LA «ANTOLOGIA MIGNOSIANA»
Dall'Antologia Mignosiana ricaviamo le seguenti notizie: in primo luogo quelle sulla vita e le opere del Mignosi e poi una scelta di brani di esse, suddivisa fra narrativa, filosofia, poesia e critica. Pietro Mignosi nacque e Palermo il 28 giugno 1895. Rivelò fin da ragazzo vivido ingegno e carattere ardente. Il movimento democristiano lo ebbe, nell'anteguerra (1915-18) animatore di svariate iniziative, presidente di circoli giovanili, campione fedele e battagliero. Conseguita la licenza liceale, egli si presentò, per desiderio del padre, al concorso per le segreterie e cancellerie dello Stato, riuscendo primo in graduatoria. E, nonostante gli impegni derivantigli dall'ufficio assunto, seguitò ad attendere agli studi universitari, che interruppe solo nel 1916, quando venne chiamato sotto le armi. Durante la grande guerra, tanto deprecata dal suo magnanimo cuore di cristiano, fece intero il suo dovere, da ufficiale intrepido e perspicace. Lo scoppio di una granata lo ferì gravemente ad una gamba e ad un orecchio, cui causò la rottura del timpano e una lunga otite purulenta. Appena laureato vinse la cattedra di storia e filosofia nei Licei, e cominciò ad insegnare nel Vittorio Emanuele di Palermo, dove svolse la sua brillante carriera, amato dagli alunni e stimato dal suo Preside, che gli fece conferire il merito distinto. Il suo ritorno alla filosofia cattolica, dopo le giovanili esperienze bergsoniane ed hegeliane, lo rese inviso agli alti papaveri dell'idealismo nostrano: e, se non gli ostacolò il conseguimento della libera docenza, lo tenne fuori dal ruolo universitario. Ciò non fu gran danno per Pietro Mignosi, che, libero da ogni impaccio accademico, ebbe miglior agio di guadagnarsi, con la penna e con la parola, le simpatie dell'Italia colta. Parlatore facile e scrittore inesauribile, fece notare la sua presenza in tutti i campi del pensiero e della letteratura, nei congressi di filosofia e nell'apostolato dell'Azione Cattolica, nell'attività giornalistica e nei convegni dell'Associazione italiana per l'Oriente Cristiano. Nel 1928 fondò la rivista «La Tradizione» strumento di efficace penetrazione che cominciò a creare degli utili e vivaci contatti fra la cultura religiosa e quella laica. Logorato dalle eccessive fatiche e assalito da disturbi nervosi che troppo tardi lasciarono comprendere la insidiosa gravità del male, egli, con dolce e fraterna violenza, addossò la rivista, sua creatura prediletta, a Vincenzo Schilirò che stimava il più vicino al suo pensiero e alla sua anima, e nell'estate del 1936 si trasferì a Milano, con la speranza di potersi rimettere in salute. Ma non seppe, nella metropoli lombarda, moderare il suo lavoro (accettò anzi un altro incarico presso l'Università del S. Cuore) e le sue condizioni precipitarono. Si spense cristianamente, come cristianamente era vissuto, il 15 luglio 1937. Delle opere di narrativa del Mignosi lo Schilirò propone e commenta brani di Perfetta letizia (capp. X-XI, XXXII, XLIII, di Gioia d'Agave il cap. IV e poi le novelle Il novizio e Il professore. |
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Pietro Mignosi
| Del Mignosi filosofo espone: Filosofia e verità, Coscienza e contrarietà, Soggetto ed oggetto, Fede e conoscenza, L'illuminazione poetica e Il primato della poesia. Delle poesie del Mignosi vengono presentate: Poesia, Peso, Bestemmia, Speranza, Figlia, Tempi di primavera, Estate, Autunno e Inverno. Del Mignosi critico letterario sono citati i seguenti lavori: Preparazione del romanticismo italiano, Romanticismo e Risorgimento, La personalità del Carducci, Borgese al bivio, Moralità e oggettivismo manzoniano, Superamento del crocismo, Il segreto di Pirandello, Pippo Rizzo, e Schilirò o della poesia nova. Dal che si evince la grande affinità con lo Schilirò e la sua, quasi diretta, derivazione da quest'ultimo per quanto riguarda gli argomenti letterari Romanticismo, Carducci, Pirandello ecc. Il libro dà l'impressione sintetica della varietà dell'opera mignosiana, ma il carattere di frammentarietà proprio di ogni antologia non permette che di intravvedere soltanto - specialmente per quel che concerne la narrativa e la filosofia - il grado a cui è salito lo scrittore. E una degustazione saporosa, ma che alla fine lascia insoddisfatti, perché viene meno bruscamente, quando già si cominciava a pigliare gusto. L'effetto, quindi, è che siamo spinti a ricorrere al libro da cui i brani sono stati tratti. Il che non è piccolo successo dell'Antologia, anzi è l'intento principale del compilatore. La narrativa del Mignosi procede con una concretezza espressiva che è l'effetto di uno sguardo realistico posato sulle cose. [...] Il Mignosi reagisce apertamente al frammentario intimismo e autobiografismo, insinuandosi in tanta parte della letteratura narrativa contemporanea. L'ansia di realismo e di oggettività [...] si traduce in un'arte la cui fisionomia è data dalla evidenza e plasticità delle rappresentazioni. In essa le cose hanno un' importanza e un risalto tutto particolare, si illuminano di una luce viva che le colpisce in pieno, le fruga implacabilmente, ne mette in rilievo le dimensioni e la massa. [...] Tutta la vita dei personaggi, anche la più segreta e la più fonda, è trasfusa nei loro discorsi e riprodotta dalle loro azioni. Si direbbe che le persone vengano trattate come se fossero cose anch'esse. Ma il realismo della narrativa mignosiana non si ispira ad un motivo aridamente naturalistico [...]. Alla radice di esso si trova un motivo profondamente cristiano [...], il senso della carità. Il processo dell'arte mignosiana ha [...] una certa parentela coll'arte di G. Verga e di L. Pirandello. Il Verga, davanti al mistero della sofferenza, rimane chiuso in una disperazione muta e contenuta, che gli ispira quel narrare scarno e ferrigno, tragicamente calmo e interiore. Sorgono, così, creazioni di una grandiosità eschilea. Nel Pirandello il senso penoso della contraddizione insita nel mondo delle creature umane, il dissidio tragico tra l'elevatezza della creatura intelligente [...] e la sua effettiva condizione, dà luogo ad un dramma che si condensa tutto nella ironia. [...] Il Mignosi riesce ad evitare quel tono di accasciante nichilismo che così spesso intride le pagine pirandelliane [...] e coglie e rappresenta non poche volte con una sottile, ma incisiva punta di caricatura, le deficienze e le limitatezze della creatura umana, per superare l'angustia delle apparenze meschine. [...] Egli ha un senso più concreto del dover essere, perché è più distaccato dal mondo che non Verga e Pirandello. Egli ha saputo trovare la via della liberazione abbracciando una concezione più integralmente religiosa. [...] La poesia mignosiana, quantunque non sviluppi gran varietà di motivi, è suggestiva per la purezza di sentimento pensoso che la investe, perciò dobbiamo essere grati allo Schilirò del piacere che con la sua Antologia ci procura. Poesia scavata nella tenace pietra grigia, poesia dall'andamento umile, dal profilo nobilmente ascetico, luccicante di bontà dolcemente virile. di comprensione e di tenerezza. Quella linea scarna, quel tono brunito, sono l'espressione di un sentimento profondamente religioso, chiuso nel suo lirismo diamantino che ripugna ad ogni contaminazione retorica. La filosofia del Mignosi meriterebbe più lunga considerazione che non sia possibile qui dedicarle. È istruttivo seguire, nelle varie opere, l'evolversi del suo pensiero, che va laboriosamente conquistando la posizione realista. Meravigliano sempre - anche se qualche volta non persuadono - quella vivacità dialettica, quelle ardite escursioni attraverso tutti i sistemi, quegli audaci accostamenti di cui si intessono i suoi libri filosofici. Contro il principio dell'idealismo [...] il Mignosi insiste nell'opposizione [...] esistente fra pensiero e cosa, tra conoscente e conosciuto. [...] Su questo fondamento, il Mignosi costruisce la sua dottrina della verità di fede e della verità di ragione [...] per arrivare alla stessa verità: meglio dire, secondo il Mignosi, verità secondo la fede e verità secondo la ragione. [...] Anche la teoria dell'arte, proposta dal Mignosi come rivelazione, ci sembra che si appoggi su di un fondamento filosoficamente poco stabile. Egli si rifà alla concezione platonica dell'arte, intesa come retto e verace intuito [...], perciò l'atto logico e l'atto estetico differiscono per il Mignosi, non per l'oggetto proprio [...] ma solo per i mezzi, con cui raggiungono la stessa conoscenza. [...] La concezione è tipicamente platonica [...] e l'illuminazione diretta della ragione apparisce contraddittoria e trascina nella sua caduta anche quella rivolta alle cose. [...] L'argomento è così ampio e complesso, da richiedere una trattazione a parte. Qui abbiamo voluto soltanto accennarla, per mostrare a quanti problemi apre quest'antologia.[1] | [1] G. Croci S.J., In margine a un'Antologia Mignosiana, in «La Civiltà Cattolica», 20.1.1940. | Leggiamo ora cosa scrive su questa antologia Antos nel suo manoscritto: Antologia Mignosiana (Società Editrice Internazionale, giugno 1939) Il titolo dice già che questo è un lavoro unilaterale, in quanto cioè intende far conoscere il Mignosi nella sua molteplice e indefessa attività. A riuscir a questo scopo, lo Schilirò premette a ogni categoria di quell'attività una specie di prefazione: quattro articoli del Casnati, di se stesso, lo Schilirò, del Castiglia e del Magrì -, tratto dal numero unico, che «La Tradizione» dedicò a Pietro Mignosi dopo la morte. La più bella commemorazione che se ne potesse fare. L'articolo dello Schilirò (pp. 81-90) è un'abile presentazione del pensiero del Mignosi in quanto filosofo. Dico abile; perché, a dir la verità, Mignosi fu sì, un pensatore; ma il suo pensiero - o ch'egli parlasse o scrivesse - rimase sempre avviluppato in una dialettica, ch'egli mutuò sempre, fino all'ultimo giorno, dai moderni pensatori, specie dagli idealisti, non sappiamo se fosse riuscito a rinunziare in tutto col suo formale ritorno alla tradizione italica. E chi non conosca nulla delle opere filosofiche di lui, resta preso da ammirazione per le sue idee, quali vengono esposte dallo Schilirò che vi spiega tutta la dovizia della sua dialettica limpida ed avvincente e dello stile venato di quella poesia, che avvolge il pensiero del Mignosi e lo fa chiaro ed amabile. Per tutti - anche per coloro, che non conoscono nulla del Mignosi - è bella e interessante la prefazione dello Schilirò a tutto il volume. Qui, se pur è ricordata e illustrata sobriamente la varia attività del Mignosi, c'è però soprattutto un articolo che varrebbe una vera commemorazione. Lo Schilirò l'ha scritto quando il lutto recente e le lagrime sulla bara dell'amico sono passati, e restano in una commozione compassata e serena i ricordi di lui. Perciò il lettore può lasciarsi facilmente avvincere dalla verve che scaturisce spontanea dalla narrazione dei vari episodi, che a volta a volta riguardano l'uno o l'altro amico o tutt'e due. E la narrazione forma una delle parti più belle e aggiornate, che siano uscite dalla penna dello Schilirò. È pertanto mia ferma convinzione che Mignosi sarà sempre ricordato o magari conosciuto per questa e per altre pagine, che lo Schilirò gli dedicò ne «La Tradizione» con animo sempre fraterno. [13.11.1943. S] | La seguente lettera del 7.9.1939 può essere definita «de amicitia», perché lo Schilirò raccomanda alla Negri un nipote del Mignosi perché ottenga la cattedra di Storia e Filosofia a Milano per poter stare vicino alla zia vedova. E chiude con un accenno alla «tragedia che incombe sull’Europa» (infatti la seconda guerra mondiale era scoppiata sei giorni prima!). Eccone il testo completo: Catania, 7.9.1939 Mia buona amica, scusatemi se vengo a tediarvi spinto da un caso pietoso. Il nipote della vedova Mignosi, Manlio Buccellato, ha vinto, tra i primissimi, il concorso di Filosofia e Storia presso i Licei e ha chiesto per sede Milano, per non lasciar sola la zia. Pare che cattedre vacanti ve ne siano a Milano, e che il Buccellato, data la classifica raggiunta, possa essere accontentato. Vogliate dunque spenderla qualche vostra efficace parola. Iddio ve ne ripagherà. Vi accludo, a ogni buon fine, la lettera della Vedova. lo sono tuttora sofferente e penso con rammarico al viaggetto fallito. Ma che cosa sono le nostre sofferenze a confronto della tragedia che incombe sull'Europa? Vogliatemi bene e credetemi vostro dev.mo e aff.mo V. Schilirò |
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