Le carte, i luoghi, la memoria...

Nicola Spedalieri, filosofo

 Personaggi illustri di Bronte, insieme

Ti trovi in:  Home-> Personaggi-> N. Spedalieri->  I diritti dell'uomo

La visuale di Nicola Spedalieri su i Diritti dell’uomo

(di Bruno Luigi Spedalieri, Sydney 2005)


Nicola Spedalieri e i Diritti dell’Uomo

Presentazione e Introduzione

Esprimo il mio alto apprezzamento per tutti coloro che hanno mostrato interesse nel pensiero del grande Filosofo Brontese Nicola Spedalieri, su i Diritti Umani. Questo interesse mi ha indotto a fare un esposto completo dell’opera massima di Nicola Spedalieri. Compito a cui mi sono dedicato di cuore.

È risaputo che Nicola Spedalieri è stato spesso malinteso e frainteso. Per facilitare la comprensione del suo pensiero inizierò col presentare:
- Il contesto storico in cui il Filosofo è vissuto.
- La vita e il carattere dello Spedalieri.
- Passerò poi ad esaminare, le sezioni più rilevanti del libro De’ Diritti dell’uomo.
- Per trarne infine le dovute conclusioni.

Quando lessi per la prima volta “I Diritti dell’Uomo” dello Spedalieri, stentavo di credere che fosse stato frainteso e poi messo al bando. Il suo esporre è così chiaro e lineare, è così preciso e dettagliato. Il Quinto Libro poi è un vero catechismo cosí vivo e parlante che lo proporrei come “Catechismo della Chiesa Cattolica”. Esso infatti espone la Dottrina della Chiesa Cattolica in modo lampante, corretto e convincente.


Il contesto storico

Il 1700 è chiamato il Secolo degli Illuministi. L’Europa sgusciava, penosa e affranta, fuori dal Medio Evo. Un’epoca in cui il senso di Autorità era stato elevato ad un assolutismo opprimente. L’oppressione era aggravata dall’incremento demogra-fico, dalle epidemie e dalle carestie. L’analfabetismo agli inizi del 1700 rasentava il 65 per cento della popolazione.

Fin dall’inizio della nuova era, con la diminuzione dell’analfabetismo, nuovi modi di pensare presero a maturare. Si questionava la Condizione Sociale, e si prendeva a contestare l’Autorità Assoluta del Re, il clero e Dio stesso.
In Francia MONTESQUIEU (1689-1755) un barone ricco di denaro e di tempo, scrisse molto ed i suoi scritti influenzarono il pensiero dei cittadini colti dell'epoca e saranno coloro che scolpiranno la Costituzione della Francia Rivoluzionaria. Montesquieu criticava l'autorità ma sosteneva la monarchia, non sopportando l'idea di una democrazia, Le sue idee erano nettamente contro un'autorità derivante da Dio e contro i Princìpi della Chiesa Cattolica.

Anche Montesquieu in Francia, come Gibbon (1737-1794) in Inghilterra, si diede a scrivere sul sorgere e sul declino dell'Impero Romano. Un segmento storico che secondo loro andava riletto e reinterpretato per escludere Dio nella costruzione della Storia Umana. A Dio forse si poteva attribuire la creazione dell'universo, ma l'uomo razionale era certamente capace da sé di farsi la sua storia e costruirsi il suo destino.

In un'epoca in cui il popolo scopriva l'importanza dell'educazione le idee nuove del Montesquieu trovavano terreno fertile. All'inizio del 1700 in Europa dicevamo, l'analfabetismo rasentava il 65 per cento. Alla fine dello stesso secolo era sceso al 20 per cento.
Fino allora l’autorità aveva accentrato su di sé tutto il potere e si circondava di una pletora di servi e servitori. Il popolo era al servizio del re. Il clero basandosi sugli insegnamenti di tolleranza evangelica e sulle raccomandazioni di San Paolo, predicava la pazienza e la rassegnazione promettendo una felicità eterna. Va bene notato che il messaggio di Cristo: “Liberazione dalla sofferenza, e Felicità eterna”, era tradotto dal clero in questi termini: “Cristo promette la felicità eterna a chi soffre.” In altre parole: “La sofferenza è garanzia di felicità eterna”.

Questa predicazione faceva comodo agli aristocratici e al re poiché così dicendo teneva a bada i malumori. Senza dubbio il clero riceveva in compenso delle gratificazioni e dei privilegi. Quando però, in Francia soprattutto, la pazienza venne meno, il popolo in massa si rivoltò violentemente e contro il re e contro gli aristocratici e contro il clero che vedeva associato a quelli e come quelli causa delle loro afflizioni.
Gli intellettuali liberali soffiarono sul fuoco fino all’instaurazione di un regime di terrore.

ROUSSEAU (1712-1778). È un gettone della classe povera, perdette la madre alla nascita ed il padre lo abbandonò all’età di 10 anni. Ebbe una vita movimentata, cresciuto calvinista a Ginevra, si è convertito al cattolicesimo per poi tornare a praticare il calvinismo. Morì pazzo, ma i suoi scritti influenzarono grandemente il mondo sociale ed il mondo educativo dell’epoca. Rousseau, a torto o a ragione, fu certo il più grande ispiratore dei rivoluzionari.

L’uomo, sosteneva Gian Giacomo Rousseau, nasce buono, è la civiltá che lo ha fatto diventare cattivo. La creazione della Proprietà Privata è stata la causa principale della degradazione dell’uomo; con essa si è creata l’ineguaglianza, e le leggi sono fatte per proteggere il potere degli oppressori. Il filosofo agognava una società Democratica e Comunale. Non si può tornare indietro, ammetteva tuttavia Rousseau, il rimedio sta nel Contratto Sociale ed in questo si appoggia al britannico Giovanni Locke (1632-1704).
La sovranità, diceva il filosofo ginevrino, risiede nel popolo, e questi, in un contratto sociale, la delega per il bene comune. Le leggi devono essere fatte col consenso della collettività, non per l’interesse di pochi.

La rivoluzione francese
Il concetto che la sovranità risiede nel popolo divenne il grido di rivolta il 14 Luglio 1789. Una rivolta non prevista da Rousseau e la cui violenza lui non avrebbe sanzionato. I politici francesi, gli Stati Generali, avevano notato il malcontento generale del popolo, afflitto da epidemie e da carestie, e proponevano, al voto dei rappresentanti, delle riforme. L’aristocrazia ed il Clero, che rappresentavano solo una minima percentuale della popolazione, meno del 10 per cento, avevano diritto ad un voto ciascuno, mentre la maggioranza, i rappre­sentanti del Terzo Stato, avevano diritto essi pure ad un solo voto. Il Terzo Stato si ribellò alla proposta e si costituì in Assemblea Nazionale che fu in grado di proporre delle riforme. Il re in un primo tempo vi si oppose. Il 14 Luglio il popolo assalì la Bastiglia, una fortezza che fungeva da deposito d’armi e da prigione. Il 27 Agosto l’Assemblea Nazionale promulgò la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. Dichiarazione che era stata discussa coll’Ambasciatore Americano Tommaso Jefferson, che diventerà poi il terzo Presidente degli Stati Uniti d’America.

E chiudiamo la nostra introduzione con delle considerazioni.
1) Posizione della Chiesa
2) Il perché della persecuzione contro la Chiesa
3) Risposta della Chiesa Cattolica.

1 – Posizione della chiesa Cattolica
Dal punto di vista pratico, il clero era generalmente formato dalla classe aristocratica. Dal punto di vista teologico, la Chiesa non ha mai dato una definizione dell’Autorità Civile e della sua Costituzione. Ma era comunemente sostenuto che l’Autorità venisse da Dio con un’investitura diretta che passasse per le mani del Papa. L’obbedienza all’autorità è un comandamento. Un concetto strettamente concepito per un mondo di Cristiani.

2 – Perché i rivoltosi francesi inveirono contro la Chiesa, i suoi rappresentanti e i suoi beni
Come abbiamo detto, il clero era in maggioranza appartenente alle famiglie aristocratiche. Nel Medio Evo la Chiesa era andata arricchendosi di proprietà temporali che amministrava secondo principi feudali. Il clero e i religiosi e le religiose apparivano come parte della aristocrazia. La predicazione sulla pazienza e sulla rassegnazione poi non risolveva il problema immediato: La fame, ed irritava maggiormente gli animi amareggiati.

3 – Risposta della Chiesa Cattolica.
Ebbene Pio VI si affidò al giudizio del filosofo Nicola Spedalieri. Il Papa conosceva personalmente il Filosofo, aveva avuto modo di apprezzare la sua mente dotta, chiara e logica; aveva letto delle opere apologetiche dello Spedalieri e si era convinto che fosse l’uomo adatto per esporre il pensiero della Chiesa Universale sui temi dell’Autorità e dei Diritti e dei Doveri Umani.


Dichiarazione dei Diritti dell’uomo

Dichiarazione d’Indipendenza di 13 Colonie Nord Americane, fatta il 4 Luglio 1776
Consideriamo come verità evidente che tutti gli uomini siano stati creati uguali - e che siano stati dotati dal loro Creatore di diritti inalienabili, tra i quali la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.
Ed è per assicurare questi diritti che i governi sono istituiti tra gli uomini - e che derivano i loro poteri dal consenso dei governati.
Segue una dichiarazione nei riguardi di governi che diventano distruttivi degli interessi umani ed una asserzione del diritto del popolo di abolire un governo ingiusto. Viene raccomandato tuttavia di usare prudenza in tale evento. Il documento passa poi ad una esplicita Dichiarazione di Indipendenza dalla Corona inglese, e conclude:

A sostegno di questa Dichiarazione, ponendo piena fiducia nella Divina Provvidenza, noi consacriamo mutualmente la nostra vita, le nostre fortune ed il nostro sacro onore.

Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del Cittadino fatta dall’Assemblea Nazionale di Francia il 28 Agosto 1789
I rappresentanti del popolo… hanno deciso di stabilire in una Solenne Dichiarazione i naturali, inalienabili e sacri diritti dell’uomo, a monito perenne di tutti i membri dei partiti politici, affinché ricordi loro incessantemente quali siano i loro diritti e i loro doveri… E che ogni loro azione sia diretta al mantenimento della Costituzione e della felicità di tutti.
Conseguentemente l’Assemblea nazionale, alla presenza e sotto gli auspici dell'Essere Supremo riconosce e dichiara i seguenti Diritti dell’ Uomo e del Cittadino.

1) Tutti gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti,

2) Lo scopo di ogni associazione politica è di proteggere i naturali e imprescrittibili diritti dell’uomo. Questi diritti sono: Libertà, Proprietà, Sicurezza, e Resistenza all’oppressione

3) La fonte della sovranità riposa essenzialmente nella Nazione…

4) La libertà consiste nel poter fare cosa si voglia che non leda gli altri…

5) La legge ha potere di proibire solo ciò che fa torto alla Società.

6) La legge è l’espressione del volere generale e deve essere uguale per tutti…

7) Nessun uomo dev’essere accusato, arrestato o detenuto eccetto che nei casi stabiliti dalla legge…

8) La legge può imporre solo punizioni adeguate.

9) Ogni uomo deve essere considerato innocente finché non sarà dichiarato colpevole…

10) Nessun uomo deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse opinioni non interferiscano con la legge e l’ordine stabiliti.

11) La libera espressione di idee ed opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo. L’uomo dunque è libero di parlare e scrivere quel che vuole purché stia nei limiti fissati dalla legge.

Il documento continua con altri 6 articoli per determinare l’elezione di una forza pubblica, il diritto del governo di imporre le tasse, il diritto del cittadino alla trasparenza nei conti pubblici, ed il diritto di protezione della proprietà privata.

Leggendo con attenzione questi due documenti, possiamo notare come il primo sia più maturo del secondo. Il primo era stato pensato e ripensato il secondo è scaturito in un momento di alto eccitamento. Ambedue tuttavia testimoniano il movente che spinse i dirigenti a tracciare quei documenti. I Nord Americani dell’epoca guardavano all’Indipendenza e quindi focalizzarono il documento sull’Autorità in quanto tale e sul diritto dei popoli all’indipendenza. I Francesi focalizzavano il documento essenzialmente sulla giustizia. Su 17 Articoli, 7 parlano della legge e sei dell’organizzazione pubblica.


Evoluzione del Concetto di Autorità

È bene notare anzitutto che presso i popoli primitivi troviamo ovunque un capo, un’autorità. Ciò indica che il concetto di autorità è insito nella natura umana.

Nel Vecchio Testamento già notiamo delle mutazioni di pratica. Vediamo
Dio che governa il suo popolo direttamente,
Dio che lo governa tramite i Profeti, e
Dio che lo fa governare tramite i Re.

Nel Nuovo Testamento troviamo l’esempio di Gesù: Re sì, ma non un re temporale. Anzi è lui che lava i piedi degli Apostoli: “Voi guida, dovete essere come dei servitori.” C’è l’insegnamento degli Apostoli: “Rispettare chi è in autorità”.

Nella Storia della Chiesa c’è pure un’evoluzione ed una confusione anche. Con il riconoscimento ufficiale del Cristianesimo da parte di Costantino, troviamo che si è andata formando una certa pratica, una certa filosofia. La Chiesa era divenuta protettrice dell’autorità imperiale, e l’Imperatore era divenuto il difensore della Chiesa. Col tempo si era pure formata una catena autocratica di comando piuttosto strana: Il Papa era il Capo Supremo della cristianità e, come tale, investiva i Re (cristiani) a nome di Dio, della loro autorità. Conseguentemente i Re cristiani gli dovevano obbedienza. In ritorno il Clero operava a che i sudditi obbedissero al Re. La Chiesa aveva pure un potere giudiziario che esercitava tramite l’Inquisizione.

Napoleone Bonaparte sconvolse questo statuto. Lui si arrogò l’autorità come datagli direttamente da Dio e separò i due campi: il Temporale e lo Spirituale, e sottoponendo il potere spirituale a quello temporale del Re. E per provare la sua autorità andò fino ad imprigionare il Papa e a pretendere la sottomissione del Clero alle leggi dello Stato. E lo Stato diveniva ora l’Amministratore assoluto della Giustizia. Si era operato quindi un vero capovolgimento di situazione, e questo contribuì ancor più a confondere il concetto di Autorità, invece che chiarirlo.

Nicola Spedalieri mette in chiaro che sì, l’Autorità viene da Dio. Per il fatto che il concetto di autorità è insito nella natura umana. Creato socievole l’uomo ha necessariamente bisogno di un’autorità. Ma questa autorità non va intesa come una diretta investitura divina. Che il Potere Temporale ed il Potere Spirituale siano separati va bene, ma i due non possono essere contrapposti come nella natura umana lo spirito non è contrapposto al corpo, ma i due fanno un armonico tutt’uno. Le due Autorità si completano ed armoniosamente devono operare per il bene umano: temporale e spirituale.

Ed il Filosofo va fino a dimostrare come in realtà i Princípi Cristiani non sono nemici della felicità umana e dei Diritti Umani, ma che anzi ne sono i promotori e i difensori. Il Filosofo dà al Re, ma non più di quel che gli tocca, e gli mostra pure i suoi limiti; ma dà pure ai sudditi quel che tocca loro, specificando tuttavia quelli che sono i loro doveri.

Nella Storia l’uomo ha sempre accettato che l’Autorità venga da un Potere Superiore; è la filosofia del concetto e il modo pratico di investitura che sono stati soggetti a mutazione.
 

Nicola Spedalieri

Home PagePowered by Associazione. Bronte Insieme Onlus - Riproduzione riservata anche parziale. Tutti i dirit­ti sono riservati all'Autore che ne è unico titolare. E' vietata ogni riproduzione del testo o di brani di es­so senza l'autorizzazione scritta dell'Autore e senza citazione della fonte.

 La visuale di Nicola Spedalieri su i diritti dell’uomo