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Noi proviamo orrore all’udire la parola “Guerra”. La Guerra porta terrore, fame, pestilenze ed ogni sorta di miseria; eppure l’uomo si fa causa e strumento di questo male. Sembra che l’uomo sia un mostro di contraddizioni; come può infatti lui, provveduto di un forte desiderio di moltiplicarsi, causare deliberatamente la morte dei suoi simili. Il mondo pagano nutriva l’opinione che le guerre di conquista fossero legali. La legge dunque incoraggiava le guerre per incrementare il potere, il benessere e la Gloria della nazione. (LV, C16, 1-4). Il Cristianesimo dichiara illegale ogni Guerra condotta con il puro intento della conquista. Insegna che tutti gli uomini sono fratelli e figli dello stesso Padre e Creatore. Tutti gli uomini sono della stessa natura e tutti hanno diritto di possedere, di lavorare e di essere felici. Come ogni cittadino deve rispettare la proprietà degli altri, così ogni nazione deve rispettare i possedimenti delle altre. La Religione Cristiana insegna ancora che la forza non crea diritto, poichè il diritto si basa sulla ragione non sulla forza. (LV, C16, 5). Ci sono tuttavia casi in cui la Guerra è permessa. Essa deve però essere condotta seguendo direttive precise, in linea con la legge naturale e, solo, quando ogni mezzo di persuasione sia stato usato e risultato inefficace. Ed anche in questo caso non è permesso nutrire odio e causare più sofferenza del necessario. (LV, C16, 9-13). Il Cristianesimo si prese particolare cura degli schiavi e li trattò allo stesso modo che i cittadini liberi. Ed è vero che la pratica della schiavitù è andata sempre più svanendo con l’avanzare del Cristianesimo. Gli stessi Barbari che causarono la caduta dell’Impero Romano e stabilirono il sistema feudale con la relativa schiavitù, aboli-rono questa pratica quando abbracciarono la Religione Cristiana. (LV, C16, 16-17). La Religione Cristiana ammette la schiavitù volontaria e la Legge Naturale l’ammette pure. La Libertà è certo uno dei diritti umani, ma non è il primo. Il primo dei Diritti Umani è quello della Propria Sussistenza. Un uomo può sacrificare la propria libertà per ottenere sussistenza, ed è quello che succede con l’operaio e con la domestica. Questo stato tuttavia è regolato da un patto reciproco e non lede il Diritto Naturale. (LV, C16, 18-19). La vera Schiavitù è ingiusta se è il prodotto di una Guerra ingiusta. Ma là dove esiste il diritto di uccidere (nella Guerra di difesa per esempio), esiste il diritto di commutare l’uccisione con la schiavitù. La Chiesa pur commiserando ed aiutando lo schiavo, accetta questa situazione, come pure accetta, in casi estremi, la pena capitale sebbene sia avversa allo spargimento di sangue. Il Filosofo tuttavia specifica nel 1º Libro, articolo 23 del 14º capitolo, che le pena capitale va inflitta solo per assicurare la tranquillità pubblica. Sul piano spirituale la Chiesa tratta Servi e Liberi allo stesso livello; a tutti propone le stesse verità e lo stesso premio celeste. Sul piano temporale la Chiesa non manca di predicare la fratellanza umana e di incoraggiare i padroni a ben trattare i loro schiavi. L’esempio datoci da Cristo lo grida ad alta voce: “Jam non dicam vos servos, sed amicos.” Dio chiama amici le sue creature, i suoi servi. Dio, nella persona di Gesù, si abbassa sino a lavare i piedi di poveri pescatori e a farsi loro servitore; e li invita a fare lo stesso con gli altri. Tutto questo riflette lo spirito di fraternità umana che Cristo vuole inculcare nei suoi seguaci. (LV, C16, 20-23). I pagani davano al padre un supremo potere sopra i suoi figli. Un padre poteva bastonare i figli e pure ucciderli senza riguardo a età o stato familiare. Il diritto naturale non mostra nessun principio che giustifichi un potere assoluto del padre verso i figli, tale che superi il potere dello Stato. Sembra invece che i genitori abbiano, nei riguardi dei figli solo un potere direttivo inteso ad educarli fisicamente e moralmente. Non c’è indizio nel Diritto Naturale che i figli, raggiunta l’età matura debbano ancora dipendere dai genitori. (LV, C16, 24-25). La Religione Cristiana, di fatto pone un limite alla potestà paterna. I genitori non hanno diritto sulla vita dei loro figli anche se deformi, non li possono cacciare di casa, non possono diseredarli e non possono proibirli di sposare. Sposati i figli diventano totalmente indipendenti dai genitori, ma hanno sempre l’obbligo di onorare il padre e la madre fino alla morte. (LV, C16, 26). Per i pagani pure l’autorità maritale era considerata allo stesso modo che quella paterna. Avevano pure introdotto la poligamia. Il Cristianesimo ha corretto questi concetti, con il: “Due in un solo corpo”. La donna da serva è diventata compagna e con uguali diritti. (LV, C16, 27). Tanti errori sono stati praticati per lungo tempo, tanto da essere codificati dal legislatore come inerenti alla legge naturale. La Chiesa purifica il mondo da queste aberrazioni. E fa questo proponendo un Codice di Regole, scritto da gente ispirata da Dio ed affidato ai Ministri della Nuova Alleanza eletti da Dio. Vero Oracolo dello Spirito Santo. (LV, C16, 28-33).
Il Vangelo inculca nei seguaci di Cristo le virtù della Pazienza e della Rassegnazione. Il Cristiano deve perdonare le offese, deve reprimere ogni moto di vendetta, di odio e di risentimento verso chi lo offende, pena la dannazione eterna. Gesù chiede pure di perdonare ai nemici (Mt 5:39), di non bisticciare anche per la difesa dei propri interessi (Mt 5:40). Il Cristiano è invitato a vedere in ogni evento il volere di Dio e di essere rassegnato alla Sua Volontà: “Che la tua volontà sia fatta in terra come in cielo.” Così Gesù ci ha insegnato a pregare. (LV, C17, 1-3). Gli Stoici invece, essendo atei e materialisti, non godono di sublimi regole morali; essi si appoggiano al fatalismo e sostengono che il destino controlla pure le operazioni dello spirito umano. Per essi quindi intolleranza e disperazione non possono essere combattute in quanto prodotto del destino. Gli Stoici non sono in grado di offrire aiuti di sorta e la sola ricompensa che offrono è la tranquillità dello Spirito. (LV, C17, 4-6). Il Cristianesimo invece possiede dei princìpi atti a persuadere lo spirito umano senza interferire con la libertà umana. Il grande principio della Carità aiuta ad accettare pazientemente le inconvenienze causateci dalla gente. La Rivelazione ci insegna che tutti gli eventi sono governati da Dio, essi avvengono come e quando Dio vuole; non potendo quindi noi cambiare gli eventi della natura siamo esortati ad accettarli con rassegnazione alla Volontà di Dio. La ricompensa di questa attitudine di sottomissione è l’eterna felicità. I risultati sono evidenti: i Martiri cristiani sono un eroico esempio di pazienza. Gli Stoici reagiscono con apatia e indifferenza alle avversità. (LV, C17, 7-14). Se guardiamo alla Società Civile, noteremo che essa per l’individuo non è altro che uno stato di contrasto, di violenza e di privazione. in un tale stato la pazienza è assolutamente necessaria, senza pazienza la società non può sussistere. Le leggi civili e le pene che esse impongono sono appunto fatte per indurre l’uomo a stare nei limiti dei loro diritti e dei loro doveri. Li forzano praticamente ad usare pazienza. Il Cristianesimo non usa la forza, ma la persuasione e dà all’uomo la forza per praticare la pazienza: i Sacramenti e la certezza della ricompensa eterna. (LV, C17, 15-16). Gesù Cristo durante il suo ministero esortava i discepoli alla Preghiera. Pregare è concentrare l’attenzione dello spirito sulle verità eterne, sui pericoli del mondo e sulla nostra debolezza ed implorare l’aiuto divino per vincere le tentazioni. Gesù ci ha insegnato come pregare. (LV, C18, 1-8). Padre Nostro che sei nei Cieli. Gesù ci insegna a chiamare Dio Padre, non l’Onnipotente, l’Eterno, il Creatore, l’Ente Supremo, l’Infinito, l’Immutabile, tutti termini che lasciano indifferente lo Spirito umano. Il termine Dio Padre è in termine proprio del Nuovo Testamento, che ci presenta Dio come un padre premuroso ed ispira confidenza e amore. Dio è dappertutto, ma è in Cielo, la nostra definitiva residenza che si rivela apertamente. Sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. È un invito ad essere perfetti. è col santificarci che glorifichiamo il nome di Dio. E Dio regna sul cuore degli uomini quando questi praticano la virtù. Si chiede quindi che gli uomini siano virtuosi affinchè tutti ricevano la salvezza eterna. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Senza dubbio noi facciamo sempre la volontà di Dio, poichè gli eventi sono opera di Dio. Gesù ci esorta a non irrigidirci quando ci capita qualcosa di penoso, ma di accettare tutto come volontà di Dio. Se non vogliamo essere infelici e scivolare nella disperazione dobbiamo saper dire: “fiat voluntas tua”. Gesù ci esorta di seguire con amore la volontà di Dio come appunto fanno in cielo i santi e gli angeli. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Dopo i beni celesti, noi chiediamo la sussistenza temporale. Ma Gesù ci esorta a chiedere non delle ricchezze, ma semplicemente il pane quotidiano, il pane di cui abbiamo bisogno oggi per sussistere. La nostra fede deve essere tale da far fiducia a Dio per il futuro. Dio che si cura degli uccelli e dei fiori provvederà per noi domani. Rimetti a noi i nostri debiti, perdona le nostre offese. Peccando noi offendiamo la Giustizia Divina, ma sappiamo che Dio è Padre Misericordioso. La visione della Giustizia Divina ci sprona ad essere umili, e la visione della Misericordia Divina ci aiuta a non disperare. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori, come noi perdoniamo ai nostri offensori. Dio pone una condizione chiara al suo perdono. Noi dobbiamo perdonare ai nostri offensori. Non è questo principio Cristiano il migliore promotore dell’unità, della concordia e della pace fra gli uomini? Non c’indurre in tentazione. È meglio espresso nella seguente frase: Non ci sottomettere alla prova. Non ci lasciare soccombere nella tentazione. Gesù ci mette davanti ad una realtà quotidiana. Tutti e sempre troveremo prove nella nostra vita: prove spirituali e prove temporali: malattia, morte, terremoti ed altri eventi tristi. Dobbiamo essere umili ed avere fiducia in Dio ed invocare il suo aiuto. Ma liberaci dal male. Con fiducia chiediamo a Dio di liberarci dai mali temporali, ma soprattutto chiediamo di essere liberati dai mali spirituali: le inclinazioni cattive e criminali; ed invochiamo la forza per perseverare nella pratica delle virtù, cosa importantissima per la Società. (LV, C18, 9-20). Il Cristianesimo raccomanda la Povertà. Non deve essere inteso però come una condanna della ricchezza. L’esortazione è di essere distaccati dalla ricchezza, di mantenere uno spirito libero. Uno può essere affluente e povero in spirito, oppure povero materialmente e invidioso e avido in spirito. L’avidità è all’origine di tanti mali che affliggono gli individui, le famiglie e la società: frodi, latrocini, furti, tradimenti, dispute, calunnie e guerre. Colui che è attaccato alle ricchezze diventa un peso per la società, poichè è egoista e privo di compassione. La compassione ci spinge ad associarci con chi soffre; il compassionevole aiuta l’infelice e gioisce a vedere gli altri felici. È più facile trovare spiriti compassionevoli fra i poveri che fra i ricchi, poichè il povero è sempre circondato da altri poveri e vede i loro bisogni. Il ricco più difficilmente si rende conto della sofferenza dei miserabili. L’affluenza senza spirito di povertà provoca superbia. Il ricco è portato a sentirsi superiore agli altri e spesso diventa impudente ed arrogante, oltre che voluttuoso e ozioso. Il suo apporto alla società è pressochè nullo. Certo la Società ha bisogno dei ricchi, ma questi devono possedere lo spirito di povertà per poter beneficiare gli altri. È importante quindi lo spirito di povertà evangelica per la società. (LV, C18,21-28). Se vogliamo quindi avere la forza di obbedire alle leggi naturali dobbiamo per dovere controllare il nostro corpo per reprimerne le passioni. Solo così avremo la forza di non rubare, di non commettere adulterio, di non uccidere, eccetera. Concludendo diremo che la mortificazione è necessaria per lo Stato Sociale, di fatto è un dovere imposto dalla Legge Naturale. (LV, C18, 29-32). | ||||
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