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Lo psicologo Luigi Minio

I personaggi illustri di Bronte, insieme

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Mezzo secolo da pioniere nel campo della psicologia applicata

Luigi Minio

Fondatore e direttore di uno dei più importanti centri italiani di psicologia applicata

Ha sempre coltivato una segreta idea di tornare nella sua mai dimenticata Bronte, dove poter trascorrere gli ultimi anni di vita

LUIGI MINIO, 2004Luigi Minio è nato a Bronte da Giuseppe e Nunzia Camuto nel 1930 e vive a Catania o, quando può, in un eremo (un tempo una roulotte parcheggiata) in un estremo lembo isolano, fra Portopalo e Marzameni, in un luogo incantevole, assolato e selvaggio denominato «i cosci ‘i donna Grazia».

Trascorse i primi anni di vita in campagna, in sintonia con la natura, come lui ama dire, in contrada Balzi Soprani nella ducea di Maniace, dove i genitori avevano una massarìa, tuttora chiamata a massarìa ‘i Casacca; questa prima espe­rienza gli diede un imprinting che l’ha accompagnato nell’arco della vita, determinando una tendenza alla spontaneità e all’armonia.

Nel suo libro Ricordi Sbiaditi nel Tempo, il primo dei tre volumi che costituiscono la sua ultima opera La Testa in Bron­zo, ricostruisce quell’ambiente e descrive il periodo dell’adolescenza e della giovinezza.

Frequenta le scuole elementari in un'ala del Real Collegio Capizzi, avendo come insegnanti i maestri Filippo Battiato, Reina, La Piana e in V elementare il sac. Mariano Mauro. Precocemente - dopo la scuola media - lasciò Bronte per trasferirsi a Catania dove frequentò le scuole superiori e gli studi teologici.

Fin dai tempi del liceo aveva sviluppato un profondo interesse per le scienze matematiche e fisiche; ne rimane una traccia a Bronte dove, da studente, progettò e curò l’esecuzione, in forma artigianale, dell’orologio elettromeccanico per la facciate della chiesa del Rosario.

Nello stesso tempo si dedicò allo studio dei calendari, realizzando un modello di calendario perpetuo, che permette di conoscere giorni della settimana, fasi lunari e pasqua per qualsiasi anno senza limiti, attualmente esposto al Museo delle invenzioni di Bologna.

Completati gli studi teologici, i superiori del Seminario di Catania lo pressarono perché si iscrivesse in Matematica e Fisica, ma già gli interessi comin­ciavano a cambiare e, abban­donata la passione giovanile per le scienze matematiche, preferì lasciare la Sicilia e trasferirsi a Roma per studiare Filosofia all’Università Gregoriana.
Fu in quella permanenza che conobbe l’esistenza della psicologia, attraverso i vari corsi da lui inseriti nel piano di studi. Questa scoperta fu come una rivelazione: vide la possibilità di conciliare gli interessi scientifici con quelli umani.

Nelle università italiane, a quei tempi, una laurea in psicologia non si ipotizzava nem­meno; completati gli studi di filosofia, su suggerimento di un suo professore decise di trasferirsi all’estero, in Belgio all’Università di Lovanio, considerata allora una delle sedi più prestigiose per questo genere di studi.

Rientrato a Catania, si dedicò all’insegnamento (fra l’altro insegnando per qualche anno anche nel Liceo del Real Collegio Capizzi), all’attività professionale nel campo della psicodiagnostica e collaborò attivamente all’organizzazione del nascente Istituto di Psicologia all’Università di Catania.

Il suo sogno era però di dedicarsi alla psicoterapia. In Italia, però, non vi erano allora molte possibilità di specializzazione in questa materia, l’unico orientamento di cui si parlava era la psicanalisi, praticata da qualche sporadico specialista. Decise quindi di trasferirsi per due anni a Vienna, la patria di Freud, per un approfon­dimento di questo indirizzo.

LUIGI MINIO, 1953Rientrato in Italia seguì con interesse altri orientamenti che negli anni successivi anda­va­no emer­gendo; frequentò vari corsi di specializzazione (in ipnosi e medicina psicoso­matica all’Università Internazionale della Nuova Medicina di Milano e all’Istituto Bernhein di Vero­na, di terapia comporta­mentale ad Albergavenny in Inghilterra, di terapia relazio­nale al CNR a Roma e al CTR di Catania, …).

Stabilitosi definitivamente a Catania riprese l’insegnamento in vari istituti parauniversitari e dal 1969 come professore ordinario di psicologia alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia (Studio Teologico San Paolo di Catania).

In campo professionale, negli anni Sessanta, in un tempo in cui la figura dello psicologo era ancora da inventare, fu in Sicilia un pioniere della psicologia applicata, promovendo una serie di servizi allora impensabili.

Nel gennaio del 1964, superando notevoli difficoltà economiche, diede avvio in un appartamento preso in affitto a Catania in via Androne 39, al Consultorio di Psicologia Clinica e Applicata, divenuto succes­siva­mente ISPASA (Istituto Siciliano di Psicologia Applicata e di Scienze Antropologiche), dove collaborarono per vari anni una quarantina di studiosi.
L’Ispasa, diretta per quarantacinque anni da Luigi Minio, costituì un punto di riferimento per la prima generazione di psicologi della Sicilia Orientale ed è stata sede delle prime attività d’avanguardia nel campo della psicologia applicata e della consulenza familiare.

Per anni, settimanalmente nella sede di via Androne studiosi delle varie discipline si riunivano per discutere sulle attività di ordine sociale da svolgere e nello stesso tempo per tracciare le linee guida nella pratica della psicoterapia. Quanto emerso in quegli incontri fu pubblicato nel 1982 nel volumetto: Il punto di vista integrazionale in psicoterapia. Dal fideismo di scuola al sincretismo della prassi, consultabile fra le sue pubblicazioni del suo sito web.

Contemporaneamente Minio diede avvio al Consultorio Familiare, primo esempio di attività del genere nel Meridione d’Italia; dopo due anni, nel 1966, diede anche avvio ai corsi di preparazione al matrimonio e di vita familiare che riscossero molto successo fra i giovani.

Queste attività portarono rapidamente Luigi Minio alla ribalta in campo nazionale, tanto che nel maggio del ‘66, in una conferenza tenuta a Catania nel palazzo dell’ESE, don Paolo Liggeri, fondatore e direttore dell’istituto La Casa di Milano, sede del primo consul­torio familiare che ha operato in Italia così si esprimeva: «Voglio dirvi una mia impressione personalissima: sono convinto che il consultorio di Catania avrà delle possibilità eccezionali.
Ho visitato tante sedi di consultori in Italia, ma raramente e forse mai a pensarci bene, sia nell’Italia centrale sia nell’Italia setten­trionale, ho trovato le premesse, soprattutto dal punto di vista di specialisti, che ci sono a Catania.
Sono convinto che, specialmente dal punto di vista psicologico, in base soprattutto all’esperienza che il Professor Minio e la sua équipe hanno fatto già per alcuni anni, che quello di Catania sarà uno dei migliori, se non il migliore dei consultori in Italia. Sono convinto che da Catania verrà uno dei migliori contributi, anche dal punto di vista tecnico, alla famiglia italiana perché l’avvenire della famiglia italiana sia un avvenire migliore, perché la crisi della famiglia italiana possa essere dissolta.»

Qualche giorno dopo, in un articolo apparso sul quotidiano «La Sicilia», lo stesso don Paolo Liggeri nell’affermare che occuparsi di consulta­zioni matrimoniali era «un mezzo poco soddisfacente per coloro che ambiscono agli allori della notorietà, ma più profondamente benefico per arginare la crisi familiare» e soprattutto utile ai giovani per impostare « più consapevolmente e più armoniosamente il loro matri­monio», parlando di Luigi Minio affermava: «il promotore del consultorio di Catania è, dal punto di vista specialistico della psicologia e sotto il profilo di una fervida operosità organizzatrice, uno degli esperti più accuratamente preparati e gene­rosamente impegnati che io abbia incontrato in Italia. Per cui sono certo che da Catania proverrà un contributo positivo all’orientamento della famiglia verso un avvenire migliore.»

Anche piccoli episodi dimostravano come l’organizzazione creata dal professore Minio aveva riempito un vuoto e permeato l’opinione pubblica.

Per un certo tempo in una radio locale egli tenne una rubrica settimanale su pro­blemi connessi con la vita affettiva e sessuale dei giovani; si seppe che in una scuola media superiore, il preside aveva autorizzato i ragazzi dell’ultimo anno ad interrompere per quell’ora la lezione e seguire la trasmissione.

Al Palazzo di Giustizia suscitò stupore ed ilarità la richiesta di un marito che, per ritirare l’istanza di separa­zione, aveva posto come condizione che la moglie frequentasse uno dei corsi di vita familiare che si svolgevano all’ISPASA.

La notorietà dell’organizzazione superò ben presto i confini dell’Isola ed erano frequenti, gli inviti a tenere corsi e conferenze in varie regioni italiane.

LUIGI MINIO, 1985Nel 73, una giornalista di Panorama, chiedendo di poter venire da Roma per un’in­tervista gli disse: Ho condot­to nel Nord una ricerca sugli attuali comportamenti sessuali dei giovani; volendo avere un riscontro nel Sud, da tutti i posti in cui ero stata, mi hanno indirizzata a voi.

Frequenti erano le richieste, anche straniere, di collaborazione, di poter realizzare una esperienza di lavoro presso l’Istituto e più frequentemente documentazione per la preparazione di tesi di laurea.

Frattanto, allo scopo di trovare un punto di incontro e un linguaggio comune ai servizi che andavano sorgendo a sostegno della famiglia e porre le basi per una struttura omogenea di quelli che sarebbero stati in Italia i futuri consultori familiari, analogamente a quanto da decenni avveniva in altri stati, nel 1968 si costituì a Bologna l’Ucipem, (Unione Italiana Consultori Prematrimoniali e Matrimoniali).

In quell’occasione Luigi Minio fu designato fra i cinque membri incaricati di redigere lo statuto; approvato lo statuto, fu eletto vicepresidente nazionale e fu scelta proprio la città dove svolgeva la sua attività, Catania, come sede del primo conve­gno nazionale dell’Ucipem.

In quella occasione il presidente nazionale, prof. Cherubino Trabucchi, neuropsi­chiatra e direttore del Consultorio di Verona, nel porgere il benvenuto ai parte­cipanti, così si esprimeva: «Molti si sono chiesti perché abbiamo cominciato la nostra vita a Catania, anziché in una città più centrale. La risposta è chiara: andate in Via Androne 39 e vedrete. Vedrete come lavora quell’équipe di familia­risti con un appartamento nel cuore della città …. Solo Milano, la grande Milano ha un Istituto per la famiglia, superiore per importanza e sviluppo.»

Nel 1970, per poter tenere i collegamenti tra gli studiosi che operavano nel set­tore, fondò la rivista Biopsyche della quale ha conservato costantemente la dire­zione arricchendola con numerosi contributi originali e sperimentazioni.

La sede di via Androne 39 divenne ben presto troppo angusta e nel 1971 trasferì le attività in cinque appartamenti contigui comprati in corso Italia 104.

Dal 1973, per trent’anni, con l’équipe da lui formata estese l’attività alla collabo­razione con scuole di diverse province della Sicilia, sia come assistenza diretta agli alunni, sia come corsi di formazione e aggiornamento agli insegnanti. Fra le varie pubblicazioni di quel periodo sono consultabili sul suo sito Scuola e famiglia nella formazione umana e Dal dovere di imparare al piacere di conoscere. Idee e proposte per una scuola maestra di vita.

Oltre che all’attività di insegnamento istituzionale, di studio e di ricerca, in quegli anni si dedicò anche ad un’intensa attività di conferenze e di corsi di formazione in tutta la Sicilia e nel resto d’Italia, collaborando anche con le varie istituzioni che ne facevano richiesta.

Col sorgere del primo corso di laurea in psicologia a Padova e successivamente a Roma i primi iscritti di Catania e delle province limitrofe alla nuova facoltà fecero riferimento al suo Istituto, tanto che di recente in un convegno il presidente regionale dell’ordine degli psicologi lo presentò ai convenuti come la chioccia di tutti noi.

Le vicissitudini della sua vita professionale sono anche descritte ne suo libro La testa in bronzo, secondo volume: Mezzo secolo da pioniere, come psicologo.

Attualmente Luigi Minio divide il suo tempo tra l’attività professione che continua a svolgere a Catania e la stesura del terzo volume (La vita, il suo fluire e il suo senso) della trilogia che vuol essere il suo testamento spirituale, nell’Eremo che si è costruito a Portopalo di Capo Passero, all’estremo Sud della Sicilia, in riva al mare.

Coltiva anche una segreta idea di tornare nella sua mai dimenticata Bronte, dove poter trascorrere gli ultimi anni di vita che gli restano, fino a cento lui spera, anche se, nella premessa al libro citato, confessa che il Principale non gli ha ancora firmato il contratto e che lo potrebbe licenziare da un momento all’altro, senza preavviso.

«Avvicinandomi alla conclusione del mio transito terrestre, - scrive Luigi Minio, nel suo libro autobiografico La testa in Bronzo, parte prima - vorrei fissare alcune riflessioni sul senso della vita; le ho maturate nel corso della mia esistenza ed ora sento il bisogno di condividerle con chi, come me, vuole allargare l'orizzonte ponendosi il problema delle sue origini, del suo destino e del rapporto con l'Essere Supremo.

Ogni anziano che muore è una biblioteca che brucia, è stato detto. Prima che questa biblioteca si dissolva e le sue ceneri siano disperse dal vento, voglio lasciare una traccia più ordinata e affidarla ai pochi amici, con la spe­ranza di proporre un qualche spunto di riflessione e nello stesso tempo di prolungare in loro, per qualche anno ancora, il mio ricordo.

L’ho fatto nel corso della vita trasmettendo il mio pensiero, per quanto ho potuto, ai miei numerosi allievi e a quanti hanno partecipato agli incontri tenuti nelle sedi più disparate. Le idee che ora espongo hanno anche contri­buito a rendere più sereni molti dei circa diecimila pazienti che si sono sus­seguiti nel mio studio, in mezzo secolo d’attività professionale. Pochi di loro attribuiranno a me la paternità di tanti concetti trasmessi, ma questo non ha molta importanza; d’altronde anch’io stento a ricordare da chi ho recepito tante idee, fra coloro che mi hanno preceduto e fra i miei compagni di cammino.

Ciò che veramente conta è il tentativo di portare un qualche contributo, sia pure minuscolo, per rendere migliori e più sereni i nostri simili; essi, a loro volta, potran­no trasmettere quanto ricevuto e il nostro sforzo, come la nostra vita, avrà acquistato un senso nella costruzione di un mondo migliore, il regno dei cieli.»

Nella prima parte di «La Testa in Bronzo» (Ricordi sbiaditi nel tempo), Luigi Minio ripercorre le prime tappe della sua vita (vedi fra le nostre pagine alcuni passi dedicati a La vita di campagna e Ancora la guerra...); nella seconda (Mezzo secolo da pioniere, come psicologo) continua il racconto parlando dell’interesse maturato per la psicologia, quando questo tipo d’attività era ancora allo stato embrionale e nebuloso.

«Nella terza parte (La vita, il suo fluire e il suo senso) - ci dice Luigi Minio - riper­corro la storia dell’umanità nel rapporto col divino, ponendomi da un’angolatura diversa da quella tradizionale: tenendo d’occhio i suggerimenti del concilio Vaticano II, utilizzo le attuali conoscenze della psicologia, per tentare di tradurre, con parole più comprensibili, pregnanti e coinvolgenti - per me e suppongo per l’uomo di oggi - ciò che non ha parole. Nello stresso tempo vorrei proporre alcuni spunti di riflessione, senza alcuna pre­tesa che tutti condividano i miei punti di vista.»

1985: Relazione del prof. Luigi Minio in un cor­so nazionale di aggiornamento per docenti, a de­stra il prof. Aldo Nigro.
In alto a destra, una pergamena ricevuta nel 1991 da un gruppo di psicologi di Messina e di Calabria dopo un ciclo di lezioni: "Dal decano degli psi­cologi messinesi e da un gruppo di giovani psi­cologi calabro-siculi a Luigi Minio, Maestro degli Psicologi sicilia­ni. Catania 6 gennaio 1991».
A destra, una copertina di Biopsyche, la rivista fondata da L. Minio nel 1970.

Fra le principali pubbli­ca­zioni di L. Minio che han­no ottenuto consenso e suc­cesso citiamo: “Il punto di vista integra­zionale in psi­coterapia - Dal fideismo di scuola al sincretismo del­la pras­si” (1982); “La psico­logia al servizio del­l’uomo” (1985); Scuola e famiglia nella formazione uma­na” (1990); “Inter­venti per il contenimento della disper­sione scolasti­ca” (1997); “Dal dovere di imparare al piacere di co­noscere” (1998); “Il calen­dario perpetuo” (edizioni Biopsiche, Cata­nia, 1999); “40 anni di attività all’Ispa­sa” (2001); “Il colloquio nella relazione d’aiuto”; “Agata e la sua memoria nella città di Catania” (edi­zioni Arca, Catania, 2004); “La testa in bron­zo”, parte prima, Ricordi sbiaditi nel tempo (2005); parte seconda, Mezzo secolo da pionie­re come psicologo (2011).

 

2004:
Davanti al suo eremo di Portopalo Luigi Minio
si immerge nelle acque cristalline di Capo Passero per fotografare il fondo marino.


2013
:
Luigi Minio è chiamato dall'arcivescovo di Cata­nia a "normaliz­zare" e risa ­na­re la Fondazione “Istituto S. Vincenzo de’ Paoli P. A. Marcantonio”, l'antica Casa di Riposo di Bronte fondata da padre Marcantonio.

istituto S. Vincenzo de' Paoli Padre Marcantonio

Progetti di vita futura che ben presto sono stati riposti in un cassetto. Nel 2013, infatti, Luigi Minio, ha dovuto lasciare la quiete del suo incantevole, assolato e selvaggio Eremo di Portopalo.

E' stato chiamato dall'arcive­scovo di Catania a dirigere la Fondazione “Istituto S. Vincenzo de’ Paoli P. A. Marcantonio”, catapultato in una realtà che appena conosceva e dove gli spetta raccogliere una complessa eredità e l'arduo compito di risanare e rilanciare un'opera sociale che da cinquant'anni rappresenta il fior all’occhiello di Bronte.

Un compito complesso e delicato reso ancor più difficile dalla grave emergenza economica nella quale si dibatte da tempo la Fondazione. Il suo segreto desiderio di ritornare a Bronte si era avverato ma ancora una volta si è dovuto rimboccare le maniche e mettersi subito al lavoro.

«Come ho accompagnato tanti adolescenti nel superamento delle loro crisi fino ad una vita adulta serena, così ora la mia ambizione è di poter traghettare la Casa di Riposo verso un'organizzazione pienamente efficiente e trasparente che possa riconquistare la fiducia e il prestigio iniziali.» Queste le sue parole e noi siamo sicuri che l'antica Casa di Riposo di padre Marcantonio è stata messa in buone mani.

(nL)
Novembre 2013

 

Scriveva nel 1985 A. Petronaci su Bronte Noti­zie (n. 15, Ottobre 1985): «Volendo quanti­ficare l’attività svolta dal prof. Minio nell’ambito del­l’Ispa­sa, basti pensare che, fino ad oggi, ha trattato circa 7.000 casi, per un totale di oltre 55.000 colloqui.

Oggi, naturalmente, l’Ispasa si è evoluta estendendo la sua attività a campi molto vasti ed ar­ticolati. È evidente che un’attività così vasta ri­chieda un impiego non indifferente di fondi, vi­sto anche lo scarso inte­resse dimostrato fino­ra dagli enti pubblici competenti; pertanto, l’uni­co introito dell’istituto (divenuto intanto una cooperativa) è costituito dal pagamento delle prestazioni da parte di chi ne usufruisce.

Anche in ciò il prof. Minio ha innestato un ele­mento nuovo. Non sono pochi i casi di pazienti che, manifestate le proprie difficoltà economi­che, vengono trattati terapeuticamente con grandi riduzioni sulle pre­stazioni, se non addirittura gratuitamente. Credo che ciò basti a ren­dere nota alla cittadinanza brontese, l’in­stancabile attività di questo nostro concittadino che, sacrificando i pro­pri averi ed impegnan­dosi in prestiti di ogni tipo, ha voluto offrire un servizio indispensabile alla comunità.»

Il Calendario perpetuo, di Luigi MinioIl Calendario perpetuo

1998: Restauro del Calendario Perpetuo Meccanico di Salvatore Fran­co. Nella foto a sinistra, la copertina de Il Calendario perpe­tuo - Omag­gio a Salvatore Franco, di L. Minio, Edizioni Bio­psiche, Catania, 1999.

Nel periodo liceale Luigi Minio si occupò approfonditamente del­lo stu­dio del Calendario Perpetuo Meccanico, una invenzione di padre Salva­tore Franco, un sacerdote scienziato di Biancavilla (1868 - 1934).

Luigi Minio col Calendario perpetuo meccanico di S. FrancoIl congegno era stata presentato e premiato al­l’Esposizione va­ticana del 1888 ed a quella di Parigi del 1900 dove ottenne la medaglia d’oro e all’Esposizione di Catania del 1907 con una seconda medaglia d’oro.

Luigi Minio ne evi­denziò i pre­supposti matematici attraverso i quali l'inventore ve­rosimilmente era giunto alla scoperta della ciclicità e alla mec­canizzazione dei calcoli; a partire da questi dati realizzò un modello semplificato di calendario perpetuo con le stesse fun­zioni di quello inventato dal Franco.

Successivamente fu incaricato del restauro dell'opera di S. Fran­co e per l'occasione ha curato nel 1999 anche la pubblica­zione del libro allo scopo di rilanciare la figura e l'opera dell'in­ventore. Il Calendario perpetuo di Franco esiste in un unico esemplare e fu donato al Seminario di Catania dallo stesso inventore.

Bisogno d'Armonia

«Guardando in prospettiva la mia vita, mi pare di vedere come un corso d’acqua alimentato da tre affluenti scaturiti da sorgenti di­verse; l’acqua che scorre segue una sua via, può rendersi più o meno utile all’ambiente, fino ad abbandonare la sua forma di fiu­me perdendosi nel mare. Mi affascina l’idea di guardare questo fiume dall’alto, soffermarmi ad esplorare le sorgenti e seguire il suo percorso. (...)
La mia infanzia è trascorsa in campagna, all’aperto, a contatto e quasi in simbiosi col mondo circostante. Le mura domestiche ser­vivano solo per il riposo notturno, come luogo dove consuma­re i pasti e per proteggersi dalle condizioni atmosferiche avverse.
La vita si svolgeva seguendo il movimento del sole, scandito dal­la lenta alternanza delle ore e dai lavori propri di ognuna di esse; ogni ora era tutta da vivere e trascorreva lentamente permet­tendo di prepararsi all’ora successiva.
Anche il ritmo del sonno e della veglia era regolato dal sole, ridu­cendo al minimo le forzature delle fioche luci dei lumi a petrolio.
I contatti sociali erano pochi e l’assenza di coetanei mi faceva im­mergere sempre più in quello che l’ambiente mi offriva: gli ani­ma­li allo stato brado e la natura che faceva da cornice.
Questo genere di vita ha determinato, in me bambino, come un imprinting che ha permeato l’intera mia esistenza. È rimasto in me un profondo bisogno di sintonia col mondo circostante, di ar­moniz­zare e di far rientrare le esigenze parziali in un quadro più vasto; alla luce di esso avrei potuto meglio affrontare e sforzarmi di superare le conflittualità contingenti.» (Luigi Minio, La testa in Bronzo, parte seconda, giugno 2011)


Uomini illustri di Bronte

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