del patrimonio culturale e la promozione di un'architettura di qualità apportano un contributo significativo alla coesione sociale, così come alla creazione di posti di lavoro, alla promozione del turismo culturale e allo sviluppo economico regionale. Per l’area si propone il tema del campo da golf, struttura ormai consolidata nella architettura del paesaggio, che offre un basso impatto ambientale. [Tale conclusione mi sembra incoerente rispetto ai dati forniti, che invece dimostrano a iosa che l’impatto ambientale di un campo da golf in una struttura orografica e antropica così particolare come Bronte-Difesa stravolgerebbe chiaramente il delicato equilibrio naturale e faunistico della zona.] Lo sviluppo di sensibilità e attenzione verso il paesaggio consente di beneficiare di interventi altrimenti considerati invasivi come occasioni di arricchimento del paesaggio. Gli elementi portanti di questa progettazione sono, un generale rispetto del paesaggio originario in cui il golf va ad inserirsi, dal punto di vista ambientale, ma anche culturale, e il tentativo di usare appieno l’opportunità che è oggi il collegamento tra Golf e protezione del paesaggio. La nuova filosofia di pianificazione mette in relazione lo sviluppo attivo del paesaggio attraverso l’estensione della protezione al territorio circostante, la salvaguardia, ma anche l‘inserimento di nuovi biotopi a completare la rete ecologica, l‘attenzione all‘utilizzo di materiali e di essenze in accordo con questi principi. sviluppando progetti che si inseriscano nell’ambiente circostante rispettandone la struttura, usando gli stessi materiali vegetali e approfittando della naturale morfologia per realizzare ondulazioni e avvallamenti previsti nel campo da golf. Il nostro intervento è localizzato in un’area, ubicata alle pendici dell’Etna, con un bacino di utenza di almeno 900 mila abitanti, ed una potenzialità vista la struttura economica dell’area di circa 1000 utenti. Inoltre si evidenziano i seguenti dati: - la città di Catania dista circa quaranta minuti; - l’area è contigua al Parco Regionale dei Nebrodi, ed è servita da una viabilità primaria di livello regionale collegata facilmente all’asse autostradale Catania – Messina e Catania – Palermo; - dista 50 km dallo scalo internazionale aeroportuale di Fontarossa, e dall’aeroporto militare di Sigonella. [Alla luce di quanto ho letto in questa relazione-metaprogetto, le affermazioni conclusive mi sembrano ancor più incoerenti e fortemente contraddittorie. Come si fa, ad esempio, a dire che la potenzialità è di circa 1000 utenti quando in tutta la Sicilia gli appassionati-iscritti sono solo 400? Si consideri inoltre la variabile rappresentata dalla struttura commerciale di ‘Etna-Polis’ posta a trentacinque minuti dal nostro sito, e nella stessa zona la struttura faunistica ‘Etna Land’. Dalle superiori argomentazioni, possiamo affermare che l’inserimento di una struttura golfistica nell’area nord – ovest dell’Etna, rappresenterebbe un’occasione di sviluppo e remunerazione certa anche dal punto di vista dell’investimento, date le risorse turistiche marine, naturalistiche, di architettura, arte, affari e termali. Con queste premesse è ovvio che la potenzialità di un Golf nell’area Etnea Occidentale, diventa a maggior ragione reale qualora si realizzano, strutture ricettive adeguate e Flussi turistici elitari di qualità e non di quantità per il carico sull’ecosistema ambientale. Grazie alla realizzazione del Campo da Golf l’offerta turistica dovrebbe aumentare il periodo di fruizione delle strutture ricettive esistenti. Finalità Partecipazione Obiettivi • UNA GESTIONE ADATTIVA, PER RISPONDERE AI CAMBIAMENTI COSTANTI DELLE CONDIZIONI LOCALI E DEGLI ORIENTAMENTI CHE SI ESPRIMONO A LIVELLO REGIONALE, NAZIONALE E COMUNITARIO; • UNA GESTIONE COMPARTECIPATIVA, PER COINVOLGERE NELLE AZIONI I DIVERSI SOGGETTI E I VARI INTERESSI CHE SI ESPRIMONO NELLE COMUNITÀ LOCALI; • UNA GESTIONE INTEGRATA DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL PAESAGGIO CON LA RAZIONALIZZAZIONE E LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE LOCALI, ANCHE ATTRAVERSO LA PROMOZIONE E IL SOSTEGNO DEL PROGETTO NORMA; • UNA GESTIONE SOSTENIBILE, PERSEGUITA ATTRAVERSO IL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI E SOCIO-ECONOMICHE. > SEGUE TAVOLA DELLA METAPROGETTAZIONE DELL’AREA
Se la Relazione di pre-fattibilità generale costituisce il documento base sul quale edificare poi l’intero Progetto, la sua lettura suggerisce l’opportunità di utilizzare in altro modo i finanziamenti eventualmente disponibili, un modo più adeguato alle caratteristiche antropiche e naturali del territorio nel quale vivono le comunità coinvolte, che da un Campo da golf qual è quello ipotizzato avrebbero da trarre molti danni e pochissimi vantaggi.] Alberto Giovanni Biuso (Settembre 2006) |