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L’uomo ha la Ragione ed ha le Passioni. Sono parte della sua natura. Le passioni ci sono state date dalla natura per metterci in azione, ma esse sono cieche e violente; è necessario quindi che la ragione le governi. Ma la ragione da sola, nello Stato di Pura Natura non saprà farsi obbedire. Il solo Mezzo Opprimente che la natura ci dà è la Forza Fisica Personale. Tanto dire che il debole sarà sempre sopraffatto dal più forte. Da qui si vede come la Società Civile sia necessaria per governare ciascuno e tutti gli uomini. È la Società Civile il risultato di un patto fatto tra gli uomini? “Do ut des?” É impossibile concepirlo. La complessità della Società Civile è tale che l’uomo nello stato di pura natura non sarebbe in grado di formarla. La Società Civile è nata con l’Uomo, è parte della sua natura. È pure essa, come l’Uomo, Creatura di Dio. La Società Civile tuttavia comporta di fatto implicitamente un Contratto. Ciascun uomo deve necessariamente privarsi di qualcosa. Non posso avere tutto poiché alcune cose appartengono ad altri. Non posso fare tutto quel che mi piace poiché alcuni miei atti possono nuocere ad altri. Devo quindi rinunciare a qualcosa per ottenere in compenso sicurezza. In realtà però l’uomo non si priva di nulla, è meglio dire che mette i suoi diritti in comune nella Società Civile. La Società Civile è un contratto che l’uomo fa con sé stesso. Sono io che ubbidisco ed io che comando sono io il suddito e sono io il Principe. Io giudico, io decreto ed io eseguisco. La Società Civile culmina necessariamente nella Sovranità, poiché il depositare e fare esercitare a nome di tutti la triplice facoltà di giudicare, di decretare e di eseguire, e l’obbligarsi a sottomettervisi è, di fatto, Creare la Sovranità. E questa Sovranità va rispettata. È un componente essenziale della Società Civile e con questa è un componente essenziale, della Natura Umana. Dio creando la Natura umana ha creato nello stesso tempo la Società Civile comportante un Sovrano. Va specificato tuttavia che la Sovranità è al servizio della Società Civile, non viceversa. Il Sovrano quindi ha pure lui dei Doveri e dei Diritti. - Il Principe deve assicurare il bene di tutti. - Il Principe deve essere imparziale nei suoi giudizi. - Nelle sue determinazioni il Principe deve mirare al bene dei sudditi; non deve lasciarsi guidare dall’amor proprio e dalle proprie passioni. - Nell’uso della forza il Principe assicurerà che la punizione sia sempre proporzionata al delitto. Nell’uso del denaro pubblico deve mirare al bene pubblico non al proprio o a quello dei suoi favoriti. - Deve decidere sulle liti e pronunziarsi sui delitti - Deve usare i mezzi opportuni per chiarire la verità, per raccogliere gli indizi, costringere i testimoni a dare le loro deposizioni, di stabilire una struttura giudiziaria Civile e Criminale. Riguardo ai Diritti, il Principe: - Ha diritto, per il bene comune, di costringere i sudditi a dichiarare i loro redditi. - Ha diritto d’essere informato delle massime politiche e dei complotti che si vanno facendo con lo scopo di turbare l’ordine e la tranquillità dello Stato. - Il Principe ha diritto di farsi aiutare, delegando la sua autorità a persone sagge e competenti. - Ha il diritto di comandare. Il comando inducente obbligo nei sudditi si chiama Legge. In altre parole: Al Principe compete il diritto di far leggi. Le leggi tuttavia son fatte solo per il bene pubblico, non possono essere lesive dei diritti dell’uomo, né possono dispensare alcuno dagli obblighi dell’uomo, né prescrivere cose contrarie ai dettami della ragione. - Il Principe ha ancora il diritto di fare la Guerra e la pace. Fare trattati di Commercio, spedire Ambasciatori e tenere dei Ministri. - Il Principe ha il diritto di formare un esercito e di imporre tributi per il suo mantenimento. - Il Principe ha pure diritto di imporre la pena di morte per il bene generale. Un diritto quindi non sulla vita delle essere umano, la quale appartiene solo a Dio, ma diritto di difesa della collettività, come spiega Vincenzo Schiliró. - Per potersi dedicare al suo ruolo il Principe ha il diritto di essere mantenuto e mantenere la sua famiglia a spese dei sudditi. - Infine, essendo il Principe la colonna portante delle macchina Sociale, e poiché egli rappresenta la mente, la volontà e la forza di tutti, la sua persona deve essere sacra, inviolabile ed altamente onorata. Il Governo non è altro che l’Esercizio della Sovranità. Questo Governo può essere conferito ad un uomo solo e si chiama Monarchia. Può essere conferito ad un collegio di persone, e si chiama Repubblica. La Repubblica si distingue in Aristocrazia, se il collegio è formato dai nobili, e Democrazia, se il collegio è scelto fra le classi popolari. L’esercizio della sovranità può essere suddiviso a seconda delle varie funzioni e si chiamano Ministeri. Il popolo può conferire tutta l’autorità al sovrano o può anche ritenerne una porzione: il diritto per esempio di mutare le leggi fondamentali, il diritto di scelta di certi magistrati, il diritto d’imporre nuovi tributi. È cosa saggia tenere divise le tre principali facoltà: la legislativa, la giudiziaria, e la esecutiva. Questi sono i modi in cui si porta ad effetto il Contratto Sociale e che sono espressi nella Costituzione Nazionale. Il Despotismo o Tirannia si ha quando il Governo si accentra su una sola persona e questa lo esercita non a norma del Contratto Sociale, ma a suo libero arbitrio. L’Oligarchia si ha quando il Governo è esercitato da più di un autocrate. Si ha l’Anarchia quando si sospende ogni esercizio di autorità e ciascuno fa quel che vuole. Per sua natura l’uomo è obbligato a costituirsi sotto un’Autorità, ma è libero di scegliere la forma di Governo che vuole. Il modo di scegliere pure varia. Il popolo tuttavia non può scegliere l’Anarchia, cioè la mancanza di governo. L’uomo per sua natura deve vivere in Società Civile, e questa non può esistere Principato. Il Despotismo e l’Oligarchia sono forme di governo illegittime, contrarie alla natura e quindi invalide. È bene far notare come lo Spedalieri consideri l’Oligarchia una illegittima e quindi invalida forma di Governo. L’Oligarchia non è una forma di Governo relegata alla Storia Antica. Al giorno d’oggi assistiamo al sorgere e all’affermarsi dei Poteri Finanziari, delle Corporazioni Sovranazionali che tendono a distruggere la Democrazia e che mirano unicamente al Profitto e al vantaggio della Corporazione a scapito del cittadino. È un pericolo reale, non immaginario. È il Despotismo dei Finanzialisti e va combattuto in nome dei Diritti Umani. A chi spetta eleggere il Principe? Ebbene se il Popolo, come abbiamo spiegato, ha il diritto di scegliere la Forma di Governo, egli ha pure il diritto di scegliere la Persona o il Collegio che deve esercitare il Principato. Questa elezione tuttavia non fa parte del Contratto Sociale (Do ut Des), ma è un Contratto Ordinario (Damus ut Facias). Il compito del principe è di mettere in esecuzione quanto è stipulato nel Contratto Sociale. Il Principato può essere conferito ad una Stirpe, un Casato Reale ad esempio e non ci sarà bisogno che il contratto si rinnovi ad ogni successione; o si può scegliere un Governo Elettivo, ed il Contratto è rinnovato ad ogni elezione. Il Popolo ha sempre il diritto di inserire nel contratto dei Patti e delle Condizioni. Chiediamoci ora: 1. Può il Popolo disfarsi del Principato? No, poiché si cadrebbe nell’Anarchia (mancanza di Governo), e questa è contro la natura umana. 2. Può il Popolo deporre il Principe? Sì, purché ce siano ragioni valide e sufficienti. Il Principato di per sé è una Delega, non una Proprietà. Una delega legata da condizioni. Se le condizioni vengono a mancare il contratto non c’è più. Va notato tuttavia che nel caso di Monarchia Ereditaria il Principato diventa Proprietà. 3. Il Popolo ha diritto di cambiare la Forma di Governo? Certo che può. Ma quando si ha a che fare con una Monarchia, il Monarca deve essere consultato e deve assentire, dato che in questo caso ci si trova davanti ad un Diritto di Proprietà; e nel caso di proprietà si deve stare ai patti. La decisione che verte sui punti 2 e 3, tuttavia, spetta non al privato o ad alcuni, e neppure alla moltitudine (alla folla, ai dimostranti), ma unicamente a Tutto il Corpo. Questi diritti infatti sono incomunicabili. Un Principe inetto può essere deposto, un Principe Tiranno può essere deposto anche usando la forza se necessario.
Il filosofo inglese Tommaso Hobbes sosteneva che la Società è nata dall’istinto di conservazione degli uomini, i quali accettano di riconoscere sopra di sè l’assoluta autorità dello Stato per ottenere la sicurezza personale. Hobbes sosteneva pure che il Principe essendo stato eletto da tutti non può essere rimosso che col consenso di tutti. Sulla seconda asserzione di Hobbes, lo Spedalieri distingue il Tutto Fisico dal Tutto Morale per stabilire che la volontà della maggioranza basta a decidere della rimozione di un Principe indegno. Lo Spedalieri tuttavia sottolinea l’asserzione che nei Tumulti il consenso della maggior parte non deve considerarsi come consenso di tutti. E ne spiega la ragione: Nei tumulti non viene seguito il dettame della retta ragione, ma il popolo si lascia trascinare dalla cieca passione; ed in questo stato d’animo l’errore è facile. Sull’origine dell’Autorità lo Spedalieri confronta i Dottori della Chiesa che, basandosi sulle scritture, sostengono che l’Autorità viene direttamente da Dio: “Per me (Sapienza Increata) reges regnant”, “Ogni potere viene da Dio”, “Obbedire ai superiori anche discoli”. Questi spiegano che siccome gli uomini sono creati in uno stato di perfetta uguaglianza di diritti e di doveri, non ci può essere fra loro una superiorità, ossia una facoltà di comandare. E siccome questa facoltà è necessaria alla Società Civile, voluta da Dio, Dio deve conferire l’Autorità sua a chi è scelto dal popolo, affinchè la eserciti in nome di Dio. Il Diritto di dare la morte, che compete al Principe, è la prova che l’autorità viene direttamente da Dio perchè l’uomo non ha diritto di dare la morte neanche a se stesso. Conseguentemente l’uomo non ha il diritto di sottrarre l’Autorità al Principe. Lo Spedalieri conclude il Primo Libro paragonando il suo esposto con la Dottrina di San Tommaso d’Aquino e ne mostra le convergenze. Sottolinea in particolare le parole del Dottore Angelico: “Ogni dominio viene da Dio in quantum dominium est ens (come Principio di ogni realtà)”. Dio è la causa di tutte le cose, ed ogni cosa segue la sua natura. Dio rispetta la natura delle cose. Si dice che Dio è causa di un terremoto, non nel senso che si compiaccia a scuotere la terra, ma nel senso che ha creato la terra con tutti i suoi movimenti evolutivi. Poi il nostro filosofo, passa ad analizzare la pericolosità a cui si può andare incontro nel voler mutare governo. Abbiamo un esempio lampante in Iraq in questi primi anni del 2000. La rimozione di un tiranno ha causato enormi sofferenze. È importante quindi ponderare a dovere ogni azione ed ogni conseguenza prima di agire. Parla pure dell’Organizzazione della Società Civile e delle relazioni dei cittadini fra loro e delle relazioni dei cittadini col Principe, parla delle industrie, del commercio e della difesa. Infine l’Autore conclude col presentare il vero nemico dei Diritti dell’Uomo: l’Amor Proprio. L’Amor Proprio appartiene alla natura umana; è il movente di tutte le nostre azioni. In sè è una cosa buona; l’Amor Proprio, infatti è anche la nostra difesa. È l’Amor Proprio che ci spinge a metterci in Società e che ci fa scegliere i mezzi più sicuri. L’Amor Proprio però tende ad agire a capriccio, a trascurare i dettami della ragione. Diventa quindi pericoloso per la vastità del suo campo d’azione; abbraccia tutte le tendenze umane: è superbia, ambizione, cupidigia, odio e amore, speranza e timore, è ira, invidia, gelosia e compassione. – L’Amor proprio è inoltre insaziabile ed assolutamente egocentrista ed usa tanti artifici per camuffarsi. Cosa si può fare per domare, per frenare, per canalizzare questa forza impetuosa affinchè operi in conformità con la ragione e che rispetti i diritti di ciascuno? Ecco, fin qui abbiamo esposto quel pensiero di Nicola Spedalieri che è stato preso di mira dai critici e che da taluni è stato severamente condannato. A voi di giudicarne il motivo. Una cosa è certa: non c’è nulla di eretico nell’esposto di Nicola Spedalieri, e mai la Chiesa ha condannato una sola sentenza dello Spedalieri come eretica e non consona con la Teologia Cattolica.
Una società anche puramente naturale, cioè che non pratica la religione, ha delle leggi morali in grado di arginare l’amor proprio. C’è il senso di Prudenza naturale che opera a trovare il giusto mezzo tra il bene pubblico e il bene privato. Gli aiuti naturali in favore della Società Civile sono, oltre la ragione degli individui, le leggi civili, l’uso delle pene, l’attrazione del premio, il potere dell’opinione pubblica e l’educazione. Lo Spedalieri tuttavia trova che questi mezzi hanno dei limiti e sono troppo deboli per controllare l’impeto delle passioni. Nei luoghi comuni si dice: “Fatta la legge, trovato l’inganno”, e, volgarmente, si asserisce pure: “Chi può approfittarne e non lo fa è un fesso”. Malgrado le sue limitazioni, una Società affidata a Puri Mezzi Naturali, afferma il Filosofo Brontese, è da preferirsi ad una Società in balìa all’anarchia e ad una Società totalmente Atea. Una Società Naturale sebbene non sia Religiosa, non esclude di per sè la Religione. Una Società Atea, invece, esclude la Religione e: - porta al Materialismo che esclude l’esistenza dell’anima umana, e l’esistenza di ogni essere spirituale, escludendo così una Morale Trascendentale. Si è notato come la corruzione si sia aggravata col progresso del materialismo e questo non dà sicurezza alla Società. - porta al Fatalismo il quale sostiene che tutto avviene per necessità di cose, non c’è libertà e possibilità di scelta. La moralità quindi non ha ragione di esistere. - porta allo Scetticismo. Gli Scettici sono sempre nel dubbio, camminano su sabbie mobili. Contestano tutto sebbene non siano certi di nulla e così facendo seminano discordia e disordine. Contestano l’autorità dei padroni verso i loro dipendenti, contestano l’autorità dei genitori verso i loro figli e così via. L’irreligione di fatto distrugge pure i mezzi naturali necessari alla sussistenza della Società. Essa va decisamente messa al bando. Questi sono gli argomenti esposti da Nicola Spedalieri nei diciassette Capitoli del Libro Secondo, e negli undici Capitoli del Libro Terzo. | ||||
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