«Qui ci sono troppi candidati, tanti ragazzi senza esperienza» Ventuno liste su ventimila abitanti. Si calcola che a Bronte ogni famiglia abbia ricevuto un'esplicita richiesta di voto - o soltanto garbati inviti e segnalazioni con facsimile da parenti, amici, conoscenti e vicini di casa - da non meno di trenta candidati. Una situazione paradossale: sui primi cinque brontesi fermati lungo il Corso Umberto e interrogati su ciò che si aspettavano dalla prossima amministrazione, i tre che ci avevano incuriosito per la dialettica sfoggiata hanno poi ammesso di essere candidati. A parte gli estemporanei comizi, è stato necessario anche fare i conti con una certa ritrosia dei cittadini di Bronte a dire la propria opinione rivelando il proprio nome. "Troppi candidati che non sono all'altezza dell'incarico”, lamenta uno di questi, un negoziante imbarazzato solo dal registratore. «Sono ragazzi giovani - continua poi - senza esperienza. Vuoi vedere che per risolvere il traffico mettono di nuovo quegli autobus troppo grandi per le nostre stradine di montagna? Comunque una cosa è certa: da l5 anni a questa parte, qui, non c'è nessun progetto». «E sono arrivati persino ad aumentarci le tasse - interviene la vicina di bottega, chiedendo anche lei l'anonimato - con tutti i soldi che incassano dal metano, dal pistacchio e dalle aziende tessili. Il Comune è pieno di debiti con noi cittadini per tutti gli espropri che ha fatto e non ci ha mai pagato». Chi non fa storie per rivelare il suo nome è Vito Lupo, dirigente nazionale delle Acli che, pur stimando l'ex sindaco Leanza -"avrebbe potuto farlo con la nostra fiducia per dieci anni" - si dice deluso per il suo comportamento. Il nipote Giuseppe, invece, salumiere del corso, è concreto: "chiunque sia il nuovo sindaco - dice - mi aspetto che non ripeta che è tutta colpa del precedente. Basta. Ognuno si prenda le sue responsabilità e cominci a lavorare sul serio". La merciaia Maria Fiorenza si lamenta del traffico ma non vuole la chiusura del centro alle auto mentre la piccola Marina Russo, 12 anni, si dice felice di vivere a Bronte perché "è tutto a portata di mano e la mamma mi lascia andare a scuola da sola con le amiche". Giovanna Greco, invece, lamenta l'assenza del servizio di trasporto pubblico e ci espone il problema: "Il paese si è allargato a dismisura ma per quartieri come Fontana Borgonuovo e Sciarotta non ci sono collegamenti. Qui da dieci anni si è fermato tutto. Ci sono solo gli scuolabus al mattino. Ma il pomeriggio per portare i bambini in palestra e piscina chi ce l'ha prende l'auto. Se no - conclude la signora Greco - si resta a casa". [Ca. Gr.] |
Nel paese della rivolta del 1860 oggi il pistacchio è una risorsa Una curva dopo l'altra. È tortuosa la strada che, scavata tra lave millenarie, conduce a Bronte. Oltre l'asfalto, i margini rocciosi sono ricoperti di macchia mediterranea e le campagne ingentilite dal paziente e ostinato lavoro dell'uomo, si offrono come ordinate sequenze di alberi da frutto. In queste contrade, nell'agosto del 1860, contadini armati di forcone reclamarono per sé le sciare in una rivolta passata alla storia perché soffocata nel sangue da Nino Bixio. Oggi, quasi un riconoscimento alla secolare fatica dei contadini, queste terre producono quell'oro verde, il pistacchio dell'Etna, che si appresta a ricevere l'ambito riconoscimento del dop, la denominazione d'origine protetta. Diciotto milioni di euro il fatturato medio annuale per una produzione di grandissima qualità che, da sola, costituisce l'uno per cento di quella mondiale. E a conferma della grande operosità dei brontesi da qualche anno è fiorito in questa zona quel distretto tessile che conta numerose aziende fasoniste, che producono cioè capi d'abbigliamento per conto terzi. Una piccola ma florida realtà produttiva (dalle rifiniture ai ricami qui, con ago e filo, si fa di tutto) che da sola dà lavoro a oltre mille dipendenti. Senza contare la quota dell'indotto, composta da elettricisti, falegnami, muratori, autisti. in tutto per un fatturato annuale di 20 .milioni di euro. E proprio nel territorio di Bronte, prima città metanizzata in Italia, sono stati scoperti importanti giacimenti di metano da cui si estrae la gasolina, una benzina leggerissima usata come solvente. Per lavorarla a qualche chilometro dal paese, l'Eni ha realizzato un grande impianto di degasolinaggio. Uno stabilimento che, grazie alla legge sulle royalties, frutta un bel po' di entrate nelle casse del comune. Il paese, tra scalinate e vicoli che quasi abbracciano le case, si srotola lungo il Corso Umberto mentre l'Etna, col suo mantello striato di bianco nonostante la tarda primavera, fa capolino fra le facciate dei palazzi, delle chiese e di quel Collegio Capizzi che formò per decenni la classe dirigente siciliana. Per i viaggiatori colti, amanti della natura e delle grandi dimore storiche, Bronte apre poi le porte del Castello di Nelson. Il vincitore di Trafalgar non venne mai in Sicilia, ma amava ugualmente firmarsi Nelson Bronte. Nonostante due piccoli alberghi, qui il turismo deve ancora affermarsi. Ma i presupposti ci sono tutti. C'è chi progetta campi da golf e chi impianti di risalita e piste da sci alternativi all'altro versante del vulcano. Ma, vista la bellezza della natura, si potrebbe forse partire da subito con lo sci di fondo. (cagr) |