Per Bronte il titolo di Chiesa della "Madonna del Riparo" è legato ad un avvenimento doloroso e ricorda (o, meglio, ricordava, perchè l'antica chiesetta è stata completamente demolita!) la protezione dell’Annunziata, patrona di Bronte, verso la Città contro la furia distruttrice dell’Etna. Con tale titolo è stata sempre invocata dai nostri avi e all'Annunziata sono sempre accorsi gli abitanti di tutti i quartieri in ogni loro necessità e nei momenti cruciali della loro tormentata storia. Nel febbraio del 1651 ebbe inizio nel versante etneo di Bronte una spaventosa eruzione che restò attiva per tre anni. Devastò in lungo ed in largo gran parte del paese e del territorio ed arrivò fino al Simeto. Tfre anni dopo, nel 1654, l'eruzione riprese con nuovo vigore ed un braccio di lava investì la parte alta del paese distruggendo molte case, lambì la chiesa di Sant’Antonio, entrò nell'orto dei Cappuccini, costruito 25 anni prima, seppellì la chiesa del Purgatorio con le abitazioni circostanti e bruciò la chiesetta di San Nicolò, poi ricostruita. II popolo di Bronte si riversò in preghiera, giorno e notte, nella chiesa dell'Annunziata per implorare aiuto dalla Vergine e fu portato il suo simulacro marmoreo di fronte alla lava. Ed ecco la lava deviò il suo corso verso tramontana e formò un cordone lavico come un muraglione, come si nota ancora, che parte a ridosso dell'ospedale e scende verso S. Nicola fino al Simeto. Il popolo brontese, per gratitudine verso la Madonna, costruì sotto quel muraglione una chiesetta che intitolò "Madonna del Riparo". L'antica chiesetta, piccola e modesta (aveva una superficie di circa 60 mq), un tempo solitaria e circondata da alberi e terreno lavico, con l'espandersi dei fabbricati urbani venne a trovarsi al centro di un quartiere che tendeva a crescere sempre più. In considerazione delle sue modeste dimensioni e delle notevoli lesioni, provocate da incuria, intemperie e terremoti, nella metà del secolo scorsosi pensò ad un restauro e ad un ingrandimento. Fu predisposto il progetto per il restauro e l’ampliamento della chiesa nello stesso luogo, ma l’Arciprete dell'epoca, p. Antonio Marcantonio, sconsigliò la ristrutturazione della vecchia chiesa nello stesso sito perché troppo vicina alle chiese dei Cappuccini e di S. Silvestro, poiché il quartiere tendeva ad allargarsi verso la zona di Salice. Lo stesso Arciprete conduceva quindi le trattative per l’acquisto di un terreno sito nelle vicinanze (distante però appena una cinquantina di metri) e, faceva redigere un nuovo progetto dall'Arch. Dell'Erba. Furono decisi così, di fatto, dopo tre secoli, la vendita e la distruzione della "graziosa" antica chiesetta e della testimonianza che essa tramandava. Il 9 luglio 1967, l'Arcivescovo di Catania, Mons. Bentivoglio, benediceva la posa della prima pietra e, essendo insufficienti i mezzi finanziari a disposizione, iniziava la costruzione della prima metà della chiesa. Tre anni dopo, il 18 luglio 1970, ancora incompleta, era aperta al culto; l'antica statua della Madonna del Riparo, restaurata, accompagnata dal Clero e dal popolo entrava nella nuova chiesa. Nel 1971 Padre Alfonso Napoli riceveva la consegna ufficiale quale primo parroco della nuova Parrocchia della Madonna del Riparo. Il completamento della chiesa e dei servizi accessori del progetto fu portato a termine solo nel 1984. Dal punto di vista storico e testimoniale, oggi la nuova chiesa, dalla forma anonima e priva d'interesse artistico o documentale, ha solo il pregio di trovarsi sullo stesso costone lavico formatosi con la devastante eruzione del 1654, in una posizione panoramica visibile da tutto il paese di Bronte. Dell’antica “romita chiesuola della Madonna del Riparo” (così la chiamava il Radice) non è rimasta alcuna traccia; solo alcune foto sbiadite. Nel luogo dove era stata costruita "per gratitudine alla Madonna" dal popolo brontese è sorto un alto e insignificante blocco di cemento che ha del tutto cancellato l'antica testimonianza ed una documentazione del nostro passato. |